DISOCCUPATO
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- Drogato_ di_porno
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Sacconi: laureati precari? studiano scienze della comunicazione, non fisica...
"Puo' darsi ci sia qualche furbetto" che sfrutta i giovani con contratti a tempo determinato, "ma in generale ritengo che nessun imprenditore si farebbe sfuggire una persona di valore".In un'intervista sull'Espresso di domani, il ministro del Welfare parla anche di precari: "La precarieta' puo' essere accentuata da un'offerta sul mercato del lavoro di giovani con una debole preparazione...". Poco preparati, anche se spesso laureati. "In Scienze della comunicazione- puntualizza Sacconi- non in ingegneria, matematica o fisica".
Universita' che, anche per la del 'tre piu' due', ha ulteriormente allontanato l'ingresso dei giovani nel lavoro: "L'intenzione condivisibile di Luigi Berlinguer era che con il tre piu' due molti studenti avrebbero concluso gli studi con il triennio. Purtroppo- spiega il ministro del Welfare- la gestione corporativa, autoreferenziale, di molti ambienti accademici, ha determinato la frequenza generalizzata del biennio a causa della debolezza del triennio". Dunque, "i percorsi si sono cosi' talmente allungati che i giovani escono mediamente dagli atenei a 28 anni".
"Puo' darsi ci sia qualche furbetto" che sfrutta i giovani con contratti a tempo determinato, "ma in generale ritengo che nessun imprenditore si farebbe sfuggire una persona di valore".In un'intervista sull'Espresso di domani, il ministro del Welfare parla anche di precari: "La precarieta' puo' essere accentuata da un'offerta sul mercato del lavoro di giovani con una debole preparazione...". Poco preparati, anche se spesso laureati. "In Scienze della comunicazione- puntualizza Sacconi- non in ingegneria, matematica o fisica".
Universita' che, anche per la del 'tre piu' due', ha ulteriormente allontanato l'ingresso dei giovani nel lavoro: "L'intenzione condivisibile di Luigi Berlinguer era che con il tre piu' due molti studenti avrebbero concluso gli studi con il triennio. Purtroppo- spiega il ministro del Welfare- la gestione corporativa, autoreferenziale, di molti ambienti accademici, ha determinato la frequenza generalizzata del biennio a causa della debolezza del triennio". Dunque, "i percorsi si sono cosi' talmente allungati che i giovani escono mediamente dagli atenei a 28 anni".
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)
si si
dill9o agli studenti di mio padre (gente con due coglioni cosi con pubblicazioni su riviste delsettore gia' come lavoro di laurea) che vanno all'estero perche' qui li pagano una merda..)
dill9o agli studenti di mio padre (gente con due coglioni cosi con pubblicazioni su riviste delsettore gia' come lavoro di laurea) che vanno all'estero perche' qui li pagano una merda..)
E' la vecchia guardia e i suoi interventi sul darkside sono imprescindibili, affronta il lato oscuro del sesso estremo con l'approccio dostojeschiano dell'uomo che soffre, mitizza e somatizza.UN DEMONE
Now I lay me down to sleep,Pray the lord my soul to keep.And if I die before I wake pray the lord my soul to take.
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Bella, non pensi che in italia la liberta' di licenziamento agevoli ancor di piu' chi detiene certi privilegi? Del tipo : "sono stufo dei tuoi pompini, adesso ti licenzio all'istante cosi' mi prendo una nuova spompinatrice"bellavista ha scritto:
La prima cosa che serve a questo paese è la libertà di licenziamento. E' l'unica cosa buona che stava facendo silviotto con la riforma l'articolo 18. E infatti ha subito lasciato perdere sto nano del cazzo
Io invece sarei per il non rinnovo di certe cariche per non piu' di...boh, due volte es "non si puo' fare il presidente del consiglio per piu' di due volte nella propria vita". In certi casi sarebbe anche meglio che qualcuno non l'avesse mai fatto, ma lasciamo perdere
- bellavista
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Se io prendo una per i pompini, e poi mi stufo dei suoi pompini perchè la dovrei tenere?Bella, non pensi che in italia la liberta' di licenziamento agevoli ancor di piu' chi detiene certi privilegi? Del tipo : "sono stufo dei tuoi pompini, adesso ti licenzio all'istante cosi' mi prendo una nuova spompinatrice"

Concordo. Più il lavoro ha un livello di responsabilità elevato più deve essere precario.Io invece sarei per il non rinnovo di certe cariche per non piu' di...boh, due volte es "non si puo' fare il presidente del consiglio per piu' di due volte nella propria vita". In certi casi sarebbe anche meglio che qualcuno non l'avesse mai fatto, ma lasciamo perdere
Due mandati ai politici. Docenti con contratti annuali. Dirigenti pubblici con contratti triennali. ecc. ecc.
