Tlentine
Massaggi hard, tre cinesi in manette
Le prestazioni - a Laives e Pergine - costavano 100 euro. Nei due centri venivano sfruttate almeno dieci ragazze
BOLZANO. Turni massacranti anche di dodici ore al giorno, sette giorni su sette, per soddisfare un viavai di clienti inarrestabile. In questo modo venivano sfruttate almeno dieci ragazze giovanissime, tutte cinesi, che si prostituivano all’interno di due centri massaggi “Tuina” uno a Laives e l’altro a Pergine Valsugana, riconducibili ad una organizzazione criminale di matrice cinese sgominata dai carabinieri nei giorni scorsi, al termine di molti mesi di indagini volte a ricostruire l’organigramma e la vastità del sodalizio criminale.
In manette sono finiti tre cittadini cinesi, due uomini e una donna, e denunciati diversi altri favoreggiatori, tra cui un trentenne bolzanino che si preoccupava del “marketing” dei centri, pubblicando annunci anche abbastanza espliciti sui siti internet specializzati: per lui è stato disposto dal gip Andrea Pappalardo, su richiesta del pm Daniela Pol, titolare delle indagini, l’obbligo di dimore nel Comune di residenza.
Le indagini, condotte dai militari della compagnia dei carabinieri di Egna, comandati dal maggiore Renzo Tovazzi, hanno scoperchiato un business con un notevole giro di affari, fatti di prestazioni che costavano mediamente 100 euro, e da un giro di clientela che veniva fidelizzata in vario modo. All’inizio infatti, ai clienti veniva offerto solo un servizio di masturbazione, e solo dopo aver conquistato la fiducia del centro, ed aver dimostrato di essere persona discreta, il cliente poteva iniziare a pretendere prestazioni sempre più spinte, fino al rapporto completo.
Le ragazze erano costrette a lavorare a vivere all’interno del centro, a loro veniva corrisposto il 40% dell’incasso, mentre il 60% restava ai titolari della struttura, che poi regolarmente trasferivano il denaro a quello che si presume fosse il capo dell’organizzazione. Grazie alle intercettazioni e ai pedinamenti, infatti, i carabinieri hanno potuto ricostruire anche una sorta di rudimentale organigramma del racket cinese, alla cui testa, almeno sul piano locale, c’era Rongjun Lin, qarantenne residente a Bolzano, tra gli arrestati. Il business si svolgeva seguendo le sue indicazioni, e suo era il compito di reclutare le ragazze, sempre nuove, da piazzare nei centri. Tra gli arrestati c’è anche una donna, Wuzhao Yang, trentaduenne alla guida del centro di Laives.
Le indagini sono partite proprio da Laives, quando, pochi giorni dopo l’apertura del Centro Tuina, nell’ottobre dello scorso anno, i residenti non hanno potuto non notare il traffico di clienti, tutti uomini, fino alle undici di sera. Dopo i primi accertamenti, i militari hanno disposto pedinamenti e intercettazioni, che hanno permesso di individuare la presenza di una struttura gemella in territorio trentino.
Gli accertamenti sono ancora in corso, e sui possibili sviluppi dell’inchiesta gli investigatori dell’Arma mantengono il massimo riserbo, è possibile infatti, che i due centri fossero soltanto satelliti di una più vasta organizzazione criminale, che apre e chiude questo genere di attività con estrema facilità, spostandole da una località all’altra, allo scopo di sfruttare la prostituzione
delle ragazze.
La flessibilità di queste strutture, deriverebbe anche dal particolare tipo di massaggi, chiamati appunto “Tuina”, che non prevedono particolari certificazioni né competenze specifiche degli operatori, e quindi legalmente meno impegnativi.