Husker_Du ha scritto:
L'esempio era in risposta alla tua affermazione che i mercati trovano sempre il modo di eguagliare domanda ed offerta e quindi a creare un prezzo di equilibrio.
Se non lo trovano è dovuto a variabili esogene. Nel caso del mercato del lavoro salari lower bounded stabiliti dal governo, imposizioni sindacali etc. Questi non inficiano i modelli sul GE che funzionano benissimo.
Sul resto siamo d'accordo, ma allora ti sei espresso male.
Io non ho paragonato il mercato dell'energia ad un mercato razionato.
Quanto dici e' vero in molti casi, ma qui l'idea e' piu' di un constrained equilibrium (constrained dal vincolo sulle risorse) e quindi di mercati con razionamento
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
Giulio Tremonti ha scritto:
Sul resto siamo d'accordo, ma allora ti sei espresso male.
Io non ho paragonato il mercato dell'energia ad un mercato razionato.
Quanto dici e' vero in molti casi, ma qui l'idea e' piu' di un constrained equilibrium (constrained dal vincolo sulle risorse) e quindi di mercati con razionamento
Puo' essere che mi sia espresso male, ma quando dico: "Io non ho paragonato il mercato dell'energia ad un mercato razionato", intendo dire che non sono io a proporre la cosa come tale ma chi e' fautore della teoria della decrescita a farlo.
Giulio Tremonti ha scritto:
Husker_Du ha scritto:
L'esempio era in risposta alla tua affermazione che i mercati trovano sempre il modo di eguagliare domanda ed offerta e quindi a creare un prezzo di equilibrio.
Se non lo trovano è dovuto a variabili esogene. Nel caso del mercato del lavoro salari lower bounded stabiliti dal governo, imposizioni sindacali etc. Questi non inficiano i modelli sul GE che funzionano benissimo.
Scusa se mi permetto, ma quanto dici e' quello che direbbe Friedman. Il che non significa che sia corretto di per se.
Ad esempio potresti avere Efficiency Wages (che sono endogeni) e avere comunque un slario di mercato superiore a quello di equilibrio. Oppure potresti avere un Monopsonio, anche li il salario e' endogeno ma e' superiore a quello di equilibrio di mercato perche' la domanda di lavoro e' razionata etc. etc.
Affermare che non si raggiunge l'equilibrio tra domanda ed offerta solo per fattori esogeni e' semplicistico dal punto di vista teorico. Il che non significa che non sia vero in realta' (in molti casi lo e'), ma e' comunque semplicistica come spiegazione.
Ultima cosa sui modelli GE che funzionano benissimo. Io andrei cauto su tale affermazione. L'evidenza empirica, che e' sempre mixed, non conferma in maniera univoca quanto tu dici.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
EW. Non è endogeno. Cosa c'entra il modello, se qualcuno decide di pagare di più i dipendenti perchè è convinto che rendano di più?
Poi, l'evidenza empirica è scarsa e riferita a piccole realtà e inesistente a livello aggregato. Bastasse alzare gli stipendi di tutti i lavoratori e avremmo risolto il problema della bassa produttività italiana.
Monopsonio. Azz, che ipotesina realistica, stavamo parlando di GE. Comunque, sì, i monopsoni sono una roba brutta. Ne conosci qualcuno nella realtà in senso letterale?
I modelli di GE sono quanto di meglio sia stato prodotto in economia che abbia un riferimento ai dati, non certo le cazzate sinistroidi e neokeynesiane che inculcano nella testa dei ragazzi nelle università italiane e che fanno dell'Italia un Paese arretrano negli studi economici.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
Caro giulio, io apprezzo il fatto che tu abbia ottime conoscenze di economia visto che la cosa non puo' che farmi piacere.
Tuttavia, permettimi, quando si discute su cose accademicamente piu' avanzate pecchi leggermente di presunzione.
Il salario e' un prezzo, come il prezzo del pane, come minchia fai a dirmi che il salario non e' endogeno? Allora il prezzo del pane non e' endogeno????
Ora io non so se tu hai mai letto il paper di Shapiro-Stiglitz su efficiency wages, ma io ti consiglio vivamente di farlo (trovi un'ottima trattazione del modello anche in D. Romer Advanced Macroeconomics, capitolo 9 pp. 448-460).
Per farla breve il salario e' deciso dal processo di ottimizzazione dell'impresa (quindi e' endogeno per natura), solo che tale salario risulta alto perche' devi dare un reward ai lavoratori con alta produttivita' ad esercitare effort (ed e' ottimale per l'impresa fare cosi'). Se ci pensi questo e' un risultato che deriva da Second Order Price Discrimination, quindi non e' manco un gran novita'. Il salario deriva dal modello ed e' piu' alto proprio per l'assunzione che l'effort e' informazione privata del lavoratore (tipico caso moral hazard).
