[O.T.] Referendum elettorale

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zio
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#856 Messaggio da zio »

zio ha scritto:
Capitanvideo ha scritto:
bocha ha scritto:la storia dell'acam di capitano mi ha commosso :D
la quoto tutta dalla A alla Z
Grazie. Non e' facile ricostruire i percorsi intrallazzosi dei politici, ma bisogna darsi da fare per farsi inculare meno, o almeno per rispondere a tono a chi lancia i soliti slogan triti e ritriti.

scusa, e faccio una domanda innocente, ma la gabbanelli non ne ha mai parlato?
mi sembra strano.
faccio un'altra domanda, questa volta meno innocente.
l'Espresso ne ha parlato?
poichè fa inchieste su tutte le amministrazioni italiane.

mmm. non ricevo risposta.
mi sa di no.

p.s. capitano il prossimo anno votate il sindaco di La spezia, vero?
sai che sta girando per incontrare gli elettori dell'ultima tornata elettorale? i verdi sono molto critici e vorrebbero trombarlo.
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw

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pan
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#857 Messaggio da pan »

Capitanvideo ha scritto:Insomma, dopo tre giorni non interessa piu' a nessuno dei Referendum? Eppure non ho mai visto tanta partecipazione.

UP!!! Che ci sono i primi possibili risvolti. Negativi.

Aziende pubbliche, porte riaperte ai politici “trombati”. Effetto collaterale del referendum sull’acqua

ROMA – Undicimila posti sparsi nei consigli di ammnistrazione di quasi 4.500 società che tornano a disposizione dei politici “trombati”. E’ “l’effetto collaterale” della battaglia sull’acqua pubblica che, nel primo dei quesiti votati domenica e lunedì, ha cancellato la riforma del 2008 e il decreto Ronchi del 2009. Con loro se ne va anche il regolamento attuativo, che dall’anno scorso aveva provato a bloccare le porte girevoli fra enti locali e partecipate. Porta che ora si sono inaspettatamente spalancate di nuovo. A Torino ad esempio i primi dei “non eletti” già scalpitano e prenotano incarichi nelle società partecipate dal Comune, c’era una volta il divieto per chi si era candidato alle elezioni.

Le migliaia di sindaci, presidenti di Provincia, assessori e consiglieri che hanno dovuto dire addio all’incarico dopo le elezioni di maggio hanno ora una seconda, insperata, chance: si riaprono per loro le porte dei consigli di amministrazione delle società partecipate dalle amministrazioni locali.

All’indomani delle amministrative dello scorso mese, che ha coinvolto il 15% degli enti locali italiani, tra spoil system e mandati in scadenza naturale, si possono stimare 1.500/2000 posti in palio nei prossimi mesi solo nelle società, all’interno di una partita che in tutti i Comuni e le Province vale oltre 11.500 posti (più altri 7mila nei consorzi). A offrire, involontariamente e inconsapevolmente, questa seconda opportunità agli ex politici sono i 25,9 milioni di “sì” ottenuti dal primo quesito referendario, intitolato “privatizzazione dell’acqua” ma che in realtà chiedeva l’abolizione dell’intera disciplina recente dei servizi pubblici locali. Con la “semi-riforma” del 2008 e la riscrittura del decreto Ronchi nel 2009, il referendum ha buttato a mare anche tutti i regolamenti attuativi, compreso quello che provava a impedire ai politici non rieletti, e ai loro amici, di ricollocarsi nei consigli di amministrazione delle partecipate.