Oltre a questo applicherei ai politici il "recall". Cioè la possibilità di votare per mandarli a casa prima della fine del mandato.

Ascolta questa http://www.youtube.com/watch?v=FaNUU0iu ... re=channel
(non centra una mazza, ma fa ridere

- JoaoTinto
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Drogato_ di_porno ha scritto:Sacconi: laureati precari? studiano scienze della comunicazione, non fisica...
"Puo' darsi ci sia qualche furbetto" che sfrutta i giovani con contratti a tempo determinato, "ma in generale ritengo che nessun imprenditore si farebbe sfuggire una persona di valore". In un'intervista sull'Espresso di domani, il ministro del Welfare parla anche di precari: "La precarieta' puo' essere accentuata da un'offerta sul mercato del lavoro di giovani con una debole preparazione...". Poco preparati, anche se spesso laureati."In Scienze della comunicazione- puntualizza Sacconi- non in ingegneria, matematica o fisica".
Universita' che, anche per la del 'tre piu' due', ha ulteriormente allontanato l'ingresso dei giovani nel lavoro: "L'intenzione condivisibile di Luigi Berlinguer era che con il tre piu' due molti studenti avrebbero concluso gli studi con il triennio. Purtroppo- spiega il ministro del Welfare- la gestione corporativa, autoreferenziale, di molti ambienti accademici, ha determinato la frequenza generalizzata del biennio a causa della debolezza del triennio". Dunque, "i percorsi si sono cosi' talmente allungati che i giovani escono mediamente dagli atenei a 28 anni".
Peccato che quest'estate un docente di giurisprudenza m'abbia detto che con la riforma del 3 + 2 sono raddoppiate le cattedre ma sono dimezzati i programmi per cui se ad esempio per Diritto Costituzionale una volta erano necessarie tot. ore di lezione seguite da tot. libri da studiare ora il programma del vecchio Costituzionale viene svolto in due o tre insegnamenti ed ogni insegnamento prevede al massimo lo studio di un unico libro, quindi, il caro Ministro, si dimentica che la scorciatoia per l'agognato pezzo di carta è stata fornita, per non si sa bene quali esigenze, legalmente agli studenti.
Il 3 + 2 esiste anche ad ingegneria, a matematica e a fisica e personalmente avrei dei dubbi a far progettare un ponte o una diga ad un baby ingegnere.
Se poi il 3 + 2 serviva solo per creare dei travet di lusso direi che l'obbiettivo è stato centrato in pieno.
Si, ma va accompagnata con la facilità d'assunzione.La prima cosa che serve a questo paese è la libertà di licenziamento.
P. S.
Era necessario sveltire e agevolare l'ingresso nel mondo del lavoro ai laureati senza indebolirne la preparazione.
Perchè mi sembra che immettere tanti laureati sul mercato indebolisce e svaluta l'intera categoria.
P. P. S.
Comunque credo che il ragionamento del Ministro abbia come obiettivo l'abolizione del valore legale della laurea che se non ricordo male era un suo vecchio pallino.
Iudicio procede da savere, Cum scritta legge receve repulsa Ecceptuando 'l singular vedere. Per una vista iudicare 'l facto Sentenzia da vertute se resulta Erro e rasone se corrumpe 'l pacto. Non iudicare, se tu non vedi, E non serai ingannato se ciò credi.
