Ifigonia in Culide, tragedia
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PROCESSO DI SCULACCIABUCHI
CAUSA PENALE
Contro il Reverendissimo Prete
Don Sculacciabuchi di San Rocco
IMPUTATO
di aver rinculato
in un boschetto
un bimbo della sua parrocchia
che colà si recava per viole
VERBALE DELLA PRIMA UDIENZA
Cancelliere
"L'anno milleottocentottantasei,
a questo dì trentuno di quel mese
che i ciuchi vanno in culo e portan sei,
il Regio Tribunal Bavilonese,
con l'avvocato Rumme in presidenza,
messa una mano al cul apre l'udienza.
Si discute dell'atto criminale
di Don Sculacciabuchi da San Rocco,
imputato d'aver, con magistrale
arte, attirato un giovinetto sciocco
e avergli messo in culo dieci dita
di grossa fava lucida e forbita.
Quindi, opportunamente interrogato
sopra l'atto d'accusa, il Presidente
chiede dinanzi tutto all'imputato
il nome di suo padre, e se si sente
la grossa fava un poco indolenzita,
dopo aver fatto in culo quella gita.
Sculacciabuchi fa le sue querele
per l'infamante accusa, e non confessa
d'averlo stropicciato fra le mele
del giovinetto prima della messa.
Manca all'appello solo un testimone;
il medico dichiara che ha un tincone.
La prima testimone, Sparacazzi,
depone che, passando da un giardino
dove di giorno giocano i ragazzi,
vide un uomo tra l'erbe che, supino,
stringeva tra le mani come un pazzo
un coso che le donne chiaman cazzo.
Dice poi, con un giro di parole,
che la fava che vide era sì grossa
da far credere che fosse un girasole.
La teste è conturbata ed è commossa,
e confessa all'egregio Tribunale
che scappò a casa e fecesi un ditale.
Secondo testimone, Ezio Pompini,
figlio di Gaudenzio da Poppiana
e di Carola, vedova Casini,
di professione celebre puttana,
vien chiamato in udienza e, con far lento,
fa, scrollando la fava, giuramento.
Depone quindi questo testimone
che il trentun marzo dell'ottantasei,
mentre stava sbucciando un bel limone
rubato nel giardino degli ebrei,
scorgeva tra le piante di un boschetto
un culo, un cazzo, un prete ed un berretto.
Data però la miopia evidente,
il teste non sa dire di chi fosse
il culo e il cazzo; dice che ha presente
soltanto i movimenti e quelle mosse
che sono naturali a un ecclesiasta
che commette delitto pederasta.
Il terzo testimon, Pappagrilletti,
di Mansueto, nato a Santafè,
che va spesso a cacare nei boschetti,
ci giura, sull'onor della sua fè,
che il lamento che udì quella serata
gli parve d'un che ponza una cacata.
Terminata così l'audizione
dei testimoni tutti, il Presidente
dà la parola al Regio Ministero
dicendo di far presto, ch'è impaziente
d'andar con la Primetta sulle mura
a fare una chiavata di premura.
Il Ministero, con parlar forbito
tutela gli interessi nel diritto;
solamente si mostra impensierito
sulla sentenza; osserva, sta un po' zitto,
poi, con un colpo sopra il tavolino:
"Per me, rinculi tutti il Bacellino".
L'udienza vien rimessa molto in fretta,
l'imputato ritorna in carbonaia,
il Presidente va dalla Primetta,
il Cancelliere dalla Luminaia
e i giudici, coi Regio Ministero,
vanno a farsi una sega al Battistero".
SECONDA UDIENZA
Pubblico Ministero
Domando di parlare
Presidente
Favelli pure.
Pubblico Ministero
Nella compilazione del verbale,
malgrado tutte le solerti cure
di questo illuminato Tribunale,
si omise un dato che convien sapere.
Ecco quanto è sfuggito al Cancelliere:
misura della fava all'accusato:
periferia centimetri ventotto;
superficie, un centimetro quadrato;
lunghezza membro, poi, dita diciotto;
segni particolari all'occasione:
un grosso neo ch'è in cima al cornicione.
Prego annotare questi connotati
relativi, senz'altro, al vero attore
e già dai testimoni confermati
in presenza del Giudice Istruttore.
Presidente
è giusta e saggia questa osservazione
appartenente alla misurazione.
Parte Civile
Domando di parlar!
Presidente
Favelli pure!
Parte Civile
La famiglia del bimbo rinculato,
ritrovandosi offesa nell'onore,
non intende ragion dall'accusato
e vuole un indennizzo dal Priore.
Richiede quindi che le sia pagata
mille lire ogni mela rovinata.
Presidente
Come se non bastasse il lavorio
ché già si è fatto intorno alla questione,
e dell'avvocatura il buggerio,
mancava la civil costituzione.
Favelli pure, ma stia attento all'ano,
ché l'imputato non le sta lontano.
Parte Civile
Fin qui le risultanze del processo
ci portano a una sola conclusione:
l'aula dove noi siam non è che un cesso
dove a deporre vengono persone
Presidente
Avvocato, mi faccia il puritano!
Parte Civile
Se crede, parlo con la fava in mano!
Presidente
La fava, ecco, facciamoci capire,
se la giri nel cul, mondo villano!
Parte Civile
Allora lei mi faccia proseguire,
se non vuoi si finisca in un pantano!
Io qui non mi ci trovo per casaccio
né son venuto a farci il bischeraccio!
Insisto nel volere dimostrare
l'influenza che può portar l'ambiente
sui giudici...
Presidente
Le vieto di parlare!
Parte Civile
Mi lasci proseguir, sor Presidente...
Presidente
Avvocato, fa troppe disgressioni...
Parte Civile
E lei mi rompe un po' troppo i coglioni
Dunque, dicevo, come in questo ambiente,
dove regnar dovrebbe castità ,
checché ne dica il dotto Presidente,
c'è un gran puzzo di broda e baccalà ;
per cui, data quest'aria che vi spira,
l'aula pare un casin da mezza lira!
Fatta questa mia breve digressione,
entro tosto nel cul del mio cliente,
facendo questa mia interrogazione:
"à‰ stretto? è largo?"
Presidente
Mondo poi serpente!
Questa è di nuovo conio: l'avvocato
va già nel cul del suo raccomandato!
Parte Civile
Senta, se mi fa un'altra interruzione
io smetto immantinente di parlare:
che ci sono a far qui, forse il coglione,
oppure la questione a illuminare?
Presidente
Allora non divaghi ogni momento.
Parte Civile
Sono nel culo, e quindi in argomento.
Orbene, il mio discorso proseguendo,
dirò che il mio cliente disgraziato,
dal qui presente poco Reverendo,
ha tutto il tafanario rovinato,
talché al vederlo voi direste: "Qui
v'ha galoppato il ciuco di Babì".
E come il ciuco ormai tradizionale,
il pingue prete ha grossa la cappella,
tanto che, miei signor del Tribunale,
di culi fece più di una padella,
e, fra questi delitti, v'è l'orrendo
consumato sul bimbo che difendo.
Tra le natiche fresche e rotondette
di questi, penetrando con furore,
il cazzo di quel prete si fé in sette
e la fava sfiorogli il paracuore,
riducendo a quel povero figliolo,
come si dice, il cul come un paiolo!
Per cui, cari tutori della legge,
dal deretano del cliente mio
escon sì spaventevoli scorregge
che sembrano il castigo del buon Dio!
E m'affermò pocanzi una cugina
che, quando ei caca, ottura la latrina.
Ma c'è di più, illustrissimi Signori:
trovandosi ierlaltro il mio cliente
con altri suoi compagni a cacar fuori,
fece uno stronzolone sì potente
che, senza esagerar, sarebbe stato
per la sua altezza, idoneo per soldato.
Sappiate che la piccola canaglia
issò tosto su quella colonnina
non il tradizional fuscel di paglia
con all'estremità la fogliolina,
ma addirittura un lungo e bel bastone
con in cima il giornale "La Nazione".
Un'altra volta, essendosi purgato,
fece nella latrina della scuola
uno sciacquarellio sì prolungato da renderla...
Presidente
Le tolgo la parola.
Scusi, lei sta parlando a Magistrati
o a cinque bocchinai matricolati?
Parte Civile
Orben, la vecchia madre del bambino
è ricorsa a un drammatico espediente:
quando ei si sente roba all'intestino
che vuole uscir precipitosamente,
a letto te lo corica bocconi
e fa chiamare gli uomini del Cioni.
Questi, arrivati con la ferrea botte,
metton nel culo ai bimbo un gran canale,
poi girano il manubrio, e buona notte!
Passa il liquame, com'è naturale,
e vien vuotato il povero piccino
come se fosse un semplice bottino.
Or mi domando: perché quella iena,
invece di sciupare un bel bambino,
non andò in culo al prodigo Sostena
che ha l'ano largo al pari di un catino?
Perché non si recò dalla Carlotta
che alloggerebbe un treno nella potta?
Perché quel prete lurido e inumano,
se volea delle nuove sensazioni
non si recò dal celebre Scrivano
a farsi leccheggiar fava e coglioni?
Là il suo furore, ibrido e canino,
potea sfogare con un bel pompino!
Poteva andare dalla prima donna
che avesse chiappe turgide e pastose
e là , per la santissima Madonna,
poteva crogiolarsi in mille pose:
a potta indietro, ovvero a cul punzone,
che certo è la più bella posizione!
Non basta: se volea farsi leccare
dalla punta dei piè fino ai capelli,
dovevasi al postribolo recare
in cerca di espertissimi budelli...
Se volea scoscio lungo e topa fine
andar poteva dalle Chellerine...
Difensore
Ecco, se mi permette l'avvocato,
vorrei fargli una breve osservazione:
lei qui difende il suo raccomandato
o di ruffianeria ci dà lezione?
E, visto che ci dà tanti indirizzi:
manca solo che il cazzo le si rizzi!
Parte Civile
Ma per questo, chiarissimo collega,
c'è la sua distintissima signora,
la qual m'ha fatto già più d'una sega,
e posso assicurarla che lavora
con una grazia tutt'affatto nuova,
come se avesse in mano un frullauova.
Ma, ritornando al tristo delinquente,
egli volle provare un buco stretto,
ed, afferrato un povero innocente,
disse: "Vieni, all'occhiello un fior ti metto!"
e il fior, sono d'un teste le parole,
non era una gaggìa, ma un girasole.
E notate, illustrissimi signori,
che, anziché la retorica figura
essere esagerata nei colori,
invece è resa tenue addirittura,
perché mi è risultato da un'inchiesta
che la fava del prete era una cesta.
L'egregio difensor muove le spalle
in segno di diniego? Non ci crede?
Si faccia un po' sfiorare dalle palle
del prete e poi vedrà che si ricrede!
Difensore
Ehi! Se le faccia accarezzare lei...
Parte Civile
Io le vado nel culo e porto sei!
Presidente
Ma signori, porcissima miseria,
se seguitiam così, proprio davvero,
si va a finire in una cosa seria.