Non che la griglia delle incompatibilità introdotta dai decreti attuativi avesse le maglie strettissime, ma era di certo meglio di niente. Varata nel settembre 2010, con appena due anni di ritardo sul calendario previsto che aveva salvato i rinnovi legati alle amministrative 2009 e 2010, il regolamento era stato oggetto di un braccio di ferro infinito e di continue riscritture.La regola finale era semplice: qualsiasi amministratore locale, in giunta o in consiglio, in maggioranza o in opposizione (per evitare spinte nella carriera favorite da un rovescio elettorale che porta l’ex minoranza a gestire l’ente), avrebbe dovuto fermarsi per almeno tre anni prima di ambire a una poltrona in consiglio di amministrazione. La stessa regola poi doveva applicarsi a chi avesse ricoperto un incarico in una delle 337 Unioni che raggruppano 1.708 Comuni italiani (più di un quinto del totale) e chiudeva le porte dei cda per un triennio anche a chi avesse preso posto in una commissione di gara organizzata dalla stessa società.

La larga vittoria del “sì” nel primo quesito referendario ha cancellato tutto questo e ha restituito libertà totale nelle nomine, cancellando inoltre anche tutti i limiti alle incompatibilità di “secondo livello”, meno visibile rispetto a quello relativo ai consigli di amministrazione ma ugualmente importante per una gestione il più possibile libera da conflitti di interesse. Dopo essersi occupato dei cda, infatti, il regolamento cancellato insieme alle norme a cui si riferiva impediva anche di affidare incarichi di gestione dei servizi nelle partecipate agli amministratori e ai dirigenti dell’ente socio, ai loro parenti fino al quarto grado, ai consulenti e ai collaboratori dell’ente locale e a chi avesse partecipato a commissioni di gara. Anche in questo caso, l’incompatibilità sopravviveva per tre anni al mandato politico o all’incarico amministrativo che l’aveva generata. Un terzo filtro agiva invece sulle commissioni di gara, e impediva l’accesso a tutti i dipendenti dell’ente e agli ex dipendenti usciti dal Comune o dalla Provincia negli ultimi due anni. Cancellata, infine, anche una norma entrata anche nell’agenda dei vari provvedimenti ‘anti-corruzione’ discussi ma mai approvati nell’ultimo anno, che avrebbe escluso dalle commissioni di gara chiunque avesse concorso, in base a una sentenza non sospesa, ad atti illegittimi in precedenti selezioni.

Dopo questa sforbiciata, l’unica incompatibilità rilevante che rimane in vigore nell’ordinamento delle partecipate è quella introdotta nel 2007 che impedisce di far sedere nei cda chi ha chiuso bilanci in perdita negli ultimi tre anni. Rimane, ma molto in teoria… La regola, introdotta dall’allora ministro per gli Affari regionali e Autonomie locali, Linda Lanzillotta, all’inizio aveva creato un dibattito acceso ma è poi stata progressivamente attenuata, sbarrando la strada per esempio ai soli amministratori protagonisti di bilanci con perdite crescenti, e appare ora praticamente accantonata nella prassi.


Capitano, la campagna elettorale è finita.
O ti stai allenando per l'opposizione? :-D
Non seguire le orme degli antichi, ma quello che essi cercarono. (Matsuo Basho,1685) - fa caldo l'Italia è sull'orlo di un baratro e non scopo da mesi (cimmeno 2009) - ...stai su un forum di segaioli; dove pensavi di stare, grande uomo? (sunday silence,2012)

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bellavista
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#858 Messaggio da bellavista »

pan ha scritto:
Capitanvideo ha scritto:Insomma, dopo tre giorni non interessa piu' a nessuno dei Referendum? Eppure non ho mai visto tanta partecipazione.

UP!!! Che ci sono i primi possibili risvolti. Negativi.

Aziende pubbliche, porte riaperte ai politici “trombati”. Effetto collaterale del referendum sull’acqua

ROMA – Undicimila posti sparsi nei consigli di ammnistrazione di quasi 4.500 società che tornano a disposizione dei politici “trombati”. E’ “l’effetto collaterale” della battaglia sull’acqua pubblica che, nel primo dei quesiti votati domenica e lunedì, ha cancellato la riforma del 2008 e il decreto Ronchi del 2009. Con loro se ne va anche il regolamento attuativo, che dall’anno scorso aveva provato a bloccare le porte girevoli fra enti locali e partecipate. Porta che ora si sono inaspettatamente spalancate di nuovo. A Torino ad esempio i primi dei “non eletti” già scalpitano e prenotano incarichi nelle società partecipate dal Comune, c’era una volta il divieto per chi si era candidato alle elezioni.

