Visto un paio d'ore fa. Bellissimo, surreale, ma tratto da una storia vera.
recensione tratta da Cine.Blog :
Roberto, solitario, scontroso, taciturno, silenzioso, introverso e ‘misterioso’ proprietario di un negozio di ferramenta, vive in totale solitudine. Alle 23 di ogni sera spenge la luce della camera da letto, tutte le mattine si prepara la stessa identica colazione, odia parlare per più di qualche minuto, ed ha una sfrenata passione per gli articoli di giornale più assurdi e ridicoli. Tanto da collezionarli. La sua monotona vita prosegue senza particolari scossoni fino a quando per puro caso non conosce Jun, cinese appena arrivato in Argentina senza conoscere una parola di spagnolo, e in cerca dell’unico parente ancora vivo, uno zio. Incapace di abbandonarlo, perché tendenzialmente buono e generoso, Roberto finisce per ospirare il povero Jun in casa propria, arrivando così ad aprirsi dopo 20 anni di voluto isolamento, con l’immancabile destino pronto a fare incredibili scherzi ad entrambi. Facendo piovere mucche dal cielo…
Tratta da fatti realmente accaduti. L’incredibile storia raccontata con delicatezza, freschezza, brio e allegria da Sebastián Borensztein non è altro che la romanzata trasposizione cinematografica di un qualcosa successo realmente. L’incontro/scontro tra civilità e mondi diversi, ovvero tra un silenzioso e burbero argentino ed uno spaventato cinese, è veramente andato in scena nel cuore di Buenos Aires, con i due ‘costretti’ a vivere sotto lo stesso tetto senza mai capirsi l’uno con l’altro per più di una settimana. A rendere il tutto ancor più folle l’incipit del film, con una “pioggia di mucche” che arriverà a mutare per sempre il destino di Jun, finendo implicitamente per cambiare anche quello di Roberto.
A trascinare la pellicola uno sublime Ricardo Darín, da anni tra gli attori più celebri e bravi di Argentina, e qui negli inediti panni dell’irresistibile brontolone da commedia dura e pura. Non c’è inquadratura o dialogo che non prenda in considerazione anche Darìn, praticamente onnipresente, per un film pensato e scritto sulle sue fantastiche capacità attoriali.
In una sesta edizione del Festival in cui le risate non sono sicuramente mancate, finendo così per bilanciare i ricchi sbadigli nati con alcune proiezioni qualitativamente discutibili, Un Cuento Chino si fa decisamente apprezzare, senza toccare vette particolarmente elevate, ma strappando più di qualche piacevole sorriso. Mai forzato, volgare o stupido, ma anzi spesso intelligente e pacato. Tanto da meritare tutte le attenzioni del caso, e un’uscita nei cinema italiani, fortunatamente certa ed ufficializzata.
Bravo così me piaci, quando ridi me stai più simpatico. Ah Robbè, che te frega delle tristezze, lo sai qual'è l'età più bella? Te lo dico io qual'è. E' quella che uno c'ha. Giorno per giorno. Fino a quanno schiatta se capisce ( Il sorpasso )
La felicità è reale solo se condivisa ( Into the Wild )
Qui non si fanno distinzioni razziali.
Qui si rispetta gentaglia come negri, ebrei, italiani o messicani!
(Full Metal Jacket-Sergente Hartman)