Qua, lo si sa, c'è solo il Ministero
che vada in culo; fuor di qui, miei cari,
rinculatevi pure e siate pari.
Parte Civile
Come dicevo, da una scrupolosa
inchiesta, fatta già con ogni ganza
dell'imputato, stabilii una cosa:
che tutte l'hanno come questa stanza:
del loro culo e della loro potta
è rimasta soltanto una gran grotta!
Dopo signori miei del Tribunale,
dimostrata la brutta infermità
che un cazzo immane, soprannaturale,
produsse al mio cliente, si vedrà ,
all'accusato animalesco prete,
la pena che voi giusti applicherete.
Certo che la giustizia sia inclemente,
spero che il vecchio ed irrisorio motto
non vorrete affibbiare al mio cliente.
"Restar senza quattrini e il culo rotto"
o l'altro detto ritirare in ballo
che fa: "Fuor del mio culo è sempre fallo!"
Ma no, son certo che pronunzierete
una sentenza qual si vuoi severa;
altrimenti costretto mi vedrete
a portar le mutande di lamiera
perché non vò, trovandomi a girare,
sentirmelo nel culo rivogare!
Presidente
Uditi dunque i pochi testimoni
dell'attuale delitto consumato,
d'un prete che va in cui fino ai ciglioni
a un giovinetto saggio e costumato,
uditi i lagni della parte lesa,
io lascio la parola alla difesa.
Difensore
Aula solenne, nel mirarti freme
di sacrosanta reverenza il petto;
inciti membri qui riuniti insieme,
il nobil vostro venerando aspetto
tanta tema mi infonde e tal ribrezzo
che fin l'uccello mi rientra in mezzo!
Perciò, s'io vesto di meschini motti
quanto di verità la lingua espone,
vogliano perdonarmi i tanti dotti
che s'occupano costì della questione,
che il dizionario appella sodomia,
e il dialetto vulgar culetteria;
e, se di questa sensazion carnale
pronunciar non saprò retto giudizio,
pensi benignamente il Tribunale
che in materia di cui sono novizio.
Difatti fuori e qui mi son difeso
e, grazie al cielo, non ce l'ho mai preso.
E tu, Giove lascivo, del cosciale
e della sega protettor famoso,
nelle campagne dell'amor carnale,
tanto costante e tanto vigoroso,
che, nel lasciare questa valle d'Eva,
sbrodasti in mano al prete che t'ungeva,
ed ora voi sommessamente imploro,
dell'Arcadia fottenti e poi sfottuti
Anacreonti dalla fava d'oro,
tra l'arpa e il culo alle virtù cresciuti
che, sfacciati levando inni al pudore,
fate rosso l'uccel nel mio candore,
scusate tutti l'orator novizio
pavido innanzi a una cotal sapienza;
se il favor vostro mi sarà propizio
mostrerò, con la storia e con la scienza,
che il metterlo nel culo, in conclusione,
l'organo aiuta della digestione.
Era quell'ora in cui, sotto velate
spoglie, si muovon per i chiassiuoli
e per silenti e buie cantonate
ciambellani mutati in culaioli;
l'ora in cui l'uomo, per celate ubbie,
più volentieri fa le porcherie.
All'ombra di un dolcissimo boschetto,
padre Sculacciabuchi di Firenze,
stava sdraiato con un giovinetto
caro già a lui per varie contingenze
e tra l'indice e il medio, dolcemente
il ganascino gli stringeva sovente.
Non vi dirò, con vividi colori
la soave beltà di quell'Adone,
per tema di destarvi, o miei signori,
quando non sia già tardi, l'erezione;
e con tal dubbio, non del tutto strano,
mi porto al culo la sinistra mano.
Dunque, a tenore dell'accusa in atti,
pare che questo prete, in conclusione,
dalle carezze divenisse ai fatti
e, con l'uccello fuori dal calzone,
cominciasse a voltarsi a manca e a dritta
come giovin soriano a coda ritta.
L'accusa, qui, lasciva poi ripete
i morsi, i baci e le carezze impure;
dice tra l'altro che l'astuto prete,
strofinando l'uccello alle costure
del tenero garzone, lo appellava
zoccolo della sua paterna fava.
Dice alla fine che, rotto ogni freno,
simile al vento in tutte le tempeste,
ardisse dilatargli, in un baleno,
le trentacinque tenerelle creste
versando in culo al giovinetto vago
non brodo, ma gomitoli di spago!
Questi son gli episodi, tali e quali,
che l'accusa oggi appella sodomia;
gli episodi innocenti e naturali
che a raccontarli in una frateria
v'è da trovarsi, come il cane all'osso,
i frati tutti e il provinciale addosso.
Lasciando lì le chiose dei dottori,
col buon senso alla mano e la ragione,
in primis io domando a lor signori
se sodomia la cronaca in questione
chiamar si possa e, ammesso il postulato,
se il metterlo nel culo sia peccato.
Dieci dita di muscolo virile
ribeccato col visto del priore
formano, in ogni società civile,
un nodo indissolubile d'amore:
Perciò, nel libro della creazione
di questo vizio non si fa menzione.
Ora, se due persone anche pulite
si mostrano in campagna e per le vie
e tra.un discorso e l'altro incalorite
fanno, dirò così, le porcherie,
or, come c'entra l'arbitro del fisco,
questo, signori miei, non lo capisco!
Ma si dirà che, nel presente caso,
non si tratta di copula sessuale
celebrata tra sesso differente,
bensì di confusione innaturale
ossia di messa all'uso pecorino,
tra cittadino maschio e cittadino.
Risponderò che della congettura
il buon Creatore non se n'è occupato
e vi sfido a trovar nella scrittura
un passo dove il culo sia citato.
Sarà per pudicizia, ma per me
v'è una ragione logica e cioè:
che il cazzo non ha gli occhi, e lo si sa,
onde non c'è ragione sufficiente
di farne un caso di moralità
se il cieco sbaglia l'uscio d'un ambiente!
Per ascriverlo a colpa bisognava
che avesse avuto gli occhi anche la fava!
E, molto più, nel sesso femminino
dove questi due buchi spalancati
l'uno con l'altro stan così vicino
che chissà quanti mai si son sbagliati
e quanti mai mariti in capo all'anno
vanno e rivanno in culo e non lo sanno.
Ma mi accresce vieppù la meraviglia
ripensando alla carica meschina
che il culo rappresenta anche in famiglia
dove gli han dedicato la latrina;
ed alla scienza che, coi suoi misteri,
gli consacrò la canna dei clisteri.
Comunque non ne cambia la natura
serbata dal destino all'orinale,
anzi, rende più strano addirittura
che l'uom confonda quel ch'è spirituale
con gli escrementi e faccia dell'onore
una partita di cattivo odore.
Quindi, secondo me, questo sfintere
in questo campo colpe non ce n'ha;
però, prima d'emettere un parere,
esaminiamo con serenità
le prove e i documenti di ragione
dall'accusa portati in discussione.
Dice una testimone non sospetta
d'aver visto in quell'ora l'accusato
a pancia all'aria sulla molle erbetta
col cazzo dalle brache spenzolato
la cui fava, son queste sue parole,
le proporzioni avea d'un girasole.
L'accusa alza la voce ai quattro venti
E fa, di quel deposto, il suo timone;
ma siamo giusti, giudici sapienti,
che cosa prova questo testimone?
per me, se si vuol essere imparziali,
prova due cose sole, ed ecco quali:
che il mio cliente, Dio lo benedica,
possiede un cazzo da museo romano
e che, accaldato, in quella sera amica,
se lo teneva frescheggiando in mano;
refrigerio, per legge, competente
ad ogni cittadino indipendente.
Piuttosto - e qui si tocca la morale -
ha dichiarato, quella donnicciola
(ripeto il suo discorso tale e quale)
dopo aver visto sulla verde aiuola
balenar quella fava porporina,
che si tirò una sega adulterina...
Un altro testimone smemorato
racconta d'aver visto due compari
l'uno sopra dell'altro accavallato,
precisamente come due somari;
ma non dice peraltro, il sempliciotto,
qual ne stesse di sopra e qual di sotto.
Nel dubbio (qual dei due fosse l'attore),
potrebbe il mio cliente, con ragione,
prendere il posto dell'accusatore
tanto più che, sia detto in confessione,
un perito dell'arte gli ha trovata
la madrevite al culo un po' spanata.
Un terzo testimone, un giovinetto
che si dà l'arie di scandalizzato,
racconta che, passando in un boschetto,
udì un certo respiro affaticato
uscir di mezzo a quelle verdi fronde
come di gente stitica che ponde.
Ecco, prorompe il difensor fiscale,
la prova del flagrante atto funesto!
Ma qui faccio osservare al tribunale
che chi riceve un membro come questo,
nelle fragili parti deretane
non ponde, ma guaisce come un cane!
Quanto sia l'orefizio delicato
dica lei, Presidente, per piacere,
e racconti quel fatto disgraziato
allorquando, nel mettersi a sedere,
inciampò, Dio ne guardi, in un fuscello
e dica un po' che spasimo fu quello.
Queste le prove dell'accusa, questi
del supposto reato i documenti,
a voi, pertanto, magistrati onesti
spetta di giudicar se sufficienti.
Ma prima di risolver l'argomento
d'ascoltare vi prego un sol momento.
Sia per effetto di gravitazione,
sia per certa libidine intuitiva,
sta di fatto che l'uomo ha inclinazione
a far le porcherie di prospettiva;
divertimento il quale, a dir tra noi,
costa un fottio, dal matrimonio in poi.
Ma, visto che l'uscita di famiglia
superava l'entrata quotidiana
l'uomo, cui spesso economia consiglia,
passò da mezzogiorno a tramontana;
e, fatto un giro con lo stesso metro,
invece che davanti andò di dietro!
Si legge di Ismaele che, assediato,
si mettesse a pisciare incautamente
dai merli di un bastion fortificato;
ma se ne avvide la nemica gente,
che si avventò sul cazzo e, con destrezza,
montò di sopra e prese la fortezza.
E Assuero così lungo ce l'aveva
che a pisciare dal tetto era forzato,
e, per di sotto, i servi in gran livrea
col pugno lo tenevano obbligato,
in modo che, veduto alla lontana
un condotto parea d'acqua piovana.
A questo lusso di muscolazione
aggiungi un pizzicor senza misura,
che le nipoti del pio Salomone
nei cavi possedean della natura;
al punto che - ci dicon gli scrittori -
nessun potea placar tali calori.
Agar, benché la storia ce lo taccia,
pervasa da una ria febbre uterina,
iva ululando pel deserto, a caccia
d'una robusta fava adamantina,
e, solo dopo averne avute trenta,
dicea: "Stanca sarò, ma non contenta".
E certo che il calor di quelle donne
produceva gli scoli a segno tale
che il sindaco dell'incita Sionne,
in mancanza di visita fiscale,
alle potte più sane, per controllo,
ci appiccicava sopra un francobollo.
