E Debbie Si Fece Dallas...

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#1 Messaggio da Alec Empire »

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Cheerleaders, giocatori di football, sesso: un contesto più americano non si può. Ed è proprio questa tematica che fa da cornice ad una delle pellicole hardcore più famose di sempre, negli States e non: ‘Debbie does Dallas’ (1978) conosciuta da noi anche come ‘Giochi maliziosi’.
La storiellina narra, in breve, dei favori sessuali concessi da un gruppo di cheerleaders per aiutare una di loro, Debbie appunto, a recarsi a Dallas per sostenere un provino per entrare nella Texas Cowgirls, supporters dei Dallas Cowboys.
Niente di più semplice, dunque, come pretesto per inanellare una serie di ottime scene di sesso orale e penetrazioni di qualità, grazie allo stuzzicante cast femminile. ‘Fresh faces and bodies’ dunque, tra cui spicca senza dubbio la ‘Debbie’ del titolo, accreditata nel film come Bambi Woods.
Bionda, acqua e sapone, ragazza deliziosamente ‘vicina di casa style’, Debbie - così la chiamiamo - era debuttante nel mondo x rated, e, beata incoscienza, non vi era entrata certo per vocazione: semplicemente si trovava in bolletta in quel di new York da diversi mesi, per cui la proposta fattale tramite un’amica già nel giro - potrebbe trattarsi di Desire Cousteau, circostanza possibile - le parve un buon metodo per tirar su quattrini.
Va detto che, se la biondina acconsentì al ‘lavoro’ con fin troppa leggerezza, non fu certo quello a provocarle noie o pentimenti morali, bensì tutto il battage pubblicitario fatto a sua insaputa, così pare, per la promozione della pellicola.
Il film fu divulgato infatti come ‘tratto da una storia vera, quella di una ex cheerleader dei Cowboys che qui vedrete da vicino’, questo pur sapendo che lei, Debbie, cheerleader non lo era mai stata, come del resto non s’era nemmeno avvicinata al Texas da turista…non solo: lo stesso alias di Bambi Woods le fu affibbiato senza neppure l’accortezza di farle sapere con quale nome sarebbe apparsa nei titoli di testa. A fronte di cotanta indole truffaldina della produzione, la nostra Debbie non si preoccupò comunque di nulla: i 400 dollari le furono prontamente consegnati, il film finito nemmeno lo riguardò: non era stata un’esperienza piacevole di per sé, per lo meno non da ripetere…era andata, tanto bastava. Non si immaginava, la dolce Bambi, che s’era andata a ficcare nella tana del lupo…

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Ma facciamo un excursus relativo al film, che fu girato ben lontano dalla ‘Dallas’ citata nel titolo: le scene iniziali dell’allenamento delle cheerleaders si svolsero infatti in tutt’altro posto. Due le opzioni possibili: o il campo di atletica del Brooklyn College o il campus della Stony Brook University di Long island (stando alla biografia di Bambi presente nel sito del suo fan club). Quest’ultima tesi ci pare la più probabile, in quanto letta anche da altre parti, e portatrice di conseguenze nefaste: all’atto della richiesta di poter girare nel campus, infatti, il regista Jim Clark si guardò bene dal comunicare la tipologia delle riprese a due dei principali amministratori dell’Università, che vennero poi licenziati a cose fatte (e a film visto dall’amministrazione tutta, evidentemente).
Anche perché le riprese universitarie non si fermarono al campo d’allenamento, ma arrivarono fin dentro gli uffici amministrativi, dove una delle attrici veniva sculacciata dal (presunto) preside, dopo che quest’ultimo l’aveva trovata a fare del sesso orale tra gli scaffali della biblioteca…
Già, la biblioteca. Anche in questo caso le scena di blowjob lì ripresa potrebbe essersi svolta o al Pratt Institute di Brooklyn, o, come già scritto, nella Brook University. Incertezza che non cambia la sostanza: la troupe non aveva certo il permesso per realizzare scene porno, per cui il Procuratore di Stato dispose un’ingiunzione contro tutti quei cinema che avrebbero proiettato il film.
Manco a dirlo, tutti questi ‘rumors’ su ‘Debbie does Dallas’ furono oro colato per la promozione del film, che attirò sempre più attenzione da parte di pubblico ed esercenti: e si sa, se c’è da guadagnare, meglio chiudere un occhio…
L’occhio però non lo chiusero le VERE cheerleader dei Cowboys. Eh no: quella divisa indossata con aillure sexy e malizioso da Bambi nell’ultima scena gridava vendetta, essendo praticamente uguale alla divisa ufficiale delle Cowgirls! Ecco arrivare dunque i guai per la nostra biondina, accusata di ‘profanare’ una divisa portatrice di sani valori sportivi (oltre che, per restare sul concreto, coperta da copyright), accusa che fu poi estesa alla produzione tutta nella causa giudiziaria ricordata come ‘Dallas Cowboys Cheerleaders vs. Pussycat Cinema’.
Osservazione personale: le vere cowgirls si risentirono del fatto che, negli immensi cartelloni pubblicitari del film, Bambi venisse accreditata come loro ex compagna, mentre alla squadra maschile dei Cowboys non importò nulla della cosa, evitando altresì opinioni pubbliche pesanti sulla ragazza, né che Richard Bolla indossasse anche lui ‘senza permesso’ la loro uniforme nel deflorare una bionda in ogni dove…caso ipocrita che dimostra come, talvolta, non serva il maschilismo a distruggere l’immagine femminile, essendo già l’universo femminile ‘femminicida’ verso se stesso…
Fatto sta che la nostra Debbie o Bambi che dir si voglia venne trascinata al centro di fin troppe attenzioni giudiziarie oltre che ‘professionali’. Dalle prime ebbe solo noie, cercando dunque di dileguarsi senza dar seguito (per lo meno nell’immediato) a nuovi film hardcore, preferì invece riparare in un night club newyorkese, il Melody Burlesque per la precisione, dove per alcuni mesi svolse la professione di spogliarellista. Con forte attenzione, pare, al rapporto ’tempo trascorso con mani maschili addosso - corrispettivo in dollari per minute’.
Volendo però ritornare al film, chi si troverà a vederlo per la prima volta non potrà fare a meno di magnificare, come scritto all’inizio del post, l’atteggiamento delle ragazze nelle scene hard, anzitutto perché si tratta di ragazze deliziose, fisicamente toniche e attraenti, nonché decisamente predisposte al sesso, per nulla intimidite dalla macchina da presa.

Nel film si distingue la presenza di Arcadia Lake, moretta dal fisico minuto, poi protagonista di una quarantina di film fino alla metà degli anni 80 circa

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regalandoci altresì un nutrito gruppo di talenti: Georgette Saunders, portata ai deepthroat (è quella a sinistra)

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Christie Ford, protagonista della prima scena, torrida, anche se sotto la doccia

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Kasey Rogers, portabandiera del sesso orale, vero punto di forza del film

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Marie Michaels, vedi sopra con un impeto e ‘fame’ non comuni, è la ragazza della scena in biblioteca

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Robin Byrd, vera e propria ‘ideologa’ poi protagonista di un suo talk show su sesso e porno per la tv americana

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Rikki O’Neal, moretta con sguardo invitante e fisico mozzafiato, e Jenny Cole, che paga pegno in anal action

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Eppoi c’è lei, Debbie. Vale la pena attendere l’ultima scena per vederla sublime nel blowjob somministrato a Bolla, per poi donarglisi in modo ‘completo’ e totale.
La ragazza ostenta uno sguardo sorpreso, innocente, impacciato, incuriosito addirittura: credo sia questo a renderla ancor più attraente e magnetica, oltre alle indubbie doti fisiche e al volto ‘in salute’ di cui madre natura l’ha dotata.