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]
I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]
I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]
per 25 euro l'ora doveva essere una persona qualifica che oltre a conoscere bene la lingua doveva avere anche diversi anni di insegnamento alle spalle.Pimpipessa ha scritto: io pagavo 1 ora di lezione di inglese a casa mia , alle 7.30 del mattino lo scorso anno 25 euro
Ma a te lasciava anche materiali didattico? quale inteso come fotocopie, dispense, esercizi, libri con gli esercizi e materiale vario oppure questi ultimi dovevi procurarteli da sola? oppure a spese tue ma con suggerimenti di testi da parte sua?
approposito di libertà di licenziamento, ma è vero che attualmente in Italia le aziende con meno di 15 dipendenti hanno la facoltà di licenziare un dipendente senza avere particolari problemi nel farlo a differenza di un azienda che ha più di 15 dipendenti dove all'interno della quale il titolare deve avere un buon motivo per licenziare e dimostrarlo al contempo?bellavista ha scritto:
La prima cosa che serve a questo paese è la libertà di licenziamento. E' l'unica cosa buona che stava facendo silviotto con la riforma l'articolo 18.
Intendo dipendenti aventi un contratto nazionale del lavoro a tempo indeterminato.
- bellavista
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Si, sotto i 15 dipendenti non serve la "giusta causa" di licenziamento.cristal ha scritto:approposito di libertà di licenziamento, ma è vero che attualmente in Italia le aziende con meno di 15 dipendenti hanno la facoltà di licenziare un dipendente senza avere particolari problemi nel farlo a differenza di un azienda che ha più di 15 dipendenti dove all'interno della quale il titolare deve avere un buon motivo per licenziare e dimostrarlo al contempo?bellavista ha scritto:
La prima cosa che serve a questo paese è la libertà di licenziamento. E' l'unica cosa buona che stava facendo silviotto con la riforma l'articolo 18.
Intendo dipendenti aventi un contratto nazionale del lavoro a tempo indeterminato.
Pimpipessa puoi rispondere.cristal ha scritto:per 25 euro l'ora doveva essere una persona qualifica che oltre a conoscere bene la lingua doveva avere anche diversi anni di insegnamento alle spalle.Pimpipessa ha scritto: io pagavo 1 ora di lezione di inglese a casa mia , alle 7.30 del mattino lo scorso anno 25 euro
Ma a te lasciava anche materiali didattico? quale inteso come fotocopie, dispense, esercizi, libri con gli esercizi e materiale vario oppure questi ultimi dovevi procurarteli da sola? oppure a spese tue ma con suggerimenti di testi da parte sua?
L'italia non e' un paese per giovani...
http://www.repubblica.it/2009/03/sezion ... redit.html
Primo rapporto del Forum nazionale dei Giovani, Cnel e Unicredit intitolato
"Urg! Urge ricambio generazionale. Quanto e come il Paese si rinnova"
Under35 precari ed emarginati
Mentre la classe dirigente invecchia
Un viaggio nel mondo delle professioni. Un collaboratore su due ha meno di 35 anni
Per chi ha meno di 40 anni stipendi più bassi. Molti sono disoccupati, e non cercano più
di ROSARIA AMATO
Under35 precari ed emarginati Mentre la classe dirigente invecchia
ROMA - L'età giusta per un ingresso adeguato nel mondo del lavoro? Trentacinque-quarant'anni. E per una stabile affermazione professionale? Dai 50 ai 60. Non si tratta di una boutade, ma dei risultati del rapporto del Forum Nazionale dei Giovani e del Cnel, in collaborazione con Unicredit Group, dal titolo "Urg! Urge ricambio generazionale - Primo rapporto su quanto e come il nostro Paese si rinnova".
Già i titoli dei vari capitoli del rapporto la dicono lunga sulle conclusioni dei ricercatori: "Non è un Paese per giovani: l'emarginazione politica di una generazione". Oppure "In paziente attesa del proprio turno. Diventare medico in Italia". O ancora: "L'odissea dei giovani avvocati tra la libera professione e la trappola del precariato". I vari percorsi professionali analizzati nel corso dell'indagine differiscono tra loro per le caratteristiche, ma non per le enormi difficoltà incontrate in misura sempre maggiore dai giovani, soprattutto negli ultimi anni.
