[O.T.] Crisi economica
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Re: [O.T.] Crisi economica
A esser pignoli anche Tremonti è professore di diritto tributario che è una branca del diritto amministrativo. E se non erro Ciampi era laureato in lettere. Popolo di umanisti.
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
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Re: [O.T.] Crisi economica
Ciampo si era laureato in lettere prima della guerra, poi si era laureato in legge subito dopoDrogato_ di_porno ha scritto:A esser pignoli anche Tremonti è professore di diritto tributario che è una branca del diritto amministrativo. E se non erro Ciampi era laureato in lettere. Popolo di umanisti.
Re: [O.T.] Crisi economica
Sei sotto tensione perciò non ti rispondo come meriteresti invitandoti a mostrarmi la strada iniziando tu (del resto quando non si possiedono argomenti ,si passa all'insulto personale)marziano ha scritto:Dostum fatti vedere da uno bravo.dostum ha scritto:Un commento esemplare all articolo esemplareDrogato_ di_porno ha scritto:come sempre articolo esemplare
Il vertice europeo: il boomerang delle richieste irragionevoli
https://www.lavoce.info/archives/65956/ ... iY.twitter
Impiccati alla Germania
di Leonardo Mazzei
Sono giornate pericolose. I gattopardi sono in agguato. Cambiare tutto perché nulla cambi è la loro missione. Se riusciranno a vincere saranno guai seri, peggio di quelli prodotti dal coronavirus.
Nelle due settimane che si son presi proveranno a confezionare il grande imbroglio. Ci riusciranno? Non è detto, poiché l’Unione non è mai stata così disunita, ed i diversi interessi nazionali tanto divaricati tra loro. Ma ci proveranno alla grande, di questo possiamo esser certi.
Attenzione dunque a dare l’UE per morta. Lo sarà solo quando lo sarà. Nel frattempo – non ce ne vogliano gli animalisti – chi ha a cuore le sorti del popolo lavoratore (inteso in senso molto ampio) non può che ispirarsi al “bastonare il cane che affoga” del presidente Mao.
Piccolo florilegio del salvatori dell’UE
Sull’operazione salva-UE guidata da Mario Draghi ha già scritto Moreno Pasquinelli. Ma forte è il coro di chi fiancheggia l’uomo del Britannia, delle privatizzazioni, dell’austerità e dell’euro. Accanto a chi l’appoggia enfaticamente sottolineandone i presunti quanto fantomatici elementi di rottura, c’è chi (ben più concretamente) lavora a preparargli il terreno provando a tessere un accordo con la Merkel.
Dedichiamoci dunque ad una istruttiva rassegna etc etc
Non sai un cazzo e va bene ma come dice Dunning Kruger invece di approfondire ciò che non conosci vivi e ti comporti come se sapessi.
Hai un grosso problema cognitivo.
Tu come tutti sovranisti/no euro.
sparatevi. avete rotto i coglioni.
Mes, i rischio dietro i cambiamenti di condizionalità
Ogni dibattito sul Mes con ridotte o nulle condizionalità equivarrà a una discussione sul sesso degli angeli fino a che i decisori politici europei non avranno dichiarato se esiste il consenso politico per riformare la disciplina europea e rendere credibile una svolta che, allo stato attuale delle cose, appare improbabile.
Sul diritto del Mes hanno dunque ragione i falchi del rigore guidati dall’Olanda, che a parole hanno aperto a una condizionalità ridotta sapendo bene che in punta di legge a parlare sono i trattati.
E che oltre al trattato istitutivo del Mes valgono, appunto l’articolo 136 del Tfue, che non offre flessibilità sulle condizionalità (leggasi austerità) richieste per il sostegno del fondo e le conseguenti azioni della Banca centrale europea, e risoluzioni quale la 472/2013 votata dal Parlamento europeo.
