le troie del rock
Moderatori: Super Zeta, AlexSmith, Pim, Moderatore1
niente da eccepire a questo articolo del manifesto. tutto giusto tranne che ho visto diversi concerti dove il pubblico partecipava. le più scatenate e contente erano le poche ragazze presenti specialmente quelle che salivano sul palco. quanto ad 'abbattere le barriere tra musicista e audience' qualche volta potrebbero farlo dei giornalisti come simona se invece di scrivere in fondo per se stessi incontrassero gli artisti. le rockbitch non hanno firmato con una major per rimanere fedeli ai loro ideali e si spostano i pesantissimi marshall da sole ovvero non hanno come tutti degli addetti allo s/caricamento del materiale. sono un gruppo di lesbiche che si fanno le fighe proprie. e dulcis in fundo la bassista gli fa un culo così ad un sacco di bassisti maschi che conosco. cmnq intendo dare una risposta + articolata al tutto.
Arrivano le "cagne" del rock
A Caivano, una performance musical-erotica della band tutta femminile
SIMONA FRASCA - NAPOLI
Le Rockbitch sono una band di sole donne che portano in giro per l'Europa da 13 anni una formula musicale emula degli Slayer. Ben assortite tecnicamente non vogliono apparire innovative e in definitiva la loro musica è niente di più che manierismo metal. Detto questo è chiaro che l'interesse sia tutto spostato sulla dimensione spettacolare del loro show perchè le otto signore franco-inglesi, tenutarie di un castello in Francia, si esibiscono nude e fanno del sesso realmente praticato sul palco l'attrazione principale della loro performance. A Caivano Arte, recente struttura nel cuore dell'hinterland napoletano, in una domenica sera umida il pubblico maschile attende lo show preceduto dalle solite polemiche che coinvolgono sacerdoti, sindaci e benpensanti comuni. Poche le donne, pochissimi gli abituali frequentatori del teatro, due forse tre gli abbonati che hanno deciso di rimanere.
Le Rockbitch arrivano precedute da due vestali, una bianca ed una nera, si sistemano sul palco e attaccano la musica. Dopo un paio di brani, i loro corpi cominciano ad avvinghiarsi. "Questo è un luogo sacro - urla toccandosi tra le gambe una delle due chitarriste - da qui sono venuti fuori professori, dottori e poliziotti". La cantante, versione povera di Marilyn Manson, non dà confidenza. In abiti virginali sporchi di sangue mestruale, con un grosso membro maschile che fa capolino tra le trine del vestito da sposa che indossa a metà concerto, canta la sua percezione dell'accoppiamento, inneggia all'amore lesbico. Le due vestali continuano a entrare e a uscire dal palco, sempre più marziali, con mantello e senza, con i loro sacri Graal presso le "fumanti incenso are" dei loro amplificatori Marshall. Se un plauso va agli organizzatori per la scelta anticonformista di offrire spettacoli senza pregiudiziali di valore o di genere, la sensazione è che le ragazze pur determinate non riescano ad uscire dal clichè della rock band oltraggiosa per adolescenti e ad operare il coup de theà¢tre necessario in una struttura scenograficamente deputata alla catarsi. Quello che non avviene è il passaggio di testimone tra officianti e pubblico sicchè la loro supposta provocazione intellettuale naufraga paradossalmente in un dècor da spettacolo parrocchiale. Il pubblico non è scosso, i rockers non ballano, gli spettatori non si scatenano. L'appello ad una rappresentazione del sesso libero e paritario si risolve in masturbazioni autoreferenziali, dimenticando la lezione n.1 del punk: abbattere le barriere tra musicista e audience. Sacralizzando la loro liberazione delimitano e congelano il territorio dell' "actio" vanificando l'obiettivo che si erano preposte: liberarci tutti, ma da cosa? Unica concessione, il piccolo gioco a premi del preservativo d'oro gettato tra la folla e raccolto da una coppia. Ma anche questo contatto verrà oscurato dietro le quinte, i due verranno scortati al backstage per un incontro privato con le "cagne" di cui non sapremo mai nulla, e che anzi sembra quasi più frutto della nostra morbosità che possibilità concreta per un giovane metallaro di toccare con mano in una domenica d'inverno il frutto proibito del rock.
<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: maxxx il 2002-02-20 09:54 ]</font>
Arrivano le "cagne" del rock
A Caivano, una performance musical-erotica della band tutta femminile
SIMONA FRASCA - NAPOLI
Le Rockbitch sono una band di sole donne che portano in giro per l'Europa da 13 anni una formula musicale emula degli Slayer. Ben assortite tecnicamente non vogliono apparire innovative e in definitiva la loro musica è niente di più che manierismo metal. Detto questo è chiaro che l'interesse sia tutto spostato sulla dimensione spettacolare del loro show perchè le otto signore franco-inglesi, tenutarie di un castello in Francia, si esibiscono nude e fanno del sesso realmente praticato sul palco l'attrazione principale della loro performance. A Caivano Arte, recente struttura nel cuore dell'hinterland napoletano, in una domenica sera umida il pubblico maschile attende lo show preceduto dalle solite polemiche che coinvolgono sacerdoti, sindaci e benpensanti comuni. Poche le donne, pochissimi gli abituali frequentatori del teatro, due forse tre gli abbonati che hanno deciso di rimanere.
Le Rockbitch arrivano precedute da due vestali, una bianca ed una nera, si sistemano sul palco e attaccano la musica. Dopo un paio di brani, i loro corpi cominciano ad avvinghiarsi. "Questo è un luogo sacro - urla toccandosi tra le gambe una delle due chitarriste - da qui sono venuti fuori professori, dottori e poliziotti". La cantante, versione povera di Marilyn Manson, non dà confidenza. In abiti virginali sporchi di sangue mestruale, con un grosso membro maschile che fa capolino tra le trine del vestito da sposa che indossa a metà concerto, canta la sua percezione dell'accoppiamento, inneggia all'amore lesbico. Le due vestali continuano a entrare e a uscire dal palco, sempre più marziali, con mantello e senza, con i loro sacri Graal presso le "fumanti incenso are" dei loro amplificatori Marshall. Se un plauso va agli organizzatori per la scelta anticonformista di offrire spettacoli senza pregiudiziali di valore o di genere, la sensazione è che le ragazze pur determinate non riescano ad uscire dal clichè della rock band oltraggiosa per adolescenti e ad operare il coup de theà¢tre necessario in una struttura scenograficamente deputata alla catarsi. Quello che non avviene è il passaggio di testimone tra officianti e pubblico sicchè la loro supposta provocazione intellettuale naufraga paradossalmente in un dècor da spettacolo parrocchiale. Il pubblico non è scosso, i rockers non ballano, gli spettatori non si scatenano. L'appello ad una rappresentazione del sesso libero e paritario si risolve in masturbazioni autoreferenziali, dimenticando la lezione n.1 del punk: abbattere le barriere tra musicista e audience. Sacralizzando la loro liberazione delimitano e congelano il territorio dell' "actio" vanificando l'obiettivo che si erano preposte: liberarci tutti, ma da cosa? Unica concessione, il piccolo gioco a premi del preservativo d'oro gettato tra la folla e raccolto da una coppia. Ma anche questo contatto verrà oscurato dietro le quinte, i due verranno scortati al backstage per un incontro privato con le "cagne" di cui non sapremo mai nulla, e che anzi sembra quasi più frutto della nostra morbosità che possibilità concreta per un giovane metallaro di toccare con mano in una domenica d'inverno il frutto proibito del rock.
<font size=-1>[ Questo messaggio è stato modificato da: maxxx il 2002-02-20 09:54 ]</font>