[O.T.] Libri consigliati?

Scatta il fluido erotico...

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El Diablo
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1006 Messaggio da El Diablo »

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bellavista
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1007 Messaggio da bellavista »

Diablo, sei un mini google ;)
Io cercavo in realtà qualcosa di più specifico alle gerarchie nei branchi, quello che hai linkato è un po' più generico. Comunque grazie mille ;)
Qui habet, dabitur ei. E comunque: Stikazzi

araxe
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1008 Messaggio da araxe »

Ogni volta che lo rileggo qualcosa di nuovo, di diverso, di assoluto, spunta sempre. Ed è un pugno allo stomaco, una stretta alla gola, costante.
libro feticcio.

http://www.minimumfax.com/libro.asp?libroID=4

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Kronos
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1009 Messaggio da Kronos »

Jacques Serguine - Elogio della sculacciata - ES, Milano, 1997, pp.94.

http://www.libreriauniversitaria.it/elo ... 8887939811


Chi ha visto il film Il marito della parrucchiera? È la storia, deliziosamente francese, di un'ossessione. Anche in questo libretto di Serguine si dà conto di una fissazione libidinale. Quel che collega questo genere di opere non è il fatto in sé, la deviazione maniacale, quanto il "discorso" sul fatto, le sue variazioni ed esaltazioni retoriche. Serguine elogia la sculacciata spiegandoci perché, come, quando e a chi infliggerla.
Eh si, è la propria compagna consenziente che occorre adeguatamente percuotere perché la sculacciata è la via d'uscita più "logica" all'impossibilità della coesistenza pacifica della coppia, un ottimo rimedio agli odi silenziosi e agli asti inespressi della vita coniugale. Lei la "vuole", lui la deve accordare. Essa deve essere preventiva e non curativa, nascere da un sentimento e non da un risentimento, nutrirsi della propria attesa - quindi meglio assegnarle un giorno fisso della settimana, l'autore ha scelto il venerdì -, e della propria ineluttabilitè Deve essere inferta dal maschio alla femmina e non viceversa, per il rispetto che si deve ad una convenzione antica ed autorevole. Non deve essere intesa come un supplice sadiano - l'autore aborre il concetto di punizione, ma come un gioco, un pretesto. Insomma, siamo davanti ad una rielaborazione molto intellettuale e parigina del vecchio adagio paesano: Quando rincasi, picchia la moglie: tu non sai perché, ma lei sì.
Alfio Squillaci
"Duca conte buonasera..sono le 17...le serviamo un tè?" Maurizio Liberti, 25.03.2007
"Sono venuto qui per disgustarmi! oh! Voglio vomitare! oh! siete un cess.... cessi! cessi, diceva toto'! cessi! la banda! cessi!" Carmelo Bene, 1995

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Mavco Pizellonio
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1010 Messaggio da Mavco Pizellonio »

Kronos ha scritto:Jacques Serguine - Elogio della sculacciata - ES, Milano, 1997, pp.94.

http://www.libreriauniversitaria.it/elo ... 8887939811


Chi ha visto il film Il marito della parrucchiera? È la storia, deliziosamente francese, di un'ossessione. Anche in questo libretto di Serguine si dà conto di una fissazione libidinale. Quel che collega questo genere di opere non è il fatto in sé, la deviazione maniacale, quanto il "discorso" sul fatto, le sue variazioni ed esaltazioni retoriche. Serguine elogia la sculacciata spiegandoci perché, come, quando e a chi infliggerla.
Eh si, è la propria compagna consenziente che occorre adeguatamente percuotere perché la sculacciata è la via d'uscita più "logica" all'impossibilità della coesistenza pacifica della coppia, un ottimo rimedio agli odi silenziosi e agli asti inespressi della vita coniugale. Lei la "vuole", lui la deve accordare. Essa deve essere preventiva e non curativa, nascere da un sentimento e non da un risentimento, nutrirsi della propria attesa - quindi meglio assegnarle un giorno fisso della settimana, l'autore ha scelto il venerdì -, e della propria ineluttabilitè Deve essere inferta dal maschio alla femmina e non viceversa, per il rispetto che si deve ad una convenzione antica ed autorevole. Non deve essere intesa come un supplice sadiano - l'autore aborre il concetto di punizione, ma come un gioco, un pretesto. Insomma, siamo davanti ad una rielaborazione molto intellettuale e parigina del vecchio adagio paesano: Quando rincasi, picchia la moglie: tu non sai perché, ma lei sì.
Alfio Squillaci
Mio!

Deve ''nascere da un sentimento e non da un risentimento'', verissimo. Anche se sono curioso di leggere perché l'autore è contrario al concetto di punizione.

Il richiamo all'adagio finale mi pare non c'entri una mazza con quanto detto prima né, per quanto posso capire, col tema del libro.

Utilissima segnalazione, grazie.
Il mio stile è vecchio
come la casa di Tiziano
a Pieve di Cadore

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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1011 Messaggio da Kronos »

Mavco Pizellonio ha scritto: Mio!