“È opportuno”, si legge nel regolamento comunitario in questione, “che l’intensità della sorveglianza economica e di bilancio” a un Paese che faccia richiesta di aiuto alle autorità comunitarie “sia commisurata e proporzionata alla gravità delle difficoltà finanziarie incontrate e tenga nel debito conto la natura dell’assistenza finanziaria ricevuta, che può variare da un semplice sostegno precauzionale sulla base delle condizioni di ammissibilità fino a un programma completo di aggiustamento macroeconomico subordinato a condizioni politiche rigorose“. Nero su bianco il trattamento riservato alla Grecia, che nel 2012 vide l’apertura di linee di credito precauzionali del Mes come presupposto all’intervento della Troika ,con le devastanti conseguenze che conosciamo per la tenuta economica del Paese.
board mesrid
Ma non finisce qui. Uno Stato membro può essere soggetto a sorveglianza post-programma finché non avrà rimborsato almeno il 75 % dell’assistenza finanziaria che ha ricevuto. Inoltre, il regolamento offre all’Unione Europea la possibilità di modificare in corsa le condizionalità: “La Commissione, d’intesa con la Bce e, se del caso, con l’Fmi, esamina insieme allo Stato membro interessato le eventuali modifiche e gli aggiornamenti da apportare al programma di aggiustamento macroeconomico, al fine di tenere debitamente conto, tra l’altro, di ogni scostamento significativo tra le previsioni macroeconomiche e i dati effettivi” e il Consiglio europeo è chiamato a valutare a maggioranza qualificata l’entrata in vigore di queste modifiche. La maggioranza semplice dei Paesi Ue, in rappresentanza di almeno il 65% della popolazione, potrebbe ad esempio modificare un memorandum firmato con un Paese come l’Italia in caso, ad esempio, di un cambio di governo finalizzato a una svolta politica.
Questa non è l’unica debolezza strutturale della nuova narrazione sul Mes: perché ricorrere ad esso, ad esempio, se apre a interventi senza limiti triennali della Bce mentre in realtà, sotto il nuovo programma di acquisti, compra titoli a trent’anni? Come sfuggire a un’organizzazione che ha la sede legale in Lussemburgo e in caso di crisi impone il diritto del Granducato come strumento di risoluzione delle controversie? In che maniera ritenere il finanziamento del Mes migliore di quello nazionale quando in un Paese come l’Italia ogni emissione di Btp vede la richiesta eccedere di circa il 50% la domanda? Perché non sbloccare piuttosto, lasciandola agli Stati, la dotazione data da ogni governo al fondo del Mes lasciandola libera per i programmi interni? Quello del Mes è un ginepraio intricato in cui chi si addentrasse rischierebbe di pungersi dolorosamente. Tra i Paesi dell’Unione chi si firma, in questo contesto, è perduto.

MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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Re: [O.T.] Crisi economica
a proposito di debiti
agli italiani piace molto fare debiti, un po' meno pagarli...quando poi ci si mettono i "COMMISSARI STRAORDINARI (O STRANIERI?) NON ELETTI DAL POPOLO"...ah signora mia i non eletti dal popolo
ah proposito, ma i non eletti dal popolo come diavolo ci sono finiti in Parlamento, nei comuni ecc?
agli italiani piace molto fare debiti, un po' meno pagarli...quando poi ci si mettono i "COMMISSARI STRAORDINARI (O STRANIERI?) NON ELETTI DAL POPOLO"...ah signora mia i non eletti dal popolo
ah proposito, ma i non eletti dal popolo come diavolo ci sono finiti in Parlamento, nei comuni ecc?
Napoli, giunta de Magistris approva cancellazione debito... -2-
Napoli, 24 apr. (askanews) - Il Comune di Napoli, ricorda nella nota che "è la prima volta in Europa che viene approvata una delibera così netta e motivata, ma un debito ingiusto non può pesare sulla città, perché contratto da altri". Ricadono nella categoria del "debito ingiusto" innanzitutto i debiti contratti dai vari Commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione; tutti debiti riguardanti la gestione "extra ordinem" dei commissari straordinari; quelli discendenti da contenzioso per la stipula di contratti, concessioni di appalti e per tutti gli atti ed i provvedimenti emessi dai Commissari in deroga alle ordinarie procedure di controllo politico ed amministrativo del Comune di Napoli; quelli che trovano la loro fonte generatrice in contratti di mutuo stipulati a tassi di interesse fuori mercato, in quanto o illegittimi formalmente perché assunti da organi incompetenti o in quanto illegittimi, perché assunti in conflitto di interesse con il perseguimento dell'interesse economico generale. La costruzione dell'atto è "il frutto del contributo di importanti giuristi, primo fra tutti il vice presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena. Alla stesura del testo ha contribuito in modo determinante la Consulta dell'"Audit sul debito pubblico", organismo di studio ed analisi costituito sulla base della qualità dei curriculum professionali e di studio dei singoli componenti, affiancato - per l'occassione - dal contributo dei professori Marco Bersani ed Andrea Fumagalli.
