Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

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Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#1 Messaggio da Alec Empire »

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Quando nell’estate del 1975 Radley Metzger stava facendo casting per il suo nuovo film a luci rosse - il quarto - ancora non sapeva di essere incappato nella gallina dalle uova d’oro. Si trattava d’una ventenne, tale Jennifer Baker. Bel corpo, lineamenti raffinati ma non ancora affinati, un quid di glamour che si sposava perfettamente all’idea di ‘porno chic’ perseguita dal regista nei film precedenti, concetto che avrebbe trovato nel nuovo lavoro la sua definitiva consacrazione. Jennifer Baker, dunque - o almeno così lui credeva che si chiamasse - sarebbe stata la protagonista di ‘Society’ - questo il titolo provvisorio dato da Metzger al film in fieri. Certo bisognava mandarle tutto uno script con le scene previste, farle prendere familiarità con i testi, ma in quella figura delicatamente maliziosa si celava un immenso potenziale da ’sgrezzare’ e si, ne sarebbe venuto fuori qualcosa di grosso.
La macchina si mise in moto. Per prima cosa la presunta Jennifer doveva essere fatta trasferire a New York, centro operativo delle riprese. E fu fatto, in pompa magna. Da lì si sviluppa una storia - quella del film ‘The Opening of Misty Beethoven’ - che, oltre a regalare un capolavoro di hard cinematografico, concederà a Metzger - o Henry Paris, se preferite usare il suo alias porno - un incredibile calvario di grattacapi finanziari, giuridici e professionali per gli anni a venire. E tutto questo grazie a lei, Jennifer. Anzi Susan, Susan Jensen. O ancora, Constance Money, una e trina. Lo racconteremo.

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Quello che segue è un pezzo che scrissi per Videoimpulse nell’Ottobre 2003, si tratta di un approfondimento della vicenda che lega Constance Money ad un film da considerare manifesto del porno-chic a tutti gli effetti, dunque pellicola fondamentale in una ideale filmografia essenziale di cinema hard. Il perchè e il per come lo potete leggere, appunto, sotto.
Successivamente riavvolgeremo il nastro compiendo un flashback per ripercorrere, passo dopo passo, il ‘dietro le quinte’ del film, la parte più ‘meschina’ se vogliamo, ovvero tutta la sgradevole vicenda umano-finanziaria che il regista si trovò a gestire per via di quella bellissima attrice che si, gli aveva permesso di girare un capolavoro, ma a quale prezzo…restate sintonizzati. Anzitutto sveliamo il lato ‘pubblico’ della questione…


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Una ragazza in ginocchio, i capelli raccolti in due code, intenta a masturbare due membri maschili rispettivamente alla sua destra e alla sua sinistra, succhiandone poi un terzo di fronte ai suoi occhi: questa la scena madre dell’apprendistato sessuale che la giovane Misty, prostituta solitamente dedita a squallide sveltine in cinema porno, si trova a dover affrontare in una delle pellicola fondamentali del porno-chic anni Settanta, ‘The Opening Of Misty Beethoven’.

L’apprendista che nel film viene iniziata ai piaceri del sesso più sfrenato e fantasioso dal Pigmalione Jamie Gillis è una giovane americana debuttante nel mondo delle luci rosse, una castana acqua e sapone col look da vicina di casa ma non priva di un fascino acerbo: Susan Jensen il suo nome, un gran bel corpo la sua credenziale. Similmente a Marilyn Chambers, e a differenza della già esperta Linda Lovelace, la Jensen è a tutt’oggi risultata ‘vergine’ in ambito pornografico prima dell’interpretazione di ‘Misty Beethoven’. Alla pubblicità del sapone Ivory Snow della giovane Chambers, Susan rispondeva con alcuni scatti sexy, servizi fotografici per riviste databili 1974, che ne facevano un bocconcino per il giovane cinema hard statunitense. Accadde dunque che Susan, ventenne, ebbe il suo battesimo di fuoco l’anno successivo, quasi senza aspettarsi quello che si profilava come un vero e proprio film a luci rosse (‘All’inizio credevo sarebbe stato un film soft’ dichiarerà in seguito).Il nome del regista di questo debutto assoluto era e rimane a tutt’oggi di massimo rispetto: Radley Metzger, re incontrastato del porno-chic tutto glamour e lustrini. La sceneggiatura, con un tantino di presunzione, intendeva essere una libera rivisitazione del ‘Pigmalione’ di George Bernard Shaw con palesi riferimenti al classico cinematografico di George Cukor ‘My Fair Lady’ (1964).

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Scrive Alberto Pezzotta, critico de Il Corriere Della Sera: ‘Al 1976 risale quello che è considerato il capolavoro porno di Metzger, ‘The Opening Of Misty Beethoven’ (ne esiste anche una versione italiana doppiata, uscita su cassetta Blue Movie che si interrompe qualche secondo prima del finale). Su tutti i repertori di film hard riceve in genere il massimo dei voti (…) L’idea, semplice ed efficace, è quella di girare ‘Il Pigmalione’ in versione hard: in un cinemino porno di Pigalle lo scrittore Seymour Love (Jamie Gillis) conosce una goffa e schizzinosa prostituta, Dolores Beethoven detta Misty (Constance Money), specializzata in seghe e poco altro. Con un’amica (Gloria Leonard) scommette che la trasformerà in una raffinata professionista, facendole vincere il titolo di ‘femmina dell’anno’. L’addestramento avviene con falli di gomma di ogni dimensione e stuoli di maggiordomi-stallieri: Misty si allena a provocare orgasmi in sincronia ed altre prodezze, finché è pronta per affrontare il jet set, da New York a Roma.’Un’iniziazione di tutto rispetto alle gioie del saper soddisfare uno o più uomini contemporaneamente, mediante una consumata perizia nelle pratiche di eccitazione più disparate: questo l’accattivante filo narrativo del film, ambientato baroccamente presso un’alta società disinibita e voluttuosa, dedita a notti brave fatte di party fetish e incontri viziosi.