Sui modelli GE, io non ho affatto detto che non siano validi, ho semplicemente detto che l'evidenza empirica e' mista. Ad ogni modo ti posso assicurare (per esperienza personale) che NESSUNA banca centrale di un paese sviluppato (non ho evidenza per altri paesi) utilizza modelli RBC classici (quindi con ipotesi di market clearing in ogni periodo e shocks sulla produttivita') per fare policy analysis, ma tutte utilizzano modelli DSGE (RBC e' un caso speciale di un Dynamic Stochastic General Equilibrium Model) con varie imperfezioni di mercato (sticky prices, sticky wages, e quindi in linea con le teorie neokenesiane), perche' tali modelli fittano i dati (ed in particolare la persistenza nella serie storiche delle PIL reale) in maniera migliore.
Ora io non voglio assolutamente dire che i modelli neokenesiani siano migliori o peggiori dei modelli RBC, riporto pero' un fatto che e' abbastanza consolidato.
L'itaglia, dal mio punto di vista, e' un paese arretrato negli studi economici per la scarsa competenza dei suoi insegnanti che sono rimasti a Sraffa e ai classici. Moltissimi macroeconomisti italiani sono sopra i 50/60 anni e sono rimasti ad un approccio storico. I macroeconomisti italiani di nuova generazione (che hanno un PhD serio) sono tutti all'estero, o in universita' o in banche centrali.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Siamo parecchio OT e non so quanto il discorso interessi gli altri, BTW, caro Husker, mi sono letto “Equilibrium Unemployment as a Worker Discipline Device” e altre cose. Grazie per la reference, molto interessante, ma mi chiedevo: i dati dove sono? Non c'è lo straccio di un'argomentazione empirica.
Tu sai che gli EW sono quanto meno controversi. P.es in Kiley, "Efficiency Wages, Nominal Rigidities, and the Cyclical Behavior of Real Wages and Marginal Cost", gli EW non generano rigidità nei prezzi ma aciclicità dei salari reali e prociclicità dei costi marginali di produzione. Dato che la rigidità richiederebbe un costo marginale aciclico e i prezzi si basano sul costo marginale di produzione anzichè sui salari, no AMC, no sticky prices.
Che siano applicabili alla realtà è dubbio dato che si fanno assunzioni semplificatorie, come il fatto che un lavoratore o è lavoratore o è fannullone e che il salario sia uguale per tutti e per tutte le imprese. O non si tiene in considerazione qualche fatterello non proprio trascurabile come gli incentivi alla disoccupazione, che rendono meno efficaci gli EW. Si assume che tutte le aziende reagiscano allo stesso modo quando invece, con Leod e Malcomson, si potrebbero utilizzare strumenti alternativi, incentivi e bonus. O, come fa Lazear, che immagina contratti in cui fino a un tempo T della propria carriera il lavoratore percepisce un salario inferiore alla sua produttività marginale e superiore successivamente. L'incentivo porta il valore attuale del salario a quello di equilibrio senza disoccupazione.
Un altro aspetto trascurato dal modello di S&S è che, in quei mercati del lavoro in cui la minaccia del licenziamento è meno efficace, come p.es. quello italiano, gli EW sono di conseguenza meno efficaci.
Questo per ribadire che anche a livello teorico gli EW sono controversi e non si possono accettare acriticamente. Il secondo punto è: dove sono le evidenze empiriche? Come spesso accade per i modelli neokeynesiani, si tratta di una bella costruzione teorica, magari plausibile e interessante, ma avulsa da qualsiasi argomentazione fattuale. C'è qualche studio limitato a livello di singola azienda o di piccoli gruppo di aziende ma niente di più. A livello macro, che è quello che sta a cuore ai neokeynesiani, nel quale si pretende di spiegare la disoccupazione permanente, non c'è niente.
Quali sono gli studi che 1) dimostrano che il modello sia verificato nella realtà e che 2) dica quanta parte della disoccupazione totale sia ad esso riconducibile? Io non li ho trovati, tu li conosci? hai qualche reference?
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
References su come modelli dianamici stocastici neokenesiani fittino bene i dati c'e' ne sono parecchi.
Ad esempio: Christiano, L. J., M. Eichenbaum, and C. Evans (2004): “Nominal Rigidities and the Dynamic Effects of a Shock to Monetary Policy,” Journal of Political Economy
Un classico e' il paper di Jordi Gali' che addirittura guarda a come il vecchio e bistrattato IS-LM model fitta i dati dal dopoguerra in avanti: Gali J. (1992) "How Well Does the IS-LM Model Fit Postwar U.S. Data", Quarterly Journal of Economics.
