Mary Ramunno, che Godeva Solo Sul Set

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Mary Ramunno, che Godeva Solo Sul Set

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Per essere carina lo era, Maria Ramunno da Roma, classe 1959. Carina, un po’ sprovveduta forse, sicuramente indigente. Sfortunata anche, quello si: reduce da un passato difficile e violento, nulla poteva spaventarla per tentare di sbarcare il lunario. E così s’era barcamenata in varie occupazioni, fino ad imbattersi ‘fortuitamente’ nel giovane porno italiano del 1981. Ma andiamo per ordine: in un’intervista al Messaggero del 1995 Maria in arte Mary dichiara che la prima volta s’era ritrovata ‘sul letto con tre uomini. Credevo fosse una scena spinta, ma non fino al punto di essere quasi violentata’. Fatto sta che, superata la paura e il trauma legato a questo episodio che non sapremmo collocare nella sua filmografia, la nostra ci riprova perchè, in fondo, ‘solo sul set riesco ad amare e provare piacere’ (sempre dal Messaggero del 18.06.1995). E allora eccola coprotagonista con Sandy Samuel di ‘Claude e Corinne (Un ristorante Particolare)’, secondo film di Giuliana Gamba - caso straordinario di regista donna in quel primo periodo hard tricolore. Di Mary - accreditata con scarsa fantasia come Mary Ramon - ci piacciono le fattezze mediterranee, quel viso da brava ragazza, si, ma malizioso al punto giusto. Una figura che, com’è stato fatto giustamente notare, può ricordare la Lilli Carati dei tardi anni 70, un po’ audace un po’ fidanzata d’Italia. Appassionata nel lesbo con la Samuel, se la cava egregiamente in lingerie nera con Herbert Hofer pur non concedendo l’anal. In delizioso grembiulino rosso a culo e tette nude, la Ramunno avrebbe potuto, con una filmografia più corposa, aspirare al ruolo di reginetta del porno italiano 1980/84, o almeno una delle più carine. Questo senza strafare, senza aspettarsi chissà cosa, tranne una bella ragazza con un sex appeal naturale e prodiga di sorrisi (fattore quest’ultimo assolutamente raro nelle ‘nostre’ pornoattrici della prima ora). Quasi una soubrette a luci rosse, ecco, che non manca di spompinare e slinguazzare con un trans - tale Michelle - a metà film, all’interno di un threesome in cui Sandy Samuel le abbozza un cunnilingus (non caso uno dei titoli con cui il film uscì all’estero è ‘Transvestit Dreams’). In ‘La Provinciale a Lezione di Sesso’ (1982), film dominato dalla bionda Dominique St. Clair, Mary si ritaglia comunque una bella scena con Gil Lagardère che certifica la flessuosità del suo corpo. La Ramunno prende parte, in veste autoerotica, anche a ‘Un Folle Amore’ aka ‘Zozzerie di una Moglie in Calore’ aka ‘Italo Sex’ (1981), unico film girato in Italia da Lasse Braun: un’operazione low budget in 16 mm che Lasse costruì tuttavia sul personaggio di Laura Levi, che l’aveva convinto della propria ‘validità’ in sede di provino.

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Nel massaccesiano ‘Il Succo del Sesso’ Paolo Gramignano strizza le chiappe di Mary, constatandone la sodezza; una bella inquadratura in dettaglio che è preludio all’amplesso consumato aggrappati alla scrivania dell’ufficio di lavoro di lui. Si tratta di una bella scena, in cui la Ramunno si ripropone come hardista vivace e partecipativa, passionale direi. Forse il difetto - o meglio, il motivo per cui questa attrice non è stata utilizzata spesso rispetto ai soliti tre/quattro nomi dell’epoca - va cercato in una eccessiva omogeneità di approccio delle sue performance, che, per quanto buone, seguono sempre il solito iter: molto sesso orale e scopatina. In effetti di anal all’attivo in carriera ne ha solamente uno, eppure quel suo voler continuare a far porno nonostante le incertezze iniziali è dovuto, oltre al fattore finanziario, anche ad un piacere oggettivo, come palesano le sue stesse parole: ‘Provo quello che non sono mai riuscita a provare con un ragazzo in un rapporto normale’.