Deve ''nascere da un sentimento e non da un risentimento'', verissimo. Anche se sono curioso di leggere perché l'autore è contrario al concetto di punizione.
Non ti rispondo per non toglierti il gusto della lettura.

diciamo che e' un fondamentale dell'eros.
vivamente consigliati poi l'histoire d'O della reage, la continuazione il ritorno a roissy ed il grosso dei libri del tanizaki.

i primi due di solito sono ottimi punti di discussione con donne, soprattutto se spieghi i retroscena del libro. Sempre non siano del circolo scopanelculo moratti.
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1012 Messaggio da Shirley »

araxe ha scritto:Ogni volta che lo rileggo qualcosa di nuovo, di diverso, di assoluto, spunta sempre. Ed è un pugno allo stomaco, una stretta alla gola, costante.
libro feticcio.

http://www.minimumfax.com/libro.asp?libroID=4
Parlamene un po'...
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Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1013 Messaggio da Spinoza »

Lo consiglio a Minime : :DDD

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No, No. Sulla rete non puoi imbrogliare. Se non hai reputazione e credibilità , ti massacrano.
Ci vogliono le palle per reggere, in rete.

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Il mio ultimo post è stato scritto con un linguaggio studiato appositamente per irritare gli imbecilli.
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1014 Messaggio da Vale »

Spinoza ha scritto:Lo consiglio a Minime : :DDD

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:DDD :DDD :DDD

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Demetrio Pianelli
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Storia naturale dei ricchi - Etologia dei miliardari

#1015 Messaggio da Demetrio Pianelli »

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Storia naturale dei ricchi
Etologia dei miliardari


di Richard Conniff

Garzanti, 2004, 406 pagine ISBN: 88-11-73899-7

Divertente e ambizioso, Storia naturale dei ricchi è l’ultimo lavoro di Richard Conniff, naturalista ed editorialista del National Geographic. Puntando sui miliardari uno sguardo da etologo, Conniff conclude che l’osservazione dei loro comportamenti è un’esperienza molto simile a una visita allo zoo. Chi emerge dalla massa “non è molto diverso da quello che gli antropologi chiamano aggrandizer o “personalità tripla A”: avida, aggressiva e accumulatrice”, o da ciò che l’antropologo Brian Hyden definisce come persona ansiosa “di massimizzare il loro potere e la loro influenza accumulando cibi, beni e servizi desiderabili”, cioè, spiega Conniff, “tesaurizzando”.

“Osservando i babbuini del branco C mi è parso che molti degli elementi di base per una storia naturale della ricchezza - l’arrampicamento sociale, il colpire alle spalle, un’élite di maschi e femmine alfa che stabiliscono i termini della vita quotidiana per i subordinati sociali - esistessero già 30 milioni di anni fa. Manca solo, ovviamente, la ricchezza”.

A Conniff, l’idea di studiare i ricchi come una specie a sé è venuta proprio dalla sua esperienza di naturalista: “si sa che gli studiosi delle specie animali si occupano principalmente degli individui dominanti, e quando si tratta della razza umana ciò significa focalizzare l’attenzione sui ricchi. Gli studi fin qui realizzati suggeriscono che alcuni meccanismi di sopravvivenza particolarmente disgustosi, insieme ad altri, meno numerosi, un po’ meno disgustosi, si esprimono in modo particolarmente intenso fra la gente facoltosa, foss’anche semplicemente perché nel loro caso la posta in gioco è sempre elevata. Di qui la necessità di una storia naturale della ricchezza”. Strizzando l’occhio alla correttezza politica e anticipando eventuali accuse di darwinismo sociale, l’autore spiega di essere mosso da una curiosità innocente, scaturita dall’osservazione delle obiettive affinità tra i ricchi e le scimmie: “se mi propongo di utilizzare una forma aggiornata ed elegante di darwinismo non è tanto per incensare o criminalizzare i ricchi, bensì per comprenderli … In questo contesto il darwinismo sarà per noi una sorta di guida ai comportamenti e alle strategie dei ricchi: quali meccanismi evolutivi gli consentono di accumulare così ingenti ricchezze? In che modo applicano i comportamenti tipici dei primati dominanti per conservare la loro ricchezza e tradurla in status sociale? … Mi ero occupato alternativamente di ricchi e di animali, spesso nel giro di brevi intervalli di tempo. Difficile dire quale dei due mondi fosse più pericoloso, ma spostandomi continuamente dall’uno all’altro non potevo non vedere le somiglianze. … Così ho cominciato a chiedermi se non sarebbe stato possibile ragionare sui ricchi da una prospettiva nuova - in quanto animali, voglio dire.”.

Pur mostrando comportamenti non dissimili dai maschi alfa dei primati, quali l’aggressività, l’esibizione dello status e la ricerca dell’attenzione, i miliardari sono diversi dalle loro controparti animali soprattutto nella produzione della prole; sebbene le loro risorse gli forniscano infinite opportunità per propagare il proprio seme, i ricchi tendono ad avere pochi figli, per mantenere concentrata la ricchezza. Le dinastie familiari rimangono insulari, e accurati incroci tra simili provvedono a evitare dispersioni di sangue e di denaro. Con qualche eccezione. Ted Turner, per esempio, ha cinque figli “e li ama tutti e cinque, a modo suo. A un giornalista ha detto: “ormai ci sono, non posso mica sparargli””.