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Va anche detto che il nome ‘Debbie’ è stato una sorta di maledizione per la protagonista Bambi, perché, ritornando alla faccenda della causa legale mossa dalle cheerleader dei Dallas Cowboys, il tutto scaturì dall’omonimia di due di loro con la ragazza del titolo: queste due ‘Debbie’ si sentirono insomma trascinate in un contesto non voluto, ecco il vero motivo scatenante del problema.
Riguardo l’iniziativa legale, comunque, non tutte le cowgirls furono compatte. Alcune preferirono - per fortuna - scherzarci su, personalizzando il manifesto originale del film con i loro volti per Playboy.
La nostra Bambi Woods, che apparve in uno shot fotografico hard nel numero di Hustler dell’Ottobre 1978, lo stesso mese dell’uscita del film, ebbe modo di partecipare al secondo episodio della ‘saga’, ‘Debbie Does Dallas 2’, uscito nel 1981.
Parliamoci chiaro, visto il successo del primo film fu subito progettato un sequel, tuttavia nel 1979 la ragazza pare fosse riluttante, avendo fastidio nel fare sesso filmato davanti alle diverse persone della troupe. Anche in questo caso, i soldi furono però la parola magica: l’offerta le fu fatta pervenire dai produttori tramite Arcadia Lake, facente a sua volta parte del cast del primo film, e la nostra cambiò rapidamente opinione.
Il secondo ‘Debbie’ è qualitativamente ottimo, siamo ai livelli della sua pellicola gemella di tre anni prima. Stavolta ogni scena di sesso è accompagnata da musica country, ad accentuare il mood texano, e Bambi si trova protagonista di ben 5 scene.

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La ritroviamo carina come nel film d’esordio, con un taglio di capelli diverso, più aggressivo, alla ‘Joan Jett’: più corti sul davanti, sfilati dietro.
Due le scene da ricordare: la prima vede Bambi impegnata ‘in lesbo action’ con Long Jean Silver e Lisa Cintrice, a loro volta eccellenti pornostar della Golden Age, mentre il ‘clou’ del film è rappresentato dalla performance della nostra con Ron Jeremy. Un Ron in forma, che mette subito in chiaro le indiscusse doti di ‘re del cunnilingus’ e che viene ricordato piacevolmente dalla stessa Bambi in una bella intervista che si suppone rilasciata nel 2007 su cui sarà il caso di dire, poi, qualche parola…

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Unico neo del film sono due scene girate in modo discutibile per un hard dal regista Jim Clark (oppure, cosa più probabile, montate male). Mi soffermo sull’ultima, conclusiva, scena di Bambi con Richard Bolla, caratterizzata da un montaggio sbrigativo, lacunoso, che taglia diversi momenti della performance ‘incollandoli’ con dissolvenze incrociate per accelerare forzatamente i tempi fino al cumshot conclusivo.
La stessa forzatura si ravvisa nella seconda scena, in cui il blowjob e l’anal di Jamie St. James vengono frammentati in diversi ‘flash’ ripresi da vari punti di vista, come in una sorta di ‘compilation’.

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Continua...
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Re: E Debbie Si Fece Dallas...

#2 Messaggio da Alec Empire »

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Il titolo ‘Debbie Does Dallas’ è diventato, col passare del tempo, un vero ‘brand’ pornografico: questo la dice lunga su come l’immaginario ‘archetipo’ del film sia entrato nei contesti più disparati, generando anche, negli anni, numerosi titoli simili: ‘Debbie Does Iowa’, ‘Debbie Goes to College’, ‘Debbie Does 'Em All’…il mito di ‘Debbie che si fa qualcuno nel posto x’ diventa un ‘topos’ pornografico, insomma, da utilizzare anche per le nuove generazioni (vedi ‘Debbie Does Dallas: The Next Generation’, tematica rivista e aggiornata agli anni 2000).
Si, ma di tutto questo business la ‘Debbie originale’, quella accreditata come Bambi Woods, che fine ha fatto? L’abbiamo lasciata in interviste svagate e audaci come quella nelle pagine della rivista Stag del Settembre 1979:

Stai pensando di fare molti film, o vuoi tirartene fuori [dal porno]?

Sto pensando di farne altri tre, infatti vorrei andare a Dallas domani.

Che cosa riguardano questi altri film?

Il primo si intitola ‘Toga Party’, è una specie di ‘prequel’ di ‘Animal House’, dovrebbe venire bene. Aspetta che lo sappia John Belushi…

Lo conosci?

Si, me lo son fatto l’anno scorso! E’ stato grande a letto, mi ha sorpreso. Potresti non pensarlo, ma è un ottimo amante.

Date queste esuberanti premesse, era lecito attendersi che nascesse una stella. E invece no, come spesso accade nel mondo del porno c’è l’elemento sorpresa a rendere le biografie delle attrici una sorta di ‘vite interrotte’, frammenti di esistenze inspiegabilmente risucchiate in un vortice nero da cui è impossibile attingere notizie. Di Bambi - continuiamo a chiamarla col suo nome d’arte - si perdono presto le tracce, e i rumors vanno a colmare la mancanza di una verità oggettiva. Addirittura, le viene dedicata una puntata nella mini serie documentaristica ‘The Dark Side of Porn’ (2005) che si propone d’indagare ‘i misteri’ e ‘le miserie’ di personaggi prematuramente scomparsi dal mondo ‘comune’ dopo un trascorso nel porno ’E’ morta per overdose nel 1986’ è uno dei refrain più ricorrenti generato dal quotidiano australiano ’The Age’ nel 2005, in cui si legge:

‘L'infelice destino di Bambi Woods, il personaggio protagonista dei primi tre film di ‘Debbie Does Dallas’ (ne esiste infatti un terzo che però è solo un montaggio di scene precedenti, nda) potrebbe anche accennare al lato più oscuro della pornografia. Nel 1986, appena otto anni dopo aver lanciato la sua carriera nei blue movies, la Woods è morta per overdose di droga.
Nessuno può dire se la morte di Woods sia legata al suo non convenzionale lavoro quotidiano, e chiaramente l'industria per adulti è oggi molto più regolamentata di quanto non lo fosse nei decenni precedenti. Tuttavia, non c'è bisogno di essere un puritano o un moralista all'antica per sentirsi un po' a disagio per il fatto che la pornografia sta diventando glorificata dalla moda. Si tratta di una questione estremamente complessa che richiede una discussione più seria. Mentre alcuni libri e film si scontrano con le implicazioni morali, in genere il carrozzone del porno si limita a eludere l'intero dibattito.’