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Re: [O.T.] Crisi economica
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Ultima modifica di dostum il 25/04/2020, 14:37, modificato 1 volta in totale.
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Re: [O.T.] Crisi economica
dostum ha scritto:EH sai la bella vita piace a tuttiDrogato_ di_porno ha scritto:a proposito di debiti
agli italiani piace molto fare debiti, un po' meno pagarli...quando poi ci si mettono i "COMMISSARI STRAORDINARI (O STRANIERI?) NON ELETTI DAL POPOLO"...ah signora mia i non eletti dal popolo
ah proposito, ma i non eletti dal popolo come diavolo ci sono finiti in Parlamento, nei comuni ecc?
Napoli, giunta de Magistris approva cancellazione debito... -2-
Napoli, 24 apr. (askanews) - Il Comune di Napoli, ricorda nella nota che "è la prima volta in Europa che viene approvata una delibera così netta e motivata, ma un debito ingiusto non può pesare sulla città, perché contratto da altri". Ricadono nella categoria del "debito ingiusto" innanzitutto i debiti contratti dai vari Commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione; tutti debiti riguardanti la gestione "extra ordinem" dei commissari straordinari; quelli discendenti da contenzioso per la stipula di contratti, concessioni di appalti e per tutti gli atti ed i provvedimenti emessi dai Commissari in deroga alle ordinarie procedure di controllo politico ed amministrativo del Comune di Napoli; quelli che trovano la loro fonte generatrice in contratti di mutuo stipulati a tassi di interesse fuori mercato, in quanto o illegittimi formalmente perché assunti da organi incompetenti o in quanto illegittimi, perché assunti in conflitto di interesse con il perseguimento dell'interesse economico generale. La costruzione dell'atto è "il frutto del contributo di importanti giuristi, primo fra tutti il vice presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena. Alla stesura del testo ha contribuito in modo determinante la Consulta dell'"Audit sul debito pubblico", organismo di studio ed analisi costituito sulla base della qualità dei curriculum professionali e di studio dei singoli componenti, affiancato - per l'occassione - dal contributo dei professori Marco Bersani ed Andrea Fumagalli.
https://it.insideover.com/economia/i-ti ... l-mes.html

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Re: [O.T.] Crisi economica
Complottista di quelli mica pizza e fichi.Drogato_ di_porno ha scritto: Napoli, 24 apr. (askanews) - Il Comune di Napoli, ricorda nella nota che "è la prima volta in Europa che viene approvata una delibera così netta e motivata, ma un debito ingiusto non può pesare sulla città, perché contratto da altri". Ricadono nella categoria del "debito ingiusto" innanzitutto i debiti contratti dai vari Commissari straordinari, ovvero da soggetti non eletti dalla popolazione; tutti debiti riguardanti la gestione "extra ordinem" dei commissari straordinari; quelli discendenti da contenzioso per la stipula di contratti, concessioni di appalti e per tutti gli atti ed i provvedimenti emessi dai Commissari in deroga alle ordinarie procedure di controllo politico ed amministrativo del Comune di Napoli; quelli che trovano la loro fonte generatrice in contratti di mutuo stipulati a tassi di interesse fuori mercato, in quanto o illegittimi formalmente perché assunti da organi incompetenti o in quanto illegittimi, perché assunti in conflitto di interesse con il perseguimento dell'interesse economico generale. La costruzione dell'atto è "il frutto del contributo di importanti giuristi, primo fra tutti il vice presidente emerito della Corte costituzionale, Paolo Maddalena. Alla stesura del testo ha contribuito in modo determinante la Consulta dell'"Audit sul debito pubblico", organismo di studio ed analisi costituito sulla base della qualità dei curriculum professionali e di studio dei singoli componenti, affiancato - per l'occassione - dal contributo dei professori Marco Bersani ed Andrea Fumagalli.