Diviso tra il disprezzo per i nouveaux riches (“in un decennio o due un Bill Gates qualsiasi può trasformarsi da inutile tontolone della classe medio-alta nel più ricco oligarca rimbambito del mondo”) e un’inconfessabile venerazione per le dinastie (“ai ricchi piaceva pensare, come disse una volta John D, Rockefeller jr, che la loro ricchezza fosse ‘lo sviluppo di una legge della natura e di Dio’), Conniff finisce per essere ostaggio proprio dei miti che vorrebbe ridicolizzare, come osserva acutamente Catherine Bennett in The Guardian: “se dobbiamo saccheggiare gli annali del comportamento animale per migliorare la nostra comprensione dell’umanità, il circondario dei ricchi è senza dubbio il posto meno indicato per cercare parallelismi. L’acquisizione della ricchezza non ha alcun equivalente animale: gli animali non accumulano, come spiega lo stesso Conniff, a meno che non si tratti di pura sopravvivenza. Ma persino se questa nuova branca della storia naturale avesse qualche valore, ci sarebbero ancora dubbi riguardo all’autorità di una guida che crede nell’esistenza di una creatura chiamata Principessa Fergie”.

Da scimmie a magnati

“Discendenti delle scimmie! Caro mio, speriamo che non sia vero.
Ma se lo è, perlomeno che non si sappia in giro”.
attribuito alla moglie del vescovo di Worcester

Quanto è ricco un ricco?
“I ricchi dicono spesso di voler essere persone del tutto normali, con una vita normale. “Io voglio solo essere di classe media”, recitava un detto molto diffuso fra gli sconcertati nuovi miliardari degli albori di Internet, alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Più tardi, con loro sommo orrore, lo sarebbero diventati. … “Un patrimonio di un milione di dollari non è che dignitosa povertà”, affermava nel 1888 una figura di primo piano fra i 400 più ricchi di New York. … Allora, qual è il numero magico che ci autorizza a considerarci ricchi? La mia opinione personale, a prescindere da tutti i sondaggi e da tutti i parametri socioeconomici, è che anche qualcosa meno di un milione di dollari l’anno non è poi così male. Uno stipendio di 500.000 dollari l’anno può non essere sufficiente, dato che ci impone ancora di timbrare un cartellino e di baciare qualche fondoschiena altolocato: ma se la stessa cifra proviene dalle cedole di fondi investiti in borsa, la cosa comincia a suonare piacevolmente indipendente”.

“I soldi non mi interessano”
“Quella frase, me la sono sentita ripetere talmente spesso, e a volte con un accento così sinceramente annoiato all’idea di guadagnare un altro miliardo, che a un certo punto mi sono convinto che non fosse soltanto una bugia. I soldi … sono ovviamente fondamentali. Ma una volta passato il primo raptus di pura estasi monetaria la gente sembra scoprire che i soldi di per sé non sono abbastanza. La questione invece di cosa se ne possa fare, di cosa si possa diventare grazie al denaro, non passa mai di moda. “Non bisogna ingannarsi”, disse una volta un banchiere, “in realtà la questione centrale è sempre l’amore”. Ma la mia formazione di naturalista mi porta a credere che, in fondo, la questione centrale debba avere a che fare con ciò che governa il comportamento degli animali dominanti in tutto il mondo naturale: e cioè il controllo, il dominio, le opportunità di accoppiamento e soprattutto lo status. I soldi sono semplicemente ciò che ti permette di sederti al tavolo da gioco: e il costo del biglietto varia parecchio a seconda dell’ambiente”.

Spirituali ma realistici…
”Ci sono quattro tipi di felicità adatti a chi conduce una vita familiare e gode del piacere dei sensi. Essi sono la felicità che deriva dalla proprietà (atthisukha), la felicità che deriva dal godimento (bhogasukha), la felicità che deriva dalla libertà dai debiti (ananasukha), e la felicità che deriva dall’essere irreprensibili (anavajjasukha).”
Buddha

Deprivazione relativa
“In un recente sondaggio condotto fra persone con un patrimonio netto fra 1 e 4 milioni di dollari, solo il 9 per cento si è detto in condizioni prospere. Tutti gli altri si definivano benestanti o al massimo “molto benestanti”. Circa la metà degli intervistati poneva la soglia della ricchezza sui 5 milioni di dollari o più. … ‘Quando guardo quelli che hanno 3 o 4 miliardi’, si lamentava il quasi-centomilionario Peltz qualche tempo fa, ‘non posso fare a meno di domandarmi: dove ho sbagliato?’. Così è la ricchezza: sempre a fare ciao ciao con la manina in un luogo situato appena fuori dalla nostra portata”.