"Il quadro che emerge non è incoraggiante - osservano gli autori del rapporto - e lo spaccato della gioventù italiana è permeato da una forte sicurezza individuale e sociale: i giovani italiani, seppur capaci e meritevoli, a fatica riescono ad affermarsi professionalmente e ad emanciparsi dalla propria famiglia prima dei quarant'anni. Non a caso si è andata affermando una nuova categoria sociale: quella dei giovani-adulti. Nè tanto meno i giovani italiani sono nelle condizioni di poter incidere sulle scelte politiche, economiche e sociali della nazione, essendo esclusi da tutti i cosiddetti "circuiti" del potere".
Under-35: precario uno su due. Prima ancora che dalla politica, tuttavia, l'emarginazione dei giovani italiani nasce nel mondo del lavoro. "Incertezza, disoccupazione, bassi salari sono tre dei principali fattori di disagio con cui i giovani guardano al problema del lavoro", dice il presidente del Cnel Antonio Marzano. I dati: oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. Ma non si tratta di contratti d'ingresso: secondo l'Istat, il 73,1% dei giovani che alla fine del 2006 erano assunti con un contratto di collaborazione, a distanza di un anno erano ancora nella stessa posizione. Naturalmente chi lavora per 10 anni a progetto, come collaboratore, o a tempo determinato "ogni volta è costretto a ricominciare dalla base della piramide, rimanendo di fatto escluso dalle posizioni di vertice".
Per i giovani retribuzioni più basse. Lavori meno importanti, retribuzioni più basse. "Se nel 2003 il guadagno medio lordo di un giovane d'età compresa tra i 24 e i 30 anni - si legge nel rapporto - era di 20.252 euro, rispetto ai 25.032 euro percepiti dagli over50, nel 2007 il divario si è significativamente ampliato: a fronte dei 22.121 euro corrisposti agli under30, i 51-60enni hanno percepito una retribuzione media lorda di 29.976 euro".
E i disoccupati sono in forte aumento. Ma tra gli under-35 non ci sono solo i precari malpagati, ci sono anche i disoccupati, e ce ne sono molti di più che nelle altre fasce di età . "Tra il 2006 e il 2007 crescono di circa 200.000 i giovani inattivi, cioè ragazzi che non lavorano e non cercano lavoro. Questi giovani hanno avuto un brusco cambiamento di status: nel 2006 erano formalmente inseriti nelle forze di lavoro (come occupati o persone in cerca), mentre nel 2007 hanno deciso di non provare nemmeno a cercare un lavoro". A questi si aggiungono 430.000 giovani che nel 2006 erano in cerca di prima occupazione, e l'anno successivo sono risultati inattivi.
Classi dirigenti sempre più vecchie. Visto che i giovani sono tenuti fuori dal mondo del lavoro, o al più lavorano in posizione marginali, guadagnando poco, le classi dirigenti negli ultimi anni sono invecchiate inesorabilmente. Da un'analisi condotta sulla banca dati del Who's who (il database dei top manager pubblici e privati) risulta "un sensibile aumento dell'età delle classi dirigenti italiane: si è passata da una media di 56,8 anni a una di quasi 61 (60,8 anni). Un sistema di potere che invecchia di anno in anno, quello italiano, in tutti gli ambiti: anche i neoparlamentari hanno un'età media di 51 anni. Dal 1992 a oggi i deputati under35 non hanno mai raggiunto la soglia del 10% degli eletti alla Camera, fatta eccezione per la XII Legislatura (nella quale costituivano il 12,4%). Infatti negli anni '90 sembrava essersi instaurata, almeno nel Parlamento, una dinamica favorevole ai giovani, ma nell'attuale decennio si è decisamente interrotta. E quindi i giovani dai 25 ai 25 anni, che costituiscono il 18,7% della popolazione maggiorenne, hanno una rappresentanza pari solo a un terzo dell'incidenza effettiva sugli elettori.