Di qui, de' sodomiti la gran corte,
o amore tra la specie mascolina,
detta per soprannome sesso forte;
e Sodoma, del culo la regina,
dove così il furor gli uomini invade
che si montano addosso per le strade.
Di qui la Grecia, Magna di sapienza,
madre divien di insigni culaioli;
anzi in Atene questa pia tendenza
predominò nei sapienti ruoli,
ed i libri e i manoscritti ci han lasciati
di sudore e di broda infrittellati.
Di qui Sparta, che avvezza i suoi campioni
a pigliarselo in cui senza dir "Ohi"
e a proibirne eziandio le contrazioni:
e difatti Spartano, anche da noi,
significa un eroe che in varia forma
se lo piglia nel culo e par che dorma.
Non basta: quei filosofi eruditi
studiando, vanno in culo al tempo stesso,
e, mentre che contemplano i quesiti,
si tengono l'uccello genuflesso
infra le coscie, dietro il tavolino,
come s'usa far noi con lo scaldino.
Presso i Romani, poi, la sodomia
varia secondo i gusti e le persone;
v'è chi lo mette per economia,
v'è chi lo piglia per dilatazione.
Fatto sta che i quiriti, o belli o brutti,
l'arte del culo conoscevan tutti.
Al tempo del famoso Cincinnato,
quando la vera civiltà fioriva,
il prenderlo nel culo era indicato
come cura, direi, rinfrescativa;
tale e quale oggidì pei fiorentini
andare ai fanghi di Montecatini.
Mario, che dappertutto mescolava
la disciplina alle virtù severe,
applicò la ginnastica alla fava
e, fatto di un finocchio un bersagliere,
un premio istituì di propria borsa
a chi ce io infilava di rincorsa.
Sulla fu più di Mario illuminato:
difatti, giunto a Roma vincitore,
in segno del potere conquistato,
andò ai palazzo e rinculò il Pretore;
poscia dal cancelliere Tito Muzio
si fece fare il visto sul prepuzio.
E il figlio di Agrippina, assai più fiero,
fece del culo strazio singolare:
dopo che rinculato ebbe l'impero,
più non sapendo cosa rinculare,
fattosi fare in terra un buco fondo
fantasticò di rinculare il mondo.
Vitellio, successore di Nerone,
a guazzo lo tenea nell'intestino
come si fa pei capperi in fusione;
ce lo mise una volta in sul mattino
e lo levò alla fin della giornata
che pareva un'anguilla marinata.
Nel medioevo il culo della gente
era un diritto della Signoria;
difatti Don Rodrigo, prepotente,
nella restituzione di Lucia
volle per patto primo e rigoroso
rivogarlo nel culo dello sposo.
Dopo, sotto il sistema livellario,
l'affitto fu pagato anche in natura,
per maniera che se l'affittuario
della fittanza, per disavventura,
alla scadenza non avea denari,
si calava i calzoni e tutti pari.
E, dato il caso di contestazione,
fra canone pagato e non pagato,
il debitore della prestazione,
per dare prova del suo vero stato
era costretto, anche d'inverno crudo,
a mostrar la quietanza a culo nudo.
Nell'ottocentoquindici uno sciame
di principi imperiali e di reclute,
intisichiti per soverchia fame,
precipitò in Italia per salute
e, propiziando il clima e la stagione,
si stabilì sul cul della nazione.
Ma, detto assai della storia profana,
passo in rassegna le galanterie
della chiesa cattolica romana
che, in materia di certe porcherie,
aveva gli ingegni invero peregrini
più sviluppati degli eroi latini.
Tra le celebrità tradizionali
taccio il domenicano fra' Nerbone
da Dio provvisto di coglioni tali
che in ogni sua devota polluzione
sputar solea dall'uretra infiammata
di liquido fratino una manata.
Taccio padre Conforti, il più potente
tra i figli del beato Calantini;
costui, nell'inculare un inserviente,
gli sconquassò talmente gli intestini
che a mettergli una pipa col cannello
il fumo gli sortiva dal cervello.
Stava, in un amenissimo convento,
un cancello di ferro all'entratura;
un chierico, persona di talento,
senza la violazione di clausura,
ritto fra gli interstizi del cancello
lo rivogava in culo a questo e a quello.
L'accaduto alla curia fu portato
e, tosto, quei dottissimi signori,
visto l'atto ingegnoso consumato
con la persona dentro e il cazzo fuori,
viste le colpe e ben considerate,
condannarono il cazzo e non il frate.
Nel manuale di meditazione
dal reverendo padre Meo composto,
si racconta di un frate buggerane
che sotto la canicola d'agosto
invaso da libidine asinina
lo rivogò nel culo a una gallina.
Pochi dì dopo, il cuoco, fra Bastiano,
mentre stava per fare una frittata,
casualmente trovossi nella mano
l'uovo della gallina rinculata,
lo ruppe ed uscì fuori, indovinate,
l'uccel mezzo pulcino e mezzo frate.
Vi lascio immaginare il lavorìo
dei teologi tutti e dei casisti:
chi lo disse un miracolo di Dio,
chi del diavolo, e accese il Lumen Christi.
Ma il provinciale, che non fu una rapa,
mise l'uovo nel piatto e andò dal Papa.
Lassù, dove le teste son quadrate,
si rise della povera gallina,
e condannossi solamente il frate
a non mangiare mai carne pollina;
e questo per escludere il periglio
che qualche volta si mangiasse il figlio.
Ma cosa val la storia e la dottrina,
la logica, l'ius pubblico e il privato?
Anche ammessa l'ipotesi cretina
che il metterlo nel culo sià peccato,
dato per un momento e non concesso
che il mio cliente l'abbia in culo messo,
da quando in qua, signori, un giovinetto
che il culo sano mantenersi vuole
se ne va con un prete in un boschetto
e si china a raccogliere le viole?
Con un prete la cui fava asinesca
schiaccia, Dio guardi, noccioli di pesca?
Arrosio, un giovanetto, anzi un Adone,
sì bello che se Sgricci l'immortale
vedesse balenar giù da Plutone
uno squarcio di culo a quello uguale
farebbe vitalizio nell'inferno
per tenerglielo in culo sempiterno!
Voi stessi, inciti membri, che fareste
se mai vi capitassero davanti
due mele tenerelle e rotondette
dell'ellenica beltà tutte spiranti,
di cui la superficie, alma e pastosa,
vince il velluto della melarosa?
Se giudicar dess'io dall'apparenza
di ognun di voi, nel rubicondo aspetto
spirano i segni d'una ria tendenza:
lo stesso Presidente, ci scommetto,
con quella brutta ghigna di castrato,
lo metterebbe in culo all'accusato!
E qui, signori, dubitar non posso
che, udendo questo vago avvenimento,
il Tribunale non si sia commosso;
giuro, che ognun di voi, più virulento
tacitamente con la man si sfoga
sotto l'usbergo dell'augusta toga!
No, non si creda questo mio pensiero
un frutto di mancanza di pudore:
difatti scorgo il Regio Ministero
mutar di tratto in tratto di colore
e, se dai movimenti ben comprendo,
o se l'è fatta o se la sta facendo!
Quindi, signori miei, fermo qui aspetto
l'assoluzion del mio raccomandato,
né gli argomenti vi faran difetto,
specie nel rammentarvi del dettato
che il culo è fatto per la gènte dotta,
e pei villan fottuti c'è la potta.
Presidente
I giudici hanno udito il difensore
in dotti accenti superar se stesso
tanto che nella fava ho il pizzicore.
Sarei dunque per chiudere il processo
se, data l'importanza dell'affare,
l'accusa non volesse replicare.
Pubblico Ministero
Chiedo venia all'illustre Presidente
se questa volta anch'io sarò costretto
a replicar non troppo brevemente
a tutto quel che la difesa ha detto.
Non son uso a sprecar tempo e parole,
nemmen pei cazzi come girasole,
ma, quando al vivo sono stuzzicato,
con certe insinuazioni tendenziose
come se l'è permesse l'avvocato,
e le chiappe diventan melerose,
ed il foro anale un tenero bocciolo,
e infine mi si dà del segaiolo,
allora anch'io, per quell'alta morale
dell'abito sublime che mi veste,
farò noto dinnanzi al Tribunale
che, forse per scusarsi della peste
attaccatagli al culo dal Pretore
la difesa parlò con tal calore!
Un dotto specialista, intimo amico,
mi disse che il chiarissimo collega
con quella ghigna sua da pappafico
fece col culo al parroco una sega,
e certe creste poi gli son cresciute
come Rebecca non l'ha mai vedute!
Difensore
Questa, corpo di Bacco, è una schifezza,
di cui domando conto al Tribunale!
Presidente
Lasci andare, avvocato, è una sciocchezza
che non sarà trascritta nel verbale!
Difensore
Vado in culo al verbale e a chi lo fa,
giù i calzoni e si vedrà .
Pubblico Ministero
La dispenso di usare questo mezzo;
ho il naso delicato e non vorrei...
Difensore
La potta di sua moglie sa di lezzo,
e il Giudice lo sa meglio di lei,
chè saranno dieci anni che la chiava,
Pubblico Minister della mia fava!
Pubblico Ministero
Del culo, prego, della fava no!
perché, per dir la pura verità ,
del culo suo qualcuno ci parlò:
ma se ci abbia una fava non si sa.
Si calmi, dunque, e lasci fare a me,
che in quanto al resto poi, verrà da sè.
Difensore
Richiedo qui all'egregio Presidente...
Presidente
Ma si finisca questo schiamazzare!
Lei si metta a seder senza dir niente
mentre l'accusa seguiti a parlare
poi, se lo creda, metta il culo fuori
e lo faccia vedere a quei signori.
Pubblico Ministero
Messa in chiaro la duplice ragione
per cui l'elegantissimo oratore
parlò con sì profonda cognizione
di quel cazzo che par d'un gladiatore,
è inutile avvertir che abbiamo udito
la moglie che difende suo marito.
Ciò stante, non voglio essere restio
a discutere qui le conclusioni;
di culo me ne intendo un poco anch'io,
sebbene siano opposte le ragioni
e quando il destro capita, bisogna
non farsi chiuder bocca da vergogna.
Dunque dirò, lasciando in santa pace
le fave di Mosè, di Gedeone,
di Sparabecchi, del famoso Aiace,
il bischero colonna di Sansone,
il cul divino delle antiche dee,
e le cloache delle donne ebree,
(che non è storia poi documentata);
tutte le porcherie della Scrittura
tante volte a sproposito citata
dal difensor della bestial creatura,
ché, in quello scorrazzar per l'intestino,
c'è dell'esagerato, e non pochino.
Io so che il mondo è sempre vivo, e pare,
secondo le statistiche dell'anno,
che non accenni punto a declinare.
In Francia solo, dove c'è il malanno
della donna nervosa e sifilitica,
la potta passa avanti alla politica.