Altre:
Smets F.R. and R. Wouters (2003) "An estimated dynamic stochastic general equilibrium model of the euro area", NBER working paper.
Ireland P. N. (2001) "Sticky-price models of the business cycle: specification and stability", Journal of Monetary Economics.
etc. etc.
Su efficiency wages, se puo' interessare, alcuni studi empirici sono:
Peter Cappelli and Keith Chauvin (1991), "An Interplant Test of the Efficiency Wage Hypothesis", Quarterly Journal of Economics.
Mahmood Arai (1994), "An Empirical Analysis of Wage Dispersion and Efficiency Wages", The Scandinavian Journal of Economics.
Larsen and Malcomson (2002) "Efficiency wages, matching and unemployment - An analysis for four OECD countries", CEPR working paper.
Huang, Tzu-Ling, et al (1998) "Empirical Tests of Efficiency Wage Models", Economica.
etc. etc.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Peter Cappelli and Keith Chauvin (1991), "An Interplant Test of the Efficiency Wage Hypothesis", Quarterly Journal of Economics.
Si fa riferimento al database interno di una società.
Mahmood Arai (1994), "An Empirical Analysis of Wage Dispersion and Efficiency Wages", The Scandinavian Journal of Economics.
Non pervenuto.
Larsen and Malcomson (2002) "Efficiency wages, matching and unemployment - An analysis for four OECD countries", CEPR working paper.
Si prendono in considerazione la disoccupazione dovuta a friction e EW. Lo studio mostra che ridurre la prima non ha un grande impatto sulla disoccupazione di lungo periodo mentre lo ha la diminuzione dei salari al livello in minimo tale per cui gli EW siano ancora efficaci ma l'azienda non tragga profitto. Si assume che gli EW siano efficaci per ipotesi e lo studio non li considera problematici. In sostanza si dice che ridurre i salari diminuisce la disoccupazione più che eliminare gli effetti di search frictions. Tutto qui.
Huang, Tzu-Ling, et al (1998) "Empirical Tests of Efficiency Wage Models", Economica.
Questo è più interessante perchè prende in considerazione un più alto numero di aziende rappresentative. Si potrebbe discutere del significato di "rappresentative", dato che si tratta di analisi in equilibrio parziale di un problema di GE, ma sorvoliamo.
Direi che non si aggiunge niente a "C'è qualche studio limitato a livello di singola azienda o di piccoli gruppo di aziende ma niente di più. A livello macro, che è quello che sta a cuore ai neokeynesiani, nel quale si pretende di spiegare la disoccupazione permanente, non c'è niente.".
Spero che tu non voglia considerare i modelli di GE una conferma empirica degli EW.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
Caro giulio mi spieghi, cosi' tanto per dire, perche' ce l'hai tanto con efficiency wages?
Mi hai detto che non c'erano studi empirici su efficiency wages, io te ne ho trovati alcuni. Tutto qua, indipendentemente da quello che tali studi trovano.
La tua affermazione: "i GE models spiegano i dati megio di qualsiasi modello neokeinesiano", non e' che risulta giusta solo perche' l'evidenza su efficiency wages non e' univoca. Io ho parlato di modelli DSGE neokenesiani che spiegano meglio i dati dei modelli RBC (che tu puoi considerare modelli GE per eccellenza), ed in questo caso l'evidenza empirica e' abbastanza univoca. I modelli di efficiency wages non sono considerati DSGE neokenesiani. O meglio, puoi inserire EW in un DSGE model, ma i neokenesiani preferiscono probabilmente inserire staggered wages se proprio vuoi mettere una friction del mercato del lavoro nel modello.
Detto questo: NON HO mai affermato che i modelli di efficiency wages siano un modello di disequilibrio splendido che possa spiegare in maniera esaustiva il mercato del lavoro.
L'esempio di efficiency wages e' stato fatto per dirti che non e' detto, dal punto di vista teorico (ma anche dal punto di vista pratico visto che l'evidenza empirica non e' univoca), possano esistere situazioni in cui le forze di mercato sono sufficienti a garantire la convergenza vero l'equilibrio.
Affermare che tutti i mercati funzionano sempre bene e l'equilibrio di mercato viene sempre raggiunto e in tale equilibrio e' massimizzato il surplus degli agenti, e' una posizione rispettabile ma comunque soggettiva. Se esiste un dibattio in macroeconomia da almeno 70 anni su Keynesiani verso Neoclassici significa che qualcosa di non univoco nella teoria e nell'evidenza empirica non c'e'. Tutto qua.