Detto della validità e della triste sterilità delle riflessioni poste nell’articolo - al settore del porno, si sa, non piace riflettere sulle proprie magagne - va detto che non è questa l’unica tesi sul destino della nostra Bambi. Non mancano ad esempio le consuete dietrologie complottiste secondo cui la ragazza ‘ebbe a che fare con la mafia’. Del resto, come si ricorda in https://thoughtcatalog.com

'All'epoca, gran parte dell'industria del porno era finanziata dalla mafia. Michael Zaffarano, un boss della famiglia criminale Bonanno, era l'unico azionista di Pussycat Cinema, Ltd. Il suo cinema di Times Square ha iniziato a proiettare ‘Debbie Does Dallas’ nel 1978, con tanto di cartellone pubblicitario gigante con Bambi. La pubblicità sosteneva che Bambi Woods era una "Ex Cheerleader Cowgirl di Dallas" (…) La polemica ha spinto Bambi ancora di più sotto i riflettori.'

Invece alla Vivid, casa di produzione di ‘Debbie Does Dallas…Again!’, ci si limita ad affermare che la bionda ‘ex (falsa) cheerleader’ sia semplicemente andata avanti con la propria vita, evitando accuratamente il peso dell’evasione giovanile nel mondo dell’hard. Tesi quest’ultima sostenuta anche dal documentario citato poche righe sopra, in cui un investigatore privato avrebbe individuato Bambi nell’Iowa, intenta appunto a vivere una vita del tutto normale.

Un paio d’anni dopo, siamo nel 2007, accade una cosa strana. Il sito http://www.yesbutnobutyes.com/ se ne esce con un articolone preceduto dall’invitante incipit ‘Oggi abbiamo il piacere di presentarvi la prima di un'intervista in due parti con l'attrice porno ‘della porta accanto’, il cui film è passato alla cultura pop.’ Colui che scrive si riferisce proprio a lei, a Bambi Woods. Sorpresa generale. Non resta che leggere questo scoop, che riporto tradotto qui di seguito.

Cominciamo con la questione del tuo vero nome. Diversi articoli hanno detto che si tratta di Debbie Benson, Debbie De Santo o Barbara Woodson. E, naturalmente, il tuo nome d'arte è stato Bambi Woods. Immagino che nessuno di questi sia giusto - quindi, come dovremmo chiamarti?
Hai ragione, nessuno di questi è giusto. Ho usato Debbie come nome falso quando ho fatto un porno. Nessuno si è avvicinato al mio vero nome ed è per questo che credo di essere rimasta isolata per tutti questi anni! Puoi chiamarmi "Debbie".

La tua voce su wikipedia dice che sei nata a Pierre, South Dakota, nel 1958. Puoi dirci qualcosa di più sul suo luogo d'origine e su dove sei cresciuta?
Non sono mai stata in South Dakota in vita mia e sono nata nel 1955, non nel 1958. Sono cresciuto in una città a due ore di volo da New York. La mia famiglia vive ancora oggi lì.

Le cronache dicono che hai avuto un background cattolico molto religioso, e che hai frequentato il liceo a Long Island. Eri una cheerleader?
La mia famiglia era religiosa, ma non in modo estremo. Ho frequentato un liceo cattolico, ma non a Long Island, non sono mai stata una cheerleader. Infatti, la scuola in cui sono andata non aveva cheerleader!

Quindi avevi 22 o 23 anni quando è uscito il film. Cosa ti è successo nei pochi anni dopo aver lasciato la scuola e prima dell'uscita del film?
Come tutte le ragazze pensavo di andare all'università, ma i miei voti non erano abbastanza buoni. Volevo fare l'attrice, così sono andata a New York. Sono stata a New York per 18 mesi prima di fare il film e alcuni miei amici avevano incontrato un ragazzo che si occupava di pornografia e mi hanno fatto conoscere le persone coinvolte nel film. Mai in un milione di anni ho pensato che sarebbe stato qualcosa di simile a quello che è diventato, certo se l'avessi saputo non l'avrei mai fatto! Pensavo solo che fossero soldi facili in un momento in cui non ne avevo.

Si dice anche che sei scappata da scuola, ti sei sposata e hai divorziato nel giro di un anno, facendo l'autostop fino a San Francisco…

Sbagliato su tutti i fronti. Ho finito il liceo e non sono scappata di casa e non ero mai stata sposata quando ho fatto il film. Non ho fatto l'autostop fino a San Francisco, per cui non ho idea da dove vengano queste storie.

Tanto per restare alla mia ricerca, che ne dici di questa: la pubblicità per ‘Debbie Does Dallas’ riportava che eri una cheerleader ex-Dallas Cowgirl - credo che tu l'abbia anche affermato in uno dei trailer. Jim Clark, il regista, dice che l'intero film è stato ispirato a quella storia. Hai mai fatto un provino per loro? O era solo una trovata promozionale?

Non sono mai stata in Texas in vita mia. Quando ho girato quel film ero senza un soldo e lavoravo in un negozio di Manhattan. Non ricordo il nome del negozio, ma era a Broadway. Vendeva solo generi alimentari.

Allora, raccontaci come hai sentito parlare per la prima volta del film…
Ricordo che all'epoca stavo bevendo un drink con le mie amiche e una di loro aveva fatto un film porno che non è mai uscito. Credo che abbia ricevuto 50 dollari per mezza giornata. Ora non sembra niente, ma all'epoca era molto se non avevi soldi. Mi ha presentato un tizio di cui non ricordo il nome e subito dopo mi ha fatto un'offerta per un film. È stato solo quando mi hanno incontrato che è stata messa insieme tutta la storia di Debbie.

Da dove viene il nome "Bambi Woods"? Jim Clark (il regista)?
Credo di sì. Non me lo sono inventato io, mi è stato dato e basta.

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Alcune scene del film sono state girate al Brooklyn College e al Pratt Institute di New York. Cosa ricordi delle riprese?
Non ci è voluto molto tempo. Potevamo essere lì solo in certi momenti e tutti pensavamo che fosse esilarante quello che stavamo facendo. Ora non ricordo più quanto tempo ci sia voluto, ma era solo questione di giorni. Era un film a bassissimo budget e tutto è stato girato il più velocemente possibile.

Herschel Savage, uno degli attori del film, sostiene di essere stato pagato circa 150 dollari al giorno. Ricordi quanto t’hanno pagata?

Me lo ricordo bene. 400 dollari!! Un bel po' di soldi per uno dei più grandi film di tutti i tempi, che ne pensi?

Eppure, si dice appunto che sia uno dei cinque film per adulti che ha incassato di più nella storia - ti rattrista il fatto di non aver potuto usufruire di quella ricchezza?
Non proprio. Perché ha causato a me e alla mia famiglia una tale quantità di dolore in quel momento che mi ha tolto il desiderio di essere ancora coinvolta.

Il co-protagonista nel film - Richard Bolla, che interpretava il signor Greenfield - dice che voi due siete usciti insieme una volta…

No, siamo usciti con un gruppo di persone dopo le riprese, ma non da soli. Non ero affatto attratta da lui e mi sentivo molto a disagio a girarci insieme quella scena.

Raccontaci di quando è uscito il film. Dove l’hai visto per la prima volta?
Ad essere sinceri non è stato un gran problema per nessuno di noi all'epoca. Siamo stati pagati e stop. Non avevo intenzione di farne un altro perché non mi piaceva il primo e poi è arrivata la causa e la gente cercava di trovarmi per farmi andare in tribunale, allora ho smesso di parlarne in giro.

