DOG WALKER (1994, Evil Angel/John Leslie Productions)

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alexis machine
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DOG WALKER (1994, Evil Angel/John Leslie Productions)

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DOG WALKER

Immagine

PRODUZIONE: Evil Angel/John Leslie Productions

ANNO: 1994

GENERE: film con trama, feature

DURATA: 116'

REGIA: John Leslie

CAST: Christina Angel, Steven St Croix, Isis Nile, Kristy Lynn, Lana Sands, Maeva, Joey Silveira, Jon Dough, Jamie Gillis (non sex), Gerry Pike, Tom Byron, Alex Sanders, David Pollman, Jay Ashley (non sex)

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Ci sono tanti buoni motivi per consigliare la visione di un film come “Dog Walker”. Perché è uno dei miei preferiti di sempre, innanzitutto. Ma qui, ne convengo, siamo a rischio di “degustibus” e “chissenefrega”. Perché è probabilmente l'apice di uno dei migliori registi per adulti degli ultimi vent'anni. E questo già basterebbe a scavargli una nicchia d'onore nel pantheon del cinema a luci rosse. Perché è un film sperimentale, originale, a suo modo unico. Tanto più sorprendente, nella sua unicità, se si considera che non stiamo parlando un “Porno-chic” o un classico della “Golden Age”, ma di un film piuttosto attuale, girato nel pieno degli anni 90, quando il gonzo e gli all-sex già dettavano da un pezzo la loro spietata legge estetica e commerciale e i film con trama troppo spesso assomigliavano a soap-opera o a videoclip soporiferi.

“Dog Walker”, invece, non è nulla di tutto ciò. Sebbene il suo regista di gonzo ne abbia girati una caterva, e anche molto bene; e questo, aldilà di tutto, si vede, specialmente nelle scene di sesso. Stiamo parlando, ovviamente, del mitico John Leslie. Di chiare origini italiane (il suo vero cognome è Nuzzo), John è stato uno dei migliori attori del periodo classico, grande istrione e performer atletico e pugnace, in netto anticipo sui suoi tempi, interprete di grandi film come “Nothing To Hide” e “Talk Dirty To Me” e vincitore di una valanga di premi in diverse categorie. Poi, riabbottonatosi definitivamente i pantaloni nella seconda metà degli anni 80, uno dei primi attori a passare felicemente dietro la macchina da presa (una cosa piuttosto rara prima di allora) grazie a serie mitiche come “Fresh Meat”, “Voyeur” e “Crack Her Jack”, il cui successo dura tutt'oggi (le prime due, in particolare, sfiorano ormai i 40 episodi). Ma sono gli anni 90 il suo periodo migliore come regista, quello più fecondo e creativo, quando, accanto agli exploit gonzo sopra citati, si cimenta in opere di più ampio respiro estetico e narrativo come “Curse Of The Catwoman” (1990. in cui ebbe, fra l'altro, il merito di far esordire il nostro Rocco negli USA), “Chameleons: Not The Sequel” (1992), “Fresh Meat...a ghost story” (1995), “Bad Habit” (1994) e, appunto, anzi soprattutto, il nostro “Dog Walker” (1994).

Difficile riassumere in poche parole una trama non lineare e che funge da semplice canovaccio per una serie di visioni, suggestioni, giochi di scatole cinesi, ma, per comodità, ci proviamo:

Tito (Steven St. Croix) è un ladro di gioielli che lavora per una fantomatica e tentacolare “organizzazione”. Dopo l'ultimo colpo messo a segno chiede di essere lasciato libero e di ritirarsi con la sua parte di malloppo ma due emissari (John Dough e David Pollman) gli fanno capire che non c'è via d'uscita. Tito se ne chiama fuori ugualmente, ma a quel punto interviene il Boss in persona (lo stesso Leslie) che lo inchioda dicendogli che se è arrivato dov'è lo deve solo all'”organizzazione”, e che ora è un uomo finito perché loro si riprenderanno tutto, compresa sua moglie (Krysti Lynn) che al rientro a casa lo cornifica con Dough e Pollman. Da quel momento per Tito comincia una delirante discesa nei luoghi più oscuri della città (e della sua mente) nel tentativo di nascondersi dai suoi aguzzini, aiutato dall'unico amico che gli è rimasto (Joey Silveira). Un allucinante vagabondaggio scandito da inquietanti conoscenze carnali, sogni premonitori (in cui compare un persecutorio Jamie Gillis) e dalla visione ricorrente di una donna bionda, tutta vestita di nero, con capello e veletta, che porta a spasso un grosso cane alano (Christine Angel, la “dog walker” del titolo). Ma forse si tratta solo dell'ultimo deliquio di Tito, a terra agonizzante dopo essere stato accoltellato a morte dal Boss...