La pseudo-specie
Ciò che lo zoologo austriaco Konrad Lorenz ha chiamato ‘pseudo-speciazione culturale’, è “la tendenza dei gruppi umani a dividersi in unità sociali distinte, simili alle specie, e a creare barriere di separazione dagli altri gruppi. Questo processo, ovviamente, è ‘immensamente più veloce’ dell’evoluzione delle specie biologiche. Secondo Lorenz, ci vogliono alcune generazioni ‘ per dare alle norme sociali e ai riti di gruppo la stabilità e una certa inviolabilità’. Quando Lorenz ne scriveva, negli anni Sessanta del secolo scorso, molte tribù indigene sembravano aver raggiunto questa stabilitè Ma più di qualsiasi altro raggruppamento umano esistente sono proprio i ricchi ad averla conquistata più saldamente. Lo stesso Lorenz, nato in una famiglia benestante, esponeva le sue osservazioni sulla pseudo-speciazione basandosi sui comportamenti della classe privilegiata: ‘quando incontro un uomo che parla con l’accento nasale, decisamente snob, del vecchio Schotten-Gymnasium di Vienna, non posso evitare di sentirmene attratto: e sono curiosamente incline a fidarmi di lui…’. … Konrad Lorenz chiama “il lato oscuro della pseudo-speciazione” la tendenza a considerare irrilevanti, poco informati o addirittura scarsamente umani coloro che non fanno parte del club. Si tratta di una tendenza assolutamente naturale. Implicitamente lo fanno anche le tribù indigene, come ha segnalato lo stesso Lorenz, quando nella loro lingua usano termini corrispondenti a “uomini” o “gente” per identificare soltanto se stessi: “Dal loro punto di vista, in senso stretto non è cannibalismo mangiare i guerrieri delle tribù nemiche catturati in battaglia””.

Felicità e potere d’acquisto
In una scala che va da 1 a 7, e in cui 1 corrisponde a “non sono per niente soddisfatto mia vita” e 7 corrisponde a “sono completamente soddisfatto”, il punteggio medio dei 400 uomini più ricchi d’America intervistati da Forbes è risultato essere 5.8. Come quello degli Inuit della Groenlandia del nord e dei Masai del Kenia. Più sottili le autovalutazioni indiane: gli abitanti degli slums di Calcutta, uno dei posti più derelitti della terra, hanno un punteggio medio di 4.6, molto più alto degli homeless (senza casa) della stessa città, che hanno un punteggio di 2.9. Ma c’è un vantaggio nell’essere più ricchi degli altri? Gli economisti hanno cercato di trovare misure più ampie della felicità rispetto alla sola ricchezza, e hanno scoperto che avere un impiego rende più felici che essere disoccupati, così come contribuiscono alla felicità personale l’inflazione bassa, l’essere sposati rispetto all’essere single, essere una coppia senza figli piuttosto che con prole, essere donne piuttosto che uomini e bianchi piuttosto che negri, istruiti piuttosto che incolti, lavoratori autonomi piuttosto che dipendenti, piuttosto che lavoratori. In genere, sostengono gli economisti, la felicità diminuisce fino all’età di trent’anni, poi inizia a risalire.

Darwin
“In un certo senso, i ricchi sono un indovinello biologico. … La ricchezza è una condizione innaturale, e il comportamento dei ricchi è spesso la conseguenza di un fallimento adattativo - cosa che in genere porta più facilmente all’estinzione che al trionfo evolutivo. … Ma in fondo tutto ciò è solo aria fritta. In fondo noi ci crogioliamo tanto nei fallimenti e nelle crisi dei ricchi per una sorta di sciacallaggio innato. Se non possiamo essere dei loro, ci consoliamo pensando che i ricchi siano dei disadattati e vivano nella più nera disperazione in mezzo ai loro soldi … Nell’insieme credo di poter dire che i ricchi non sono affatto un branco di incompetenti irrimediabilmente inchiodati a una sorta di lacuna evolutiva. Anzi, in termini puramente darwiniani direi che somigliano a una stirpe di vincitori”.

Chi comanda qui?
“Nelle lagune poco profonde che circondano il lago Tanganika vive uno strano pesciolino … miserevole e tormentato … di colore grigiastro. Ma non appena riesce a soppiantare un dominante, l’ex subordinato diventa improvvisamente di un giallo brillante o di un bel blu elettrico; nelle settimane successive le sue cellule cerebrali si moltiplicano fino a diventare otto volte tante e danno origine a processi chimici che portano al completo sviluppo sessuale: il nostro pesciolino acquista cioè l’equivalente di ciò che gli spagnoli chiamano cojones. … Sarebbe bello se la dominanza fosse altrettanto riconoscibile anche tra gli umani. … E’ il dilemma che lacera l’animo di ogni maître d’hôtel: è lecito cercare furtivamente segnali secondari di dominanza prima di lanciarsi nella più servile adulazione?”

“Il padre di Donald Trump aveva l’abitudine di canticchiare a ogni occasione: “Tu sei un killer … tu sei un re”. Ma anche questo genere di background non ci permette di prevedere quasi nulla: un ragazzo può diventare Paperone e un altro un semplice ubriacone. In realtà non abbiamo la più pallida idea di quale miscela di natura ed educazione produca individui dominanti”.