Le migliaia di sindaci, presidenti di Provincia, assessori e consiglieri che hanno dovuto dire addio all’incarico dopo le elezioni di maggio hanno ora una seconda, insperata, chance: si riaprono per loro le porte dei consigli di amministrazione delle società partecipate dalle amministrazioni locali.

All’indomani delle amministrative dello scorso mese, che ha coinvolto il 15% degli enti locali italiani, tra spoil system e mandati in scadenza naturale, si possono stimare 1.500/2000 posti in palio nei prossimi mesi solo nelle società, all’interno di una partita che in tutti i Comuni e le Province vale oltre 11.500 posti (più altri 7mila nei consorzi). A offrire, involontariamente e inconsapevolmente, questa seconda opportunità agli ex politici sono i 25,9 milioni di “sì” ottenuti dal primo quesito referendario, intitolato “privatizzazione dell’acqua” ma che in realtà chiedeva l’abolizione dell’intera disciplina recente dei servizi pubblici locali. Con la “semi-riforma” del 2008 e la riscrittura del decreto Ronchi nel 2009, il referendum ha buttato a mare anche tutti i regolamenti attuativi, compreso quello che provava a impedire ai politici non rieletti, e ai loro amici, di ricollocarsi nei consigli di amministrazione delle partecipate.

Non che la griglia delle incompatibilità introdotta dai decreti attuativi avesse le maglie strettissime, ma era di certo meglio di niente. Varata nel settembre 2010, con appena due anni di ritardo sul calendario previsto che aveva salvato i rinnovi legati alle amministrative 2009 e 2010, il regolamento era stato oggetto di un braccio di ferro infinito e di continue riscritture.La regola finale era semplice: qualsiasi amministratore locale, in giunta o in consiglio, in maggioranza o in opposizione (per evitare spinte nella carriera favorite da un rovescio elettorale che porta l’ex minoranza a gestire l’ente), avrebbe dovuto fermarsi per almeno tre anni prima di ambire a una poltrona in consiglio di amministrazione. La stessa regola poi doveva applicarsi a chi avesse ricoperto un incarico in una delle 337 Unioni che raggruppano 1.708 Comuni italiani (più di un quinto del totale) e chiudeva le porte dei cda per un triennio anche a chi avesse preso posto in una commissione di gara organizzata dalla stessa società.

La larga vittoria del “sì” nel primo quesito referendario ha cancellato tutto questo e ha restituito libertà totale nelle nomine, cancellando inoltre anche tutti i limiti alle incompatibilità di “secondo livello”, meno visibile rispetto a quello relativo ai consigli di amministrazione ma ugualmente importante per una gestione il più possibile libera da conflitti di interesse. Dopo essersi occupato dei cda, infatti, il regolamento cancellato insieme alle norme a cui si riferiva impediva anche di affidare incarichi di gestione dei servizi nelle partecipate agli amministratori e ai dirigenti dell’ente socio, ai loro parenti fino al quarto grado, ai consulenti e ai collaboratori dell’ente locale e a chi avesse partecipato a commissioni di gara. Anche in questo caso, l’incompatibilità sopravviveva per tre anni al mandato politico o all’incarico amministrativo che l’aveva generata. Un terzo filtro agiva invece sulle commissioni di gara, e impediva l’accesso a tutti i dipendenti dell’ente e agli ex dipendenti usciti dal Comune o dalla Provincia negli ultimi due anni. Cancellata, infine, anche una norma entrata anche nell’agenda dei vari provvedimenti ‘anti-corruzione’ discussi ma mai approvati nell’ultimo anno, che avrebbe escluso dalle commissioni di gara chiunque avesse concorso, in base a una sentenza non sospesa, ad atti illegittimi in precedenti selezioni.