Ma che cosa, dal punto di vista cine-pornografico, fa di “Dog Walker” un film così speciale? Lo stile, prima di tutto. Narrativo e iconografico, certo, ma anche surreale, onirico, destrutturato, pieno di squarci notturni visionari, di sdoppiamenti e sovrapposizioni, di jump cut che che sottolineano passaggi indefinibili fra realtà e fantasia. Forte della splendida fotografia di Jack Remy, dai colori morbidi e pastosi, di un magnifico uso straniante del sonoro, amplificato e dilatato come in un sogno ad occhi aperti, e di una eccellente colonna sonora che mescola cool jazz ed elettronica ambientale, Leslie compone una specie di noir surrealista e visionario con espliciti rimandi a “The Thief” di Michael Mann (il protagonista, Tito, tradito dalla sua “organizzazione” e costretto a lottare solo contro tutti), al David Lynch di “Velluto Blu” (anzi, a dire il vero, in una scena sembrerebbe quasi fornire al regista del Montana l'ispirazione per una futura di “Mulholland Dr.”: quando Tito torna a casa e trova la moglie in compagnia di due uomini e viene pure insultato da lei e picchiato da questi) e a “Taxi Driver” di Martin Scorsese (esplicitamente citato nella battuta del magnaccia che dice a Tito: “Hey man, you don't fuck me, you fuck her!”, come Harvey Keitel a Bob De Niro che gli domanda la tariffa della baby prostituta interpretata da Jodie Foster). La natura enigmatica dello script e la prospettiva di un viaggio nella fantasia erotica del protagonista ribadisce la concezione del porno come uscita da sé, proiezione del proprio io in una dimensione altra, esperienza extra-sensoriale e metafisica. Un tema già esplorato dal regista nel precedente “Chameleons”.

La regia raggiunge un punto focale nell'estetica di Leslie, da sempre un po' barocca e manierista, alternando movimenti sinuosi ed eleganti, prospettive oblique ed espressioniste a pseudo-soggettive sgranate girate con la macchina a mano. E in generale si mantiene mirabilmente in equilibrio fra cinema di genere neo-hollywoodiano, film underground e affresco patinato un po' alla Michael Ninn. Al contrario di quest'ultimo, però, Leslie non scade mai nell'esercizio di stile, potendo sempre contare sulla forza scabra di sequenze di sesso di notevole intensità (l'esperienza nel genere gonzo si fa sentire, come pure la committenza di Stagliano con la sua Evil Angel), rese ancora più ambigue e conturbanti da quel loro essere perennemente sospese fra sogno e veglia, imprevedibili, non lineari, sottilmente slittate fuori contesto.

Eccone una carrellata:

SCENA 1 (Kristy Lynn, John Dough, David Pollman)

Tito (St. Croix) ritorna a casa dopo la strapazzata ricevuta dal Boss (John Leslie). È solo e senza un centesimo. La chiave non gira. Qualcuno ha già cambiato la serratura. Non è l'unica cosa ad essere cambiata. E in peggio: all'interno trova i due sicari del Boss, Dough e Pollman, che prima lo fracassano di botte e poi lo costringono a guardare mentre se la spassano con la sua donna (Lynn), la quale, tutt'altro che solidale, insulta il povero Tito dandogli dello sfigato e del perdente. Grande scena iniziale, illuminata dalla presenza di Kristy Lynn - attrice dai capelli fulvi, la faccia cattiva, un corpicino naturale davvero niente male e, almeno a giudicare da questa scena, un fulgido talento sessuale - scomparsa, purtroppo, l'anno dopo la realizzazione di questo film in un brutto incidente stradale a soli 24 anni. Grintosa e dotata la Lynn si produce in pompini da manuale, incita i due ganzi a darci dentro, esegue un energico anal con Dough mentre succhia l'altro e infine riceva con voluttà una doppia innaffiata, continuando a masturbarsi come una vera ingorda. Performance tirata e cattiva. Impeccabile.

SCENA 2 (Christina Angel, Alex Sanders, Steve Hatcher, Tom Byron)

In uno dei suoi tanti flash onirici, Tito sogna di essere interrogato da un misterioso e potente uomo vestito di bianco (Jamie Gillis, in un ruolo non sex), in presenza della solita inquietante “dog walker” (Christine Angel). In questa particolare sequenza la Angel s'intrattiene en plein air, una specie di ranch brullo e sterposo, con tre maschioni (Sanders, Hatcher e un irriconoscibile Tom Byron), sotto gli occhi ipnotizzati di St Croix e Gillis che continua a ripetere sprezzante “Guarda questi animali, come si divertono...”. La Angel - figlia rinnegata di mormoni, splendida valchiria bionda, dalla figura insieme raffinata e provocante, che per questo film (ma non per questa scena) vinse ben due AVN - dà spettacolo fin dalla sua prima, breve, performance: pompa i tre in modo mirabile, concede la topina a Sanders sempre succhiando Byron e infine ne riceve in pieno visto i più sentiti e copiosi ringraziamenti. L'atmosfera onirica e morbosa fa il resto. Un assaggio molto, molto eccitante, ma il meglio, per lei e per noi, deve ancora arrivare.

