Antonchik ha scritto:Mavco Pizellonio ha scritto:
Ma la storia come disciplina e la commemorazione non sono solo diverse, sono antitetiche. Ed io non posso amarle entrambe.
Lungi da me addentrarmi in un campo che non è il mio e del quale sono solo un amatore che spulcia qua e là di tanto in tanto, ma io ho sempre fatto mio un concetto particolare: La verità storica (per quanto si possa definire verità , dato che il fatto storico è sempre oggetto di distorsioni ed interpretazioni soggettive), per essere tale non ha bisogno di essere decantata?
La commemorazione in senso di celebrazione o la rivisitazione in senso di condanna, non sono elementi che comunque contribuiscono ad un ulteriore filtraggio e scrematura (o anche, all'opposto, aggiunta) di contenuti, come pure una reinterpretazione degli stessi?
Io penso addirittura che la decantazione in questo senso non sia un di più, ma sia strettamente necessaria, perchè una visione realistica, o quantomeno verosimile (verosimile verso una rappresentazione quanto più oggettiva il possibile, pur considerando le varie correnti, scuole e schemi interpretativi) del fatto storico negli anni immediatamente successivi è impossibile.
Mi chiedi se la vertà storica non vada "decantata". In realtà quello che io ho in mente è l'analisi storica, alla fine della quale si giunge ad una proposta di "verità storica". Ma arrivati lì, il compito è finito. Il senso sta nell'analisi stessa, nell'atto del ricercare, non servono ulteriori celebrazioni. Come insegna Marc Bloch, una volta svolta l'analsi il compito dello storico è concluso.
La commemorazione non ha mai a che fare con l'analisi, ha a che fare con la politica, con i valori che si vogliono assumere come positivi per preparare un'azione; ha a che fare col
giudizio - un terreno minato per gli storici. La commemorazione
sacralizza alcuni momenti che si vogliono fondamentali per l'identità di un popolo, di una nazione. Per far questo, sempre, essa coincide con una
semplificazione dei fatti. Prevede che qualcuno abbia ragione e qualcun'altro torto. Prevede di necessità di calare sulle azioni umane collettive le categorie di Bene e di Male. La cosa (per me) spaventosa è che probabilmente ció è necessario.
Se la commemorazione è sacralizzante, la storia è
sacrilega. E' revisionista o non è, si prefigge di mettere in discussione le più care idee di chi la pratica e, al contrario della commemorazione,
complica la visione del passato.
La commemorazione ha a che fare con la retorica del dolore, del sacrificio, del simbolo; istituisce valori e fonda un linguaggio che non puó essere messo in discussione.
La storia decostruisce quel linguaggio, teme ogni retorica e sottopone ogni cosa a critica: questa è la sua unica fede.
Ovviamente, hai ragione, negli anni in cui i fatti storici sono recenti, rappresentano ancora simboli e fondano linguaggi, ció è quasi impossibile.
Chiedo scusa a Canella per l'ot.