La Lega Nord il partito più "giovane". La rappresentanza giovanile è scarsa in tutti i partiti, con l'unica eccezione della Lega Nord, che presenta nell'ultima legislatura un 20,1% di eletti tra gli over35 contro l'11,4% tra i 25-35enni; per gli altri partiti la percentuale di eletti in età matura è quasi il triplo (47,4%). Anche nelle amministrazioni comunali, sostengono gli autori del rapporto, "nell'ultimo decennio gli under35 hanno perso terreno: finanche a livello locale le oligarchie di partito tendono ad estromettere le nuove generazioni dal governo del territorio".
L'Università : nessun ricambio generazionale. Il rapporto analizza poi alcune professioni in particolare. Si comincia dal mondo accademico, sclerotizzato in misura inimmaginabile: tra i professori ordinari l'età media è di 59 anni. "Nel dettaglio, la metà dei professori di prima fascia ha superato i 60 anni e circa 8 docenti su 100 (7,6%) hanno compiuto i 70 anni". Non va meglio per le fasce più basse: l'età media dei professori associati è di 52 anni, e quella dei ricercatori è di 45. Solo il 3,4% di chi ottiene un dottorato di ricerca, infine, ha meno di 28 anni.
Ma va male anche nelle libere professioni. Non va meglio nelle libere professioni. Il giornalismo, la medicina, l'avvocatura e il notariato hanno tempi di accesso lunghissimi: "Per i più stage, tirocini gratuiti e condizioni di estremo precariato o sotto-occupazione di susseguono senza soluzione di continuità fino a oltre 40 anni. Qualche esempio: l'età media dei praticanti giornalisti è di 36 anni. I medici con non più di 35 anni sono poco meno del 12%, mentre i 35-39enni, rispetto a 11 anni fa, sono diminuiti del 13,8%. Mentre gli avvocati, pur iscritti all'albo, sono costretti per anni e anni a un ruolo umiliante di garzoni di bottega, e tra i notai due su dieci sono figli d'arte.
I padri tolgono in pubblico e restituiscono in privato. In questo scenario desolante il ruolo delle famiglie è ambiguo. Infatti in Italia ci sarebbero tutte le condizioni perchè esploda un feroce conflitto generazionale tra i padri che mantengono il potere fino alla tomba e i figli esclusi, ma non esplode un bel niente perchè, rilevano gli autori dell'indagine, "i genitori italiani sono tra i più generosi d'Europa quando è necessario dare un aiuto ai propri figli", mentre "nel momento in cui sono chiamati a pensare ai giovani in quanto tali (e quindi ai figli degli altri) diventano molto egoisti". In pratica, conclude il rapporto, "ci troviamo di fronte a una vera e propria legge del contrappasso: ció che i genitori tolgono ai propri figli nella vita pubblica, è restituito (e con interessi molto alti) all'interno dei nuclei familiari". Ma le conseguenze non sono positive: "Il rischio è che i giovani, rassegnati a questo immobilismo sociale, continuino ad accettare la propria condizione di emarginati in una società organizzata per caste e al cui vertice si trova una gerontocrazia inamovibile".
(19 marzo 2009)
http://www.repubblica.it/2009/03/sezion ... redit.html
Primo rapporto del Forum nazionale dei Giovani, Cnel e Unicredit intitolato
"Urg! Urge ricambio generazionale. Quanto e come il Paese si rinnova"
Under35 precari ed emarginati
Mentre la classe dirigente invecchia
Un viaggio nel mondo delle professioni. Un collaboratore su due ha meno di 35 anni
Per chi ha meno di 40 anni stipendi più bassi. Molti sono disoccupati, e non cercano più
di ROSARIA AMATO
Under35 precari ed emarginati Mentre la classe dirigente invecchia
ROMA - L'età giusta per un ingresso adeguato nel mondo del lavoro? Trentacinque-quarant'anni. E per una stabile affermazione professionale? Dai 50 ai 60. Non si tratta di una boutade, ma dei risultati del rapporto del Forum Nazionale dei Giovani e del Cnel, in collaborazione con Unicredit Group, dal titolo "Urg! Urge ricambio generazionale - Primo rapporto su quanto e come il nostro Paese si rinnova".
