Ne ho apprezzato la forza nell'affrontare la malattia e l'orgoglio di sbandierare la sua lotta. Basta questo per tributarlo? Non saprei.Gargarozzo ha scritto: ↑16/12/2022, 21:01È un'icona calcistica degli anni 90, muore a 53 anni dopo un lungo calvario di malattia.
Lo spazio è scontato, per le leggi di funzionamento dei media, e un po' anche per la sua rilevanza nell'immaginario collettivo.
I giudizi per me sono superflui, ma se pure si portava una quota di problematicità, si può dire che con questi anni di calvario ha scontato un bel po' di cose? Se non si vuol tributare l'uomo, si tributi il malato.
Ha affrontato la malattia come ha affrontato il calcio e la vita, nel male e nel bene. C'è da dire che la malattia lo ha preso di prepotenza, fatalmente, non l'ha cercata facendo solidarietà o atti eroici, non l'ha tolta ad un altro o presa attraverso i fori delle stimmate, l'ha purtroppo incocciata, come succede a tanti, buoni o cattivi, simpatici o antipatici, vecchi o giovani che siano. Che gli anni del calvario involontario mondino o attenuino in qualche modo il vissuto precedente non mi trova d'accordo. Se avesse cercato di espiare una ipotetica colpa condannandosi ad anni di sofferenze sarebbe diverso, allora sì che potremmo parlare di riscatto. Nel tuo sentire ci vedo più umana pietà verso chi ha sofferto e ci stà.
Comunque, al netto di tutte le sue zone d'ombra, negli ultimi anni mi era diventato quasi simpatico, forse le sue debolezze e fragilità fisiche l'hanno maggiormente umanizzato e attirato empatia. Tutto sommato, mi sento di augurargli un RIP.
PS: sull'enfasi dei media non voglio neppure spendermi, da sempre si amplificano ed enfatizzano le morti dei famosi, quasi sempre con beatificazione o perdono annessi; per non averne diritto si devono averne combinate di veramente grosse. Quando poi c'è una storia toccante dietro, come nel caso della malattia di Sinisa, i media ci vanno a nozze e si scatena il festival della retorica.