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Il ruolo dell’educatore di Susan/Misty viene affidato a Jamie Gillis, consumata pornostar maschile affidabile e professionale, già interprete di svariate pellicole erotiche ai limiti dell’hard. Un attore, Gillis, di cui Metzger si era già servito in un altro suo classico porno, ’The Private Afternoon Of Pamela Mann’ (1974). Il regista newyorkese ne conserva un ottimo ricordo: ‘Era un gran professionista e prendeva il suo lavoro con estrema serietà. Inoltre è un attore molto preparato, ha studiato recitazione, cosa abbastanza rara per un attore hard. Ricordo che quando arrivammo a Roma per girare ‘Misty Beethoven’ molte persone gli chiesero l’autografo’.
Le riprese del film si svolsero all’insegna della tensione tra il regista e l’attrice protagonista, all’inizio imbarazzata nell’adottare pienamente le ‘fatiche’ della prostituta in carriera Misty: a questo proposito, se Metzger ricorda che ‘la Jensen la ribattezzai Constance Money perché era sempre pronta a chiedermi denaro’, Susan non risponde per il sottile: ’Non ero ben disposta verso quel film, Henry Paris (pseudonimo spesso adottato nei flani da Metzger) non mi piaceva, in più non fui mai pagata e mai mi fu fatto firmare qualcosa (…) Quell’uomo è malato. Chiunque è pronto a schizzare qualcuno con della ricotta per dieci ore al giorno lo fa certamente per qualcosa che va oltre la lavorazione di un film’. A parziale riabilitazione della pellicola la donna aggiunge però che ‘Misty Beethoven è risultato un buon lavoro perché reale in tutto ciò che c’è dentro. Il mio apprendimento sessuale di donna è stato proprio come quello del personaggio Misty, goffo e sgraziato’.

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Ad avvicinare ancor più realtà e finzione intervenne la relazione sentimentale che la Jensen iniziò con Gillis durante le riprese: ‘Jamie mi colpì sessualmente – ammette ancora Susan – certo avemmo una strana relazione, è un tipo capriccioso…’ Da questa lavorazione turbolenta e tutt’altro che pacifica, ‘The Opening Of Misty Beethoven’ ricevette nel 1975 il primo premio al ‘Festival del Cinema Erotico’: un successo assoluto, di grosse proporzioni, che proiettò per sempre la pellicola nello sparuto gruppo di cult movies del pubblico delle luci rosse più esigente. Le riviste Hustler e Screw accolsero trionfalmente il film urlando ‘Hollywood Porn is here!!!’
Un debutto di tale portata farebbe lecitamente pensare alla nascita di una nuova stella del cinema pornografico: invece, Susan Jensen detta Constance Money avrà ben poca eco negli anni successivi. Sarà, certo, una delle poche pornostar immortalate nel mitico paginone centrale di Playboy, tuttavia la sua produzione filmica a luci rosse si limiterà a poche altre pellicole oltre a quella descritta, che per altro non avranno la stessa qualità e lo stesso successo commerciale dell’esordio. Tra queste ricordiamo altri due film di Metzger, ‘Barbara Broadcast’ (1977) e ‘Maraschino Cherry’ (1978) in cui a rubare lo sguardo non è la Jensen ma le raffinatissime Annette Haven e Gloria Leonard. Curiosa è invece la brevissima parentesi di Susan nel cinema ‘normale’, un’apparizione in ’10’ di Blake Edwards (1979) per la quale non venne neppure accreditata.

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L’allontanamento dal porno sarà volontario, un vero e proprio taglio netto. Le seguenti dichiarazioni della stessa attrice sono illuminanti in proposito:

‘Il mio scrittore preferito è Jerry Kozinski. Lessi un suo libro dopo aver girato ‘Misty Beethoven’ e probabilmente questo ha salvato la mia vita. Ero molto depressa dopo quel film, quel libro mi portò via’.

‘Aver fatto questi film ha intaccato i miei rapporti sociali: ecco perché mi sono ritirata. Un ragazzo con cui fossi uscita avrebbe potuto ritrovarsi una mia cassetta ad una festa per soli uomini. Per molti è difficile aver a che fare con questo’.

‘Mia madre era alzata una notte, scoprì quello che facevo guardando la tv via cavo col suo compagno’

‘Un paio di volte a New York dei ragazzi si avvicinarono a me tirandosi giù le mutande. Una volta stavo cenando, arrivò questo tipo e tirò fuori il suo cazzo proprio di fronte a noi. Fortunatamente, non tutti sono così…’


Il pallido porno-canto del cigno di Susan, ‘A Taste Of Money’ datato 1982, decretò il suo definitivo ritiro in Alaska per dedicarsi alla gestione di un ristorante.
Per contribuire a tener sveglio il ricordo di Constance Money presso il pubblico delle luci rosse accorreranno negli anni Ottanta le solite compilation succhiasangue con i loro collage di scene estrapolate dai film originali. Ancora oggi può capitare di vedere una ragazza castana concedersi in un ambiente kitsch: quella è Misty Beethoven, quello era il porno dei padri fondatori.

