geppino666 ha scritto: ↑16/01/2021, 14:08
Scrivo qui invece che sul blog perché là non riesco a postare immagini.
Certo che sarebbe interessante sapere che ne pensavano gli esercenti di hotel, ristorante, negozi ecc di avere la loro attività usata come "sfondo" per un fotoromanzo porno (ovviamente alcuni negozi sono cambiati)
Per esempio, Il Carlton Hotel (207 bd. Raspail)
è diventato un Mercure
(anche la cartoleria a fianco è diventata una sala da the)
il negozio orientale di simone bordel (39, rue monsieur-le-prince)
era diventato un ristorante-enoteca (anche quello ha poi chiuso)
e cosi via
Geppino666
Me lo son chiesto spesso anch’io. Le casistiche sono due:
1. L’esercizio del quale l’esterno appare solo nel sottofondo.
2. L’esercizio che viene effettivamente usato, nei suoi interni, per giare scene.
Nel primo caso nulla da fare (semmai i gestori si sentono offesi) perché la facciata è luogo pubblico e non si può chiedere danni morali né tantomeno soldi.
Nel secondo caso i locali vengono affittati con regolari contratti, ma anche in questi casi le casistiche si dividono ulteriormente: 1. I gestori sapevano che si sarebbero girate scene porno, e 2. Sapevano che si sarebbe girato un film, ma non porno.
Nel primo di questi casi, pace.
Pecunia non olet e anzi, spesso (come raccontano diverse interviste o biografie di direttori o attrici porno) i gestori restavano sul luogo a fare i divertiti guardoni. Pensa al negozio di moda nel film “La rabatteuse” del 1977, dove vediamo entrare a far acquisti Emanuelle Pareze (come cliente), Claude Janna come commessa ma anche una scena di sesso (nell’interno) con altra commessa, Daniele Troeger.
Nel secondo dei casi, la storia del cinema porno è piena zeppa di “raggiri” dove ai proprietari venne detto che si sarebbe girato un film normale ma poi, girarono invece scene porno. I casi più eclatanti (ma ce ne sono a decine e decine da raccontare) riguardano i famosi film americani “Debbie Does Dallas” del 1978 (dove Merle Michaels fa un pompino a un attore—culminante in abbondante sborrata facciale—tra i scafali della biblioteca della Pratt Institute di New York) e “Good Girls of Godiva High” del 1979, con diverse scene girate nella piscina e le docce di un liceo di alto bordo di Los Angeles. In entrambi i casi, alcuni amministratori di quei istituti furono successivamente licenziati per incompetenza, perché il fatto ha creato “un danno alla buona reputazione” dei due istituti. Molto più di recente il caso più famoso sarebbe la location del film “Il confessionale” dove scene di sesso furono girate in Italia in una chiesa, nella sacrestia e negli uffici della parrocchia all’insaputa del parroco che diede permesso di girare ciò che quel povero prete di provincia credeva fosse un film “normale”
https://www.repubblica.it/2003/i/sezion ... rsica.html
Infine possiamo aggiungere il caso del film “The Pyramid” dove – a detta del produttore Woodman – avrebbero girato effettivamente scene di sesso all’aperto a ridosso di alcune piramidi egiziane. Non ho mai capito se tali scene furono manipolate digitalmente, come sospetto, perché a fare una cosa simile (la scena includeva sodomia, che oltre al “oltraggio al pubblico decoro” per il sesso in pubblico è anche reato di per sé, anche fosse girato in un locale chiuso) in Egitto si rischia non solo la galera, ma addirittura (qualora fosse provato anche l’oltraggio alla religione) una condanna a morte.
Ah, quasi dimenticavo una ulteriore categoria, quello di un locale affittato per giare alcune scene caste ma con le scene “hard” girate altrove. E il caso, credo, di diversi “esterni” di alberghi che appaiono sulle pagine di Supersex (o di qualche film) dove l’effettiva scena di sesso venne invece girata in uno studio, perché le camere dell’albergo vere sarebbero troppo piccole per accomodare attori, membri dell’équipe, macchinari, luci (da ricordare che negli anni ’70-’80 i macchinari dell’apparato tecnico necessario per girare film era assai ingombrante). Posso testimoniare di un caso, l’albergo parigino usato nel film “Hôtel bon plaisir” del 1981. Perché nei miei giorni di giovane ricercatore sempre a corto di denaro, costretto a pernottare in alberghi da 1 stella quando non addirittura negli ostelli, in quell’albergo ci sono stato. La “reception” dove girarono le scene caste e vestite tra Alban Ceray (capo concierge) e Laura May (aspirante cameriera) era effettivamente quella dell’albergo, ma le camere dove si svolgono le scene di sesso, no: quelle vere dell’albergo erano talmente anguste che il letto toccava tre lati della camera, c’era appena abbastanza spazio per aprire la porta. Oddio, ai gestori dell’albergo probabilmente non sarebbe fregato nulla se vi ci scopasse anche: mi ricordo che da metà pomeriggio fino all’ora di cena nelle camere accanto (i muri erano sottili come il cartone) si sentiva un costante via vai di prostitute con il loro finti gemiti ad alta voce per fare credere ai clienti che stessero divertendosi anche loro (“Oddio! Vengo! Vengo anch’io! Sei un toro! Non ho mai goduto tanto! OK, duecento franchi, grazie.”

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