Dopo questa sforbiciata, l’unica incompatibilità rilevante che rimane in vigore nell’ordinamento delle partecipate è quella introdotta nel 2007 che impedisce di far sedere nei cda chi ha chiuso bilanci in perdita negli ultimi tre anni. Rimane, ma molto in teoria… La regola, introdotta dall’allora ministro per gli Affari regionali e Autonomie locali, Linda Lanzillotta, all’inizio aveva creato un dibattito acceso ma è poi stata progressivamente attenuata, sbarrando la strada per esempio ai soli amministratori protagonisti di bilanci con perdite crescenti, e appare ora praticamente accantonata nella prassi.


Capitano, la campagna elettorale è finita.
O ti stai allenando per l'opposizione? :-D
Basta rifare un decreto e ri-introdurre la norma ;) Il decreto lo deve fare il governo. Chi è al governo? ;)

Invece questo articoletto vorrebbe far ricadere la responsabilità su chi ha votato il referendum se le municipalizzate si riempiono di politici trombati, siamo alle solite comiche ;)
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi

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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#859 Messaggio da donegal »

Barabino ha scritto:lo guardo e l'ho guardato...
Non volevo metterti nel calderone, non ho motivo di dubitare della tua sincerità.
Mi ha solo stupito l'intervento.
Maturità e depravazione battono sempre gioventù e bellezza

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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#860 Messaggio da zio »

dai su basta!
facciamo l'amore e così sia.

foto incredibile dalle contestazioni dei tifosi del Vancouver per aver perso lo scudetto dell'hokey.
chissà se sarà vera o se è fatta ad arte, come quella più famosa del bacio sulla via di parigi.
cmq è bella.
e loro sono belli.

Immagine

"mia figlia? si, è andata alla partita con gli amici. si, si era messa quel bel maglioncino celeste cielo e le paperine...no, non aveva la minigonnam aveva i pantaloni larghi.....perchè?... oddio non ditemi che gli è successo qualcosa!!!!!!!"
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#861 Messaggio da Capitanvideo »

zio ha scritto: faccio un'altra domanda, questa volta meno innocente.
l'Espresso ne ha parlato?
poichè fa inchieste su tutte le amministrazioni italiane.

mmm. non ricevo risposta.
mi sa di no.

p.s. capitano il prossimo anno votate il sindaco di La spezia, vero?
sai che sta girando per incontrare gli elettori dell'ultima tornata elettorale? i verdi sono molto critici e vorrebbero trombarlo.
Non ne parla nessuno, e anche qui in città per ricostruire la vicenda c'e' da impazzire. Non ho nessuna prova di quello che ho scritto, raccolgo solo testimonianze.
Sarei pronto a scommettere che sia tutto vero, ma ci si puo' solo fare il sangue marcio e basta.

Si, scade il mandato del sindaco piu' inutile che io ricordi. Ora, e per un anno, magicamente comincerà a fare qualcosa. Di sbagliato, di inutile, di spreco, ma qualcosa farà, per dimostrare che esiste.
“Il più bravo, anche se è il più bravo e ne si ammiri il talento, non può prendersi tutto”

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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#862 Messaggio da Capitanvideo »

bellavista ha scritto: Basta rifare un decreto e ri-introdurre la norma ;) Il decreto lo deve fare il governo. Chi è al governo? ;)

Invece questo articoletto vorrebbe far ricadere la responsabilità su chi ha votato il referendum se le municipalizzate si riempiono di politici trombati, siamo alle solite comiche ;)
Si, reintroduci una norma appena cancellata dal volere popolare? Queste porcherie le puoi fare solo se i malfattori sono tutti d'accordo, come per il finanziamento pubblico ai partiti.

Qui invece c'e' da mangiare per tutti, col benestare dei cittadini.