Già i titoli dei vari capitoli del rapporto la dicono lunga sulle conclusioni dei ricercatori: "Non è un Paese per giovani: l'emarginazione politica di una generazione". Oppure "In paziente attesa del proprio turno. Diventare medico in Italia". O ancora: "L'odissea dei giovani avvocati tra la libera professione e la trappola del precariato". I vari percorsi professionali analizzati nel corso dell'indagine differiscono tra loro per le caratteristiche, ma non per le enormi difficoltà incontrate in misura sempre maggiore dai giovani, soprattutto negli ultimi anni.
"Il quadro che emerge non è incoraggiante - osservano gli autori del rapporto - e lo spaccato della gioventù italiana è permeato da una forte sicurezza individuale e sociale: i giovani italiani, seppur capaci e meritevoli, a fatica riescono ad affermarsi professionalmente e ad emanciparsi dalla propria famiglia prima dei quarant'anni. Non a caso si è andata affermando una nuova categoria sociale: quella dei giovani-adulti. Nè tanto meno i giovani italiani sono nelle condizioni di poter incidere sulle scelte politiche, economiche e sociali della nazione, essendo esclusi da tutti i cosiddetti "circuiti" del potere".
Under-35: precario uno su due. Prima ancora che dalla politica, tuttavia, l'emarginazione dei giovani italiani nasce nel mondo del lavoro. "Incertezza, disoccupazione, bassi salari sono tre dei principali fattori di disagio con cui i giovani guardano al problema del lavoro", dice il presidente del Cnel Antonio Marzano. I dati: oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. Ma non si tratta di contratti d'ingresso: secondo l'Istat, il 73,1% dei giovani che alla fine del 2006 erano assunti con un contratto di collaborazione, a distanza di un anno erano ancora nella stessa posizione. Naturalmente chi lavora per 10 anni a progetto, come collaboratore, o a tempo determinato "ogni volta è costretto a ricominciare dalla base della piramide, rimanendo di fatto escluso dalle posizioni di vertice".
Per i giovani retribuzioni più basse. Lavori meno importanti, retribuzioni più basse. "Se nel 2003 il guadagno medio lordo di un giovane d'età compresa tra i 24 e i 30 anni - si legge nel rapporto - era di 20.252 euro, rispetto ai 25.032 euro percepiti dagli over50, nel 2007 il divario si è significativamente ampliato: a fronte dei 22.121 euro corrisposti agli under30, i 51-60enni hanno percepito una retribuzione media lorda di 29.976 euro".
E i disoccupati sono in forte aumento. Ma tra gli under-35 non ci sono solo i precari malpagati, ci sono anche i disoccupati, e ce ne sono molti di più che nelle altre fasce di età . "Tra il 2006 e il 2007 crescono di circa 200.000 i giovani inattivi, cioè ragazzi che non lavorano e non cercano lavoro. Questi giovani hanno avuto un brusco cambiamento di status: nel 2006 erano formalmente inseriti nelle forze di lavoro (come occupati o persone in cerca), mentre nel 2007 hanno deciso di non provare nemmeno a cercare un lavoro". A questi si aggiungono 430.000 giovani che nel 2006 erano in cerca di prima occupazione, e l'anno successivo sono risultati inattivi.
Classi dirigenti sempre più vecchie. Visto che i giovani sono tenuti fuori dal mondo del lavoro, o al più lavorano in posizione marginali, guadagnando poco, le classi dirigenti negli ultimi anni sono invecchiate inesorabilmente. Da un'analisi condotta sulla banca dati del Who's who (il database dei top manager pubblici e privati) risulta "un sensibile aumento dell'età delle classi dirigenti italiane: si è passata da una media di 56,8 anni a una di quasi 61 (60,8 anni). Un sistema di potere che invecchia di anno in anno, quello italiano, in tutti gli ambiti: anche i neoparlamentari hanno un'età media di 51 anni. Dal 1992 a oggi i deputati under35 non hanno mai raggiunto la soglia del 10% degli eletti alla Camera, fatta eccezione per la XII Legislatura (nella quale costituivano il 12,4%). Infatti negli anni '90 sembrava essersi instaurata, almeno nel Parlamento, una dinamica favorevole ai giovani, ma nell'attuale decennio si è decisamente interrotta. E quindi i giovani dai 25 ai 25 anni, che costituiscono il 18,7% della popolazione maggiorenne, hanno una rappresentanza pari solo a un terzo dell'incidenza effettiva sugli elettori.