Dominanza
“Così come avviene in altre specie anche per gli esseri umani la dominanza può nascere da una reputazione di ferocia, ma altrettanto spesso deriva da una reputazione di filantropia. Per quanto possa sembrare strano, a volte la dominanza può dipendere semplicemente da saper fare i simpatici. O da tutte queste cose insieme. … La gente ricca, come i babbler (una varietà di uccellini) ha varie modalità per ottenere ciò che vuole. Può farlo con l’aggressività, rischiando di suscitare la collera dei perdenti, oppure può ricorrere a ciò che alcuni psicologi hanno chiamato “dominanza prosociale”, cioè all’offensiva del fascino. … Gli individui dominanti imparano a utilizzare tecniche prosociali come la contrattazione, il compromesso, la cooperazione e gli appelli all’amicizia per mantenere l’armonia senza cedere il monopolio delle risorse. Sono simpatici in maniera manipolatoria. Nella vita quotidiana, i tratti prepotenti sembrano (invece) indicare una mancanza di dominio. …L’impiego di questi strumenti segue in genere due schemi fondamentali, uno aggressivo, l’altro gentile: uno basato sul brandire un grosso bastone, l’altro sull’essere iscritti al club giusto; uno sulla forza, l’altro sulla seduzione”.

Minus quam…
“I soggetti dominanti si tuffano nelle competizioni con le sopracciglia alzate e il mento in su, gli occhi fissi in quelli degli avversari. Questa cosiddetta “faccia da plus” contribuisce a produrre un esito vittorioso nel 66% dei casi, mentre la “faccia da minus”, con occhi e mento abbassati, porta alla vittoria in meno del 10% dei casi”.

Destini biologici
“La dominanza riesce ad arrivarci sottopelle in molti modi, e la cosa è dimostrata in maniera evidente da un ormone chiamato cortisolo. … Un picco nei livelli di cortisolo è essenziale per fronteggiare un serio stress mentale o fisico. Negli individui dominanti il cortisolo tende a schizzare in alto in presenza di una minaccia per poi tornare spontaneamente un livello di quiete relativamente basso. Gli individui che presentano questo profilo tendono in maniera paradigmatica a ignorare i falsi allarmi e a reprimere con aggressività le minacce vere. Gli essere umani gregari, come i topi subordinati, hanno invece un profilo inverso: livelli di cortisolo cronicamente elevati dallo stress in condizioni di quiete e picchi poco pronunciati al momento del bisogno. Ogni falso allarme li rende isterici, e non hanno mai quel che gli serve per affrontare una minaccia veramente seria”.

http://www.studiotanganelli.it/tanganel ... ent/01.asp
Six hundred dudes. One porn queen. A world record for the ages. A must-have movie for every discerning collector of things erotic. Didn't one of us on purpose set out to make a snuff movie.

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Vinz Clortho
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1016 Messaggio da Vinz Clortho »

fuck, crossposto perchè sul topic di lasse braun non mi ha cagato nessuno... ;)
Vinz Clortho ha scritto:Non mi sembra se ne sia parlato. Comunque quest'anno è uscito il romanzo di Peppe Fiore La futura classe dirigente per i tipi di Minimum Fax.

Credo che per noi possa essere interessante in quanto l'intreccio (il poco intreccio a dire la veritè...) ruota intorno alla mitica figura di Lasse Braun, e sulla produzione di una serie TV che dovrebbe raccontare la sua vita.

Copioincollo da MF:
Figlio unico napoletano trapiantato a Roma, megalomane, assediato da una selva di nevrosi erotiche, bipolare come tutte le persone di talento nell'Italia contemporanea, Michele Botta ha la sua prima vera occasione per entrare nel mondo degli adulti: viene assunto da una giovane e dinamica società di produzione televisiva. Potrebbe essere l'anno della svolta, e invece è qui che il suo equilibrio già precario finisce per sgretolarsi. Viene mollato dalla ragazza. Il rapporto con i genitori è un ginepraio di ostilità reciproche ormai arrivato al pettine. E l'emancipazione professionale è una fiction milionaria su un mitologico regista porno degli anni Ottanta, che forse non è mai esistito.

Immagine

E' un libro molto chiacchierato che probabilmente vincerà molti premi. In realtà a me non è piaciuto molto: Fiore sa sicuramente scrivere, pure troppo però. Innamorato della sua penna, spinge troppo sulla sua prosa risultando alquanto artificiale. I dialoghi in realtà sono lunghissimi monologhi "profondi", che appesantiscono la storia che in realtà non decolla mai. Un po' una delusione per me.
Quando non si ha uno stile, si puó avere qualsiasi stile.
- Bruce Lee

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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1017 Messaggio da El Diablo »

Spinoza ha scritto:Lo consiglio a Minime : :DDD

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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1018 Messaggio da araxe »

Shirley ha scritto:
araxe ha scritto:Ogni volta che lo rileggo qualcosa di nuovo, di diverso, di assoluto, spunta sempre. Ed è un pugno allo stomaco, una stretta alla gola, costante.
libro feticcio.

http://www.minimumfax.com/libro.asp?libroID=4
Parlamene un po'...