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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#2 Messaggio da Alec Empire »

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E’ Novembre del 1975 e Radley Metzger tira un respiro di sollievo. Le riprese di ’The Opening of Misty Beethoven’ sono terminate, si può finalmente passare alla post produzione. Girare quel film non s’era rivelata cosa facile, gran parte delle complicazioni gli erano state procurate dall’atteggiamento dell’attrice protagonista, Susan Jensen, con cui non erano mancati momenti di tensione. Alla fine, però, Metzger aveva ottenuto il ‘suo’ film e anche di più, infatti parte delle scene girate con Susan sarebbero state destinate ad ulteriori due progetti per gli anni successivi: insomma, pur nelle difficoltà era riuscito a lavorare anche per i film futuri e quei due mesi di regia avevano dato i loro frutti. Uno di quei frutti, il più acerbo di tutti, sarebbe stato un processo legale di quattro anni contro la Jensen, accompagnato da numerose e crescenti richieste di denaro da parte dell’attrice. Ma andiamo con ordine.

Tre foto di nudo in ambiente domestico, semplici, naturali, senza make up o quasi. Tanto era bastato a Metzger per volere quella ventenne come oggetto di piacere visivo e prima attrice nel suo nuovo lavoro cinematografico. La ragazza, provinata a San Francisco, faceva parte della Adler Theatrical Agency di tale Harold Adler. Fu proprio questo talent scout a far pervenire una busta con i tre scatti alla Audubon Films, ovvero la casa di produzione newyorkese diretta da Ava Leighton e dallo stesso Metzger. Il tutto arrivò il 22 Settembre 1975, dando così modo a Radley di leggere le generalità della candidata: si chiamava Jennifer Baker, le sue misure erano 36-24-35, occhi verdi, capelli castano chiaro. Le sue capacità recitative ed erotiche avevano avuto la meglio su una concorrente francese di tutto rispetto, la graziosa Beatrice Harnois (da ricordare a fianco di Claudine Beccarie in ‘Exhibition’ e Sylvia Bourdon in ‘Pussy Talk’) per cui non c’erano più dubbi. Jennifer era la prescelta.
Era tempo di passare alle cose pratiche, ovvero al cash. Il regista mise nero su bianco che la Baker avrebbe ricevuto 150 dollari al giorno, più un'indennità giornaliera e le spese di viaggio per New York. Nel frattempo, a strettissimo giro di posta, Metzger venne a conoscenza del fatto che l’identità della ventenne era un’altra - non Jennifer Baker, ma Susan Jensen - e che la ragazza aveva familiarità ‘occasionale’ con i film per adulti. Ragione di più per affrettare i tempi: appena due giorni dopo gli accordi formali, Susan prese un volo da Frisco in direzione New York, dove l’aspettava una stanza al Gorham Hotel, sua per tutto il mese e mezzo successivo. Qui la ragazza ebbe modo di ricevere una consistente mole cartacea recante l’elenco di tutti i personaggi previsti nel film e la descrizione delle singole scene da girare ogni giorno.

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Foto del casting di Susan Jensen

L’autunno di quel 1975 era stato designato come periodo improrogabile per la realizzazione di un film che, in verità, aveva subito già diversi rinvii. Il progetto, provvisoriamente intitolato ’Society’, era nelle intenzioni del regista un affresco in cui la componente pornografica sarebbe stata funzionale ad una storia di ‘iniziazione’ di una giovane alle gioie del sesso, un vero e proprio apprendistato fondato sul come dare e ricevere piacere in un contesto alto borghese, dunque raffinato ed estetizzante. ’Society’ prevedeva 10 giorni di lavoro di pre-produzione, seguiti da un mese di riprese: un arco temporale notevolissimo per un film hardcore, dotato comunque di innumerevoli scene di recitazione.
Si cominciò a girare, come da programma, il 7 Ottobre. Dodici giorni dopo, Susan chiese un anticipo di 400 dollari da pagare a sua madre a Bothell, nello Stato di Washington, da aggiungere al guadagno precedentemente pattuito e ai 40 dollari di indennità giornaliera regolarmente erogati.
Quello che, a leggersi, sembrerebbe un normale rapporto di lavoro tra artista e regista in realtà aveva preso una piega sgradevole e irritante. A dispetto della minuziosa fornitura di script da parte di Metzger, il regista trovava la Jensen piuttosto impreparata sul set, riluttante a recitare ‘come da copione’ e poco incline a ricordarsi con esattezza tutte le battute - cosa che, in un plot ricco di sfumature ironiche, era elemento basilare. Il tutto si traduceva in una tensione crescente tra i due, con la ragazza che era arrivata ad accusare a chiare lettere il regista di maltrattamenti e di forzate richieste di ‘eccessive riprese di attività sessuali simulate non consensuali’. In questo suo atteggiamento conflittuale Susan trovò man forte nella co-protagonista Jacqueline Beudant, che, schierandosi dalla sua parte, complicò non poco la situazione del regista.

Il peggio comunque doveva ancora venire. A Susan Jensen venne richiesto di lavorare sul set per tre ulteriori giorni originariamente non inclusi nella stipulazione delle riprese, e non la prese affatto bene. Ragion per cui pensò di avanzare alla produzione una richiesta finanziaria di ulteriori 450 dollari. Assieme a questa richiesta l’attrice stilò tutta una serie di oggetti personali (vestiti, cosmetici, gioielli) che, a suo dire, erano scomparsi durante i giorni trascorsi in New Jersey presso una magione che nel film veniva fatta passare come residenza romana. Il valore degli oggetti ammontava a 1.216 dollari, cifra che venne puntualmente richiesta a Radley come rimborso.
A fronte dei soldi reclamati dalla Jensen, Metzger si prese un po’ di tempo e produsse la sua risposta ufficiale l’8 Dicembre redigendo un pagamento supplementare di soli 250 dollari per i giorni di riprese supplementari e 150 dollari per gli oggetti personali: un po’ poco rispetto alle aspettative dell’attrice, che tuttavia si trovò disposta a giungere ad un accordo ‘forfettario’ consistente in due assegni per un totale di 2.646,64 dollari, che rappresentavano il pagamento completo per la sua partecipazione alle riprese, una delle somme più alte pagate a un attore protagonista in un film porno degli anni Settanta.

