FILM ISTRUTTIVO
La critica e il pubblico americani lo stanno premiando (uscito negli States il 21 dicembre 2007, al 7 gennaio aveva incassato 52,630,000 dollari). Ma la sua presenza nelle sale fa meno piacere a certo establishment a stelle e strisce. La guerra di Charlie Wilson parla di verità fastidiose, tra storia diventata cinema e cinema che si confonde alla storia. E l'ala conservatrice legata all'età Reagan, soprattutto, non gradisce.
Tratto dall'omonimo libro bestseller del 2003 di George Crile, premiato giornalista che dedicò anni a scavare tra intrighi internazionali, il film (che arriva nelle sale italiane l'8 febbraio) racconta una delle più importanti operazioni segrete americane, condotta da Wilson, deputato di Houston amante della bella vita e delle buone cause, e da un agente della CIA esperto di dure battaglie. Nel dicembre del 1979, l'Unione Sovietica invase l'Afghanistan, un evento che la Cia attendeva. In piena Guerra Fredda. E, ritenendo alquanto "anemica" la reazione americana, Charlie Wilson, spinto dalla cara amica Joanne Herring, sua sostenitrice e talvolta amante, nonché console onorario del Pakistan, decise di rifornire i Mujahideen, gli afgani combattenti per la libertà , delle armi e del denaro necessari per sradicare gli aggressori russi dalla loro terra.
A un cast da Oscar spetta portare queste losche trame sul grande schermo. Tom Hanks (Forrest Gump, Philadelphia) è infatti il libertino e pasionario Wilson, Julia Roberts (Erin Brockovich, Closer) la bionda e ricchissima Herring (sulla scena ha indossato un paio di orecchini con diamanti di 10 carati del valore di 1,5 milioni di dollari e un anello di diamante da quasi 2 milioni di dollari). In quegli anni, nonostante Wilson fosse un democratico, era presidente degli Stati Uniti il repubblicano Ronald Reagan. E sono proprio i seguaci di Reagan, oggi, a essere critici verso la pellicola, ritenendo che promuova il "mito" di certa sinistra, quella che vede la CIA dietro all'11 settembre, nonché finanziatrice di Osama Bin Laden e al Qaeda. E il sito di news AlterNet accusa il lungometraggio di diverse inesattezze storico-politiche.
Di sicuro tra i detrattori non c'è invece il protagonista di tutto, il vero Charlie Wilson, che, come aveva già collaborato a lungo con Crile per il suo libro, non ha avuto problema a rivelare dettagli della sua vita anche per il film. Hanks, che è anche produttore di La guerra di Charlie Wilson, ha raccontato: "La cosa sconcertante è stata quando Wilson ha detto: "Non mi importa quel che direte di me. Probabilmente quel che direte sarà vero. L'unica cosa che voglio è che raccontiate la storia con la massima accuratezza e veridicità ". Non gli importava, quindi, di apparire in una vasca da bagno a Las Vegas, circondato da ballerine esotiche... perché l'ha fatto sul serio".
"L'esercito dell'Unione Sovietica era il più temibile del mondo", racconta Wilson. "Si pensava che fosse invincibile. Aveva terrorizzato il mondo per cinquant'anni, la grande indomita armata rossa. E questi uomini tribali a piedi nudi, e analfabeti, muniti di fucili 303 Enfield, cercavano di resistergli. Pensavo che fosse nostro compito renderli più sofisticati per riuscire a distruggere i carri armati sovietici e per difendersi contro gli elicotteri. Nessuno credeva che sarebbero riusciti a cacciarli, nessuno tranne me e Gust. Ma ce l'hanno fatta".
Adesso vediamo se USA e NATO sono tanto più bravi
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