Byoblu lo avrà intervistato già 10 volte, immagino.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”
Re: [O.T.] Crisi economica
Sono STRAPIENI di buonsenso loro
In un recente articolo di Paolo Annoni sul Sussidiario c’è una frase che richiederebbe un’attenta riflessione: “Il comportamento della Germania in questa fase è razionale solo assumendo la convinzione che l’euro è destinato a finire”. Il riferimento è allo sfruttamento dell’euro solo ai propri fini e alla pervicacia nel mantenere un illogico surplus commerciale. Un comportamento in aperta violazione delle regole dell’Ue e il mancato investimento dell’avanzo commerciale danneggia l’intera Unione, soprattutto i Paesi più deboli. Il silenzio di Bruxelles in proposito è una chiara dimostrazione di chi siano realmente i sovranisti.
Inevitabile pensare che Berlino stia mettendo “fieno in cascina” per il dopo euro e che questo faccia parte di una precisa strategia perseguita da tempo. Nell’ormai lontano 2011, il Sussidiario pubblicava un’interessante intervista a Joachim Starbatty, professore emerito di economia politica all’Università di Tubinga. Vale la pena di rivederne alcuni punti che evidenziano questa possibile strategia.
Per cominciare, Starbatty addebita all’euro le difficoltà dei cosiddetti “Pigs”: Portogallo, Irlanda, Grecia Spagna, cui venne poi aggiunta anche l’Italia. Ecco l’esplicita dichiarazione del professore: “Se fossero rimasti fuori dall’euro, avrebbero dovuto pagare tassi d’interesse più alti, non ci sarebbe stata nessuna bolla immobiliare e avrebbero potuto svalutare in proporzione alla loro declinante capacità competitiva”. È la posizione originale tedesca di un euro a due velocità, ma occorre ricordare la grande responsabilità dei governanti italiani di allora, che vollero a tutti i costi entrare nell’euro, accettando un cambio lira-euro suicida.
Starbatty prevedeva poi che, se l’Italia avesse perseguito il risanamento del bilancio attraverso l’aggravamento dell’imposizione fiscale e la riduzione della spesa, sarebbe caduta in recessione. L’intervista è della fine del 2011, poco dopo l’insediamento del governo Monti, e negli anni successivi è avvenuto esattamente quanto previsto nell’intervista. Starbatty si mostrava anche molto scettico sulla possibilità che i Paesi in difficoltà potessero essere aiutati dall’Ue: “Questi Paesi possono recuperare la capacità di competere sul piano internazionale solo uscendo dall’Unione monetaria e svalutando le proprie monete nazionali”. Questa drastica affermazione derivava dalla convinzione che l’euro fosse destinato a crollare, restando solo da chiarire chi se ne sarebbe andato, se gli Stati “virtuosi” o quelli in crisi.
Nell’intervista, il club dei virtuosi era identificato dalla “tripla A” assegnata al debito: Germania, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Olanda e Austria. Francia, Finlandia e Austria hanno ora perso la tripla A, ma la multipolarità del mondo attuale dà molto più peso ai fattori geopolitici. I rapporti tra Germania e Francia si stanno logorando non per questioni di valutazione del debito, ma perché entrambi i governi, e gli ambienti che contano, sono coscienti che la rottura della costruzione europea si sta avvicinando. Berlino e Parigi potevano collaborare, sia pure con rapporti di forza e interessi diversi, fintantoché rappresentavano una diarchia al comando dell’Unione come è ora. Nella costruzione di una nuova Unione, i contrapposti interessi della Francia e della Germania diventano più evidenti e rilevanti. Anche senza Parigi, Berlino uscirebbe con un seguito importante di Paesi, i già citati in precedenza più altri i cui interessi sono collegati, quando non dipendenti, da quelli tedeschi. Potrebbe essere, per esempio, il caso della Spagna e dei Paesi dell’Europa orientale.
Se lo scenario è quello descritto, non si può che concludere che la strategia seguita finora da Berlino è del tutto coerente e acquisterebbero maggiore significato le posizioni più volte assunte dai rappresentanti dei Paesi citati. I principali ostacoli al progetto nell’Ue, dopo la Brexit, rimarrebbero Francia e Italia. La Francia è tuttora abbastanza forte da poter assumere un ruolo da alleato esterno: ha un sistema Paese, malgrado tutto, ancora ben funzionante, ha una attiva politica estera ed estesi interessi geopolitici, specialmente in Africa, ha un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.
L’Italia, invece, non è abbastanza forte per essere aggregata, ma è abbastanza forte da non poter essere facilmente esclusa, almeno fino a quando non la si è sufficientemente indebolita. E, nonostante una certa propensione a svendersi, non è facile “comprarsi” totalmente l’Italia, come avvenuto invece con la Grecia. Tra l’altro, addossando all’Italia parte dei costi dell’operazione, ma non degli utili.