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Foto del casting di Susan Jensen

Ora - particolare di cui tener conto per il prosieguo della vicenda - quando cominciò il procedimento di post produzione il film recava ancora il titolo di ’Society’. In corso d’opera, Metzger decise di cambiare titolo nel definitivo ‘The Opening of Misty Beethoven’, a sottolineare appunto il concetto di ‘iniziazione’ e ‘apprendimento erotico’ della protagonista, Misty.
‘The Opening’ debuttò a New York nel Marzo 1976, e come sappiamo fu subito un enorme e immediato successo. Nonostante la turbolenze emotive e finanziarie sollevate dalla protagonista, la sua performance nel film rimane ottima, sia dal punto di vista hard che da quello più specificamente attoriale. Questo fattore, unito alla classe di un Jamie Gillis che incarna il physique du role del pornoattore di razza con la brillantezza di una recitazione espressiva, ne decretarono la benevolenza della critica e il buon esito al botteghino.
Come suo costume, Radley usava pseudonimi per molti di coloro che erano coinvolti nei film da lui girati. Quando si trattava degli alias di alcune persone, i membri della troupe hanno ricordato che il regista sceglieva i loro nomi con un umorismo sornione: Susan era dunque diventata "Constance Money" come riferimento alla sua richiesta di risarcimento supplementare.
A distanza di un anno l’interessato avrebbe tuttavia rinnegato la motivazione di questa scelta, affermando: "Ho dato a Susan il nome 'Constance' e poi ho voluto qualcosa con la M e mi è venuto in mente Constance Michaels. Un giorno però ho un ricordo molto vivido di averla chiamata al telefono e di averle chiesto se le andava di cambiare nome da 'Constance Michaels' a 'Constance Money’. Lei ha risposto: “Ok, mi è sempre piaciuto il termine Money, va bene così. Ho letto da qualche parte che ha ottenuto il nome Constance Money perché amava i soldi, era avara e avrebbe fatto qualsiasi cosa per denaro, essendo la cosa più importante della sua vita. Tutto questo era certamente molto lontano dalla verità e non so da dove diavolo sia venuto fuori".

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Al di là del buonismo di facciata, è indubbio che pur essendo stato travolto da questo continuo batter cassa a Radley conveniva comunque vedere il bicchiere mezzo pieno: durante quei tre giorni aggiuntivi sul set era riuscito ad effettuare delle riprese con Susan (tra cui una gustosa scena di bondage con Gillis) che, pur non trovando posto nel taglio finale di ’Misty Beethoven’, intendeva utilizzare per due progetti a venire. Due nuovi film a luci rosse, dunque, dei quali il primo andava via via assumendo contorni sempre più precisi nella sua mente. Si trattava di ‘Barbara Broadcast’, il cui main character sarebbe stato affidato alla pornostar Annette Haven nei panni di una scrittrice di romanzi erotici assieme al confermatissimo Jamie Gillis. Nuovo film, nuova vita dopo la faticaccia di ‘The Opening of Misty Beethoven’. Ma i problemi con Susan ‘Constance Money’ erano tutt’altro che finiti.

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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#3 Messaggio da Alec Empire »

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L'affaire 'Barbara Broadcast'

Nel 1977 ‘Barbara Broadcast’ era pronto ad uscire. Le riprese di questo film non avevano presentato nessuna criticità, anzi. Per Radley Metzger si era trattato soprattutto di assemblare in fase di montaggio diverse scene hard e di raccordo già scritte durante il periodo di realizzazione di ‘Misty Beethoven’ e successivamente girate in tempi veloci con la ‘stella’ Annette Haven volto trainante del film. Il prodotto finale rispecchiava in toto i consueti canoni stilistici del regista: atmosfere glamour unite ad un porno esplicito dai sottili contorni fetish, il tutto esaltato da una fotografia tenue e garbata. Rispetto al film che lo ha preceduto, ‘Barbara Broadcast’ presenta, se vogliamo, un plot più esile, diretto. In altre parole, le attenzioni narrative rivolte alla ‘storia’ risultano meno articolate e pretenziose, a vantaggio di una maggiore consistenza del girato hard (un segno dei tempi?)

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In pieno fervore lavorativo, al regista non rimaneva che una cosa da fare prima dell’uscita: contattare Susan Jensen per ricordarle la sua intenzione di includere alcune sue scene nei nuovi film, questo e il successivo, che avrebbe visto la luce nel 1978.
Ricordiamo infatti che la Jensen non aveva avuto parte attiva alle riprese di ‘Barbara Broadcast’: la performance di bondage con Jamie Gillis era stata girata diversi mesi prima, durante le estenuanti sessioni destinate al making di ‘Misty’, in cui non aveva però trovato collocazione. Metzger l’aveva quindi destinata al progetto seguente. A questo punto si trattava di una pura formalità avvertire l’attrice riguardo all’utilizzo di una sua scena ormai vecchia di mesi. E invece no.

