WARDOG ha scritto:Non e' una protesta. Stanno aiutando il governo.
La reale protesta necessita' di due elementi completamente assenti: fede, e organizzazione a livello paramilitare.
La prima, postpone il proprio bene personale a favore della causa, giusta o sbagliata che sia. La seconda attua una precisa metodica di intervento, strutturata su piani gerarchici, con precise delimitazioni di responsabilita', con una progettualita' distruttiva mirata.
Cio' in italia e' impossibile, per la mancanza degli elementi di base, in primis la fame vera, che permette a un singolo di perdere la speranza, e' quindi di diventare un arma temibile, e assai poco controllabile o eliminabile, a seguire, l'atavica mancanza di coesione italiana, che si manifesta a tutti i livelli ed e' dovuta al fatto che l'itaiano non ama prendere ordini precisi, ancora di piu' se poco comprensibili o privi di senso dalla sua ottica.
Eppure ci vorrebbe cosi poco per ribaltare quest'Italia, davvero poco.
I disperati veri si trovano, le menti si possono plasmare, ancorche' difficoltosamente, i singoli si possono addestrare. Abbiamo una pletora di conoscenze tale, al giorno d'oggi da potere fare praticamente tutto. E abbiamo importanti lezioni strategiche da poter seguire, neppure troppo vetuste.
Non sarebbe un qualcosa che durerebbe tanto, l'italia non e' piu una singola nazione, ma collegata a un regime piu' grande, che offrirebbe sostegno in grado di schiacciare una rivolta estesa. Ma finche' dura, sarebbe una festa.
Ma i forconi, il 9dicembre, sono sconclusionati, disorganizzati, disuniti, composti da persone che hanno ancora qualcosa da perdere, che ancora non fanno niente piu' che gne gne di fronte al babbo cattivo che nega la paghetta settimanale.
Pero' secondo la piu' pura dottrina della shock culture, possono essere utilizzati dal regime per creare una nemesi, incasellarla in una precisa identita', e facendolo, ridurla a un entita' controllabile, osservabile, e quindi poco temibile, ma che puo' creare la paura.
E la paura e' l'arma che serve al regime per giustificarsi. Se andate a rileggere quanto ho scritto in tempi meno sospetti, noterete che quanto avevo teorizzato si sta verificando con precisione notevole, il regime attende un gesto forte per giustificarsi, stanno gia' preparando la strada, ci sono troppi segnali che coincidono.
Anche la tanto discussa questione dei caschi, e' incasellata in un preciso disegno. Le forze dell'ordine possono essere solidali a livello del singolo, ma mai complici, sono composte anch'esse da Italiani, nella paura dell'autorita' la loro controllabilita', nel timore individuale la loro debolezza.
Eppure anche li basterebbe cosi' poco. Individui poco armati, poco addestrati, poco equipaggiati, poco organizzati.
La protesta dovrebbe essere precisa, metodica, indirizzata precisamente verso le singole entita' emanazione del regime, composte da uomini. Lo stato non ha paura, gli uomini invece si'. Questo e' il fulcro di leva per creare le crepe. Per ora la protesta e' rivolta a un qualcosa di immateriale, ma fatta da materialita', osservabile, colpibile, che si puo' reprimere. La digos penso che in questi ultimi mesi sia parecchio impegnata a scrivere..
Il popolo e' stato preparato astutamente, metodicamente, alla sopportazione. Togli tutto, e si rivolteranno. Togli un oncia per volta, e non se ne accorgeranno. Colpisci e dividi, e non si uniranno. Colpisci i deboli, e i forti non interverranno. Direi da manuale.
Quello che ci fotte, tutti, e' la speranza collettiva. Il ricordo dei bei tempi andati. La debolezza delle interconnessioni umane. Gli affetti. Fardelli che rallentano una protesta. Abbiamo ancora tutti qualcosa da perdere in fondo, e possiamo sopportare ancora molto.
Quando il regime capira' se mai accadra', che la protesta corre veloce, mobile, ostile, adattabile, configurabile, precisa, sfuggente,multilaterale, avra' paura.
Perche' l'apparato di regime, e' vetusto, lento, immobile, poco organizzato, indifendibile.
Non teorizzo una guerriglia. Non siamo capaci. Ma una singola presa di coscienza collettiva che renda il popolo capace di capire che la forza risiede nell'individualita', che la preparazione e' a livello personale, e che e' un tempo in cui ci sono due scelte, perdere completamente la coscienza del se, in favore di un probabile, possibile, auspicabile futuro, oppure perdurare nella stagnazione, e creare i presupposti per un futuro ancora peggiore di quanto immaginiamo.
Nell'epoca della virtualizzazione della protesta, nell'epoca dell'informazione e della mitizzazione guidata, i martiri sono quello che ci serve.
Ma penso che la cosa sia ancora assai lontana.
Analisi da manuale.