Ora, come ci dicon, da Galeno
tutti i medici sino a Quasirolo,
per avere una donna a ventre pieno
s'è conosciuto sempre un mezzo solo
e non s'è visto mai neppure un mulo
un figlio vivo partorir dal culo!
Se, come assicurava l'avvocato,
l'umanità , dal tempo degli Egizi,
avesse in culo al prossimo sbrodato,
poco curando i prossimi orefizi,
trovar non si potea da chissà quanto
quei bischeri che a lui piacciono tanto.
Ridotta alla sua giusta proporzione
la sodomia nei fasti del passato,
io non voglio cercare se fra' Nerbone
facesse o non facesse gran peccato,
o se è merito degno da sapere
accender con la fava le lumiere;
nemmen voglio discutere se un frate
possa andare nel culo a una gallina;
padroni voi, se lo desiderate,
di chiavar polli a dritta ed a mancina;
che voi non m'invitate a desinare,
in questo caso, al più posso pregare!
Non desidero poi di far confronti
con la storia alla mano o con la legge,
sebbene mille qui ne tenga pronti.
Per me il culo è la via delle scoregge,
e, se qualcuno gode e vi si caccia,
tanti saluti e che buon pro gli faccia.
Io fo notar soltanto al Tribunale
che era un vezzo del popolo romano
andare in culo sol di carnevale;
e ne dava l'esempio anche il sovrano.
Ma che in ogn'altro luogo incivilito
un tale passatempo era proibito.
Anzi, se dobbiamo credere a Platone,
che neppur chiavava al modo usato
beandosi di un bacio e di un segone
fatto alla barba dell'oggetto amato,
l'antica Grecia permetteva appena
di dar la potta al lato della schiena.
Nel medioevo più d'un tirannello
osava rincular delle puttan
e qualcuno ficcò l'avido uccello
nel culo bianco delle sue villane;
ma bisognava che non si sapesse
né certe maialate eran permesse.
Oggi poi non saprei con qual diritto
un prete mi dovrebbe rinculare,
dato pure che avesse il cazzo dritto
e che io fossi a farglielo rizzare.
Si sfoghi pure a seghe ed a rosari,
ma lasci stare il culo e tutto pari.
Capisco che, ridotto a questi estremi,
un prete senza culo è come dire
una barchetta snella e senza remi;
ma dico, e voi dovete convenire,
chi tien la fava con i suoi pendagli
o non si faccia prete o se li tagli.
Qui calza una parentesi: la fava
ha messo sempre l'uomo in perdizione,
e se il buon Dio se la dimenticava,
nei sette giorni della sua creazione,
nessun certo l'avrebbe domandata,
a costo di buttarsi alla leccata.
Gli stimoli del bischero son tanti
che, in fondo, poi bisogna compatire
se va di dietro chi non va davanti;
ma non si deve e non si può soffrire
che vada in culo un prete sbarazzino
che ha cento donne intorno a dir pochino.
Col groppone che mostra l'accusato,
con quell'uccel che giunge alle ginocchia
e con quel suo parlar dolce melato
c'è da chiavarsi tutta la parrocchia;
non riesco a concepir come un ragazzo
rapisca a tante potte tanto cazzo!
Concludo col tirar la conseguenza
che il parroco, quel giorno, era impestato,
perciò costretto a lunga penitenza.
Poiché non conosceva l'avvocato,
abusò del prestigio della Chiesa
rompendo il culo della parte lesa.
Difensore
Non posso tollerar più lungamente!
Pubblico Ministero
Ed io mi stanco d'essere interrotto!
Quando parlava lei non dissi niente
e colpa non ce n'ho se ha il culo rotto.
Presidente
Voglia dunque tacere, vil maiale,
o la faccio buttar giù per le scale!
Pubblico Ministero
La parentesi è chiusa, e giungo al fine
attraverso un discorso irto di cazzi,
di culi, di chiavate adulterine,
e di sbrodate lunghe come razzi,
a ribatter lo stral che, ben comprendo
il difensore mi scagliò fuggendo.
Disse dunque il simpatico collega
che il non andare in culo è da villano;
questo non è per altro che una bega,
e tengo delle prove nella mano:
delle prove di fatto, concludenti,
per le quali darò due schiarimenti.
Io, come tutti gli uomini, ho una fava
che, senza le asinesche proporzioni
che tutto allegro il difensore citava,
pur si regge assai bene sui ciglioni
e spesso mi solletica il prurito
di cacciarla nell'uno e l'altro sito.
Ora, quando ho ceduto alla lusinga
di due mele bianchissime e pienotte,
il bischero m'è parso una siringa
entro i buchi riuniti di tre potte
e non ho mai trovato con certezza
che il cul possa vantarsi di strettezza.
Totale: son diverse le opinioni
come in tutte le cose che si fanno
ma, contro il cul portando le ragioni,
non credo affatto d'essere in inganno.
Ci vadan pure i dotti! Io dico, intanto,
che vado nella potta e me ne vanto!
Presidente
Vedo con dispiacere l'avvocato
far dei versacci al Regio Ministero
poiché, da difensor fatto accusato,
fu posto innanzi al Tribunale intero
il culo, con le stimmate ovver senza,
del bischero in questione nell'udienza.
Raccomando la calma ed il rispetto
per questo ambiente sacro alla giustizia;
ognun si deve togliere dal petto
ogni segreta idea d'inimicizia
e guardar soprattutto all'espressioni
che detta il giuramento dei coglioni.
Difensore
Voglia scusare, illustre Presidente,
il gesto di sorpresa e di ribrezzo
che mi è sfuggito involontariamente
a sentir cose a cui non sono avvezzo.
Cose che, per la loro enormità ,
la fava stessa mi si ammalerà .
Non è né il luogo adatto né il momento
di ribattere qui le cose udite;
quelle parole le ha rapite il vento,
né mi curo che vengano inseguite:
potrei così far credere davvero
ch'abbia ragione il Regio Ministero.
Avverto solamente il magistrato
che il mio buco del culo è sempre pronto
alla prova di un bischero rizzato,
il Tribunale me ne tenga conto
e mi conceda chiedere il permesso
di dire a lui se potrà far lo stesso!
Dopo ciò, volgo i miei ringraziamenti,
ché il Tribunale fino ad or tediai,
ed aspetto dai giudici sapienti
l'assoluzione che raccomandai.
E quindi in tal pensier che mi consola
mi seggo rinunciando alla parola.
Presidente
L'accusa udita, e avendo la difesa
rinunziato a parlare ulteriormente,
uditi i testimoni, siam d'intesa
che il dibattito cessi finalmente.
Se qualcosa d'aggiungere ha pensato
in piedi s'alzi, e parli l'imputato.
Imputato
Nel corso del processo s'è sentito
dirne sul conto mio di bigie e nere
ed or del Presidente il grato invito
di parlare raccolgo con piacere;
ed, acciocchè la mia ragion sia intesa
ai giudici esporrò la mia difesa.
Son poche le parole che qui in fretta
ho gettato, allorquando il mio avvocato
preso da quella foga benedetta,
senza curarsi di riprendere fiato,
disse assai più dell'avvocato Cassi
coglionerie da far tremare i sassi.
Mi lasci dire, e veda se ho ragione,
e ciò glielo dimostro in due parole.
Come le par che regga il paragone,
che la mia fava sembri un girasole?
Chi lo afferma e in udienza lo sostiene
conviene dir che la conosce bene.
E passo a dirle dell'insinuazione
con tanto ardire al pubblico gettata
della quale farà ritrattazione
(e già c'è una querela preparata)
che un perito dell'arte ha riscontrato
che il mio buco di culo è rovinato.
Prima domando: dov'è il documento
del perito? Ce l'ha? Legalizzato?
Lo mostri, ed io mi quieto sul momento.
Ma fino a quando non l'avrà mostrato
io posso sostener che nel sedere
non mi ci hanno ficcato che il clistere.
Di culi in cui le pompe han la funzione
di togliere gli escrementi, uso bottino,
io non so nulla. Eppoi, se "la Nazione"
su di uno stronzo ha messo un ragazzino
che colpa n'ho? Qualcuno, in settimana,
ci può schiaffar la "Cronaca romana".
Il Vescovo dovrebbe, a lor parere,
chiamarmi a sé per farmi un partaccione?
Ma questa è bella, state un po' a vedere
che, un pochino alla volta, ogni coglione
che abbia nel mondo un culo un po' spanato
m ‘incolperà d'averglielo spaccato?
Neppur risponder voglio al Ministero
che del mio cazzo dà le dimensioni.
Del neo sul cornicion non fo mistero,
e a me sembra che tali affermazioni
possan far ritenere al popolino
ch'egli ci sia passato da vicino.
Mi si perdoni questa digressione;
solamente ho voluto dimostrare
d'aver il culo in buona condizione
e che l'uccello mio si può mostrare.
Lei deve figurarsi che ho un pipino
come potrebbe averlo il suo bambino.
Presidente
Terminati così magistralmente
i discorsi d'accusa e di difesa,
udito l'imputato onestamente,
che par più leso della parte lesa,
al Tribunal non riman da fare
che ritirarsi per deliberare!
Sentenza
In nome dello Sgricci, imperatore
della potta, del culo e d'altri siti,
del fottisterio sommo reggitore,
autocrate e signor dei buchi aviti
e protettore dell'amor carnale,
di Bavilonia il Regio Tribunale
la seguente sentenza ha pronunciato
nel processo che trovasi pendente
contro Sculacciabuchi che è imputato
d'atti lascivi, rapidi e violenti
commessi con astuzia viperina
con persona minore mascolina.
Ritenuto che Arrosio Culostretto
e Don Sculacciabuchi, fiorentino,
erano il trentun marzo in un boschetto
che si andavano in culo o lì vicino,
sospirando, coperti dalle fronde,
siccome gente stitica che ponde;
considerato che una testimone
dice d'aver veduto solamente
l'uccel del prete fuori dal calzone
senza nessun indizio concludente;
che un tal che vide, tanto sempliciotto,
non sa ridir chi fosse sopra o sotto;
attesocché, nel dubbio, il Tribunale
non può applicar l'articolo sessanta
e ventitre del codice penale,
e neppure l'articolo novanta
che dice: "Cadrà in multa il cittadino
sorpreso dentro un culo mascolino";
atteso poi che la giurisprudenza
ha tenuto un contegno remissivo
e che mai non fu emessa una sentenza,
sia nel soggetto attivo che passivo,
accusato d'aver per una via
dato incremento alla pederastia,
Ha per questo motivo condannato
a pagare le spese il querelante,
e senz'altro prosciolto l'imputato
dall'accusa lesiva ed infamante,
applicando la legge di Bisenzio
ch'è di pigliarlo in culo e far silenzio.
CAUSA PENALE
Contro il Reverendissimo Prete
Don Sculacciabuchi di San Rocco
IMPUTATO
di aver rinculato
in un boschetto
un bimbo della sua parrocchia
che colà si recava per viole
VERBALE DELLA PRIMA UDIENZA
Cancelliere
"L'anno milleottocentottantasei,
a questo dì trentuno di quel mese
che i ciuchi vanno in culo e portan sei,
il Regio Tribunal Bavilonese,
con l'avvocato Rumme in presidenza,
messa una mano al cul apre l'udienza.