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Il primo concreto problema fu reperire Susan, che in quel periodo si barcamenava tra Oakland e Yakutat, in Alaska. Per diverso tempo Radley non ebbe fortuna nel contattarla. Quando finalmente ci riuscì, il peggio non si fece attendere. E quel ‘peggio’ fu la reazione della ragazza alla comunicazione di Metzger: dopo diciotto mesi da quando erano state fatte quelle riprese, lei ora affermava di aver firmato solo una liberatoria per 'Misty Beethoven', e di non essere stata pagata per altre scene - dunque per nessun altro film. Tecnicamente la tesi aveva un suo fondamento, valutando che in precedenza il regista non aveva mai discusso con lei di altri progetti in modo preciso. C’erano stati però quei tre giorni in più trascorsi a girare materiale aggiuntivo - materiale per il quale Susan era stata comunque pagata con adeguato bonus...come sistemare la controversia?
Radley ruppe gli indugi. Pur di ottenere il nulla osta da parte di Susan, le propose una cifra di 450 dollari come ulteriore forma di retribuzione per le scene da utilizzare in ‘Barbara Broadcast’ e nel film successivo. In pratica, Metzger le stava pagando una seconda volta il lavoro fatto un anno prima. La Jensen si disse disposta ad accettare, ma con riserva.

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Qualche giorno dopo la controversa telefonata, la partner commerciale di Radley, Ava Leighton, tentò allora di risolvere formalmente la questione inviando a Susan una lettera in cui veniva confermata l'offerta di 450 dollari. Per tutta risposta, il ciclone Susan tornò ad abbattersi sul regista tramite una missiva da parte del suo avvocato, in cui si sosteneva che:
- Miss Jensen non era a conoscenza di nessun altro filmato girato a New York per "Misty Beethoven" da includere in futuri film
- Susan non era stata pagata per gli straordinari di produzione
- La scena del bondage non era stata girata in modo consensuale (e dire che, secondo Metzger, la ragazza aveva manifestato una particolare predilezione e conoscenza di pratiche sadomaso)
Mentre la questione veniva discussa dagli avvocati di entrambe le parti, si riuscì comunque a far uscire 'Barbara Broadcast’, e nel Luglio 1977 Susan apparve sulla rivista Playboy in un articolo intitolato 'The New Girls of Porn'.

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La spiacevole questione era ormai diventata materia di carte bollate, tant’è che Radley Metzger s’era trasferito in Inghilterra per dedicarsi alla regia di ‘The Cat and The Canary’, suo primo film mainstream. Non prima, però, di rilasciare un altro porno nel 1978. Quest’ennesimo film hardcore comprendeva scene girate nello stesso periodo di ‘Barbara Broadcast’ pur non essendo affatto un film ‘di montaggio’. Si trattava anzi di un progetto messo a punto da Metzger con la Mature Pictures il cui titolo era ‘Maraschino Cherry’, ne parleremo.
Nel frattempo torniamo alle cose legali. In assenza di Metzger, Ava Leighton e l'avvocato della Audubon, casa di produzione gestita dal duo Metzger/Leighton, raggiunsero un accordo con Susan e il suo legale. L'accordo prevedeva che, previa ulteriore liberatoria da parte dell’attrice per i film in oggetto, a Susan venissero pagati altri 2.000 dollari per le scene usate in 'Barbara Broadcast' e nell’imminente ‘Maraschino Cherry'. Questo avrebbe fatto lievitare l'importo totale pagato a poco più di 4.600 dollari. Una delle pagine più importanti del cinema pornografico settantiano era ormai diventata solo una questione d’argent ancora lungi dal risolversi.

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Appendice: la scena BDSM di ‘Barbara Broadcast’

Il segmento sadomaso che vede coinvolti Susan Jensen e Jamie Gillis, posto a chiusura del film, presenta un minutaggio piuttosto ampio - ben 10 minuti - e costituisce un piccolo ‘saggio’ dello stile registico utilizzato da Radley Metzger per le scene hard. Originariamente girato durante le riprese di ‘The Opening of Misty Beethoven’, fu poi escluso da questo perchè, stando alle parole allo stesso regista, ‘non aveva molto a che vedere con il rapporto dei loro personaggi nel film’. In realtà, nei (numerosi) frangenti in cui si cerca il primo piano di Susan, la si vede intenta in quello sguardo da cerbiatto innocente che caratterizza gran parte del ruolo di Misty.

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L’approccio di Gillis verso il corpo ammanettato della Jensen avviene tramite movimenti di camera lenti e carezzevoli, occasionalmente rotti da stacchi sui particolari - mani e manette, capezzoli, figa, volto - senza perdere quel movimento ’scivoloso’ con cui il regista (e con lui l’attore e lo spettatore) scruta la ragazza.
Trattandosi di due discreti attori, tanto Jamie quanto Susan si rivelano funzionali alle caratteristiche ‘morali’ richieste: spavaldo, deciso e seducente lui (Gillis che, tra l’altro, aveva studiato recitazione), riluttante e impaurita lei. Dal momento in cui inizia il cunnilingus di Jamie il montaggio si fa più teso e le inquadrature più brevi, cercando di restituire i movimenti nelle parti anatomiche e il crescendo di piacere della Jensen. Ecco una peculiarità del porno di Metzger: partenza lenta con ripresa lunga, impennate ritmiche e montaggio a scatti per sottolineare il ritmo sostenuto del rapporto sessuale. Ai totali si sostituiscono i dettagli, il tutto per vivere ‘sempre più da vicino’ l’azione fino al suo compimento finale.
Pregio di questo accorgimento stilistico è il sentirsi ‘dentro’ al vortice della penetrazione, col difetto di non assistere mai ad una visione d’insieme dei corpi intenti nella performance. Scelte stilistiche che denotano un montaggio troppo ‘interventista’ per una scena di sesso esplicito, che viene ‘trattata’ cinematograficamente con la stessa emotività insita in una scena di altro tipo, laddove forse bastava (e basta) limitarsi ad assistere a quanto si ha davanti, riprendendolo con fare più discreto e minimale.
Valutazioni soggettive a parte, la scena resta un corpus a se stante rispetto al resto del film, dimostrando quindi di essere stata inserita in un contesto ‘altro’ (in altre parole, si avverte che la scena era stata pensata per ’The Opening’ perchè lo stile è il medesimo. Qui funziona da riempitivo, seppur di lusso).