Un capolavoro.
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#863 Messaggio da repeat »

Capitanvideo ha scritto:
bellavista ha scritto: Basta rifare un decreto e ri-introdurre la norma ;) Il decreto lo deve fare il governo. Chi è al governo? ;)

Invece questo articoletto vorrebbe far ricadere la responsabilità su chi ha votato il referendum se le municipalizzate si riempiono di politici trombati, siamo alle solite comiche ;)
Si, reintroduci una norma appena cancellata dal volere popolare? Queste porcherie le puoi fare solo se i malfattori sono tutti d'accordo, come per il finanziamento pubblico ai partiti.

Qui invece c'e' da mangiare per tutti, col benestare dei cittadini.

Un capolavoro.
Sul benestare dei cittadini non ci metterei la mano sul fuoco...
... sul resto, invece, l'inciucio di convenienza è sempre dietro l'angolo. Come per il finanziamento pubblico ai partiti... ops, pardon, volevo dire il "rimborso elettorale". 8)

Acqua, il Pd fa già retromarcia
I sindaci spaccati sulla gestione pubblica

Problemi tra l'azienda che gestisce i servizi per l'acqua e il partito che, attraverso i Comuni, la controlla. Risultato? Per ora non cambia niente, le convenzioni restano. "E' il parlamento che deve intervenire", dicono i sindaci dell'Emilia Romagna. Ma per Cinque Stelle, Idv e Comitati la risposta non basta: "Vogliono solo prender tempo"


Passata l’euforia della vittoria ora il Pd si trova davanti, soprattutto in Emilia Romagna, Toscana e Liguria, al bivio più importante, ampiamente annunciato e previsto: la gestione dei servizi idrici. Lo scorporo dalle aziende – delle quali il Pd, attraverso i suoi sindaci, è azionista di maggioranza in queste tre regioni – delle risorse idriche.

Almeno questa sarebbe la scelta naturale e politica. Ma i Comuni che gestiscono i serv izi idrici dall’acqua hanno notevoli proventi e non tutti sono per questa soluzione. Qualcuno dice che, abrogata la legge con il referendum, bisogna attendere che il parlamento ne voti una nuova, altri – come il sindaco di Bologna Virginio Merola – chiedono di “poter festeggiare in santa pace il buon risultato”.

Un caos, come si dimostra già in questi giorni in Emilia Romagna dove di servizi idrici sono affidati alle mani di Hera, azienda pubblica di stampo Pd, ovviamente.
L’azienda aveva annunciato alla vigilia dei referendum che se avesse vinto il sì loro avrebbero smesso di investire. Ieri, dopo una lunga riunione, è stato deciso che per ora gli investimenti della società multiservizi proseguiranno, per ben 26,5 milioni di euro, ma sul futuro incombe il verdetto popolare.

Adesso che la sbornia di chi ha gioito per il risultato sta terminando, restano molti punti interrogativi per capire quali ripercussioni pratiche avrà l’espressione del voto popolare. La questione dell’acqua è quella che richiede un intervento più tempestivo. Il responso del 12 e 13 giugno ha messo in difficoltà il colosso Hera Spa che in Regione opera in regime di monopolio: votare sì al secondo quesito ha significato abrogare la possibilità di remunerare gli investimenti fatti. E mentre emerge l’esigenza di una legge nazionale che colmi il vuoto normativo creatosi, c’è chi fatica a rimboccarsi le maniche e si gode il clima della festa. È Virginio Merola, il sindaco di Bologna, che non pare preoccuparsi troppo dei rapporti con la multiutility: “Per adesso godiamoci il buon risultato del referendum, le conseguenze del voto popolare su Hera le valuteremo. Devo ancora incontrare l’azienda e bisogna vedere anche quali decisioni assumerà il Parlamento”.

Certo il Transatlantico fa melina e continua a essere in preda ai marosi di una maggioranza scompaginata dalla batosta delle urne, ma non per questo la soluzione dei problemi locali va procrastinata. A provarlo è la stessa Hera che continua a chiudere i conti in rosso: 187 milioni di euro è l’ammontare andato in fumo nell’ultimo periodo, pari alla diminuzione della capitalizzazione che c’è stata tra il 3 e il 13 giugno.