SCENA 3 (Christina Angel, Isis Nile, Steven St. Croix)

Sempre più perseguitato dai suoi cattivi pensieri, Tito non riesce a chiudere occhio, così la sua anima inquieta trova rifugio in un bar malfamato. Dove incontra Isis Nile. Il che è un vero toccasana, se non per l'anima, quantomeno per il corpo. Dopo avergli tirato fuori l'uccello e fatto una sega davanti a tutti (pseudo-citazione di “Ultimo Tango a Parigi”?), Isis lo invita a parlare con il suo protettore (Gerry Pike) e quindi lo guida in privè buio e claustrofobico. Quivi incontrano anche l'onnipresente Christina Angel che si esibisce per loro danzando nuda e masturbandosi dietro un vetro da peep-show. Sull'ineffabile Isis, performer e attrice unica nel suo genere, mi sono già espresso con toni entusiastici nella rece di “Clockwork Orgy”, per cui non starò ad annoiarvi oltre con i miei panegirici. Anche qui comunque la pantera egiziana - capelli cotonati, corpo da paura, movenze incredibilmente sinuose - dà grandissima prova di sé regalando al sempre impeccabile St. Croix un pompino d'arte sopraffina e un reverse cow girl a briglia sciolta prima della copiosa venuta in bocca. A questo aggiungete la perfetta fotografia su tonalità nero bluastre, una colonna sonora che mescola free-jazz e frammenti di voci, la presenza enigmatica e arrapante della Angel che guarda i due e si masturba al loro cospetto e avrete idea di che capolavoro di scena stiamo parlando. AVN alla Angel come “Best Tease Performance” ma sequenza tutta “da Oscar”.

SCENA 4 (Christina Angel, Gerry Pike)

Tito è nascosto in casa del suo amico Joey Silveira. Il suo soggiorno è allietato/tormentato da nuove apparizioni e proiezioni. Riappare Christina Angel, stavolta in negligè bianco, che alle domande dell'uomo sulla sua identità, risponde con sguardi allusivi e risatine invitanti. Tito deve rassegnarsi a convivere con l'ignoto e a calarsi di nuovo nella parte del voyeur mentre la bionda si diletta con il pappa (Gerry Pike) intravisto nella scena precedente. Nudi sull'orlo di una vasca da bagno Pike e la Angel danno il la un'esibizione breve ma terribilmente affascinante. L'atmosfera è ipnotica e rarefatta, la fotografia ambrata, il silenzio interrotto solo da intensi sospiri e da un soffice tappeto musicale. Christina esegue un blow-job languido e sensuale che strappa gemiti sinceri al suo partner e applausi con una mano sola allo spettatore, poi si fa prendere da dietro, in fica, quindi sale d'intensità e monta lo stallone a “smorza candela” prima di sdraiarsi e riceverne in faccia e sulle labbra la meritata ricompensa. Altra piccola scena davvero preziosa, Christina in stato di grazia.

SCENA 5 (Lana Sands, Maeva, Joey Silveira)

Dopo essere stato adescato, eccitato e abbandonato in un vicolo buio e fumoso dalla “Dog walker” (Angel) che sembra disposta a concedersi a tutti meno che a lui, Tito ritorna a casa e trova l'amico Silveira impegnato in un perverso threesome. Altro capolavoro, questa scena con Silveira preso in mezzo fra una splendida moretta latina, la Sands, munita di strapon, e una bionda giunone francese, la Maeva (che ha girato anche in Italia con Salieri e altri). La prima, pur non essendo molto conosciuta, è una grande performer e sprigiona un aggressività irresistibile, la seconda è più statica e passiva ma è paradisiaca quando gode in francese. Splendido il pompino iniziale di Lana; Silveira che la lecca a Maeva mentre Lana la tiene stretta a a sé e l'accarezza; la stessa Lana che scopa Silveira in cowgirl senza neanche togliersi lo strapon e allora Maeva si china bramosa su di lei e ne approfitta per succhiarglielo. Regia, recitazione e climax erotico: assolutamente perfetti.

SCENA 6 (Christina Angel, Steven St Croix)

Dopo un lungo inseguimento e un pirandelliano faccia a faccia, Tito riesce a finalmente a fare sua l'inafferrabile “Dog walker” (la Morte?). Finale in grande stile, per un film praticamente perfetto, con questa splendida scena di coppia fra St. Croix e la Angel. Atmosfera calda, intima, romantica. Una scena d'amore, più che una scena di sesso. Già i sontuosi preliminari, allietati da kissing e teasing della più bell'acqua, valgono da soli il prezzo del biglietto (o del noleggio). Ma l'apoteosi è il fenomenale deepthroath successivo. Poi i due si avviluppano in un bellissimo 69 che piano piano si trasforma in una scopata in fica di ottima fattura, conclusa con una venuta fra le tette, schiarite dall'abbronzatura circostante, della splendida Christina. Che con questa scena si aggiudica il suo secondo, meritato AVN come “Best Couple Performance”. Fantastico anche St Croix, naturalmente.




VOTO: 8,5

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dboon
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Re: DOG WALKER (1994, Evil Angel/John Leslie Productions)

#2 Messaggio da dboon »

CAPOLAVORO !

:-D
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“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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