(Una nota di spiegazione qui. Poco dopo l'uscita del film, The Dallas Cowboys Cheerleaders ha intentato una causa contro Pussycat Cinemas Ltd per violazione del marchio. Mentre i Cowboys non sono mai nominati in modo specifico nel film, il vestito che Debbie indossa nella scena finale assomiglia sospettosamente a quello che indossavano le vere cheerleader. E la tesi difensiva non è stata probabilmente aiutata dal materiale promozionale pubblicato con frasi come "Starring Ex Dallas Cowgirl Cheerleader Bambi Woods" e "You'll do more than cheerleader for this X Dallas Cheerleader" - affermazioni che, come "Debbie" ora conferma, erano completamente false)

Come ti sei sentita riguardo alla reazione che il film ha ricevuto quando è uscito?
La stampa era tutta negativa, tanto per cominciare, perché aveva a che fare con la causa legale. Ero terrorizzata all'idea di finire in qualche modo nei guai e tutti volevano sapere se avevo davvero fatto il provino per le cheerleader. Mi rendevo conto che quello che era iniziato solo come un film sarebbe arrivato fino ai miei genitori. Non avrei mai pensato che l'avrebbero visto. Ho telefonato a casa ed è così che ho scoperto che lo sapevano. Immagino che l'abbiano letto sul giornale come il resto dell'America. Un periodo spaventoso.

E il resto del cast? Conoscevi qualcuno di loro prima del film? Qualche aneddoto da condividere? Sei rimasta in contatto con loro?

Non conoscevo nessuno del cast prima del film e non mi tengo in contatto con loro. L'unica persona con cui parlo ancora di quei giorni è una ragazza che ha recitato in diversi film e si chiamava Desiree Cousteau. Ci siamo conosciute in un club di New York e siamo ancora buone amiche. I nostri figli giocano insieme.

Era forse il Teatro Melody Burlesque?

Questo è il nome a cui stavo penando, giusto. Dove l'hai letto? È stato tanto tempo fa. Hai sicuramente fatto le tue ricerche! Dopo che è diventato famoso (il film) ne ho approfittato per un po’: andavo alle feste, incontravo gente famosa e così via. Ho iniziato a lavorare al club di New York dopo l'uscita del film. Molte grandi star del porno lavoravano lì e le celebrità venivano a conoscermi. Per un po' mi ha fatto sentire speciale. Non so per quanto tempo ho lavorato lì, ma è stato per un bel po'. Abbiamo fatto abbastanza soldi per procurarci cibo e droga, è stato più o meno tutto quello a cui pensavamo. All'epoca nessuno riteneva che la cocaina fosse un male, la droga era dappertutto ed era davvero un periodo piuttosto selvaggio. Poi mi sono stufata delle attenzioni, mi sono tagliata i capelli e ho cercato di sparire. Penso che si possa fingere di essere qualcosa che non si è per un po', ma alla fine bisogna allontanarsene.

In ‘Debbie Does Dallas Uncovered’ Jim Clark sostiene di aver cercato di fare un sequel del film, ma di non esserci riuscito a causa dei tuoi problemi di droga. Ma poi il sequel è uscito, quindi qual è la vera storia?

Ero strafatta, ma la vera ragione era che non volevo fare un sequel. I miei genitori erano furiosi, ma i soldi erano tanti e all'epoca avevo un problema di droga. Le persone che facevano il film non riuscivano a trovarmi. Mi sono imbattuta in una delle ragazze che hanno fatto il film (che poi ho saputo dal documentario essere morta, Arcadia Lake), lei mi ha parlato dell’offerta e io ho detto di sì. Questa volta i soldi sono stati molti di più!

Durante il sequel ti si vede in più scene, e giri con la leggenda del cinema per adulti Ron Jeremy. Ci è voluto più tempo per le riprese?
Sì, non riesco proprio a ricordare quanto tempo, ma le persone coinvolte hanno preso questo film molto più seriamente. A tutt'oggi non l'ho mai visto! Mi ricordo di Ron. Ricordo che era ‘pulito’, il che potrebbe sorprendere la gente. Non si drogava come tutti gli altri ed era un ragazzo simpatico e molto intelligente.

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Hai mai viaggiato per il paese in quel periodo facendo apparizioni dal vivo nei club?
No, ho lavorato in diversi club ma non sono mai andata in tour, per così dire. C'era un club di swinging a Times Square chiamato Plato's Retreat. Ricordo che un tizio di nome Jim Sandberg era sempre lì che prometteva di farci fare dei film veri se avessimo fatto il suo porno e a quanto pare aveva fatto un bel po' di film veri. Non ricordo il nome della ragazza che lo conosceva, ma so che ha fatto la scena del candeliere in ‘Debbie Does Dallas’ (era Christie Ford alias Misty Winter) e che poi ha fatto qualche altro film con lui. Non so perché me lo ricordo! Mi chiedo cosa ne sia stato di lui. Dovrò fare io stessa qualche ricerca.
Frequentavamo anche un posto chiamato "Show World" dove alcune delle ragazze facevano spettacoli di sesso dal vivo e qualche altro posto, ma non ricordo i nomi. Times Square era piena di posti allora.

Ho letto un'intervista online in cui hai affermato di essere uscita con John Belushi. Hai incontrato o sei uscita con altri personaggi famosi?
Wow, come fai a saperlo? Sì, sono uscita con John per un po' di tempo insieme ad altre celebrità. C'erano alcuni grandi club di celebrità a New York all'epoca ed era piuttosto selvaggio. Ricordo che uscivo spesso con Ace Frehley della rock band "Kiss". Era un tipo pazzo e sempre fuori di testa, ma molto divertente. Mi sorprende che non sia morto!
Ho anche ricevuto un'offerta per fare "Playboy" in quel periodo, poco prima di tornare a casa. Fui anche intervistata da diverse persone. Ricordo di aver parlato con un tizio che era abbastanza famoso come intervistatore nel "mondo del porno", ma non ricordo il suo nome, ma quell'intervista è andata in onda, quindi potresti riuscire a rintracciarla. Non ricordo il nome del suo show, ma è andato via cavo. Se mi fai qualche nome magari me lo ricordo. (Debbie sta probabilmente parlando di ‘Midnight Blue’, condotto da Al Goldstein)

C'è un ‘Debbie Does Dallas 3’, ma sembra utilizzare gli scarti dei film precedenti. E c'è uno Swedish Erotica 12…

Ricordo di aver girato diverse scene che non sono state inserite nel secondo film. Non ho mai visto il terzo, quindi non ho davvero idea di cosa ci sia dentro. Tutto quello che so è che non sono mai stata ingaggiata per girare una "terza" puntata, anche se probabilmente l'avevano in mente quando ho fatto il secondo. È stato difficile trovarmi per la seconda pellicola, quindi probabilmente ne avevano progettata una terza già mentre giravano. Chi lo sa! Non ci sono sicuramente altri film. Non sono mai stata una grande "pornostar".