Tornando all’intervista, per Starbatty un’Italia fuori dell’euro sarebbe un pericoloso concorrente per gli esportatori tedeschi, con gravi danni per l’economia della Germania; tanto più vero nell’attuale periodo di rallentamento del commercio mondiale. Ed ecco il “fieno in cascina”: il surplus accumulato verrebbe utilizzato per investimenti interni, sostenendo l’economia tedesca anche in presenza di una contrazione delle esportazioni. “Tout se tient” direbbero gli amici francesi.
Questa “Nuova Unione” intorno alla Germania avrebbe già le basi per una politica estera “non allineata”, per recuperare una definizione della Guerra Fredda. Si pensi al progetto Nord Stream, che renderebbe la Germania arbitra dell’importazione e distribuzione in Europa del gas russo, ponendo così in atto stretti interessi tra i due Paesi. O le intese con la Cina sulla Nuova Via della Seta.
Tutto ciò non significa necessariamente una rottura con gli Stati Uniti, non utile a nessuna delle due parti, al di là dei proclami ed entro un gestibile livello di conflitti. Un conflitto che potrebbe essere ridimensionato con le prossime elezioni presidenziali americane.
E l’Italia? Se non ci diamo rapidamente una mossa, non ci rimarrà che rispolverare, adattandolo, un detto dei tempi antichi: “Franza o Alemagna, pur che se magna”. Magari aspettando nel frattempo anche l’aiuto dello “zio d’America”. Sarebbe davvero molto triste.
In un recente articolo di Paolo Annoni sul Sussidiario c’è una frase che richiederebbe un’attenta riflessione: “Il comportamento della Germania in questa fase è razionale solo assumendo la convinzione che l’euro è destinato a finire”. Il riferimento è allo sfruttamento dell’euro solo ai propri fini e alla pervicacia nel mantenere un illogico surplus commerciale. Un comportamento in aperta violazione delle regole dell’Ue e il mancato investimento dell’avanzo commerciale danneggia l’intera Unione, soprattutto i Paesi più deboli. Il silenzio di Bruxelles in proposito è una chiara dimostrazione di chi siano realmente i sovranisti.
Inevitabile pensare che Berlino stia mettendo “fieno in cascina” per il dopo euro e che questo faccia parte di una precisa strategia perseguita da tempo. Nell’ormai lontano 2011, il Sussidiario pubblicava un’interessante intervista a Joachim Starbatty, professore emerito di economia politica all’Università di Tubinga. Vale la pena di rivederne alcuni punti che evidenziano questa possibile strategia.
Per cominciare, Starbatty addebita all’euro le difficoltà dei cosiddetti “Pigs”: Portogallo, Irlanda, Grecia Spagna, cui venne poi aggiunta anche l’Italia. Ecco l’esplicita dichiarazione del professore: “Se fossero rimasti fuori dall’euro, avrebbero dovuto pagare tassi d’interesse più alti, non ci sarebbe stata nessuna bolla immobiliare e avrebbero potuto svalutare in proporzione alla loro declinante capacità competitiva”. È la posizione originale tedesca di un euro a due velocità, ma occorre ricordare la grande responsabilità dei governanti italiani di allora, che vollero a tutti i costi entrare nell’euro, accettando un cambio lira-euro suicida.
Starbatty prevedeva poi che, se l’Italia avesse perseguito il risanamento del bilancio attraverso l’aggravamento dell’imposizione fiscale e la riduzione della spesa, sarebbe caduta in recessione. L’intervista è della fine del 2011, poco dopo l’insediamento del governo Monti, e negli anni successivi è avvenuto esattamente quanto previsto nell’intervista. Starbatty si mostrava anche molto scettico sulla possibilità che i Paesi in difficoltà potessero essere aiutati dall’Ue: “Questi Paesi possono recuperare la capacità di competere sul piano internazionale solo uscendo dall’Unione monetaria e svalutando le proprie monete nazionali”. Questa drastica affermazione derivava dalla convinzione che l’euro fosse destinato a crollare, restando solo da chiarire chi se ne sarebbe andato, se gli Stati “virtuosi” o quelli in crisi.