un insieme di racconti, come pesci freschi, ancora da squamare, sbattuti sul tuo bel tavolo di legno. una scrittura fisica che non ha bisogno di parlare di drammi per essere drammatica.
è uno dei libri che mi seguono, quando mi sento sola, quando so che il viaggio catania roma sarà più lungo del previsto e io, proprio in quel giorno là, non ho voglia di parlare con nessuno e non ho voglia di incrociare gli sguardi di chi mi circonda.
ogni racconto parla di luoghi sconosciuti. una sensazione di apprensione forte.
pensare a Carver è quello che faccio quando penso a me stessa e agli altri. quando penso che, da qualche parte, in un'altra casa, c'è un gatto che aspetta il cibo in scatola, da qualche parte, in una vita vissuta da altri, ci sono dei vestiti profumati di diverso che, almeno per una volta, io vorrei indossare.


se ti va di leggere, ecco una pillola amarognola carveriana:http://digilander.libero.it/confratchianti/home.htm

araxe
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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1019 Messaggio da araxe »

facciamo così:

Vicini


Bill e Arlene Miller erano una coppia felice. Ma ogni tanto avevano come l'impressione di essere i soli, nella loro cerchia, a essere rimasti in qualche modo fuori: Bill, perso nel suo lavoro di ragioniere e Arlene, impegnata nei suoi compiti segretariali. Qualche volta ne discutevano, facendo dei confronti soprattutto con la vita dei loro vicini, Harriet e Jim Stone. Ai Miller pareva che gli Stone conducessero una vita più intensa e brillante della loro. I vicini andavano sempre a cena fuori, invitavano gente a casa o viaggiavano per tutto il paese in occasione di impegni di lavoro di Jim.
Gli Stone abitavano nell'appartamento di fronte a quello dei Miller. Jim faceva il rappresentante per una ditta che fabbricava pezzi di macchinari e riusciva spesso a combinare le trasferte di lavoro con i viaggi di piacere. Ora, per esempio, si sarebbero assentati per dieci giorni, andando prima a Cheyenne e poi a Saint
Louis, a trovare certi parenti. In loro assenza, i Miller avrebbero badato all'appartamento degli Stone, dato da mangiare a Kitty e annaffiato le piante. Bill e Jim si scambiarono una stretta di mano accanto alla macchina. Harriet e Arlene si tennero a vicenda per i gomiti mentre si sfioravano le labbra con un bacio.
"Divertitevi", Bill disse a Harriet.
"Come no", rispose Harriet. "Anche voi, ragazzi!"
Arlene annuì.
Jim le strizzò l'occhio. "Ciao, Arlene. Mi raccomando, trattalo bene il tuo vecchio".
"Come no", disse Arlene.
"Divertitevi", ripeté Bill.
"Ci puoi scommettere", disse Jim, colpendo scherzosamente Bill sul braccio. "E grazie ancora, ragazzi".
Gli Stone agitarono le mani in segno di saluto dalla macchina mentre si allontanavano e i Miller risposero al saluto.
"Be', mi piacerebbe essere al posto loro", disse Bill.
"Dio solo sa se non farebbe bene anche a noi una vacanza", disse Arlene. Mentre risalivano nel loro appartamento, prese il braccio del marito e se lo mise attorno alla vita.
Dopo cena Arlene disse: "Non ti scordare. La prima sera Kitty deve mangiare il cibo a base di fegato". Rimase in piedi sulla soglia della cucina a piegare la tovaglietta fatta a mano che Harriet le aveva portato da Santa Fe l'anno prima. Entrando nell'appartamento degli Stone, Bill trasse un respiro profondo. L'aria s'era già fatta pesante e vagamente dolce. L'orologio a forma di sole sopra al televisore segnava le otto e mezza.
Ricordava ancora quando Harriet aveva portato a casa quell'orologio e aveva attraversato il pianerottolo per mostrarlo ad Arlene, cullandone la cassa d'ottone tra le braccia e parlandogli attraverso la carta velina che lo avvolgeva quasi fosse un bambino.