Il problema c’è, è delicato e racconta di un conflitto di interessi in casa del Pd regionale, che lo sta portando a un’incrinatura dei rapporti con Hera. Se il Pdl ha cavalcato la linea del non voto per proteggere il presidente del Consiglio dai suoi processi, il Pd ha fatto dei referendum un vessillo politico per tentare l’ultima spallata a un governo traballante. In questo momento la retorica dei tardivi convincimenti non serve più, devono seguire i fatti.

Liana Barbati, capogruppo regionale dell’Idv, ha chiesto le dimissioni di Andrea Viero, direttore generale di Iren Spa, azienda che coordina l’attività delle società territoriali dell’Emilia Romagna per la gestione operativa del ciclo idrico integrato e di Maurizio Chiarini, amministratore delegato di Hera, che prima del voto aveva detto: “Se vincerà il sì, il referendum bloccherà gli investimenti con effetti pesanti per l’occupazione e pericolosi per i consumatori”. “Solo fumo negli occhi”, le parole di Barbati per il Movimento 5 Stelle che in un comunicato accusa direttamente il partito di Di Pietro: “L’Idv vuole scaricare le sue responsabilità politiche visto che governa con il Pd e ha avvallato le scelte di Hera. Si vuole davvero cambiare e rispettare il voto degli italiani? Si scorpori l’acqua da Iren ed Hera e si dia in mano ai consorzi pubblici eletti direttamente dai cittadini e non dai partiti con le solite spartizioni”.

L’unica reazione in tal senso, tra le fila dei sindaci Pd, sembra quella di Roberto Balzani, primo cittadino di Forlì: “L’abolizione dell’articolo 23 bis, che avrebbe imposto la gestione ai privati per decreto, ci permette di ragionare sulla possibilità di affidare il servizio oggi svolto da Hera a Romagna Acque. È una società interamente pubblica, capitalizzata, che se impiega bene i mezzi che ha, può essere in grado di assicurare una buona gestione pubblica dell’acqua. Certo, è una sfida, ma è una possibilità che dobbiamo valutare”.

Balzani, al momento, è l’unico che ha tentato di sciogliere il “nodo gordiano” del Pd, come l’ha definito Pietro Vandini, capogruppo del Movimento 5 Stelle di Ravenna. Vandini ha depositato un’interrogazione con richiesta di discussione in consiglio comunale per sapere “come farà il Pd a districarsi, dopo aver appoggiato l’abrogazione della quota di remunerazione del capitale, quando è noto che i suoi uomini sono dentro al management di Hera, la multiutility che ha affermato a mezzo stampa che il referendum non potrà avere alcun effetto pratico”. Si guarda a un futuro prossimo ma incerto: “Pare infatti – prosegue Vandini- che già sia pronta una proposta di legge targata Pd che, all’abrogato articolo 154 del d.l. 152/2006, voglia sostituire una norma secondo cui un 4 per cento della tariffa venga assegnata all’azienda erogatrice nella forma della copertura del rischio d’impresa”.

Il Movimento 5 Stelle valuta questa strategia del Pd come una chiara volontà di “ripristinare la remunerazione del capitale abrogata dal referendum, una proposta che si colloca nella scia della politica liberista che -dicono- ci perseguita da 20 anni e che il vertice del Pd è il più coerente ad incarnare”.

Il sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci dovrà trovare una risposta convincente anche un’altra interrogazione depositata in Comune. A firmarla Nereo Foschini e Alberto Ancarani, capogruppo e vice del Pdl locale. Alla base delle loro domande al sindaco una considerazione: “Grazie alle opportunità previste dal decreto Ronchi, Hera aveva assicurato investimenti rilevanti per il miglioramento del servizio idrico e ad oggi gli investimenti realizzati, in corso di realizzazione o da realizzare sono finanziati e remunerati con la tariffa approvata da Ato 7 Ravenna, in contraddittorio con il gestore Hera e di conseguenza pagati dai cittadini con le bollette”. Tenendo conto di ciò i consiglieri del Pdl ritengono che “l’esito referendario ponga in serio dubbio la realizzazione degli investimenti programmati, come peraltro dichiarato pubblicamente dal management di Hera”.