Si discute dell'atto criminale
di Don Sculacciabuchi da San Rocco,
imputato d'aver, con magistrale
arte, attirato un giovinetto sciocco
e avergli messo in culo dieci dita
di grossa fava lucida e forbita.
Quindi, opportunamente interrogato
sopra l'atto d'accusa, il Presidente
chiede dinanzi tutto all'imputato
il nome di suo padre, e se si sente
la grossa fava un poco indolenzita,
dopo aver fatto in culo quella gita.
Sculacciabuchi fa le sue querele
per l'infamante accusa, e non confessa
d'averlo stropicciato fra le mele
del giovinetto prima della messa.
Manca all'appello solo un testimone;
il medico dichiara che ha un tincone.
La prima testimone, Sparacazzi,
depone che, passando da un giardino
dove di giorno giocano i ragazzi,
vide un uomo tra l'erbe che, supino,
stringeva tra le mani come un pazzo
un coso che le donne chiaman cazzo.
Dice poi, con un giro di parole,
che la fava che vide era sì grossa
da far credere che fosse un girasole.
La teste è conturbata ed è commossa,
e confessa all'egregio Tribunale
che scappò a casa e fecesi un ditale.
Secondo testimone, Ezio Pompini,
figlio di Gaudenzio da Poppiana
e di Carola, vedova Casini,
di professione celebre puttana,
vien chiamato in udienza e, con far lento,
fa, scrollando la fava, giuramento.
Depone quindi questo testimone
che il trentun marzo dell'ottantasei,
mentre stava sbucciando un bel limone
rubato nel giardino degli ebrei,
scorgeva tra le piante di un boschetto
un culo, un cazzo, un prete ed un berretto.
Data però la miopia evidente,
il teste non sa dire di chi fosse
il culo e il cazzo; dice che ha presente
soltanto i movimenti e quelle mosse
che sono naturali a un ecclesiasta
che commette delitto pederasta.
Il terzo testimon, Pappagrilletti,
di Mansueto, nato a Santafè,
che va spesso a cacare nei boschetti,
ci giura, sull'onor della sua fè,
che il lamento che udì quella serata
gli parve d'un che ponza una cacata.
Terminata così l'audizione
dei testimoni tutti, il Presidente
dà la parola al Regio Ministero
dicendo di far presto, ch'è impaziente
d'andar con la Primetta sulle mura
a fare una chiavata di premura.
Il Ministero, con parlar forbito
tutela gli interessi nel diritto;
solamente si mostra impensierito
sulla sentenza; osserva, sta un po' zitto,
poi, con un colpo sopra il tavolino:
"Per me, rinculi tutti il Bacellino".
L'udienza vien rimessa molto in fretta,
l'imputato ritorna in carbonaia,
il Presidente va dalla Primetta,
il Cancelliere dalla Luminaia
e i giudici, coi Regio Ministero,
vanno a farsi una sega al Battistero".
SECONDA UDIENZA
Pubblico Ministero
Domando di parlare
Presidente
Favelli pure.
Pubblico Ministero
Nella compilazione del verbale,
malgrado tutte le solerti cure
di questo illuminato Tribunale,
si omise un dato che convien sapere.
Ecco quanto è sfuggito al Cancelliere:
misura della fava all'accusato:
periferia centimetri ventotto;
superficie, un centimetro quadrato;
lunghezza membro, poi, dita diciotto;
segni particolari all'occasione:
un grosso neo ch'è in cima al cornicione.
Prego annotare questi connotati
relativi, senz'altro, al vero attore
e già dai testimoni confermati
in presenza del Giudice Istruttore.
Presidente
è giusta e saggia questa osservazione
appartenente alla misurazione.
Parte Civile
Domando di parlar!
Presidente
Favelli pure!
Parte Civile
La famiglia del bimbo rinculato,
ritrovandosi offesa nell'onore,
non intende ragion dall'accusato
e vuole un indennizzo dal Priore.
Richiede quindi che le sia pagata
mille lire ogni mela rovinata.
Presidente
Come se non bastasse il lavorio
ché già si è fatto intorno alla questione,
e dell'avvocatura il buggerio,
mancava la civil costituzione.
Favelli pure, ma stia attento all'ano,
ché l'imputato non le sta lontano.
Parte Civile
Fin qui le risultanze del processo
ci portano a una sola conclusione:
l'aula dove noi siam non è che un cesso
dove a deporre vengono persone
Presidente
Avvocato, mi faccia il puritano!
Parte Civile
Se crede, parlo con la fava in mano!
Presidente
La fava, ecco, facciamoci capire,
se la giri nel cul, mondo villano!
Parte Civile
Allora lei mi faccia proseguire,
se non vuoi si finisca in un pantano!
Io qui non mi ci trovo per casaccio
né son venuto a farci il bischeraccio!
Insisto nel volere dimostrare
l'influenza che può portar l'ambiente
sui giudici...
Presidente
Le vieto di parlare!
Parte Civile
Mi lasci proseguir, sor Presidente...
Presidente
Avvocato, fa troppe disgressioni...
Parte Civile
E lei mi rompe un po' troppo i coglioni
Dunque, dicevo, come in questo ambiente,
dove regnar dovrebbe castità ,
checché ne dica il dotto Presidente,
c'è un gran puzzo di broda e baccalà ;
per cui, data quest'aria che vi spira,
l'aula pare un casin da mezza lira!
Fatta questa mia breve digressione,
entro tosto nel cul del mio cliente,
facendo questa mia interrogazione:
"à‰ stretto? è largo?"
Presidente
Mondo poi serpente!
Questa è di nuovo conio: l'avvocato
va già nel cul del suo raccomandato!
Parte Civile
Senta, se mi fa un'altra interruzione
io smetto immantinente di parlare:
che ci sono a far qui, forse il coglione,
oppure la questione a illuminare?
Presidente
Allora non divaghi ogni momento.
Parte Civile
Sono nel culo, e quindi in argomento.
Orbene, il mio discorso proseguendo,
dirò che il mio cliente disgraziato,
dal qui presente poco Reverendo,
ha tutto il tafanario rovinato,
talché al vederlo voi direste: "Qui
v'ha galoppato il ciuco di Babì".
E come il ciuco ormai tradizionale,
il pingue prete ha grossa la cappella,
tanto che, miei signor del Tribunale,
di culi fece più di una padella,
e, fra questi delitti, v'è l'orrendo
consumato sul bimbo che difendo.
Tra le natiche fresche e rotondette
di questi, penetrando con furore,
il cazzo di quel prete si fé in sette
e la fava sfiorogli il paracuore,
riducendo a quel povero figliolo,
come si dice, il cul come un paiolo!
Per cui, cari tutori della legge,
dal deretano del cliente mio
escon sì spaventevoli scorregge
che sembrano il castigo del buon Dio!
E m'affermò pocanzi una cugina
che, quando ei caca, ottura la latrina.
Ma c'è di più, illustrissimi Signori:
trovandosi ierlaltro il mio cliente
con altri suoi compagni a cacar fuori,
fece uno stronzolone sì potente
che, senza esagerar, sarebbe stato
per la sua altezza, idoneo per soldato.
Sappiate che la piccola canaglia
issò tosto su quella colonnina
non il tradizional fuscel di paglia
con all'estremità la fogliolina,
ma addirittura un lungo e bel bastone
con in cima il giornale "La Nazione".
Un'altra volta, essendosi purgato,
fece nella latrina della scuola
uno sciacquarellio sì prolungato da renderla...
Presidente
Le tolgo la parola.
Scusi, lei sta parlando a Magistrati
o a cinque bocchinai matricolati?
Parte Civile
Orben, la vecchia madre del bambino
è ricorsa a un drammatico espediente:
quando ei si sente roba all'intestino
che vuole uscir precipitosamente,
a letto te lo corica bocconi
e fa chiamare gli uomini del Cioni.
Questi, arrivati con la ferrea botte,
metton nel culo ai bimbo un gran canale,
poi girano il manubrio, e buona notte!
Passa il liquame, com'è naturale,
e vien vuotato il povero piccino
come se fosse un semplice bottino.
Or mi domando: perché quella iena,
invece di sciupare un bel bambino,
non andò in culo al prodigo Sostena
che ha l'ano largo al pari di un catino?
Perché non si recò dalla Carlotta
che alloggerebbe un treno nella potta?
Perché quel prete lurido e inumano,
se volea delle nuove sensazioni
non si recò dal celebre Scrivano
a farsi leccheggiar fava e coglioni?
Là il suo furore, ibrido e canino,
potea sfogare con un bel pompino!
Poteva andare dalla prima donna
che avesse chiappe turgide e pastose
e là , per la santissima Madonna,
poteva crogiolarsi in mille pose:
a potta indietro, ovvero a cul punzone,
che certo è la più bella posizione!
Non basta: se volea farsi leccare
dalla punta dei piè fino ai capelli,
dovevasi al postribolo recare
in cerca di espertissimi budelli...
Se volea scoscio lungo e topa fine
andar poteva dalle Chellerine...
Difensore
Ecco, se mi permette l'avvocato,
vorrei fargli una breve osservazione:
lei qui difende il suo raccomandato
o di ruffianeria ci dà lezione?
E, visto che ci dà tanti indirizzi:
manca solo che il cazzo le si rizzi!
Parte Civile
Ma per questo, chiarissimo collega,
c'è la sua distintissima signora,
la qual m'ha fatto già più d'una sega,
e posso assicurarla che lavora
con una grazia tutt'affatto nuova,
come se avesse in mano un frullauova.
Ma, ritornando al tristo delinquente,
egli volle provare un buco stretto,
ed, afferrato un povero innocente,
disse: "Vieni, all'occhiello un fior ti metto!"
e il fior, sono d'un teste le parole,
non era una gaggìa, ma un girasole.
E notate, illustrissimi signori,
che, anziché la retorica figura
essere esagerata nei colori,
invece è resa tenue addirittura,
perché mi è risultato da un'inchiesta
che la fava del prete era una cesta.
L'egregio difensor muove le spalle
in segno di diniego? Non ci crede?
Si faccia un po' sfiorare dalle palle
del prete e poi vedrà che si ricrede!
Difensore
Ehi! Se le faccia accarezzare lei...
Parte Civile
Io le vado nel culo e porto sei!
Presidente
Ma signori, porcissima miseria,
se seguitiam così, proprio davvero,
si va a finire in una cosa seria.
Qua, lo si sa, c'è solo il Ministero
che vada in culo; fuor di qui, miei cari,
rinculatevi pure e siate pari.
Parte Civile
Come dicevo, da una scrupolosa
inchiesta, fatta già con ogni ganza
dell'imputato, stabilii una cosa:
che tutte l'hanno come questa stanza:
del loro culo e della loro potta
è rimasta soltanto una gran grotta!