Kitty gli si strofinò contro le pantofole e si sdraiò su un fianco, ma saltò su subito appena lui si diresse in cucina e scelse una delle scatolette allineate in bell'ordine sul piano immacolato del lavello. Lasciò la gatta a sbocconcellare il cibo e si diresse in bagno. Si guardò nello specchio, chiuse gli occhi e si guardò di nuovo. Aprì lo sportello dei medicinali. Trovò un flacone di pillole e ne lesse l'etichetta - Harriet Stone. Una compressa al giorno come da ricetta - quindi se l'infilò in tasca. Tornò in cucina, riempì la brocca d'acqua e andò in soggiorno. Finito di annaffiare le piante, poggiò la brocca sulla moquette e aprì la credenza dove erano conservati i liquori. Allungò una mano fino in fondo e ne tirò fuori la bottiglia di Chivas Regal. Prese due sorsi attaccandosi alla bottiglia, si asciugò le labbra sulla manica e ripose la bottiglia nella credenza.
Kitty s'era messa a dormire sul divano. Bill spense le luci e lentamente si tirò la porta alle spalle, controllando che fosse chiusa bene. Aveva come la sensazione di essersi scordato qualcosa.
"Come mai ci hai messo tanto?", gli chiese Arlene. Guardava la televisione con le gambe piegate sotto di sé.
"Niente. Mi sono messo a giocare un po' con Kitty", rispose lui, poi andò da lei e le carezzò i seni.
"Andiamocene a letto, tesoro", le disse.
Il giorno dopo Bill si prese solo dieci dei venti minuti di pausa previsti nel pomeriggio e staccò un quarto d'ora prima delle cinque. Parcheggiò la macchina nel posto riservato a lui proprio mentre Arlene scendeva dall'autobus. Attese che lei entrasse nell'edificio e poi corse su per le scale per sorprenderla all'uscita dall'ascensore.
"Bill! Oddio, a momenti mi fai prendere un colpo. Sei in anticipo", disse.
Lui si strinse nelle spalle. "Non c'era niente da fare, in ufficio", disse.
Lei gli diede la sua chiave per aprire la porta. Bill lanciò un'occhiata alla porta dell'appartamento di fronte prima di seguirla in casa.
"Andiamocene a letto", disse lui.
"Adesso?", Arlene fece una risatina. "Ma Bill, che t'ha preso?"
"Niente. Togliti i vestiti". Cercò goffamente di afferrarla e lei esclamò: "Dio Santo, Bill!"
Lui si slacciò la cintura.
Dopo, ordinarono cibo cinese per telefono e quando arrivò lo mangiarono con appetito, senza parlare, e si misero ad ascoltare dei dischi.
"Non ci scordiamo di dare da mangiare a Kitty", disse lei.
"Stavo proprio pensando la stessa cosa", disse lui. "Vado subito".
Scelse una scatoletta al gusto di pesce per la gatta, poi riempì la brocca e andò ad annaffiare. Quando tornò in cucina, la gatta grattava la sabbia della lettiera. Lo fissò intensamente prima di rimettersi a grattare. Aprì tutti gli sportelli e passò in rassegna le scatolette, le scatole di cereali, il cibo confezionato, i bicchieri da cocktail e da vino, tazze, bricchi, piatti, piattini, pentole e padelle. Aprì il frigo. Annusò un gambo di sedano, staccò due morsi di cheddar e mangiucchiò una mela avviandosi in camera da letto. Il letto sembrava immenso, con una sovra coperta bianca e morbida che arrivava fino a terra. Aprì un cassetto del comodino, vi trovò un pacchetto di sigarette semivuoto e se l'infilò in tasca. Si avvicinò quindi al guardaroba e stava per aprirlo quando sentì bussare alla porta d'ingresso.
Mentre andava ad aprire si fermò in bagno e tirò lo sciacquone.
"Ma come mai ci metti tanto?", chiese Arlene. "È più di un'ora che sei qui".
"Ah, sì?", disse lui.
"Eh, già".
"Sono dovuto andare in bagno".
"Guarda che il bagno ce l' hai anche a casa", disse lei.
"Era urgente", disse lui.
Quella sera fecero di nuovo l'amore.