Che cosa succederà adesso è la domanda che tutti si stanno facendo. Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente del patto di sindacato dei soci pubblici di Hera, ha gettato – è il caso di dirlo – acqua sul fuoco: “E’ opportuno e utile – ha detto – tenere conto che ci sono convenzioni in essere con le aziende, contratti vigenti che vanno rispettati e che non vengono messi in discussione dai referendum”. Insomma, la palla passa di nuovo alla holding Hera. Il suo direttore generale Roberto Barilli, in un incontro tenutosi alla Provincia di Bologna, ha manifestato a Emanuele Burgin, assessore provinciale all’ambiente in rappresentanza dell’autorità d’ambito (Ato), la “piena disponibilità a proseguire gli investimenti già previsti dalla vigente convenzione, che per il 2011 ammontano a 26,5 milioni di euro”. “Ato ed Hera concordano – si legge in una nota- sulla validità dell’attuale convenzione, nell’attesa di poter riprendere detto percorso anche alla luce della nuova normativa che sarà definita in seguito al referendum”.

(Il Fatto Quotidiano)
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/06 ... io/118481/

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Stare in campana, please. Perché questi (PD incluso) sono bravissimi a far rientrare dalla finestra ciò che è uscito dalla porta.
:wink:
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#864 Messaggio da Blif »

Il referendum ha abolito l'obbligo di affidare la gestione a compagnie private o miste,
un obbligo sbagliato perché distorsivo. Ora non c'è più obbligo. Punto.

Là dove la gestione pubblica funziona bene si può continuare ad averla,
là dove la gestione privata funziona bene si può continuare ad averla.
Dove una delle due non funziona, è il caso che si provi qualcos'altro, e nulla lo vieta.
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#865 Messaggio da tiffany rayne »

Blif ha scritto:Il referendum ha abolito l'obbligo di affidare la gestione a compagnie private o miste,
un obbligo sbagliato perché distorsivo. Ora non c'è più obbligo. Punto.

Là dove la gestione pubblica funziona bene si può continuare ad averla,
là dove la gestione privata funziona bene si può continuare ad averla.
Dove una delle due non funziona, è il caso che si provi qualcos'altro, e nulla lo vieta.
Perfetto.

Per l'ennesima volta ricordo che in Italia non esiste il referendum propositivo. Quindi il referendum non ha detto che non può esistere una gestione privata ma che non c'è piu' l'obbligo di farla diventare tale come voleva la legge in vigore.

Ma per alcuni questo sembra davvero difficile da capire.

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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#866 Messaggio da repeat »

tiffany rayne ha scritto:
Blif ha scritto:Il referendum ha abolito l'obbligo di affidare la gestione a compagnie private o miste,
un obbligo sbagliato perché distorsivo. Ora non c'è più obbligo. Punto.

Là dove la gestione pubblica funziona bene si può continuare ad averla,
là dove la gestione privata funziona bene si può continuare ad averla.
Dove una delle due non funziona, è il caso che si provi qualcos'altro, e nulla lo vieta.
Perfetto.

Per l'ennesima volta ricordo che in Italia non esiste il referendum propositivo. Quindi il referendum non ha detto che non può esistere una gestione privata ma che non c'è piu' l'obbligo di farla diventare tale come voleva la legge in vigore.

Ma per alcuni questo sembra davvero difficile da capire.
Giusto.
... poi c'è anche la più importante questione dell'abrogazione referendaria della remunerazione (7%) per gli investimenti fatti.
Che è poi la cosa che più sta a cuore ai "privati".

Ora, soprattutto questa parte si cercherà di far rientrare dalla finestra (nel PD infatti già parlano di 4% per "rischio d'impresa").