La Lega Nord il partito più "giovane". La rappresentanza giovanile è scarsa in tutti i partiti, con l'unica eccezione della Lega Nord, che presenta nell'ultima legislatura un 20,1% di eletti tra gli over35 contro l'11,4% tra i 25-35enni; per gli altri partiti la percentuale di eletti in età matura è quasi il triplo (47,4%). Anche nelle amministrazioni comunali, sostengono gli autori del rapporto, "nell'ultimo decennio gli under35 hanno perso terreno: finanche a livello locale le oligarchie di partito tendono ad estromettere le nuove generazioni dal governo del territorio".
L'Università : nessun ricambio generazionale. Il rapporto analizza poi alcune professioni in particolare. Si comincia dal mondo accademico, sclerotizzato in misura inimmaginabile: tra i professori ordinari l'età media è di 59 anni. "Nel dettaglio, la metà dei professori di prima fascia ha superato i 60 anni e circa 8 docenti su 100 (7,6%) hanno compiuto i 70 anni". Non va meglio per le fasce più basse: l'età media dei professori associati è di 52 anni, e quella dei ricercatori è di 45. Solo il 3,4% di chi ottiene un dottorato di ricerca, infine, ha meno di 28 anni.
Ma va male anche nelle libere professioni. Non va meglio nelle libere professioni. Il giornalismo, la medicina, l'avvocatura e il notariato hanno tempi di accesso lunghissimi: "Per i più stage, tirocini gratuiti e condizioni di estremo precariato o sotto-occupazione di susseguono senza soluzione di continuità fino a oltre 40 anni. Qualche esempio: l'età media dei praticanti giornalisti è di 36 anni. I medici con non più di 35 anni sono poco meno del 12%, mentre i 35-39enni, rispetto a 11 anni fa, sono diminuiti del 13,8%. Mentre gli avvocati, pur iscritti all'albo, sono costretti per anni e anni a un ruolo umiliante di garzoni di bottega, e tra i notai due su dieci sono figli d'arte.
I padri tolgono in pubblico e restituiscono in privato. In questo scenario desolante il ruolo delle famiglie è ambiguo. Infatti in Italia ci sarebbero tutte le condizioni perchè esploda un feroce conflitto generazionale tra i padri che mantengono il potere fino alla tomba e i figli esclusi, ma non esplode un bel niente perchè, rilevano gli autori dell'indagine, "i genitori italiani sono tra i più generosi d'Europa quando è necessario dare un aiuto ai propri figli", mentre "nel momento in cui sono chiamati a pensare ai giovani in quanto tali (e quindi ai figli degli altri) diventano molto egoisti". In pratica, conclude il rapporto, "ci troviamo di fronte a una vera e propria legge del contrappasso: ció che i genitori tolgono ai propri figli nella vita pubblica, è restituito (e con interessi molto alti) all'interno dei nuclei familiari". Ma le conseguenze non sono positive: "Il rischio è che i giovani, rassegnati a questo immobilismo sociale, continuino ad accettare la propria condizione di emarginati in una società organizzata per caste e al cui vertice si trova una gerontocrazia inamovibile".
(19 marzo 2009)
- JoaoTinto
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à‰lite e classi dirigenti in Italia
Dati 2007, XVIII-163 p., brossura
Curatore Carboni C.
Editore Laterza (collana Saggi tascabili Laterza)
Letto appena uscì, illuminante.Carente nella guida del paese, tutta maschile, centronordista, invecchiata, con vistosi problemi di ricambio, forte nell'autolegittimarsi ma debole in competenza: ecco come appare l'èlite italiana, oggi. «Carboni e i suoi ci offrono una fotografia in bianco e nero del potere, che andrebbe meditata.» Pierluigi Celli
Indice
Prefazione di Pierluigi Celli - Una classe dirigente mediocre? di Carlo Carboni - 1. Una radiografia delle èlite: chi sono e che caratteristiche hanno di Carlo Carboni e Emmanuele Pavolini - 2. Gli alti circoli del potere in Italia di Carlo Carboni, Roberto Giulianelli, Italo Moscati, Renato Novelli e Ercole Sori - Epilogo. Potere, èlite e classe dirigente: un breve repertorio sociologico di Carlo Carboni - Nota metodologica alla ricerca - Ringraziamenti - Gli autori - Indice dei nomi
Iudicio procede da savere, Cum scritta legge receve repulsa Ecceptuando 'l singular vedere. Per una vista iudicare 'l facto Sentenzia da vertute se resulta Erro e rasone se corrumpe 'l pacto. Non iudicare, se tu non vedi, E non serai ingannato se ciò credi.