Nell’intervista, il club dei virtuosi era identificato dalla “tripla A” assegnata al debito: Germania, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Olanda e Austria. Francia, Finlandia e Austria hanno ora perso la tripla A, ma la multipolarità del mondo attuale dà molto più peso ai fattori geopolitici. I rapporti tra Germania e Francia si stanno logorando non per questioni di valutazione del debito, ma perché entrambi i governi, e gli ambienti che contano, sono coscienti che la rottura della costruzione europea si sta avvicinando. Berlino e Parigi potevano collaborare, sia pure con rapporti di forza e interessi diversi, fintantoché rappresentavano una diarchia al comando dell’Unione come è ora. Nella costruzione di una nuova Unione, i contrapposti interessi della Francia e della Germania diventano più evidenti e rilevanti. Anche senza Parigi, Berlino uscirebbe con un seguito importante di Paesi, i già citati in precedenza più altri i cui interessi sono collegati, quando non dipendenti, da quelli tedeschi. Potrebbe essere, per esempio, il caso della Spagna e dei Paesi dell’Europa orientale.
Se lo scenario è quello descritto, non si può che concludere che la strategia seguita finora da Berlino è del tutto coerente e acquisterebbero maggiore significato le posizioni più volte assunte dai rappresentanti dei Paesi citati. I principali ostacoli al progetto nell’Ue, dopo la Brexit, rimarrebbero Francia e Italia. La Francia è tuttora abbastanza forte da poter assumere un ruolo da alleato esterno: ha un sistema Paese, malgrado tutto, ancora ben funzionante, ha una attiva politica estera ed estesi interessi geopolitici, specialmente in Africa, ha un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu.
L’Italia, invece, non è abbastanza forte per essere aggregata, ma è abbastanza forte da non poter essere facilmente esclusa, almeno fino a quando non la si è sufficientemente indebolita. E, nonostante una certa propensione a svendersi, non è facile “comprarsi” totalmente l’Italia, come avvenuto invece con la Grecia. Tra l’altro, addossando all’Italia parte dei costi dell’operazione, ma non degli utili.
Tornando all’intervista, per Starbatty un’Italia fuori dell’euro sarebbe un pericoloso concorrente per gli esportatori tedeschi, con gravi danni per l’economia della Germania; tanto più vero nell’attuale periodo di rallentamento del commercio mondiale. Ed ecco il “fieno in cascina”: il surplus accumulato verrebbe utilizzato per investimenti interni, sostenendo l’economia tedesca anche in presenza di una contrazione delle esportazioni. “Tout se tient” direbbero gli amici francesi.
Questa “Nuova Unione” intorno alla Germania avrebbe già le basi per una politica estera “non allineata”, per recuperare una definizione della Guerra Fredda. Si pensi al progetto Nord Stream, che renderebbe la Germania arbitra dell’importazione e distribuzione in Europa del gas russo, ponendo così in atto stretti interessi tra i due Paesi. O le intese con la Cina sulla Nuova Via della Seta.
Tutto ciò non significa necessariamente una rottura con gli Stati Uniti, non utile a nessuna delle due parti, al di là dei proclami ed entro un gestibile livello di conflitti. Un conflitto che potrebbe essere ridimensionato con le prossime elezioni presidenziali americane.
E l’Italia? Se non ci diamo rapidamente una mossa, non ci rimarrà che rispolverare, adattandolo, un detto dei tempi antichi: “Franza o Alemagna, pur che se magna”. Magari aspettando nel frattempo anche l’aiuto dello “zio d’America”. Sarebbe davvero molto triste.
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Re: [O.T.] Crisi economica
https://www.ilfoglio.it/politica/2017/0 ... ax-151141/Capitanvideo ha scritto:Complottista di quelli mica pizza e fichi.
Byoblu lo avrà intervistato già 10 volte, immagino.
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"Magari è il contrario, no?"
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Re: [O.T.] Crisi economica
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
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"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
Re: [O.T.] Crisi economica
La Germania ha “un’immagine distorta e fatale dell’Italia”, un’immagine che finirà per “fare a pezzi l’Unione europea”. Lo scrive oggi in un lungo editoriale lo Spiegel, che lo pubblica addirittura in apertura del proprio sito. Un articolo molto duro nei confronti della classe politica tedesca: Thomas Fricke, che firma il pezzo, non esita a parlare di “tutta questa arroganza tedesca che - non solo adesso, ma soprattutto adesso – è particolarmente tragica”.