Sugli ideali possono anche farci discutere. Ma non toccategli i soldi... perché a quel punto diventano intrattabili.
8)
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#867 Messaggio da zio »

bè sai com'è...ci saranno accordi con le banche finanziatrici sugli investimenti, piani finanziari.
non è che le banche diano i soldi senza garanzie.
posso capire benissimo il disorientamento di chi opera e lavora nelle privatizzate municipali.
ma stiamo scherzando?
piuttosto sarebbe interessante andare a rompere il monopolio delle municipalizzate per i lavori pubblici.
quello si che è scandaloso.
faccio un esempio: lottizzazione. urbanizzazioni. rete acqua e gas da realizzare. tu fai richiesta, ti fanno il preventivo e realizzano loro (subapaltando a loro volta). spendi due tre volte il costo reale. e la libera concorrenza dove sta? sono tutte municipalizzate privatizzate.
così riesco anche io a fare l'amministratore delegato. faccio il preventivo con obbligo di contratto....
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#868 Messaggio da repeat »

zio ha scritto:bè sai com'è...ci saranno accordi con le banche finanziatrici sugli investimenti, piani finanziari.
non è che le banche diano i soldi senza garanzie.
posso capire benissimo il disorientamento di chi opera e lavora nelle privatizzate municipali.
ma stiamo scherzando?

piuttosto sarebbe interessante andare a rompere il monopolio delle municipalizzate per i lavori pubblici.
quello si che è scandaloso.
faccio un esempio: lottizzazione. urbanizzazioni. rete acqua e gas da realizzare. tu fai richiesta, ti fanno il preventivo e realizzano loro (subapaltando a loro volta). spendi due tre volte il costo reale. e la libera concorrenza dove sta? sono tutte municipalizzate privatizzate.
così riesco anche io a fare l'amministratore delegato. faccio il preventivo con obbligo di contratto....
Sì, zio, è un po' la scusa che hanno già usato quando, uscito dalla porta il finanziamento pubblico ai partiti, hanno avuto la geniale idea di far rientrare dalla finestra il rimborso elettorale. "Siamo (i partiti, cioè) pieni di debiti, non potete toglierci il finanziamento, altrimenti dobbiamo chiudere e pagare le banche o vendere gli immobili che abbiamo intestati per fare politica o per pagare i nostri debitori".

Del loro disorientamento me ne frego. Il popolo (non le banche) ha deciso che la remunerazione degli investimenti fatti non deve far parte del canone. Se i privati vogliono entrare nell'affare o vogliono rimanerci, lo facciano alle nuove condizioni.

Sulle municipalizzate, hai tutte le ragione del mondo. Per altro, il 30% degli appalti (o comunque tutti quelli sotto una certa soglia di spesa) avviene senza gara pubblica. E' una gran bella mangiatoia...
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.

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Helmut
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#869 Messaggio da Helmut »

Ma nella sostanza cosa cambia...???
Un'azienda pubblica (che per l'elettore medio dde sinistraaaé sempre brava, bella e buona) deve comunque sottostare a regole di profitto, di bilancio e di competitivita'.

Sempre seguendo il filo ideologico quindi, é un'azienda che ha regole di mercato esattamente come una privata.

Mi dira' allora l'EMDS"si ma il profitto di un'azienda pubblica é limitato, quello di una privata succhia il sangue dei contribuenti".

Aaahhhhhh..., rispondo io... :-D
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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zio
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Re: [O.T.] Referendum elettorale

#870 Messaggio da zio »

repeat,
don't worry....
ecco a voi:
La salvezza del pianeta!!! Grazie a questo nuovo ritrovato della scienza, il bikini fotovoltaico, potrai far prendere il sole alla tua bella con tette e chiappe tappezzate di pannelli fotovoltaici e ricaricare il tuo iPod semplicemente infilando lo spinotto dove più ti aggrada: "Nello slip è incorporata una porta usb". mi raccomando però repeat.....infila solo la presa usb....

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