Dopo signori miei del Tribunale,
dimostrata la brutta infermità
che un cazzo immane, soprannaturale,
produsse al mio cliente, si vedrà ,
all'accusato animalesco prete,
la pena che voi giusti applicherete.
Certo che la giustizia sia inclemente,
spero che il vecchio ed irrisorio motto
non vorrete affibbiare al mio cliente.
"Restar senza quattrini e il culo rotto"
o l'altro detto ritirare in ballo
che fa: "Fuor del mio culo è sempre fallo!"
Ma no, son certo che pronunzierete
una sentenza qual si vuoi severa;
altrimenti costretto mi vedrete
a portar le mutande di lamiera
perché non vò, trovandomi a girare,
sentirmelo nel culo rivogare!
Presidente
Uditi dunque i pochi testimoni
dell'attuale delitto consumato,
d'un prete che va in cui fino ai ciglioni
a un giovinetto saggio e costumato,
uditi i lagni della parte lesa,
io lascio la parola alla difesa.
Difensore
Aula solenne, nel mirarti freme
di sacrosanta reverenza il petto;
inciti membri qui riuniti insieme,
il nobil vostro venerando aspetto
tanta tema mi infonde e tal ribrezzo
che fin l'uccello mi rientra in mezzo!
Perciò, s'io vesto di meschini motti
quanto di verità la lingua espone,
vogliano perdonarmi i tanti dotti
che s'occupano costì della questione,
che il dizionario appella sodomia,
e il dialetto vulgar culetteria;
e, se di questa sensazion carnale
pronunciar non saprò retto giudizio,
pensi benignamente il Tribunale
che in materia di cui sono novizio.
Difatti fuori e qui mi son difeso
e, grazie al cielo, non ce l'ho mai preso.
E tu, Giove lascivo, del cosciale
e della sega protettor famoso,
nelle campagne dell'amor carnale,
tanto costante e tanto vigoroso,
che, nel lasciare questa valle d'Eva,
sbrodasti in mano al prete che t'ungeva,
ed ora voi sommessamente imploro,
dell'Arcadia fottenti e poi sfottuti
Anacreonti dalla fava d'oro,
tra l'arpa e il culo alle virtù cresciuti
che, sfacciati levando inni al pudore,
fate rosso l'uccel nel mio candore,
scusate tutti l'orator novizio
pavido innanzi a una cotal sapienza;
se il favor vostro mi sarà propizio
mostrerò, con la storia e con la scienza,
che il metterlo nel culo, in conclusione,
l'organo aiuta della digestione.
Era quell'ora in cui, sotto velate
spoglie, si muovon per i chiassiuoli
e per silenti e buie cantonate
ciambellani mutati in culaioli;
l'ora in cui l'uomo, per celate ubbie,
più volentieri fa le porcherie.
All'ombra di un dolcissimo boschetto,
padre Sculacciabuchi di Firenze,
stava sdraiato con un giovinetto
caro già a lui per varie contingenze
e tra l'indice e il medio, dolcemente
il ganascino gli stringeva sovente.
Non vi dirò, con vividi colori
la soave beltà di quell'Adone,
per tema di destarvi, o miei signori,
quando non sia già tardi, l'erezione;
e con tal dubbio, non del tutto strano,
mi porto al culo la sinistra mano.
Dunque, a tenore dell'accusa in atti,
pare che questo prete, in conclusione,
dalle carezze divenisse ai fatti
e, con l'uccello fuori dal calzone,
cominciasse a voltarsi a manca e a dritta
come giovin soriano a coda ritta.
L'accusa, qui, lasciva poi ripete
i morsi, i baci e le carezze impure;
dice tra l'altro che l'astuto prete,
strofinando l'uccello alle costure
del tenero garzone, lo appellava
zoccolo della sua paterna fava.
Dice alla fine che, rotto ogni freno,
simile al vento in tutte le tempeste,
ardisse dilatargli, in un baleno,
le trentacinque tenerelle creste
versando in culo al giovinetto vago
non brodo, ma gomitoli di spago!
Questi son gli episodi, tali e quali,
che l'accusa oggi appella sodomia;
gli episodi innocenti e naturali
che a raccontarli in una frateria
v'è da trovarsi, come il cane all'osso,
i frati tutti e il provinciale addosso.
Lasciando lì le chiose dei dottori,
col buon senso alla mano e la ragione,
in primis io domando a lor signori
se sodomia la cronaca in questione
chiamar si possa e, ammesso il postulato,
se il metterlo nel culo sia peccato.
Dieci dita di muscolo virile
ribeccato col visto del priore
formano, in ogni società civile,
un nodo indissolubile d'amore:
Perciò, nel libro della creazione
di questo vizio non si fa menzione.
Ora, se due persone anche pulite
si mostrano in campagna e per le vie
e tra.un discorso e l'altro incalorite
fanno, dirò così, le porcherie,
or, come c'entra l'arbitro del fisco,
questo, signori miei, non lo capisco!
Ma si dirà che, nel presente caso,
non si tratta di copula sessuale
celebrata tra sesso differente,
bensì di confusione innaturale
ossia di messa all'uso pecorino,
tra cittadino maschio e cittadino.
Risponderò che della congettura
il buon Creatore non se n'è occupato
e vi sfido a trovar nella scrittura
un passo dove il culo sia citato.
Sarà per pudicizia, ma per me
v'è una ragione logica e cioè:
che il cazzo non ha gli occhi, e lo si sa,
onde non c'è ragione sufficiente
di farne un caso di moralità
se il cieco sbaglia l'uscio d'un ambiente!
Per ascriverlo a colpa bisognava
che avesse avuto gli occhi anche la fava!
E, molto più, nel sesso femminino
dove questi due buchi spalancati
l'uno con l'altro stan così vicino
che chissà quanti mai si son sbagliati
e quanti mai mariti in capo all'anno
vanno e rivanno in culo e non lo sanno.
Ma mi accresce vieppù la meraviglia
ripensando alla carica meschina
che il culo rappresenta anche in famiglia
dove gli han dedicato la latrina;
ed alla scienza che, coi suoi misteri,
gli consacrò la canna dei clisteri.
Comunque non ne cambia la natura
serbata dal destino all'orinale,
anzi, rende più strano addirittura
che l'uom confonda quel ch'è spirituale
con gli escrementi e faccia dell'onore
una partita di cattivo odore.
Quindi, secondo me, questo sfintere
in questo campo colpe non ce n'ha;
però, prima d'emettere un parere,
esaminiamo con serenità
le prove e i documenti di ragione
dall'accusa portati in discussione.
Dice una testimone non sospetta
d'aver visto in quell'ora l'accusato
a pancia all'aria sulla molle erbetta
col cazzo dalle brache spenzolato
la cui fava, son queste sue parole,
le proporzioni avea d'un girasole.
L'accusa alza la voce ai quattro venti
E fa, di quel deposto, il suo timone;
ma siamo giusti, giudici sapienti,
che cosa prova questo testimone?
per me, se si vuol essere imparziali,
prova due cose sole, ed ecco quali:
che il mio cliente, Dio lo benedica,
possiede un cazzo da museo romano
e che, accaldato, in quella sera amica,
se lo teneva frescheggiando in mano;
refrigerio, per legge, competente
ad ogni cittadino indipendente.
Piuttosto - e qui si tocca la morale -
ha dichiarato, quella donnicciola
(ripeto il suo discorso tale e quale)
dopo aver visto sulla verde aiuola
balenar quella fava porporina,
che si tirò una sega adulterina...
Un altro testimone smemorato
racconta d'aver visto due compari
l'uno sopra dell'altro accavallato,
precisamente come due somari;
ma non dice peraltro, il sempliciotto,
qual ne stesse di sopra e qual di sotto.
Nel dubbio (qual dei due fosse l'attore),
potrebbe il mio cliente, con ragione,
prendere il posto dell'accusatore
tanto più che, sia detto in confessione,
un perito dell'arte gli ha trovata
la madrevite al culo un po' spanata.
Un terzo testimone, un giovinetto
che si dà l'arie di scandalizzato,
racconta che, passando in un boschetto,
udì un certo respiro affaticato
uscir di mezzo a quelle verdi fronde
come di gente stitica che ponde.
Ecco, prorompe il difensor fiscale,
la prova del flagrante atto funesto!
Ma qui faccio osservare al tribunale
che chi riceve un membro come questo,
nelle fragili parti deretane
non ponde, ma guaisce come un cane!
Quanto sia l'orefizio delicato
dica lei, Presidente, per piacere,
e racconti quel fatto disgraziato
allorquando, nel mettersi a sedere,
inciampò, Dio ne guardi, in un fuscello
e dica un po' che spasimo fu quello.
Queste le prove dell'accusa, questi
del supposto reato i documenti,
a voi, pertanto, magistrati onesti
spetta di giudicar se sufficienti.
Ma prima di risolver l'argomento
d'ascoltare vi prego un sol momento.
Sia per effetto di gravitazione,
sia per certa libidine intuitiva,
sta di fatto che l'uomo ha inclinazione
a far le porcherie di prospettiva;
divertimento il quale, a dir tra noi,
costa un fottio, dal matrimonio in poi.
Ma, visto che l'uscita di famiglia
superava l'entrata quotidiana
l'uomo, cui spesso economia consiglia,
passò da mezzogiorno a tramontana;
e, fatto un giro con lo stesso metro,
invece che davanti andò di dietro!
Si legge di Ismaele che, assediato,
si mettesse a pisciare incautamente
dai merli di un bastion fortificato;
ma se ne avvide la nemica gente,
che si avventò sul cazzo e, con destrezza,
montò di sopra e prese la fortezza.
E Assuero così lungo ce l'aveva
che a pisciare dal tetto era forzato,
e, per di sotto, i servi in gran livrea
col pugno lo tenevano obbligato,
in modo che, veduto alla lontana
un condotto parea d'acqua piovana.
A questo lusso di muscolazione
aggiungi un pizzicor senza misura,
che le nipoti del pio Salomone
nei cavi possedean della natura;
al punto che - ci dicon gli scrittori -
nessun potea placar tali calori.
Agar, benché la storia ce lo taccia,
pervasa da una ria febbre uterina,
iva ululando pel deserto, a caccia
d'una robusta fava adamantina,
e, solo dopo averne avute trenta,
dicea: "Stanca sarò, ma non contenta".
E certo che il calor di quelle donne
produceva gli scoli a segno tale
che il sindaco dell'incita Sionne,
in mancanza di visita fiscale,
alle potte più sane, per controllo,
ci appiccicava sopra un francobollo.
Di qui, de' sodomiti la gran corte,
o amore tra la specie mascolina,
detta per soprannome sesso forte;
e Sodoma, del culo la regina,
dove così il furor gli uomini invade
che si montano addosso per le strade.