Personalmente, credo che buona parte della teoria neokeynesiana sia una buona teoria per spiegare elementi della realta' macro e che buona parte della teoria neoclassica sia una buona teoria dal punto di vista metodologico ma meno dal punto di vista pratico.
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
Caro, Husker, si è arrivati tanto lontani perchè io dicevo che alla scarsità delle risorse ci avrebbero pensato i prezzi. Tu mi hai detto, in sostanza, che il mercato è imperfetto e ha frictions, chi lo nega? Forse i prezzi non saranno market clearing price, che importa? Ci penseranno loro a razionalizzare le risorse scarse.
La storia del Keynesismo è una lunga serie di interventi volti a toppare le falle di una teoria che faceva acqua da tutte le parti. La sua ultima incarnazione è RBC con rigidità dei prezzi, questo lo rende un modello "neokeynesiano". Come dire che a un palazzo che ha costruito qualcuno io ci metto il tetto keynesiano e chiedo: vi piace questo palazzo keynesiano? Fitta bene con i dati, vedete che John Maynard c'aveva visto lungo?
Se l'economia è un pò più scienza e meno chiacchiera è grazie a chi ha posto le basi teoriche per modelli coerenti. In questo senso von Neumann ha dato all'economia infinitamente più di Keynes. Certo, i modelli non spiegano tutto. Sono molto efficienti se si tratta di 'predire' il passato, quasi inutili per il futuro.
Non spiegano l'ultima crisi, per esempio. Non dicono per quale motivo Greenspan abbia keynesianamente tenuto i tassi di interesse così bassi da inondare il mercato di liquidità, permettendo al sistema bancario di prestare soldi a gente che non poteva restituirli.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
Non so se ha a che fare con la decrescita, ma un minimo di osservazione empirica mi induce a sostenere che ci sia una sovrabbondanza di merci (es. generi alimentari, abbigliamento, ecc.) che la domanda non riuscirà mai a smaltire.
Mi riferisco ai minimarket di cui è pieno il centro di Firenze, oppure a tutto il ciarpame in vendita nei mercati. Di fronte a questo spreco palese di risorse non è il caso di chiedersi se è il caso di diminuire la produzione di certi beni? Oppure bisogna produrre sempre più, altrimenti finisce il lavoro?
(Mi scuso per l'ingenuità del quesito)
"Non ti azzardare. Non con Campanellino!"
Charles Bukowski, Pulp
Non c'è evidenza di tutto ciò. Se la domanda diminuisse, i prezzi si adeguerebbero. Il sottoconsumo è un refuso marxista, infatti tra Marx e i prezzi non c'era feeling.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]
Però, a mio avviso, c'è l'evidenza empirica che molta "roba" che si trova in giro è di utilità (marginale) tendente a zero, da cui il famoso detto : "Non lo vorrei neanche se me lo regalassero", non fosse altro che per lo spazio molto limitato che normalmente si ha a disposizione nelle abitazioni, sovente già sovraccariche di numerose insulsaggini.
D'altro canto, non si può ignorare il fatto che la situazione economica generale è talmente instabile che qui uno, da un momento all'altro, rischia di passare dalla condizione di - diciamo così - "saturazione da consumismo cronico" ad una condizione, decisamente assai meno invidiabile, di repentino impoverimento.
Giulio Tremonti ha scritto:Non c'è evidenza di tutto ciò. Se la domanda diminuisse, i prezzi si adeguerebbero. Il sottoconsumo è un refuso marxista, infatti tra Marx e i prezzi non c'era feeling.
Non so Giulio. Voi continuate a mettere in campo dati statistici e teorie economiche, io vedo che 'sti minimarket traboccano di merce invenduta che avrà, presumo, una scadenza e quindi andrà al macero. Così come gli inutili ninnoli che vedo nelle bancarelle di San Lorenzo. A che serve produrre questa roba? Mi risponderai che serve al mercato, a bilanciare i prezzi, ecc. ma intanto son risorse buttate via, uno spreco insomma. In cosa sbaglio?
"Non ti azzardare. Non con Campanellino!"
Charles Bukowski, Pulp
Pensiero Dominante ha scritto: di repentino impoverimento.
Repentino...???
Un recente studio dell'OCSE, ha stabilito che, se si fermasse di colpo la produzione di beni e servizi in tutto il mondo, l'Occidente (Europa, Usa, Australia e Nuova Zelanda) potrebbe continuare a mantenere lo stesso tenore di vita attuale per successivi 9 anni solo con i patrimoni e il risparmio.
I Pvs (Brasile, Cina, Russia etc.) per altri 3.
NB nonostante la crisi seria, non vedo in giro rivolte sociali.
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."