E non solo perché “la solita lagna tedesca ha a che fare con la realtà della vita degli italiani quanto i crauti hanno a che vedere con le abitudini alimentari dei tedeschi”. A detta dello Spiegel, la lite sull’eventuale partecipazione dei tedeschi agli eurobond “è imbarazzante”, perché si preferisce “fantasticare sul fatto che gli italiani avrebbero dovuto risparmiare prima”, fantasie che “spiegano la mancanza di zelo da parte della Germania nel far partire al vertice Ue di questa settimana una storica azione di salvataggio”.
Ed ecco l’affondo: “L’Europa rischia di sprofondare nel dramma, non perché gli italiani sono fuori strada, ma a causa di una parte predominante della percezione tedesca”. E ancora: “Forse è per colpa dei tanti film sulla mafia”, scrive il settimanale tedesco ironizzando sui rispettivi stereotipi tra i due Paesi, “forse è solo l’invidia per il fatto che l’Italia ha il clima migliore, il cibo migliore, più sole e il mare”.
Secondo Fricke, “se lo Stato italiano in una crisi come questa finisce sotto pressione dal punto di vista finanziario, dipende – se proprio deve dipendere dagli italiani – dal fatto che il Paese ha una quota di vecchi debiti pubblici, ossia dai tempi passati. Solo che questo ha poco a che vedere con la realtà della vita di oggi, ma con una fase di deragliamento degli anni ’80, il che ha a sua volta a che vedere con gli interessi improvvisamente schizzati in alto”.
Lo Spiegel fa anche un paragone storico sempre molto scottante per la Germania: “Se noi tedeschi non avessimo avuto all’estero amici tanto cari che nel 1953 ci abbuonarono una parte dei nostri debiti, staremmo ancora oggi con un pesante fardello in mano. E come va a finire quando le persone devono continuare a pagare debiti nati storicamente, la Germania lo ha dimostrato alla fine della Prima guerra mondiale, quando alla fine il sistema si rovesciò, come da anni rischia di succedere anche in Italia”.
Inoltre, l'editoriale del settimanale ricorda che “da 30 anni lo Stato italiano spende meno per i suoi cittadini di quello che prende loro, con l’unica eccezione dell’anno della crisi finanziaria mondiale 2009. Questo vuol dire risparmi record, non sperperare”. Il giornale cita anche gli investimenti pubblici “tagliati di un terzo dal 2010 al 2015”, così come “si sono rimpicciolite le spese per l’istruzione e la pubblica amministrazione”.
Insomma: “Dolce vita? Stupidaggini. Gli investimenti pubblici dal 2010 in Italia sono calati del 40%. Un vero e proprio collasso”. Questo mentre in Germania, la spesa pubblica “è cresciuta quasi del 20%”, ossia “lo Stato spende a testa un quarto di più di quello che spende in Italia. Il che in queste settimane si percepisce dolorosamente”.
Una situazione che con l’attuale crisi da pandemia del coronavirus si tramuta “in un dramma incredibile”: “In Italia sono mancati i posti letto e sono morte tante persone che oggi forse potrebbero essere ancora in vita. Non è direttamente colpa dei politici tedeschi, ovvio. Ma sarebbe ben giunto il tempo di smettere con folli lezioncine, e di contribuire a far piazza pulita delle cause del disastro, caro signor Schaeuble (già ministro alle Finanze negli anni più caldi dell’eurocrisi, ndr). O di dire “scusateci” almeno una volta”.
E invece “con assoluta serietà” si continua ancora a parlare della “dipendenza da credito” degli italiani, continua lo Spiegel. “Ma anche qui, un piccolo suggerimento fattuale: i debiti privati, commisurati al Pil, in quasi nessun Paese dell’Ue sono così bassi come in Italia”.
Infine: “È giunta finalmente l’ora di mettere fine a questo dramma, e magari proprio con gli eurobond, quali simbolo della comunità del destino della quale comunque facciamo parte sin da quando abbiamo una moneta comune”, conclude Fricke. “Ancora i tedeschi hanno tempo di raddrizzare la curva dopo le contorte settimane scorse: altrimenti l’Unione europea nel giro di qualche anno non sarà più un’unione.