La mattina dopo chiese ad Arlene di chiamare l'ufficio per avvertire che non sarebbe andato al lavoro. Si fece una doccia, si vestì e si preparò una colazione leggera. Provò a cominciare a leggere un libro. Uscì a fare una passeggiata e si sentì meglio. Però dopo un po' se ne tornò a casa con le mani in tasca. Si fermò davanti alla porta degli Stone per sentire se per caso la gatta gironzolava dentro l'appartamento. Poi aprì la porta di casa sua e andò in cucina a prendere la chiave dei vicini.
Una volta all'interno gli parve che facesse più fresco qui che a casa sua; era pure più scuro. Si chiese se le piante avessero qualcosa a che fare con la temperatura dell'aria. Guardò fuori dalla finestra e poi attraversò lentamente ciascuna delle stanze esaminando qualsiasi cosa cadesse sotto il suo sguardo, con attenzione, una cosa alla volta. Guardò posacenere, mobili, utensili di cucina, l'orologio. Tutto. Alla fine entrò in camera da letto e la gatta apparve ai suoi piedi. La carezzò una volta, la portò in bagno e la chiuse dentro.
Si stese sul letto e fissò il soffitto. Rimase lì a occhi chiusi qualche minuto, poi s'infilò una mano sotto la cintura. Cercò di ricordarsi che giorno era. Cercò di ricordare quand'era che gli Stone dovevano tornare e poi si chiese se sarebbero mai tornati. Non ricordava già più che faccia avevano e neanche come si vestivano o come parlavano. Con un sospiro e qualche difficoltà rotolò sul letto per alzarsi e si appoggiò al comò per guardarsi allo specchio.
Aprì il guardaroba e scelse una camicia hawaiana. Rovistò finché non trovo un paio di bermuda, ben stirati e appesi sopra un paio di calzoni di gabardine marroni. Si tolse i vestiti che portava e s'infilò i calzoncini e la camicia. Si riguardò nello specchio.
Andò in soggiorno e si versò da bere. Tornando in camera da letto, sorseggiò dal bicchiere. Provò una camicia azzurra, un completo scuro, una cravatta bianca e blu, scarpe nere eleganti. Intanto il bicchiere s'era svuotato e andò a versarsene un altro. Tornato di nuovo in camera da letto, si sedette su una poltroncina, accavallò le gambe e sorrise, osservandosi allo specchio. Il telefono squillò un paio di volte e poi tacque. Svuotò di nuovo il bicchiere e si tolse il completo. Rovistò nei cassetti superiori finché non trovò un paio di mutandine e un reggiseno. S'infilò le mutandine e si agganciò il reggiseno, poi frugò nel guardaroba in cerca di un vestitino. Si mise una gonna a scacchi e cercò di chiudere la cerniera. Indossò una camicetta bordeaux con l'abbottonatura davanti. Esaminò le scarpe di Harriet, ma capì subito che non
gli sarebbero entrate. Passò parecchio tempo dietro le tende della finestra del soggiorno a guardare fuori. Poi tornò in camera da letto e rimise a posto ogni cosa.
Non aveva appetito. Neanche lei mangiò molto, del resto. Si scambiarono uno sguardo impacciato e un sorriso. Arlene si alzò da tavola e andò a controllare che la chiave dei vicini fosse al suo posto sulla mensola, poi sparecchiò in tutta fretta.
Lui rimase in piedi sulla soglia della cucina a fumare, poi la vide prendere la chiave.
"Mettiti comodo intanto che vado di là", disse lei. "Leggiti il giornale o qualcosa del genere". Strinse la chiave in pugno. Aveva un'aria stanca, gli disse lei.
Lui cercò di concentrarsi sulle notizie. Lesse il giornale e accese la televisione. Alla fine andò di là anche lui. La porta era chiusa.
"Sono io. Sei ancora lì, amore?", chiamò.
Dopo un po' la serratura scattò e Arlene uscì e si chiuse la porta alle spalle. "Sono stata via tanto?", chiese.
"Be', insomma, sì", rispose lui.
"Sul serio?", disse lei. "Credo di avere giocato tutto il tempo con Kitty".
Lui la scrutò, ma lei distolse lo sguardo, la mano ancora poggiata sul pomello.
"È strano, sai?", disse lei. "Voglio dire... entrare così, in casa d'altri..."
Lui annuì, le tolse la mano dal pomello e la guidò verso la loro porta. Entrarono nel proprio appartamento.
"Infatti è strano", disse lui.
Notò della lanugine bianca attaccata sul retro del golf di Arlene e che aveva le guance molto colorite. Cominciò a baciarle il collo e i capelli. Lei si girò e cominciò a baciarlo a sua volta.
"Oh, accidenti!", esclamò di colpo Arlene. "Accidenti, accidenti!", si mise a cantilenare come una bambina, battendo le mani.
"Mi sono appena ricordata di una cosa. Non ci crederai, ma mi sono dimenticata di fare quello che ero andata a fare. Non ho dato da mangiare alla gatta né ho annaffiato le piante". Lo guardò. "Si può essere più stupidi?"
"Ma no, dai", la rassicurò lui. "Aspetta un attimo. Prendo le sigarette e torniamo di là insieme".
Lei attese che lui chiudesse la porta di casa loro per attaccarglisi al braccio, poco sopra al gomito, e disse: "Mi sa che è meglio che te lo dica subito. Sai, ho trovato delle foto".
Lui si fermò in mezzo al pianerottolo. "Che genere di foto?"
"Adesso le vedrai", disse e lo guardò negli occhi.
"Ma va!" Sorrise. "E dove?"
"In un cassetto", disse lei.
"Ma va!", disse lui.
E poi lei disse: "Magari non tornano più", e rimase subito stupefatta da quello che aveva appena detto.
"Potrebbe succedere", disse lui. "Potrebbe succedere di tutto".
"O magari, per tornare tornano, ma..." Non finì la frase.
Attraversarono il pianerottolo tenendosi per mano e quando lui le parlò, lei quasi non lo udì.
"La chiave", disse lui. "Dalla a me".
"Cosa?", chiese lei. Si mise a fissare la porta.
"La chiave", disse lui. "Ce l'hai tu".
"Oddio mio!", disse lei. "L'ho lasciata dentro!"
Lui provò a girare il pomello. Ma era bloccato. Non girava affatto. Lei era rimasta a bocca aperta e ansimava un po', in attesa. Lui spalancò le braccia e lei ci si rifugiò.
"Non ti preoccupare", le disse all'orecchio. "Per l'amor di Dio, non ti preoccupare".
Rimasero lì. Si tenevano stretti. Si appoggiarono contro la porta, come per ripararsi dal vento, e si fecero forza.

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Re: [O.T.] Libri consigliati?

#1020 Messaggio da Shirley »

Uh, grazie! Dopo leggo, nei prossimi giorni cerco, nei giorni successivi a prossimi giorni sfoglio.
Da Guida al Cinema:
Dboon - mi interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare
Cianbellano - ti interessava l'argomento visto che narra di un gruppo di ragazze minorenni che decidono di farsi ingravidare?

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