Si dice che i tuoi genitori ti hanno salvato dal porno e che da allora hanno contribuito a proteggere la tua privacy…
Sono tornata a vivere con i miei genitori per tre anni. Non sono stati loro a salvarmi. Volevo andarmene e così ho fatto. Non ho mai dovuto proteggere la mia privacy. Non è mai stato un problema. È incredibile come tagliare i capelli e passare da bionda a bruna impedisca alla gente di notarti. Non mi sono mai nascosta e negli ultimi 20 anni sono stata riconosciuta forse solo 20 volte. È sempre la stessa cosa. Non sono mai del tutto sicuri e devono trovare il coraggio di chiedere.

Ma il documentario ‘Debbie Does Dallas Uncovered’ ha cercato di intervistarti e ha fallito - non sono stati molto accurati?
Ad essere onesti, ho pensato che quel documentario fosse imbarazzante per loro. Sostenere che sono scomparsa quando è uscito ‘Debbie Does Dallas 2’, sul serio? La maggior parte degli attori intervistati, sono sicura, erano sinceri, ma pensare che qualcuno avrebbe fatto un documentario dicendo che sono scomparsa subito dopo il film, quando chiaramente non è vero, è un insulto alle persone che l'hanno comprato.

C'è mai stata la tentazione, nel corso degli anni, di diventare una figura più pubblica?

No, neanche un po', ma apprezzo l'interesse per me.

Quindi, senza voler invadere la tua privacy, cosa ci puoi dire di quello che hai fatto negli ultimi 20 anni? I tuoi fan vorrebbero saperlo.

Beh, temo che sia piuttosto noioso. Sono sposato da oltre 20 anni con una coppia di adorabili figli che sono entrambi adolescenti. Mio marito si occupa di software qui in California. Siamo molto benestanti, quindi per fortuna non c'è bisogno che io usi il mio passato.

‘Debbie Does Dallas’ è diventata davvero una parte enorme della cultura popolare. Guardando indietro, è qualcosa di cui sei orgogliosa? Se avessi la possibilità di rifarlo, ne faresti ancora parte?

No, sicuramente no, ma non è qualcosa che mi ha causato un grande dolore, solo un dolore familiare all'epoca.

Infine, quale messaggio vuoi mandare a chi non ti ha dimenticato?

Per quelli di voi che si sono preoccupati di quello che mi è successo per motivi personali e non finanziari, grazie. Sto bene e sono felice.

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Questa l’intervista ad opera di tale ‘Steve’, datata 22 maggio 2007. Un bel colpo che risveglia l’interesse mai sopito - almeno per chi aveva già familiarità col personaggio in questione. Le domande suscitate da questo articolo però sono molte a cominciare dalla più banale: com’è che questo signore è entrato in contatto con Debbie/Bambi, dopo decenni di anonimato da parte sua e addirittura dopo il tentativo di essere rintracciata tramite un investigatore? E ancora: perchè parlare così disinvoltamente ad un sito web di un periodo della propria vita volutamente chiuso, taciuto e definito, quando la televisione e qualche quotidiano avevano divulgato fake news già qualche anno prima? Evidentemente questa storia necessita di un ‘prima’ che spieghi come tutto questo sia accaduto, e di un ‘perchè’ che renda l’intera faccenda possibilmente attendibile. Ne parleremo.

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Re: E Debbie Si Fece Dallas...

#3 Messaggio da Alec Empire »

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‘L’attrice di Debbie Does Dallas è viva!’ ho letto in giro anni fa in svariati siti. La prova consisteva sempre nell’addurre i link alla suddetta intervista tradotta nel post precedente. Proprio da lì riprendiamo il nostro discorso, come annunciato, per capire - quando possibile - alcune cose, ma soprattutto per chiedercene delle altre. Anzitutto sappiamo che Debbie - perchè in assenza del nome vero continuiamo ad usare il consueto ’alias ‘artistico’ - l’hanno cercata in molti dopo il suo allontanamento dall’hard, tanto che la sua ‘sparizione’ è diventata, col passare del tempo, ‘iconica’ in quanto paradigma della ‘brutta fine’ che facevano le giovani attrici che si cimentavano in tale settore. E via quotidiani a sparlare della sua presunta morte per overdose avvenuta a metà anni ’80, frequentazioni torbide e ancora e ancora. Mai, tuttavia, adducendo prove certe e inconfutabili. Stessa cosa per i network televisivi che, pur destinando alla nostra attrice un presunto ‘happy ending’ consistente in una normale vita di famiglia, non l’hanno mai intervistata né immortalata con una foto una (vedi il già citato documentario ‘Debbie Does Dallas Uncovered’). Come a dire, ‘la ragione della sua scomparsa è che non si riesce a trovarla, ma state tranquilli: in qualche modo se la cava’.
Lo stesso eminente sito https://www.therialtoreport.com che considero fondamentale per una rilettura della Golden Age of Porn, parlando di Debbie/Bambi se n’è uscito con una frase laconica: ‘The Rialto Report tracked down Bambi Woods recently but has not been able to secure an interview as of yet. We live in hope.’ Niente da fare nemmeno per questa eminente testata, dunque: la signora Woods, o come diavolo si chiama in realtà, s’è nascosta proprio bene (sempre che sia ancora viva).

Allora com’è che questo giornalista di http://www.yesbutnobutyes.com sarebbe riuscito nel 2007 non solo ad individuarla, ma addirittura a farsi rilasciare una esaustiva intervista? Urge sapere come l’ha contattata. E la spiegazione ci giunge in un articolo introduttivo all’intervista stessa, che traduco qui di seguito:

Cosa è successo a Bambi Woods? Si sa poco della sua vita, è apparsa in soli quattro film e poi è apparentemente scomparsa dalla faccia della terra. Anche il suo vero nome è oggetto di un acceso dibattito, e la sua voce su wikipedia è scarsa (e, a quanto pare, sbagliata in quasi tutti i casi). Questo mistero centrale ha costituito la spina dorsale del documentario del 2005 Debbie Does Dallas Uncovered, e nonostante gli intensi sforzi, non è stata trovata alcuna traccia di Woods.
È su questo sfondo che ho scritto una delle nostre prime storie di "Dove sono ora" (si riferisce al nome della rubrica presente nel suo sito, ‘Where are they now’, nda). Si trattava di un articolo scritto in fretta e furia, che cercava di elencare la situazione attuale del cast del film. Ammetto di non avere grandi capacità di investigazione, ma solo pazienza e abilità nell'uso dei motori di ricerca. Ma in qualche modo, il pezzo ha toccato un nervo scoperto, ed è diventato una delle nostre storie più popolari. Infatti, se si cerca Debbie Does Dallas su Google, quella storia - a Maggio 2007 - arriva seconda, battuta solo dalla sua entrata su IMDB.


Fin qui tutto ok. Va dato atto al nostro Steve (se ricordo bene il nome) di essersi interessato fino a dove possibile dei destini di tutte le star di ‘Debbie Does Dallas’ in maniera appassionante. Proseguendo la lettura, la faccenda si fa però singolarmente interessante. Leggiamo.

Col passare del tempo, i lettori hanno inviato i loro consigli per ampliare la storia. E io ho curato e aggiornato il pezzo. Ma nessuno è mai riuscito a far luce su dove si trovava Debbie. E non ho mai abbandonato la speranza che un giorno l'avremmo scoperto.