[L’Acerba - Cecco d’Ascoli]
I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]
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I criteri della morale e del diritto non hanno senso se applicati ai processi storici.
[Aleksandr Aleksandrovič Zinov’ev]
gli stipendi sono bassi, ho avuto colloqui con tutte le più grandi aziende che operano in italia, per lavori di tipo impiegatizio e/o commerciale, non si supera i 1000-1100 euro massimo
conosco operai dell'skf, guadagnano dai 600-800 euro al mese...
direi che la reale media degli stipendi italiana non sia 1400 come viene spacciata dalle statistiche, ma sia in realtà sia intorno ai 900 € al mese
per i commerciali, agenti stessa cosa, agenzia immobiliare sono 300-400 euro al mese + provvigioni, mediatore creditizio sono 300 + provvigioni
darty, gdo francese elettronica, in italia assumono solo part.time, circa 400 euro/mese
call center, se hai culo prendi un fisso + provvigioni su contatto utile e durata chiamata, difficile superare i 600 € mese
alla fine se hai culo arrivi più o meno alla stessa cifra, ovvero circa 900 €/mese
in polonia lo stipendio medio è di 400 euro, in perù di 250...non è che poi alla fine ci sia una grandissima differenza con l'italia
nonostante ci sia "crisi" anche da altre parti, inghilterra, germania...ma cmq li gli stipendi sono più alti...e c'è più rispetto per i lavoratori e le persone
mi diceva una tizia di birmingham che lavora a berlino, che adesso probabilmente sarà morta credo, ma diceva che a berlino puoi vivere tranquillamente guadagnando anche 600 euro al mese
conosco operai dell'skf, guadagnano dai 600-800 euro al mese...
direi che la reale media degli stipendi italiana non sia 1400 come viene spacciata dalle statistiche, ma sia in realtà sia intorno ai 900 € al mese
per i commerciali, agenti stessa cosa, agenzia immobiliare sono 300-400 euro al mese + provvigioni, mediatore creditizio sono 300 + provvigioni
darty, gdo francese elettronica, in italia assumono solo part.time, circa 400 euro/mese
call center, se hai culo prendi un fisso + provvigioni su contatto utile e durata chiamata, difficile superare i 600 € mese
alla fine se hai culo arrivi più o meno alla stessa cifra, ovvero circa 900 €/mese
in polonia lo stipendio medio è di 400 euro, in perù di 250...non è che poi alla fine ci sia una grandissima differenza con l'italia
nonostante ci sia "crisi" anche da altre parti, inghilterra, germania...ma cmq li gli stipendi sono più alti...e c'è più rispetto per i lavoratori e le persone
mi diceva una tizia di birmingham che lavora a berlino, che adesso probabilmente sarà morta credo, ma diceva che a berlino puoi vivere tranquillamente guadagnando anche 600 euro al mese
Ultima modifica di sonny il 20/03/2009, 16:11, modificato 1 volta in totale.
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E poi ci chiamano bamboccioni, con stipendi del genere come cavolo fai a pensare d'andare a vivere da solo..
Tra l'altro leggi ho letto un annuncio dove cercavano rappresentanti del Folletto e garantivano uno stipendio netto per i primi 5 mesi di 7500€ netti (1500 al mese in pratica). A me puzza di bruciato ed a voi?
Tra l'altro leggi ho letto un annuncio dove cercavano rappresentanti del Folletto e garantivano uno stipendio netto per i primi 5 mesi di 7500€ netti (1500 al mese in pratica). A me puzza di bruciato ed a voi?
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