Di qui la Grecia, Magna di sapienza,
madre divien di insigni culaioli;
anzi in Atene questa pia tendenza
predominò nei sapienti ruoli,
ed i libri e i manoscritti ci han lasciati
di sudore e di broda infrittellati.
Di qui Sparta, che avvezza i suoi campioni
a pigliarselo in cui senza dir "Ohi"
e a proibirne eziandio le contrazioni:
e difatti Spartano, anche da noi,
significa un eroe che in varia forma
se lo piglia nel culo e par che dorma.
Non basta: quei filosofi eruditi
studiando, vanno in culo al tempo stesso,
e, mentre che contemplano i quesiti,
si tengono l'uccello genuflesso
infra le coscie, dietro il tavolino,
come s'usa far noi con lo scaldino.
Presso i Romani, poi, la sodomia
varia secondo i gusti e le persone;
v'è chi lo mette per economia,
v'è chi lo piglia per dilatazione.
Fatto sta che i quiriti, o belli o brutti,
l'arte del culo conoscevan tutti.
Al tempo del famoso Cincinnato,
quando la vera civiltà fioriva,
il prenderlo nel culo era indicato
come cura, direi, rinfrescativa;
tale e quale oggidì pei fiorentini
andare ai fanghi di Montecatini.
Mario, che dappertutto mescolava
la disciplina alle virtù severe,
applicò la ginnastica alla fava
e, fatto di un finocchio un bersagliere,
un premio istituì di propria borsa
a chi ce io infilava di rincorsa.
Sulla fu più di Mario illuminato:
difatti, giunto a Roma vincitore,
in segno del potere conquistato,
andò ai palazzo e rinculò il Pretore;
poscia dal cancelliere Tito Muzio
si fece fare il visto sul prepuzio.
E il figlio di Agrippina, assai più fiero,
fece del culo strazio singolare:
dopo che rinculato ebbe l'impero,
più non sapendo cosa rinculare,
fattosi fare in terra un buco fondo
fantasticò di rinculare il mondo.
Vitellio, successore di Nerone,
a guazzo lo tenea nell'intestino
come si fa pei capperi in fusione;
ce lo mise una volta in sul mattino
e lo levò alla fin della giornata
che pareva un'anguilla marinata.
Nel medioevo il culo della gente
era un diritto della Signoria;
difatti Don Rodrigo, prepotente,
nella restituzione di Lucia
volle per patto primo e rigoroso
rivogarlo nel culo dello sposo.
Dopo, sotto il sistema livellario,
l'affitto fu pagato anche in natura,
per maniera che se l'affittuario
della fittanza, per disavventura,
alla scadenza non avea denari,
si calava i calzoni e tutti pari.
E, dato il caso di contestazione,
fra canone pagato e non pagato,
il debitore della prestazione,
per dare prova del suo vero stato
era costretto, anche d'inverno crudo,
a mostrar la quietanza a culo nudo.
Nell'ottocentoquindici uno sciame
di principi imperiali e di reclute,
intisichiti per soverchia fame,
precipitò in Italia per salute
e, propiziando il clima e la stagione,
si stabilì sul cul della nazione.
Ma, detto assai della storia profana,
passo in rassegna le galanterie
della chiesa cattolica romana
che, in materia di certe porcherie,
aveva gli ingegni invero peregrini
più sviluppati degli eroi latini.
Tra le celebrità tradizionali
taccio il domenicano fra' Nerbone
da Dio provvisto di coglioni tali
che in ogni sua devota polluzione
sputar solea dall'uretra infiammata
di liquido fratino una manata.
Taccio padre Conforti, il più potente
tra i figli del beato Calantini;
costui, nell'inculare un inserviente,
gli sconquassò talmente gli intestini
che a mettergli una pipa col cannello
il fumo gli sortiva dal cervello.
Stava, in un amenissimo convento,
un cancello di ferro all'entratura;
un chierico, persona di talento,
senza la violazione di clausura,
ritto fra gli interstizi del cancello
lo rivogava in culo a questo e a quello.
L'accaduto alla curia fu portato
e, tosto, quei dottissimi signori,
visto l'atto ingegnoso consumato
con la persona dentro e il cazzo fuori,
viste le colpe e ben considerate,
condannarono il cazzo e non il frate.
Nel manuale di meditazione
dal reverendo padre Meo composto,
si racconta di un frate buggerane
che sotto la canicola d'agosto
invaso da libidine asinina
lo rivogò nel culo a una gallina.
Pochi dì dopo, il cuoco, fra Bastiano,
mentre stava per fare una frittata,
casualmente trovossi nella mano
l'uovo della gallina rinculata,
lo ruppe ed uscì fuori, indovinate,
l'uccel mezzo pulcino e mezzo frate.
Vi lascio immaginare il lavorìo
dei teologi tutti e dei casisti:
chi lo disse un miracolo di Dio,
chi del diavolo, e accese il Lumen Christi.
Ma il provinciale, che non fu una rapa,
mise l'uovo nel piatto e andò dal Papa.
Lassù, dove le teste son quadrate,
si rise della povera gallina,
e condannossi solamente il frate
a non mangiare mai carne pollina;
e questo per escludere il periglio
che qualche volta si mangiasse il figlio.
Ma cosa val la storia e la dottrina,
la logica, l'ius pubblico e il privato?
Anche ammessa l'ipotesi cretina
che il metterlo nel culo sià peccato,
dato per un momento e non concesso
che il mio cliente l'abbia in culo messo,
da quando in qua, signori, un giovinetto
che il culo sano mantenersi vuole
se ne va con un prete in un boschetto
e si china a raccogliere le viole?
Con un prete la cui fava asinesca
schiaccia, Dio guardi, noccioli di pesca?
Arrosio, un giovanetto, anzi un Adone,
sì bello che se Sgricci l'immortale
vedesse balenar giù da Plutone
uno squarcio di culo a quello uguale
farebbe vitalizio nell'inferno
per tenerglielo in culo sempiterno!
Voi stessi, inciti membri, che fareste
se mai vi capitassero davanti
due mele tenerelle e rotondette
dell'ellenica beltà tutte spiranti,
di cui la superficie, alma e pastosa,
vince il velluto della melarosa?
Se giudicar dess'io dall'apparenza
di ognun di voi, nel rubicondo aspetto
spirano i segni d'una ria tendenza:
lo stesso Presidente, ci scommetto,
con quella brutta ghigna di castrato,
lo metterebbe in culo all'accusato!
E qui, signori, dubitar non posso
che, udendo questo vago avvenimento,
il Tribunale non si sia commosso;
giuro, che ognun di voi, più virulento
tacitamente con la man si sfoga
sotto l'usbergo dell'augusta toga!
No, non si creda questo mio pensiero
un frutto di mancanza di pudore:
difatti scorgo il Regio Ministero
mutar di tratto in tratto di colore
e, se dai movimenti ben comprendo,
o se l'è fatta o se la sta facendo!
Quindi, signori miei, fermo qui aspetto
l'assoluzion del mio raccomandato,
né gli argomenti vi faran difetto,
specie nel rammentarvi del dettato
che il culo è fatto per la gènte dotta,
e pei villan fottuti c'è la potta.
Presidente
I giudici hanno udito il difensore
in dotti accenti superar se stesso
tanto che nella fava ho il pizzicore.
Sarei dunque per chiudere il processo
se, data l'importanza dell'affare,
l'accusa non volesse replicare.
Pubblico Ministero
Chiedo venia all'illustre Presidente
se questa volta anch'io sarò costretto
a replicar non troppo brevemente
a tutto quel che la difesa ha detto.
Non son uso a sprecar tempo e parole,
nemmen pei cazzi come girasole,
ma, quando al vivo sono stuzzicato,
con certe insinuazioni tendenziose
come se l'è permesse l'avvocato,
e le chiappe diventan melerose,
ed il foro anale un tenero bocciolo,
e infine mi si dà del segaiolo,
allora anch'io, per quell'alta morale
dell'abito sublime che mi veste,
farò noto dinnanzi al Tribunale
che, forse per scusarsi della peste
attaccatagli al culo dal Pretore
la difesa parlò con tal calore!
Un dotto specialista, intimo amico,
mi disse che il chiarissimo collega
con quella ghigna sua da pappafico
fece col culo al parroco una sega,
e certe creste poi gli son cresciute
come Rebecca non l'ha mai vedute!
Difensore
Questa, corpo di Bacco, è una schifezza,
di cui domando conto al Tribunale!
Presidente
Lasci andare, avvocato, è una sciocchezza
che non sarà trascritta nel verbale!
Difensore
Vado in culo al verbale e a chi lo fa,
giù i calzoni e si vedrà .
Pubblico Ministero
La dispenso di usare questo mezzo;
ho il naso delicato e non vorrei...
Difensore
La potta di sua moglie sa di lezzo,
e il Giudice lo sa meglio di lei,
chè saranno dieci anni che la chiava,
Pubblico Minister della mia fava!
Pubblico Ministero
Del culo, prego, della fava no!
perché, per dir la pura verità ,
del culo suo qualcuno ci parlò:
ma se ci abbia una fava non si sa.
Si calmi, dunque, e lasci fare a me,
che in quanto al resto poi, verrà da sè.
Difensore
Richiedo qui all'egregio Presidente...
Presidente
Ma si finisca questo schiamazzare!
Lei si metta a seder senza dir niente
mentre l'accusa seguiti a parlare
poi, se lo creda, metta il culo fuori
e lo faccia vedere a quei signori.
Pubblico Ministero
Messa in chiaro la duplice ragione
per cui l'elegantissimo oratore
parlò con sì profonda cognizione
di quel cazzo che par d'un gladiatore,
è inutile avvertir che abbiamo udito
la moglie che difende suo marito.
Ciò stante, non voglio essere restio
a discutere qui le conclusioni;
di culo me ne intendo un poco anch'io,
sebbene siano opposte le ragioni
e quando il destro capita, bisogna
non farsi chiuder bocca da vergogna.
Dunque dirò, lasciando in santa pace
le fave di Mosè, di Gedeone,
di Sparabecchi, del famoso Aiace,
il bischero colonna di Sansone,
il cul divino delle antiche dee,
e le cloache delle donne ebree,
(che non è storia poi documentata);
tutte le porcherie della Scrittura
tante volte a sproposito citata
dal difensor della bestial creatura,
ché, in quello scorrazzar per l'intestino,
c'è dell'esagerato, e non pochino.
Io so che il mondo è sempre vivo, e pare,
secondo le statistiche dell'anno,
che non accenni punto a declinare.
In Francia solo, dove c'è il malanno
della donna nervosa e sifilitica,
la potta passa avanti alla politica.
Ora, come ci dicon, da Galeno
tutti i medici sino a Quasirolo,
per avere una donna a ventre pieno
s'è conosciuto sempre un mezzo solo
e non s'è visto mai neppure un mulo
un figlio vivo partorir dal culo!
Se, come assicurava l'avvocato,
l'umanità , dal tempo degli Egizi,
avesse in culo al prossimo sbrodato,
poco curando i prossimi orefizi,
trovar non si potea da chissà quanto
quei bischeri che a lui piacciono tanto.