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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#4 Messaggio da Alec Empire »

Tutti Contro Metzger (e 'Maraschino Cherry')

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Recita un vecchio adagio popolare che ‘del maiale non si butta via niente’. Nel porno avviene un po’ la stessa cosa: ogni scena girata per un film poteva (e può) essere riciclata per un altro video. Per non parlare poi delle scene inedite, ovvero di quelle riprese avanzate da uno shooting per un determinato progetto: perchè buttarle via? Specialmente se girate in pellicola, il loro costo era oggettivo. Dunque potevano e dovevano servire per un altro film, magari più raffazzonato, più tirato via, ma comunque presentabile. Gli standard di presentabilità di un film a luci rosse negli anni Settanta erano discreti (non mi riferisco ai loop ma ai lungometraggi), specialmente se girati da registi di pregio e gestiti alla stregua di film normali di media qualità. Anche se non baciati dall’egida di capolavori, diversi titoli hardcore a partire dalla seconda metà di quel decennio restano buoni esempi di porno cinematografico, girati con budget importanti e con attori degni di questo nome. Ecco perchè non c’è da meravigliarsi se, per un film tutto sommato ‘di maniera’ e di veloce realizzazione come ‘Maraschino Cherry’, nel 1977 Radley Metzger aveva già ricevuto 105.000 dollari da parte dei produttori della Mature Pictures.

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In realtà il progetto era vecchio di un anno, o meglio: le riprese del film erano andate avanti a pezzi e bocconi nello stesso periodo di ‘Misty Beethoven’, titolo di punta, e ‘Barbara Broadcast’. Già nel plot si percepisce come ‘Maraschino’ sia una sorta di ‘fratello minore’ di ‘Misty’, essendo ambientato in ambienti high class dove la prostituzione diventa una ‘educazione rituale al darsi’, quasi un percorso umano. Come di consueto, il cast prevedeva due fuoriclasse del settore - Gloria Leonard e Annette Haven - usufruendo anche di un paio di scene di Susan ‘Constance Money’ Jensen rimaste in archivio. E’ già stato detto come questo film andava a chiudere l’esperienza hard di Metzger prima della sua trasferta in Inghilterra da effettuarsi nel 1978. Il regista aveva per altro provveduto a mettere fine alla contesa finanziaria con Susan, che - ricorderete - aveva bussato a soldi per l’ennesima volta, reclamando il suo diritto/dovere ad una ulteriore retribuzione. Dunque, che altro c’era da fare? Un meeting con i produttori della Mature, certo, in modo da aggiornarli su tutta la querelle accaduta con l’attrice, rassicurandoli sul buon esito della spiacevole faccenda e sul fatto che no, con l’uscita di ‘Maraschino Cherry’ loro non avrebbero avuto problemi per le scene della Jensen: lei era stata già informata riguardo al loro utilizzo nel film ed era già stata pagata per esse, scongiurando l’ipotesi di una causa legale.

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Per essere precisi, si trattava di una vignetta girata a Central Park seguita da un segmento hard (handjob) con l’attore Lance Knight - il tutto per circa 8 minuti - più un’ulteriore scena di sesso di gruppo in lesbo (con Conchita Costello) e hardcore action (con Marc Valentine). Gli spettatori sarebbero andati a vedere ‘il nuovo film’ di Radley Metzger senza sapere che molte delle scene ivi incluse erano vecchie di un paio d’anni: that’s entertainment.
Ad ogni buon conto, i produttori - Sam Lake e Bob Sumner - pensarono fosse meglio ‘cadere in piedi’ facendosi rilasciare da Metzger un resoconto di tutti i contatti avuti con la Jensen, tutte le richieste finanziarie da lei fatte e le spese sostenute. Del resto si sa che fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

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Che cosa stava facendo Susan Jensen nel frattempo? Anzitutto non aveva sfondato nel mondo del porno. Per sua scelta, pare. Certo, non le erano mancati gli shooting sexy e le attenzioni delle riviste, ma la sua vita stava prendendo una strada diversa, lontana da quel cinema dei piani alti che non le si era mai avvicinato. Ricordiamo che la sua personale guerra con Metzger a causa delle scene utilizzate senza autorizzazione l’aveva portata ad ottenere un ‘risarcimento’ solo parziale rispetto a quelle che erano le richieste. Ragion per cui la nostra pensò bene di tornare all’attacco con i suoi avvocati. In occasione dell’uscita del nuovo film di Radley, Marzo 1978, il regista, la sua socia Ava ed i produttori tutti furono convocati presso lo studio legale che curava i suoi interessi per discutere dell’ennesima accusa rivolta dall’attrice. Riassumiamola in 5 punti:

- Un'ordinanza restrittiva e un'ingiunzione permanente che impedisse la distribuzione di ‘Maraschino Cherry’;
- A causa delle riprese di Susan apparse su 'Barbara Broadcast' e 'Maraschino Cherry’ venivano richiesti danni compensativi per 250.000 dollari e danni esemplari per 750.000 dollari;
- A causa del danno alla reputazione di Susan come attrice per l'uso di queste riprese in diversi film, venivano richiesti danni per 250.000 dollari;
- Dal momento che Susan non sarebbe apparsa in ‘Misty Beethoven’ se fosse stata a conoscenza delle intenzioni di Radley, venivano richiesti danni compensativi per ulteriori 250.000 dollari e danni esemplari per 750.000 dollari;
- Tutte le spese legali e giudiziarie associate a queste richieste dovevano essere pagate dallo stesso Metzger

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Dalle richieste sopra elencate si evince, a mio modo di vedere, l’ostinata posizione della Jensen di arrampicarsi su specchi ormai in frantumi, in quanto era palese fin dal tempo del casting che la sua assunzione prevedeva la ripresa di scene hard. Scene che, per altro, l’attrice aveva realizzato con ottimi risultati: dunque come motivare il ‘danno alla reputazione’?
Per altro è proprio in virtù di quella reputazione che le erano arrivate le attenzioni dei rotocalchi, individuandola come ‘nome nuovo’ nel panorama a luci rosse. Quanto all’uso ‘improprio’ di parte delle scene girate per altri due titoli non pianificati in sede di primo accordo, abbiamo già raccontato di come Metzger si fosse poi procurato nell’informarla a riguardo. Ecco dunque che anche questa lamentela non aveva ormai solido fondamento. Fatto sta che, preoccupati dal primo punto - ovvero l’ordinanza restrittiva che di fatto rallentava la distribuzione di ‘Maraschino’, con inevitabili danni economici per la Mature Pictures - i produttori non trovarono di meglio da fare che scaricare anche loro la ‘patata bollente’ nelle mani (e nelle tasche) del buon Radley: qualora il film fosse rimasto oggetto di ingiunzione permanente, sarebbero stati costretti ad intraprendere a loro volta un'azione legale contro il regista, unitamente alla restituzione dei 105.000 dollari a lui già erogati. Oltre al danno, dunque, anche la beffa.

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Pensateci: che cosa rende fragoroso il rumore di una causa legale? Lo sputtanamento dell’accusato da parte della presunta ‘parte lesa’ tramite l’eco dei media, ovviamente. E Susan Jensen si fece trovare prontissima anche in questo: nel Playboy del Luglio 1978 un bell’articolo fotografico a lei dedicato rappresentava l’occasione perfetta per sparare a zero. E così fu. La ex attrice, trasferitasi in pianta stabile in Alaska dove gestiva un bar/ristorante, profuse parole di fuoco riguardo all’esperienza di ‘Misty Beethoven’ dicendo: ‘"Ho fatto quel film quando avevo 19 anni, avevo a malapena l'età per sapere cosa stavo facendo. Il film parla dell'educazione di una ragazza ingenua e innocente, me…
Quel film mi ha perseguitato. Il regista s’è tenuto tutte le riprese. Ogni anno è uscito un nuovo film in cui io apparivo come Constance Money: ‘Barbara Broadcast’ e adesso ‘Maraschino Cherry’ sono due film nati dallo sfruttamento di vecchie riprese di ‘The Opening of Misty Beethoven’. Quei film sono delle imitazioni, non hanno alcun senso. Dite ai vostri lettori di farmi un favore e di restare a casa". Tutto ciò accadeva dopo che una sentenza aveva negato la richiesta di Susan di impedire l'uscita di ‘Maraschino Cherry’.
E’ chiaro che, mentre le parti coinvolte nella querelle litigavano tramite i propri avvocati, parole come queste non facevano altro che inasprire un clima già molto pesante. Pensate poi alla portata che un caso del genere aveva nel contesto di cui ci stiamo occupando: quante attrici porno hanno visto uscire decine di film mai girati col loro nome nei titoli di testa, film in realtà realizzati tramite collage di scene di precedente realizzazione? Quante di esse non sono state pagate per il reiterato uso di materiale da loro girato in video pianificati a tavolino dai produttori a loro esclusivo vantaggio finanziario?
E Radley Metzger, regista serio ma pur sempre pornografo, sapeva come andava quel mondo, sapeva che da un mese di riprese si potevano tirar fuori prodotti per i due, tre, quattro anni successivi. Ora, il punto era evitare che ogni attrice da lui impiegata in scene hard venisse a batter cassa appena vedeva in giro un altro film col suo nome in copertina. E per far questo accontentare economicamente la sola Susan Jensen mettendo poi a tacere la cosa poteva rivelarsi, tutto sommato, il male minore.

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Il 25 Settembre 1979, una breve lettera di Ava Leighton, socia di Metzger, concluse il caso. Susan si accordò per ulteriori 4.750 dollari, molto meno dei 2.250.000 dollari richiesti nei documenti legali. Per quanto riguarda invece le spese legali sostenute dai produttori di ‘Maraschino’, il regista ha dovuto sborsare alla Mature Pictures la bellezza di 1.900 dollari.
Riteniamo che questo atto finale abbia lasciato l’amaro in bocca un po’ a tutte le parti in causa. Parti che, da allora, non si sono più parlate. Metzger è venuto a mancare il 31 Marzo 2017, il suo nome e i titoli di quei suoi film rimangono fedeli testimonianze di un’epoca di altissima qualità per il porno inteso come cinema erotico ‘estremo’, mentre a Susan ‘Misty Beethoven’ Jensen è capitato, successivamente, di ritornare sull’argomento in alcune interviste. E non ha mai nascosto un senso di rabbia e rancore per fatti ormai vecchi di decenni. Chissà che questo suo astio, alla fine, non fosse solo di natura economica e che questo grosso ‘pasticciaccio’ che abbiamo raccontato non sia che una parte di una vicenda più complessa che non conosceremo mai per intero. Non resta che accontentarci del lascito artistico, sospendendo giudizi su quello prettamente umano.