E poi…nel marzo di quest'anno (2007) è arrivata un'e-mail.


“ Mi sono imbattuto nel tuo articolo su Debbie Does Dallas. È stato il primo film porno che abbia mai visto ed è stata la mia introduzione al sesso, quindi è giusto dire che mi si è stampato nel cervello. Recentemente ero in vacanza a Melbourne in un resort di medio livello e io e mia moglie siamo diventati amici di una coppia che alloggiava lì.
Abbiamo passato un bel po' di tempo con loro e mi è sembrato di aver conosciuto la donna da qualche parte…mi ha detto che recitava a Los Angeles in film di serie B quando, dopo circa tre giorni che li frequentavo, mi sono reso conto di chi fosse esattamente. Non conoscevo altro modo per parlarne se non quello di dirlo e lei si è messa a ridere dicendo di non essere mai stata riconosciuta quando il film era uscito e di non essere riconosciuta ora. Ad ogni modo sì, era lei.

Gliel'ho chiesto in confidenza, ma lei ha affermato che suo marito sapeva tutto e ci siamo fatti un bel po' di risate nei giorni successivi. Abbiamo persino ottenuto il suo indirizzo e la sua e-mail per tenerci in contatto. Ha detto che nessuno l'aveva mai avvicinata per il film, che non era niente di che e che se le avessero chiesto di parlare, non avrebbe parlato davanti alla telecamera a causa dei suoi figli. Ha riso di qualche investigatore privato che cercava di trovarla e ha ammesso che di certo gli sarebbe stato d'aiuto sapere il suo vero nome.

Ha aggiunto anche che un paio di cose relative a qualche diceria recente (…) erano false. In primo luogo, non è uscita con uno degli attori del film (scusami ma non ricordo il nome dell'attore). Secondo, qualcuno che ha sostenuto di aver parlato con i suoi genitori non l'ha mai fatto (entrambi i suoi genitori ora sono morti). Ha anche detto di avere un'amica che si chiamava Desiree, una grande pornostar che ha conosciuto quando lavoravano insieme in un club a New York e che i loro figli giocavano sempre insieme.

Comunque, non so se a qualcuno importi davvero, ma ho pensato che ad alcune persone potrebbe far piacere sapere che lei sta bene. Il mese scorso, dopo le vacanze, è partita per tornare in America e ha detto che le è piaciuto molto il suo tempo qui.

Spero che questo sia stato interessante per te.

Tanti auguri, Kevin “


È uno di quei momenti in cui i capelli ti si drizzano. Era una bufala? Un'e-mail falsa? O poteva essere quella vera?
Kevin ed io ci siamo scambiati un paio di volte dei messaggi, gli ho chiesto di passare una mail a "Bambi" per me. Dubitavo molto che avrei avuto sue notizie - se era riuscita a mantenere il suo segreto per 25 anni, non avevo grandi speranze che avrebbe rotto il suo silenzio per me. E poi...è arrivata un'altra e-mail.


“ Ciao Steve,
Ho avuto il tuo messaggio, ho dato un'occhiata al tuo sito e sono felice di comunicarti alcune informazioni. Non ho mai voluto essere coinvolta in un'attività commerciale su di me perché quando lo fai la stampa sembra pensare di avere il diritto di fare o dire qualcosa in nome dell'interesse pubblico. Non avevo idea che stessero facendo il documentario sul film fino a quando non l'ho visto in TV ed è stato abbastanza divertente ascoltare queste cose su di me visto che erano false. Sono felice di sistemare la faccenda.

Non so quanto posso esserti d'aiuto perché, per ovvie ragioni, non desidero che venga pubblicata nessuna mia foto e non sono disposta a dare i miei dati personali, perché in tal caso sarebbe facile contattarmi. Non voglio disturbare la vita di chi mi circonda, ma risponderò alle tue domande. Trovo l'interesse per il film ‘Debbie Does Dallas’ piuttosto divertente perché all'epoca nessuno di noi ci aveva pensato. Era solo un modo per fare soldi e nessuno aveva idea di quanto sarebbe stato e continua ad essere grande.

Mi stupisce che la gente sia così interessata a quel film. Per me non c'era niente di grande e pensare che qualcuno avrebbe fatto un documentario su di esso è semplicemente incredibile.
Se hai domande da farmi, sentiti libero di inviarle e io risponderò il più onestamente possibile. Speriamo che attraverso il tuo sito si possano mettere a tacere queste voci che la gente ama diffondere. “


E così, mi sono immerso di nuovo nel mondo di Debbie Does Dallas. Ho letto tutto quello che ho trovato online, ho rivisto il documentario, ho comprato la nuova versione del film per ascoltare i brani di commento, per raccogliere tutte le informazioni possibili. Ho compilato una lista di oltre 40 domande e le ho inviate.

E su una serie di e-mail, Bambi ha risposto a tutte.
A partire da domani, siamo orgogliosi di presentare la vera storia di una delle più famose attrici di film per adulti di tutti i tempi - Bambi Woods, a parole sue.


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Bene, riassumiamo. Il nostro Steve avrebbe, in sostanza, ottenuto l’indirizzo email di Bambi Woods tramite uno sconosciuto che l’avrebbe casualmente incrociata in quel di Melbourne durante un campeggio. Dopo averla contattata, l’ex attrice si è dimostrata subito disponibile ad un’intervista scritta purché non apparissero sue foto né le sue reali generalità. Da lì, è nato tutto l’articolo. La domanda di fondo a questa storia è ovviamente la seguente: c’è da crederci? Alcuni passaggi sembrano molto, troppo artificiosi (su tutti, il fortuito incontro dello sconosciuto a nome Kevin con la donna in questione: pare una trovata cinematografica, ma concediamogli il beneficio del dubbio).
Pur tuttavia, leggendo l’intervista che la presunta Debbie/Bambi avrebbe rilasciato esistono alcuni punti di contatto con la realtà: il cambio d’aspetto della ragazza dopo il primo ‘Debbie Does Dallas’, ad esempio, laddove si parla del taglio dei capelli, è oggettivo. Questo però è ravvisabile direttamente nel secondo film. Meno ovvio il fatto che si accenni anche ad un cambio di colore dei capelli: ecco, questo è un particolare tutt’altro che scontato e rispondente al reale: su YouTube esiste infatti una breve intervista alla nostra, datata 1979, in cui Debbie appare con un taglio corto castano scuro. Per la cronaca, il video è stato inserito nel canale 11 anni fa, dunque Steve non l’ha sicuramente visto all’atto della stesura dell’intervista. Non può, in altre parole, essersene servito per costruirci sopra la storia del cambio di look. Un punto a suo favore.



L’intera vicenda resta comunque avvolta da un velo di incertezza, velo che si fa più consistente leggendo il capitolo conclusivo. Dopo l’intervista, la presunta Debbie si produce infatti in un appello che non fa che acuire i nostri dubbi sulla veridicità del tutto. Eccolo:

" La mia famiglia mi ucciderebbe se distribuissi delle foto. Quello che farei è un'intervista audio (me l'ha suggerito mio marito) di persona se la testata interessata accettasse di donare una somma considerevole in beneficenza. Non so perché qualcuno dovrebbe occuparsene, ma se le persone possono fare documentari e trarne profitto, possono donare soldi in beneficenza se vogliono che io le incontri.