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Stando così la faccenda, non possiamo esimerci dall’apprezzare le evoluzioni linguistiche che la nostra elargisce a Pino Curia in ‘Vieni, Vieni da Me Amore Mio’ (1983), il cui titolo dà solo un vago sentore della natura grottesca della vicenda narrata.
Forse è allora destino che un’incompiuta come Mary Ramunno si realizzi in un film ‘estasi del pornopecoreccio’ come l’ha giustamente definito Franco Grattarola. Si tratta di ‘Oh…Angelina!’, primo hard della trilogia di Bruno Vani girato nel 1982. Per non rischiare di perderci eventuali scene tagliate, abbiamo visionato una versione del film in lingua italiana con sottotitoli in portoghese: la pellicola dura la bellezze di 127 minuti, durante i quali l’Angelina del titolo - ovvero la Ramunno - furoreggia in pompini di qualità (o quantomeno godibili) e amplessi con quelli che sono suo malgrado gli uomini più ributtanti della storia dell’hard italiano, ovvero Pino Curia (‘personaggio di indubbia ascendenza pasoliniana’ per dirla con l’eleganza di Andrea Napoli), Piero Pieri (‘Un caso patologico’ come lo ha definito il regista Renato Polselli, si tratta infatti di un egocentrico narcisista ex mangiatore di coltelli che, a dispetto di un fisico e di un’ars amatoria improponibili per la cinepresa, non si è sottratto a più di dieci anni di caratterista nell’hard), per concludere con Salvatore ‘Trippastorta’ Carrara, amico di Vani e solo per questo, c’è da pensare, inserito nel cast.
Se questo è l’unico film ‘da protagonista’ di Mary - oltre al già citato ‘Claude e Corinne’ in cui condivide la scena con Sandy Samuel - c’è da invocare anche un po’ di sfortuna per questa ragazza, che forse un contesto più dignitoso lo meritava. Il tramonto delle luci rosse avviene, dopo un ‘esperienza greca tra le altre, con ‘Bocca Bianca Bocca Nera’, film del 1987 all’insegna della stanchezza: stanca la regia di Hard Sacc, stanche le appesantite protagoniste Ajita Wilson e Marina Lotar, stanco Gabriel Pontello che praticamente non si muove mai.
Titoli di coda per Maria Ramunno, una che assomigliava a Lilli Carati e sapeva muovere circolarmente la lingua durante i pompini. Finisce così?

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Venerdì 9 Giugno 1995 l’Unità titola: ‘Fiume di Cocaina per Starlet e Politici - Sgominata una banda internazionale di trafficanti di droga, 54 persone arrestate in Campania, Lombardia e Lazio’. In pratica era stato individuato un fiorente traffico di cocaina che partiva dal Brasile per arrivare poi in Italia, appannaggio di vari personaggi del ‘bel mondo’ dello spettacolo ed ex sportivi. Personaggi che usavano ritrovarsi in festini a base di polverina. Tra le abitazioni scoperte come luoghi di ritrovo gli investigatori avevano individuato anche una casa di Ostia Lido, in cui risiedeva una donna di 36 anni ben inserita nel circuito di conoscenze di cui stiamo parlando. Il suo nome era - è - Maria Ramunno, definita dal quotidiano ‘aspirante attricetta’ (a 36 anni ci pare un po’ improbabile) che riceveva forniture gratuite di cocaina in cambio di nuovi clienti per i trafficanti, reclutati nella capitale.
Sorvolando sui ‘nomi eccellenti’ interessati da quell’inchiesta, ci limitiamo a constatare che, in linea di massima, quasi tutte le accuse a loro rivolte furono in seguito stralciate, così che gli ex sportivi hanno poi proseguito trionfalmente i propri ruoli di commentatori, gli attori/showmen hanno - chi più chi meno - proseguito le loro carriere televisive. Solo una donna, un’attrice, ha pagato pesantemente il suo presunto coinvolgimento attivo alla vicenda, vedendosi stroncata vita e carriera (l’assoluzione arriverà ben 12 anni dopo). E Mary Ramunno? Tanto rumore giornalistico, poi il nulla. Almeno, in base agli articoli che ho potuto esaminare. D’altronde si sa, la Giustizia - umana e procedurale - ha tempi lunghi.

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Non parlo con le pedine (Kyrie Irving)
Io mi limito a giocare a basket e lascio che Dio faccia il resto (Michael Beasley)
In rete c’è troppo di tutto ed è meglio “spegnere” ogni tanto (Fabban)

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