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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#5 Messaggio da Rodomonte »

Ogni tanto accendo la tv ma vedo che non c'è quasi mai un cavolo che merita.
Stasera girando sono capitato su Cielo e c'era un documentario sul cinema porno che ha fatto la storia.
A dire il vero parlava solo del cinema americano.
C'era anche una intervista alla Constance che ha accennato qualcosa su questo film dicendo comunque che avrebbe molte cose da dire al regista, ma tutte non belle.
Abbastanza invecchiata, giustamente, senza però dire niente di nuovo rispetto a quello che hai scirtto qui. Fra l'altro con mille più notizie.

Parentesi che non c'entra!
Viene intervistata a proposito del film Taboo, Key Parker.
Complimenti alla signora. Sempre bella per la sua età, con in più una impalcatura veramente notevole, molto più che non in quei film.
Della serie petto aumentato e di molto! :)
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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#6 Messaggio da Alec Empire »

Rodomonte ha scritto:
15/11/2020, 0:33
Ogni tanto accendo la tv ma vedo che non c'è quasi mai un cavolo che merita.
Stasera girando sono capitato su Cielo e c'era un documentario sul cinema porno che ha fatto la storia.
A dire il vero parlava solo del cinema americano.
C'era anche una intervista alla Constance che ha accennato qualcosa su questo film dicendo comunque che avrebbe molte cose da dire al regista, ma tutte non belle.
Abbastanza invecchiata, giustamente, senza però dire niente di nuovo rispetto a quello che hai scirtto qui. Fra l'altro con mille più notizie.
Deve trattarsi di ‘XXX - I più grandi film per adulti di tutti i tempi’, documentario che speso Cielo ripropone in notturna.
Diciamo che i due - Metzger e Susan - hanno adottato comportamenti del tutto diversi relativamente al film nei decenni successivi. Il regista, seppur intervistato molte volte, s’è limitato a ricordare ‘Misty Beethoven’ come ‘un film complicato’, soffermandosi in merito solo riguardo ad aspetti tecnici o di contenuto e mai chiamando in causa l’attrice. Attrice che invece non ha mai fatto segreto, quando interpellata, del suo dissenso in merito a quell’esperienza e di un’opinione tutt’altro che lusinghiera su colui che, in fin dei conti, l’aveva introdotta in un contesto da non sottovalutare. Stando però a quanto rammenta Ashley West, massimo esperto della Golden Age of Porn in termini di critica letteraria e interviste ai protagonisti, i problemi che Susan si trovò a fronteggiare dopo il suo debutto nell’hard furono in parte anche ‘di contesto’. ‘Sue tornava spesso in città - ricorda una sua conoscente - ma tutti la fissavano e parlavano alle sue spalle, cosa che non si aspettava e che le faceva male. Non riusciva a capire tutto il trambusto...non aveva idea di come la gente stava reagendo al fatto che aveva girato del porno. Dopo l'uscita dei film, la gente non l'ha mai vista come qualcosa di diverso da una pornostar’.
Scarsa resilienza, dunque, a cui ‘Constance Money’ cercava di reagire con uno scopo preciso: raggiungere il cinema che contava. Anche questo passaggio fu forse gestito male col senno di poi, perchè, di fatto, un conto era - all’epoca - strizzare l’occhio al porno una tantum, altra storia era ritrovarsi inquadrata nel settore con tanto di tre uscite cinematografiche nel giro di poco tempo. Fu quel background ben consolidato a impedirle di essere presa in considerazione per il ruolo di Frances Farmer nel film ‘Frances’ (1982), dedicato alla travagliatissima esistenza di questa stella maledetta di Hollywood. Ora, con tutta lucidità, il ruolo della Farmer fu assegnato a Jessica Lange per cui non so quali potessero essere le effettive possibilità di Susan Jensen di essere presa in considerazione. La ‘storia’ vuole comunque che le le porte di quel film le siano state chiuse a prescindere, visto il suo trascorso a luci rosse.
Anche negli anni precedenti, la Jensen non restituì al cinema mainstream un’idea chiara di sé: va bene, lottò contro il presunto sfruttamento - a su dire - della sua immagine hard cercando appoggio in frequenti articoli su Playboy che ne confondevano ancora di più l’identità: era ancora un’attrice? E se si, che ci faceva a lavorare ad intermittenza in negozi di moda oppure a frequentare a tempo perso corsi universitari, o ancora a tentare la via ‘imprenditoriale’ in Alaska? Non bastava - è chiaro - farsi vedere a fianco di Warren Beatty durante una proiezione del ‘suo’ film - quel film che tanto discuteva - per riscuotere credito presso Hollywood. E di fatto non bastò. Può essere insomma che a quel tiramolla legale si sia col tempo aggiunta una frustrazione per aver mancato ‘il salto di categoria’, frustrazione mai elaborata.
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joe damiano
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Re: Misty Beethoven, Il Porno Chic e Tanti Soldi

#7 Messaggio da joe damiano »

Il film The Opening of Misty Beethoven è stato restaurato un alta definizione.

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