Per essere chiari, NON chiedo un centesimo per me, perché non ho bisogno di soldi e sarebbe solo un colloquio una tantum. Se qualcuno vuole davvero la mia storia (come i documentaristi) può dare dei soldi a dei bambini malati. Tutti sono felici di inventare storie su di me che muoio e faccio film “casalinghi”, quindi dovrebbero essere felici di sentire la verità anche se non è così controversa come vorrebbero. "


Questo l’appello finale della nostra. Sarà che quando sento parlare di soldi in circostanze ambigue la mia fiducia si azzera, tuttavia mi pare una richiesta abbastanza bizzarra. Ma come: dici di voler mantenere la tua privacy (ed effettivamente lo fai per più di due decenni), poi concedi un’intervista con il fermo proposito di non aggiungere foto, indirizzo o altro, infine ti dichiari eventualmente disponibile ad una registrazione audio da effettuare ‘in persona’ - quindi incontrandoti - in cambio di una somma da devolvere in beneficenza? Mah, che dire: cuore d’oro! Può essere, può non essere…io rimango nel dubbio. Anche perché gli accordi per ogni possibile intervista ‘in persona’ Debbie li delega al sito che l’ha contattata, e quindi a Steve…che diventa come un ‘tramite’ tra i richiedenti e l’oggetto del desiderio. Ecco infatti la conclusione dell’articolo:

Questo è tutto. Un'offerta di un'intervista esclusiva con Debbie di Debbie Does Dallas. Direi per telefono o su Skype, anche se non si sa mai, magari anche di persona. Puoi raggiungere Bambi via YesButNoButYes.com - inviaci una mail e noi le trasmetteremo i tuoi dati e la tua offerta. Vorrei che guadagnassimo più di 20 dollari al giorno in pubblicità per fare questo da soli. Ma se fossi l'editore di Rolling Stone o Playboy, mi occuperei di tutto.

Non ne dubito, caro Steve :) Va detto che nessun brand di quella levatura pare essersi fatto avanti. Ciò nonostante, l’intervista della ‘Debbie ritrovata’ ha scatenato il fiuto di diversi ‘segugi’ della Domenica, che si sono a loro volta messi alla ricerca della (falsa) cheerleader più famosa del porno documentando le loro scoperte (mai definitive, mai inequivocabili, sempre parziali e condizionali) in libri ricchi di ‘forse’ e ‘probabilmente’. E forse questo ‘giallo’ ha un finale aperto, ovvero un non finale. Ma prima di congedarci, ci sono ancora alcune cose da dire. Certe, certissime, riguardanti il caso ‘Dallas Cowboys Cheerleaders vs. Pussycat Cinema ltd’.

Continua...

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Re: E Debbie Si Fece Dallas...

#4 Messaggio da Alec Empire »

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In questo ultimo articolo relativo a ‘Debbie Does Dallas’ è utile approfondire la querelle giudiziaria legata al film e alla spericolata campagna pubblicitaria messa in atto dal suo produttore, un argomento già accennato nella prima parte che merita anch’esso di essere puntualmente raccontato perchè specchio di un contesto sociologico in cui finirono per convergere, oltre al porno, la mafia e il mondo sportivo.
Incredibile constatare come da un piccolo film per adulti si siano alzati svariati polveroni: non solo quelli relativi al destino della protagonista e buona parte del cast femminile, ma anche problematiche legali e, per così dire, ‘di costume’. Procediamo dunque affrontando l’ennesimo ‘effetto collaterale’ generato da questo porno, facendo la conoscenza di un nome ‘di cosa nostra’.
Michael Zaffarano, boss della famiglia criminale di Joseph Bonanno e Carmine Galante, ha gestito la J&G Sales and Miracle Film Releasing Corporation di Los Angeles con i soci Stuart Charles Segall e Tommy Sinopoli - tutti associati alla famiglia DeCavalcante nel New Jersey. Segall ha iniziato la sua carriera nello spettacolo lavorando per il regista Ted Paramore (meglio noto come Harold Lime), diventando poi a sua volta regista e produttore. Con Theodore Gaswirth e il manager di John Holmes, William Amerson, Segall era proprietario di Capricorn Industries a Beverly Hills.
Negli anni Settanta, Zaffarano e Segall hanno diretto la catena nazionale di cinema per adulti Pussycat Cinema mentre negli anni '90 Segall si è affermato come potente produttore di intrattenimento mainstream, ivi incluso lo show televisivo ‘Renegade’. I mafiosi come Zaffarano, di norma, non gestivano in prima persona le attività commerciali, preferendo schermarsi attraverso una serie di figure mai sull’onda del ciclone giudiziario per quanto perennemente ai confini della legalità. Secondo Jeremiah B. McKenna, consigliere generale del New York State Select Committee on Crime, l'interesse principale della mafia nel business del sesso newyorkese si esprimeva attraverso accordi immobiliari. Sicchè la mafia affittava edifici per svariati anni da legittimi proprietari e poi li subaffittava a gestori di saloni di massaggi, sexy shop e peep show a 110-130 dollari al giorno, il doppio di quanto avrebbero pagato le altre imprese. Così facendo le attività potevano chiudere e spostarsi, ma quel contratto d'affitto restava valido per l’affare successivo e così via. “La proprietà è tenuta per l'industria del sesso" ha detto McKenna. "Un ragazzo non può entrare lì e iniziare a vendere scarpe perché il giro denaro corrente è troppo grande per una cosa del genere”.
Per meglio comprendere l’ingerenza della mafia nella distribuzione delle pellicole hard basta citare questo aneddoto. Nel Febbraio 1979, degli agenti dell’FBI che agivano sotto copertura chiesero al pornografo di Los Angeles Rubin Gottesman, con cui avevano familiarizzato, una stampa di ‘Debbie Does Dallas’, che Gottesman aveva visto la sera prima. Il produttore disse loro che non avrebbe nemmeno preso in considerazione l'idea di procurarsela perché voleva rimanere vivo. Gottesman affermò infatti che Michael Zaffarano, ex guardia del corpo del padrino Joseph Bonanno e socio del forte Carmine Galante, non avrebbe esitato a usare i muscoli se avesse creduto che qualcuno stesse contrabbandando i suoi film. E c’erano prove in tal senso: il 23 marzo 1979, Gottesman disse agli agenti che in passato un individuo che aveva piratato film hardcore era stato "colpito alla testa".
Pussycat Cinema, Ltd. era una società di New York che possedeva un cinema a New York; Zaffarano era azionista unico della società. Nel Novembre 1978 il Pussycat Cinema iniziò a proiettare "Debbie Does Dallas", nella cui scena finale Debbie indossa un'uniforme sorprendentemente simile a quella indossata dalle cheerleader dei Dallas Cowboys e per circa dodici minuti di riprese compie vari atti sessuali mentre è vestita più o meno parzialmente con l'uniforme. Zaffarano promosse il film con un grande dispiegamento di cartelloni pubblicitari ritraenti Debbie con questa uniforme e con la didascalia "Starring Ex Dallas Cowgirl Cheerleader Bambi Woods". Pubblicità simili sono apparse anche sui giornali, per cui, come sappiamo, attirarono l’attenzione delle ‘vere’ Dallas cheerleaders.
Del resto le Dallas Cowboys Cheerleaders rivestivano lo spettacolo ‘di supporto’ più iconico della NFL con i loro hot pants che lasciavano poco all'immaginazione, i crop top e i go-go boots bianchi in vinile. Le cheerleader si sono esibite anche nello sceneggiato "The Love Boat" e hanno avuto la copertina dell’Esquire. Ecco però che la popolarità della squadra otteneva in quel 1978 un’attenzione indesiderata. Le ragioni del contendere erano essenzialmente due, come abbiamo già avuto modo di anticipare:
- anzitutto "Debbie Does Dallas" è uscito quando c'erano due ragazze di nome Debbie in squadra, dunque chi avesse visto il cartellone avrebbe potuto pensare di trovarsi davanti all’esordio pornografico di una di loro (con conseguente discredito per la squadra tutta)
- altra cosa, la ‘Debbie’ che si voleva far passare come ‘una delle cheerleader dei Dallas Cowboys’ in realtà non lo era: dunque si configurava anche un vero e proprio inganno per fini pubblicitari
Come se non bastasse, questa delicatissima situazione scatenò anche delle faide interne. Ad un gruppo di cheerleader scontente rispondente alla sigla Texas Cowgirls Inc. venne la brillante idea di ricreare il poster ufficiale delle Dallas Cowboys Cheerleaders per Playboy senza i loro top.
Messa così, la cosa potrebbe sembrare un incidente da nulla, in realtà va tenuto conto del fatto che l’essere cheerleader comportava già allora una condotta di vita particolarmente codificata da parte delle ragazze che avevano il merito di riuscire ad accedere a quella che era, allora come oggi, una vera e propria ‘élite nell’élite sportiva’. Magari si dirà che, come buona parte di certe realtà americane, anche questa ‘istituzione’ nasconda una forte vena d’ipocrisia, fatto sta che c’è chi ha dedicato la propria vita al ‘cheerleading’, prima partecipandovi attivamente, poi prestandosi alla formazione delle candidate. Una di queste è Suzanne Mitchell, vera e propria ‘chioccia’ nonché punto di riferimento per il gruppo delle atlete di Dallas. La sua esperienza è raccontata nel film "Daughters of the Sexual Revolution: la storia non raccontata delle cheerleader dei Dallas Cowboys” diretto dalla regista candidata all'Oscar Dana Adam Shapiro, dove emerge la sua figura chiave nel contribuire a guidare il controverso fenomeno ‘pop’ legato all’essere una cheerleader durante il decennio ’68/’78 interessato dai forti mutamenti sociali legati alla rivoluzione sessuale. In sostanza la Mitchell aveva a cuore la questione dell’oggettivizzazione sessuale a cui una giovane donna poteva andare incontro nell’intraprendere questa attività, per cui la sua battaglia si muoveva su un versante etico e psicologico, onde evitare un’esposizione eccessiva ed errata delle ’sue’ ragazze da parte dei media.