E non solo perché “la solita lagna tedesca ha a che fare con la realtà della vita degli italiani quanto i crauti hanno a che vedere con le abitudini alimentari dei tedeschi”. A detta dello Spiegel, la lite sull’eventuale partecipazione dei tedeschi agli eurobond “è imbarazzante”, perché si preferisce “fantasticare sul fatto che gli italiani avrebbero dovuto risparmiare prima”, fantasie che “spiegano la mancanza di zelo da parte della Germania nel far partire al vertice Ue di questa settimana una storica azione di salvataggio”.
Ed ecco l’affondo: “L’Europa rischia di sprofondare nel dramma, non perché gli italiani sono fuori strada, ma a causa di una parte predominante della percezione tedesca”. E ancora: “Forse è per colpa dei tanti film sulla mafia”, scrive il settimanale tedesco ironizzando sui rispettivi stereotipi tra i due Paesi, “forse è solo l’invidia per il fatto che l’Italia ha il clima migliore, il cibo migliore, più sole e il mare”.
Secondo Fricke, “se lo Stato italiano in una crisi come questa finisce sotto pressione dal punto di vista finanziario, dipende – se proprio deve dipendere dagli italiani – dal fatto che il Paese ha una quota di vecchi debiti pubblici, ossia dai tempi passati. Solo che questo ha poco a che vedere con la realtà della vita di oggi, ma con una fase di deragliamento degli anni ’80, il che ha a sua volta a che vedere con gli interessi improvvisamente schizzati in alto”.
Lo Spiegel fa anche un paragone storico sempre molto scottante per la Germania: “Se noi tedeschi non avessimo avuto all’estero amici tanto cari che nel 1953 ci abbuonarono una parte dei nostri debiti, staremmo ancora oggi con un pesante fardello in mano. E come va a finire quando le persone devono continuare a pagare debiti nati storicamente, la Germania lo ha dimostrato alla fine della Prima guerra mondiale, quando alla fine il sistema si rovesciò, come da anni rischia di succedere anche in Italia”.
Inoltre, l'editoriale del settimanale ricorda che “da 30 anni lo Stato italiano spende meno per i suoi cittadini di quello che prende loro, con l’unica eccezione dell’anno della crisi finanziaria mondiale 2009. Questo vuol dire risparmi record, non sperperare”. Il giornale cita anche gli investimenti pubblici “tagliati di un terzo dal 2010 al 2015”, così come “si sono rimpicciolite le spese per l’istruzione e la pubblica amministrazione”.
Insomma: “Dolce vita? Stupidaggini. Gli investimenti pubblici dal 2010 in Italia sono calati del 40%. Un vero e proprio collasso”. Questo mentre in Germania, la spesa pubblica “è cresciuta quasi del 20%”, ossia “lo Stato spende a testa un quarto di più di quello che spende in Italia. Il che in queste settimane si percepisce dolorosamente”.
Una situazione che con l’attuale crisi da pandemia del coronavirus si tramuta “in un dramma incredibile”: “In Italia sono mancati i posti letto e sono morte tante persone che oggi forse potrebbero essere ancora in vita. Non è direttamente colpa dei politici tedeschi, ovvio. Ma sarebbe ben giunto il tempo di smettere con folli lezioncine, e di contribuire a far piazza pulita delle cause del disastro, caro signor Schaeuble (già ministro alle Finanze negli anni più caldi dell’eurocrisi, ndr). O di dire “scusateci” almeno una volta”.
E invece “con assoluta serietà” si continua ancora a parlare della “dipendenza da credito” degli italiani, continua lo Spiegel. “Ma anche qui, un piccolo suggerimento fattuale: i debiti privati, commisurati al Pil, in quasi nessun Paese dell’Ue sono così bassi come in Italia”.
Infine: “È giunta finalmente l’ora di mettere fine a questo dramma, e magari proprio con gli eurobond, quali simbolo della comunità del destino della quale comunque facciamo parte sin da quando abbiamo una moneta comune”, conclude Fricke. “Ancora i tedeschi hanno tempo di raddrizzare la curva dopo le contorte settimane scorse: altrimenti l’Unione europea nel giro di qualche anno non sarà più un’unione.
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
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Re: [O.T.] Crisi economica
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Baalkaan hai la machina targata Sassari?
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Re: [O.T.] Crisi economica
Tutto questo astio germanico. Deriva dal tradimento italiano nella 2 guerra mondiale.
le donnre amarle tutte, ma non sposarne nessuna
Re: [O.T.] Crisi economica
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi