tiffany rayne ha scritto:La censura, inutile girarci attorno, di questo si tratta, ottiene di solito il risultato opposto a quello sperato.
Quindi i servi del berlusca che i RAI hanno brindato per la partenza di Santoro e Saviano secondo me hanno poco da festeggiare. Tra l'altro ormai sono sputtanati (vicenda Bisignani), a quello che dirà la RAI sempre piu' berlusconizzata non ci crederà nessuno. Giusto solo i fans del berlusca ci potranno credere.
Sono ovviamente d'accordo, tiffany.
Mi piacerebbe, però, mettere a fuoco quello che, a mio avviso, è il problema dei problemi, la reale natura di questo conflitto d'interesse: e cioè,
l'evidente vantaggio strategico-economico del gruppo Mediaset nelle vicende RAI e, quindi, anche e soprattutto nel mercato della raccolta pubblicitaria. E sono migliaia di milioni di euro, mica noccioline.
Vedi, finchè parliamo di censura (innegabile... nonostante i giri di valzer dialettici e le ridicole obiezioni polemiche dei berluscones), si fa il loro gioco, perché si resta sul campo degli "ideali", delle "opportunità" e delle interpretazioni, più o meno interessate, che si possono dare del "servizio pubblico".
Anzi, Mediaset ci fa pure una bella figura... eh già perchè mentre in RAI si censura, a Mediaset trionfano la libertà d'espressione e di opinione. E infatti, Pier Silvio ci ha tenuto a farci sapere che lui avrebbe voluto Floris... (la domanda è fin troppo scontata: perché non lo ha preso, allora? I soldi per fargli un'offerta non gli mancavano...).
Come vedi, Tiffany, in questo mare ci sguazzano.
La presa per il culo è sempre stata il loro piatto forte. D'altra parte, sono degli imbonitori, non scordarlo mai.
Ma qui, invece, c'è qualcosa di molto più torbido e squallido: la truffa colossale e il clamoroso danno economico che si sta facendo alla RAI (intesa come azienda pubblica).
La vicenda Santoro - per conto mio, gravissima - è solo la punta dell'iceberg. Un "casus belli", se vuoi. Dal punto di vista politico (la censura verso un opinionista scomodo), dal punto di vista aziendale (la RAI, incomprensibilmente, rinuncia a trasmettere il programma di maggior ascolto di Rai2... e pure quello di Rai3, "Vieni via con me") e da quello economico (la perdita della pubblicità su quel programma).
Ma c'è altro, appunto.
Ad esempio, questo:
Il "mistero industriale" di Mediaset
Ma come fa una televisione che perde ascolti a guadagnare sempre di più in pubblicità? In fondo, ora che il grande pentolone della P4 si è scoperchiato, sembra un po’ il segreto di Pulcinella. Eppure l’altra sera, all’Auditorium Parco della Musica, alla convention organizzata dalla Sipra, concessionaria della pubblicità Rai, da tempo colonizzata ai vertici da uomini vicini al centrodestra, questa era la domanda che ipocritamente si ponevano molti inserzionisti, presenti con i loro spot sia sulla Rai sia su Mediaset. Il mercato degli spot, soprattutto negli ultimi due anni, ha visto le grandi aziende veicolare una massa inverosimile di pubblicità verso i programmi delle reti del Biscione che, oggettivamente, di ascolto ne perdono ogni giorno di più, ma a guardare solo bilancio e fatturato si crederebbe il contrario: nel 2010, le reti del Biscione si sono accaparrate il 56% dell’intera torta pubblicitaria italiana, pur avendo pagato parecchio, in termini di share, al boom de La 7 derivante soprattutto dal traino fornito dal Tg di Mentana sui programmi della prima serata. Ma La 7 non prende più spot, le borse della Rai sono a secco nonostante gli ascolti contuinino a premiare alcuni programmi (soprattutto quelli che il Cavaliere vuole depennare, per non parlare di Santoro) e Mediaset guadagna.
Insomma, nonostante sia sotto gli occhi di tutti che il partito azienda di Berlusconi perda colpi, sia sul fronte mediatico che politico, gli inserzionisti continuano a bruciare denaro su Mediaset. Perchè? Qualcuno si ricorderà, agli inizi di questa legislatura, di un paio di cene ospitate da Berlusconi a villa Madama (era il 2009, a un appuntamento c’era pure Noemi Letizia) in cui invitò un gruppo di imprenditori a investire su Mediaset. Lo scandalo di quelle parole durò il tempo di un battito d’ali sui giornali, le conseguenze economiche, invece, stanno perdurando anche oggi. Si può dire che da allora, anche se la questione è nata ben prima, è stato evidente a tutti che le reti Mediaset hanno falsato il gioco della concorrenza di mercato attraverso i vantaggi della politica e del ruolo primario del padrone. La Rai, in questo gioco, è una vittima. Che colleziona record d’ascolto, da Sanremo a Santoro passando per Saviano e forse domani da Fiorello, ma poi perde decine di milioni di pubblicità. E non riesce a recuperarli perché i grossi investitori pubblicitari italiani si sentono “costretti” a puntare sulle reti del Presidente del Consiglio piuttosto che su un servizio pubblico a lui inviso. E non c’è nulla che possa convincerli a cambiare idea.
L’inchiesta sulla P4, dove presto saranno svelati anche altri nomi di dirigenti Rai impegnati a veicolare nomine e appalti nel nome del Cavaliere, non scaverà così nel profondo da mettere in luce anche quanto sia stata pesante l’influenza di Berlusconi e dei suoi sodali sul suggestionare il mercato pubblicitario televisivo a solo vantaggio di Mediaset, ma forse, più che le chiacchiere da bar tra Bisignani e Masi “arrapato” per aver messo alle corde Santoro, a chi paga ancora il canone Rai farebbe maggiore piacere sapere come il capo del Governo ha usato il suo ruolo politico per riempire i forzieri delle sue aziende, nonostante i programmi scadenti. Dalla convention Sipra per raccimolare spot per la Rai non è stato possibile capire se l’evidente tramonto del Caimano favorirà anche un’inversione di tendenza degli investitori nei confronti del servizio pubblico, ma certo vedere un’azienda piena di dirigenti in qualche modo coinvolti con il mondo berlusconiano – o comunque con esso conniventi - non favorirà di certo il processo di pulizia. Soprattutto nel mercato degli spot. E, di conseguenza, in tutto il resto.
(Sara Nicoli)
Ed è con questo tipo di argomenti che dovremmo cominciare a fare i conti.
La ripresa non si vede, ma è dentro di noi.
Il governo ha aggravato la crisi per favorire la crescita.