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Ecco dunque che le si presentò davanti ‘il caso Debbie Does Dallas’, col rischio per tutto il movimento di essere assimilato al mondo del porno. Che fare? "Quello che ricordo è che Suzanne Mitchell è entrata nel camerino, ci ha spiegato la situazione, e che non dovevamo preoccuparcene - ricorda nel film Shannon Baker Werthmann, che si era unita alle Dallas Cowboys Cheerleader nel 1976 - Era la nostra protettrice, se ne sarebbe occupata. Noi potevamo pure andare avanti, essere le cheerleader per cui eravamo state assunte e fare le cose che ci si aspettava da noi".
E così fu. Nel 1979, Zaffarano fu citato in tribunale federale dagli avvocati dei Dallas Cowboys Cheerleaders in quanto finanziatore del film ‘Debbie Does Dallas’ in cui si verificavano ripetute violazioni di copyright, col risultato di infangare la reputazione della squadra. In più, si sollevava anche l’accusa che il film, come gran parte dell'industria pornografica dell'epoca, fosse finanziato con i soldi della mafia.
"Ho creato un bel casino per i Cowboys - ammette la Mitchell nel documentario - Ho dovuto avere delle guardie del corpo, perché avevamo a che fare con la mafia".
Il caso Dallas Cowboys Cheerleaders contro Pussycat Cinema alla fine si è concluso a favore della squadra. La corte ha stabilito che "gli stivali bianchi, i pantaloncini bianchi, la camicetta blu e il gilet bianco con le stelle bianche" sono qualificati come marchio di fabbrica, quindi il film porno ha violato i diritti delle cheerleaders. È stato raggiunto un accordo con il distributore Michael Zaffarano, con l’impegno di quest’ultimo a cancellare dal film le scene con gli abiti facilmente riconoscibili. L'intero calvario giudiziario ha tuttavia visto la donna minacciata personalmente: durante il processo, dice, Zaffarano "è saltato nell'ascensore, e io ero lì da sola - per qualche ragione, la guardia del corpo non c'era. Lui ha tirato fuori un coltello dal suo stivale facendomi un gesto come se volesse colpirmi al collo, io gli ho fermato il braccio e lui non ha fatto cadere il coltello del tutto; ha solo lasciato cadere la mano. Si mise a ridere e la porta si aprì". Parlando concretamente, ‘Mickey’ Zaffarano non fece altro che spostare le proiezioni del film dal ‘Pussycat Cinema’ ad un edificio adiacente più anonimo, togliendo l’uniforme - questo si - ma solo dai cartelloni pubblicitari.

Per la cronaca, riportiamo di seguito la morte di Zaffarano, una fine beffarda degna di un noir o comunque di un mafia movie di tutto rispetto. Dopo diciotto mesi di indagine sotto copertura, l'FBI decise di agire. Il giorno di San Valentino del 1979, a mezzogiorno, 400 agenti fecero irruzione in cinema porno, magazzini, negozi e uffici in tredici grandi città degli Stati Uniti, arrestando molti dei più grandi nomi del porno con l'accusa di oscenità federale e di racket. Tra le cinquantotto persone arrestate (trentatré della California) c'erano i fratelli Louis e Joseph C. Peraino, riuniti nell'ufficio di New York della loro società Arrow Film & Video. Erano stati accusati di aver spedito contenuti osceni sotto forma di video hardcore dal titolo ‘Candy Stripers’, ‘Liquid Lips’, ‘His Master's Touch’, e ‘Hollywood Cowboy’. L'unica vittima dell'operazione è stato lui, il ‘buon’ Michael: quando gli agenti arrivarono nel suo ufficio di New York, il cinquantottenne "Mickey Z." ebbe un infarto e morì sul posto, stringendo una bobina di pellicola pornografica che gli agenti pensarono volesse distruggere.

Siamo ai titoli di coda. E pensare che tutto era nato, come ricorda la vera Bambi Woods, per rimediare ad un debito da lei contratto con un amico. Certe azioni hanno esiti imprevedibili. Riposa in pace ‘Debbie Does Dallas’ - quello originale, s’intende.
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gaston
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Re: E Debbie Si Fece Dallas...

#5 Messaggio da gaston »

È una storia pazzesca. Davvero davvero affascinante, grazie

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