Ridotta alla sua giusta proporzione
la sodomia nei fasti del passato,
io non voglio cercare se fra' Nerbone
facesse o non facesse gran peccato,
o se è merito degno da sapere
accender con la fava le lumiere;
nemmen voglio discutere se un frate
possa andare nel culo a una gallina;
padroni voi, se lo desiderate,
di chiavar polli a dritta ed a mancina;
che voi non m'invitate a desinare,
in questo caso, al più posso pregare!
Non desidero poi di far confronti
con la storia alla mano o con la legge,
sebbene mille qui ne tenga pronti.
Per me il culo è la via delle scoregge,
e, se qualcuno gode e vi si caccia,
tanti saluti e che buon pro gli faccia.
Io fo notar soltanto al Tribunale
che era un vezzo del popolo romano
andare in culo sol di carnevale;
e ne dava l'esempio anche il sovrano.
Ma che in ogn'altro luogo incivilito
un tale passatempo era proibito.
Anzi, se dobbiamo credere a Platone,
che neppur chiavava al modo usato
beandosi di un bacio e di un segone
fatto alla barba dell'oggetto amato,
l'antica Grecia permetteva appena
di dar la potta al lato della schiena.
Nel medioevo più d'un tirannello
osava rincular delle puttan
e qualcuno ficcò l'avido uccello
nel culo bianco delle sue villane;
ma bisognava che non si sapesse
né certe maialate eran permesse.
Oggi poi non saprei con qual diritto
un prete mi dovrebbe rinculare,
dato pure che avesse il cazzo dritto
e che io fossi a farglielo rizzare.
Si sfoghi pure a seghe ed a rosari,
ma lasci stare il culo e tutto pari.
Capisco che, ridotto a questi estremi,
un prete senza culo è come dire
una barchetta snella e senza remi;
ma dico, e voi dovete convenire,
chi tien la fava con i suoi pendagli
o non si faccia prete o se li tagli.
Qui calza una parentesi: la fava
ha messo sempre l'uomo in perdizione,
e se il buon Dio se la dimenticava,
nei sette giorni della sua creazione,
nessun certo l'avrebbe domandata,
a costo di buttarsi alla leccata.
Gli stimoli del bischero son tanti
che, in fondo, poi bisogna compatire
se va di dietro chi non va davanti;
ma non si deve e non si può soffrire
che vada in culo un prete sbarazzino
che ha cento donne intorno a dir pochino.
Col groppone che mostra l'accusato,
con quell'uccel che giunge alle ginocchia
e con quel suo parlar dolce melato
c'è da chiavarsi tutta la parrocchia;
non riesco a concepir come un ragazzo
rapisca a tante potte tanto cazzo!
Concludo col tirar la conseguenza
che il parroco, quel giorno, era impestato,
perciò costretto a lunga penitenza.
Poiché non conosceva l'avvocato,
abusò del prestigio della Chiesa
rompendo il culo della parte lesa.
Difensore
Non posso tollerar più lungamente!
Pubblico Ministero
Ed io mi stanco d'essere interrotto!
Quando parlava lei non dissi niente
e colpa non ce n'ho se ha il culo rotto.
Presidente
Voglia dunque tacere, vil maiale,
o la faccio buttar giù per le scale!
Pubblico Ministero
La parentesi è chiusa, e giungo al fine
attraverso un discorso irto di cazzi,
di culi, di chiavate adulterine,
e di sbrodate lunghe come razzi,
a ribatter lo stral che, ben comprendo
il difensore mi scagliò fuggendo.
Disse dunque il simpatico collega
che il non andare in culo è da villano;
questo non è per altro che una bega,
e tengo delle prove nella mano:
delle prove di fatto, concludenti,
per le quali darò due schiarimenti.
Io, come tutti gli uomini, ho una fava
che, senza le asinesche proporzioni
che tutto allegro il difensore citava,
pur si regge assai bene sui ciglioni
e spesso mi solletica il prurito
di cacciarla nell'uno e l'altro sito.
Ora, quando ho ceduto alla lusinga
di due mele bianchissime e pienotte,
il bischero m'è parso una siringa
entro i buchi riuniti di tre potte
e non ho mai trovato con certezza
che il cul possa vantarsi di strettezza.
Totale: son diverse le opinioni
come in tutte le cose che si fanno
ma, contro il cul portando le ragioni,
non credo affatto d'essere in inganno.
Ci vadan pure i dotti! Io dico, intanto,
che vado nella potta e me ne vanto!
Presidente
Vedo con dispiacere l'avvocato
far dei versacci al Regio Ministero
poiché, da difensor fatto accusato,
fu posto innanzi al Tribunale intero
il culo, con le stimmate ovver senza,
del bischero in questione nell'udienza.
Raccomando la calma ed il rispetto
per questo ambiente sacro alla giustizia;
ognun si deve togliere dal petto
ogni segreta idea d'inimicizia
e guardar soprattutto all'espressioni
che detta il giuramento dei coglioni.
Difensore
Voglia scusare, illustre Presidente,
il gesto di sorpresa e di ribrezzo
che mi è sfuggito involontariamente
a sentir cose a cui non sono avvezzo.
Cose che, per la loro enormità ,
la fava stessa mi si ammalerà .
Non è né il luogo adatto né il momento
di ribattere qui le cose udite;
quelle parole le ha rapite il vento,
né mi curo che vengano inseguite:
potrei così far credere davvero
ch'abbia ragione il Regio Ministero.
Avverto solamente il magistrato
che il mio buco del culo è sempre pronto
alla prova di un bischero rizzato,
il Tribunale me ne tenga conto
e mi conceda chiedere il permesso
di dire a lui se potrà far lo stesso!
Dopo ciò, volgo i miei ringraziamenti,
ché il Tribunale fino ad or tediai,
ed aspetto dai giudici sapienti
l'assoluzione che raccomandai.
E quindi in tal pensier che mi consola
mi seggo rinunciando alla parola.
Presidente
L'accusa udita, e avendo la difesa
rinunziato a parlare ulteriormente,
uditi i testimoni, siam d'intesa
che il dibattito cessi finalmente.
Se qualcosa d'aggiungere ha pensato
in piedi s'alzi, e parli l'imputato.
Imputato
Nel corso del processo s'è sentito
dirne sul conto mio di bigie e nere
ed or del Presidente il grato invito
di parlare raccolgo con piacere;
ed, acciocchè la mia ragion sia intesa
ai giudici esporrò la mia difesa.
Son poche le parole che qui in fretta
ho gettato, allorquando il mio avvocato
preso da quella foga benedetta,
senza curarsi di riprendere fiato,
disse assai più dell'avvocato Cassi
coglionerie da far tremare i sassi.
Mi lasci dire, e veda se ho ragione,
e ciò glielo dimostro in due parole.
Come le par che regga il paragone,
che la mia fava sembri un girasole?
Chi lo afferma e in udienza lo sostiene
conviene dir che la conosce bene.
E passo a dirle dell'insinuazione
con tanto ardire al pubblico gettata
della quale farà ritrattazione
(e già c'è una querela preparata)
che un perito dell'arte ha riscontrato
che il mio buco di culo è rovinato.
Prima domando: dov'è il documento
del perito? Ce l'ha? Legalizzato?
Lo mostri, ed io mi quieto sul momento.
Ma fino a quando non l'avrà mostrato
io posso sostener che nel sedere
non mi ci hanno ficcato che il clistere.
Di culi in cui le pompe han la funzione
di togliere gli escrementi, uso bottino,
io non so nulla. Eppoi, se "la Nazione"
su di uno stronzo ha messo un ragazzino
che colpa n'ho? Qualcuno, in settimana,
ci può schiaffar la "Cronaca romana".
Il Vescovo dovrebbe, a lor parere,
chiamarmi a sé per farmi un partaccione?
Ma questa è bella, state un po' a vedere
che, un pochino alla volta, ogni coglione
che abbia nel mondo un culo un po' spanato
m ‘incolperà d'averglielo spaccato?
Neppur risponder voglio al Ministero
che del mio cazzo dà le dimensioni.
Del neo sul cornicion non fo mistero,
e a me sembra che tali affermazioni
possan far ritenere al popolino
ch'egli ci sia passato da vicino.
Mi si perdoni questa digressione;
solamente ho voluto dimostrare
d'aver il culo in buona condizione
e che l'uccello mio si può mostrare.
Lei deve figurarsi che ho un pipino
come potrebbe averlo il suo bambino.
Presidente
Terminati così magistralmente
i discorsi d'accusa e di difesa,
udito l'imputato onestamente,
che par più leso della parte lesa,
al Tribunal non riman da fare
che ritirarsi per deliberare!
Sentenza
In nome dello Sgricci, imperatore
della potta, del culo e d'altri siti,
del fottisterio sommo reggitore,
autocrate e signor dei buchi aviti
e protettore dell'amor carnale,
di Bavilonia il Regio Tribunale
la seguente sentenza ha pronunciato
nel processo che trovasi pendente
contro Sculacciabuchi che è imputato
d'atti lascivi, rapidi e violenti
commessi con astuzia viperina
con persona minore mascolina.
Ritenuto che Arrosio Culostretto
e Don Sculacciabuchi, fiorentino,
erano il trentun marzo in un boschetto
che si andavano in culo o lì vicino,
sospirando, coperti dalle fronde,
siccome gente stitica che ponde;
considerato che una testimone
dice d'aver veduto solamente
l'uccel del prete fuori dal calzone
senza nessun indizio concludente;
che un tal che vide, tanto sempliciotto,
non sa ridir chi fosse sopra o sotto;
attesocché, nel dubbio, il Tribunale
non può applicar l'articolo sessanta
e ventitre del codice penale,
e neppure l'articolo novanta
che dice: "Cadrà in multa il cittadino
sorpreso dentro un culo mascolino";
atteso poi che la giurisprudenza
ha tenuto un contegno remissivo
e che mai non fu emessa una sentenza,
sia nel soggetto attivo che passivo,
accusato d'aver per una via
dato incremento alla pederastia,
Ha per questo motivo condannato
a pagare le spese il querelante,
e senz'altro prosciolto l'imputato
dall'accusa lesiva ed infamante,
applicando la legge di Bisenzio
ch'è di pigliarlo in culo e far silenzio.
si cerca di essere il meno stronzi possibile
Re: Ifigonia in Culide, tragedia
Si noti la finezza dell'anglicismo "water closo", l'acculturata citazione anatomica del "muso di tinca"!!!
Gaudeamus igitur!
Hip-hip-hip.... urrà urrà urrà!!! (purtroppo mi sa che solo i goliardi capiranno...)
Gaudeamus igitur!
Hip-hip-hip.... urrà urrà urrà!!! (purtroppo mi sa che solo i goliardi capiranno...)
YANKEE-Crew Official President: per la supremazia dell'erotismo occidentale - contro il pornopiattume delle melanzane, soviet e mangia-sushi!