cicciuzzo ha scritto:tra due ore entrano in campo i forumisti della notte
i migliori sodali del nostro stimatissimo genio della finanza, ma che dico finanza, dell'economia, ma che dico dell'economia, della politica, ma che dico della politica....
poi benestante com'è sicuramente starà scrivendo dalla Nuova Zelanda, dove sono andate i ricconi per stare lontani dal virus
occhio alla mamma, che rappresenta pur sempre il 50% di ciò che ti spetta in successione....

Gli fecero pagare l'eurotassa per entrare in europa nella cassa da morto.E' meglio che nascondi la testa sotto le coperte Ciccio.
da Limes
LE FRATTURE DELLA RIPRESA [di Federico Petroni]
L’Unione Europea non è divisa solo tra il Nord dell’austerità e il Sud della redistribuzione. Anche quest’ultimo fronte fatica a trovare posizioni comuni. Perché ciascun paese parte da condizioni diverse.
Per esempio, Francia, Spagna, Grecia e Portogallo rifiutano i prestiti del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), che invece l’Italia sembra propensa ad accettare. Questi governi hanno giustificato la scelta sostenendo di non averne (ancora) bisogno. Non sono stati colpiti come noi dal virus oppure a differenza nostra non hanno bisogno di accedere a prestiti di favore perché già si finanziano a bassissimi tassi d’interesse. Inoltre, Parigi sta sicuramente cercando di insistere affinché la Germania accetti le sue proposte di finanziamento della ripresa, quanto di più lontano ci sia dal Mes.
In ogni caso, la posizione di Roma non aiuta a creare un asse con i francesi e con gli altri meridionali. I motivi possono essere i più legittimi e i più svariati, ma l’effetto strategico è di diluire il fronte. Finché si negozia uno a uno con Bruxelles (e dunque indirettamente con i tedeschi) sarà difficile anche soltanto ricevere del denaro entro settembre, come chiedono con malcelata urgenza gli italiani e altri membri del Sud.
I negoziati europei sono in stallo: la Commissione non è ancora riuscita a presentare il Fondo per la ripresa. In settimana la presidente Ursula von der Leyen è riuscita a dire solo che ci saranno trasferimenti a fondo perduto e che entro l’anno i paesi più bisognosi potranno impegnare delle risorse – che è molto diverso dall’ottenerle.
Non è una questione puramente finanziaria: il virus ha portato al pettine tutto ciò che non andava nella già claudicante capacità degli europei di lavorare assieme sotto la bandiera dell’Ue. Il mercato unico è a rischio e i confini sono chiusi, per riaprirli ci si coordina solo a livello bilaterale. La stessa Germania sfida con la sentenza della Corte costituzionale l’autorità normativa dell’Unione che essa stessa domina (solo a livello economico). Persino il tentativo di Angela Merkel di sgonfiare quest’ultimo incendio promettendo una “unione politica” in futuro passa quasi inosservato sulla stampa tedesca.
Dallo scoppio dell’epidemia, la geopolitica europea procede a fisarmonica. Momenti di tensione seguiti da ricerche del compromesso e di nuovo daccapo. Ma i tasti dello strumento suonano note sempre più gravi