[SEXYSTAR] Intervista ad Angelica Jungle

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[SEXYSTAR] Intervista ad Angelica Jungle

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Angelica, a quando facciamo risalire i tuoi esordi nel settore degli spettacoli?
Ho incominciato questo lavoro che avevo circa 20 anni, dopo la nascita di mia figlia, perché avevo bisogno di mantenermi da sola. Incominciai grazie ad un’amica che mi portò in un lap dance…io non ne avevo mai sentito parlare, non sapevo nemmeno che cosa fosse. Andai a lavorare in questo locale e…venni praticamente cacciata fuori, perché il proprietario mi mise seduta vicino ad una persona ‘anziana’, che cominciò ad agitare le sue manine…io rimasi pietrificata, non sapevo che cosa fare, quindi inventai una scusa, mi recai al bagno e non tornai più.

Un esordio un po’ traumatico…
Decisamente…essendo io amante del ballo, ho voluto riprovare a lavorare in questi locali perché quella sera vidi una ragazza ungherese che volteggiava sul palco, fece un’esibizione bellissima e io ne rimasi affascinata. Mi recai dunque in un altro locale sempre in Campania, regione in cui abitavo, e mi proposi a lavorare insieme all’amica di cui ti dicevo prima. Incominciai ad andare una volta al mese o poco più, i miei non lo sapevano, quindi quando tornavo mi fermavo da mia nonna lasciando lì il mio borsone e solo dopo rientravo a casa. Tutto questo finché un giorno i miei se ne accorsero e decisero di non parlarmi più facendomi quest’ultima domanda: ‘Dove abbiamo sbagliato?’
Durante una gita a Roma – diciamo così per semplificare – conosco Riccardo Schicchi in un locale a Capannelle, in cui lui all’epoca aveva delle percentuali. Stavano girando un servizio su Rai2 e Riccardo mi chiese se volevo intervenire partecipando. Io non avevo nessun tipo di abbigliamento da lap dance, infatti mi feci prestare una gonnellina e un paio di scarpe da una ragazza e improvvisai un po’ di lap dance, che conoscevo già da ormai da qualche anno. Lui ne rimase praticamente incantato e mi prese subito a lavorare. Considera che io a Roma ero solo di passaggio, rimasi una settimana…e non sono più tornata a Salerno.
Schicchi aveva un appartamento, al piano di sotto c’era la sede dell’agenzia Diva Futura e nel seminterrato aveva una stanza grande con vari letti dove ospitava le ragazze che provenivano da tutta Europa che dovevano lavorare per lui a Roma. Io rimasi lì, vivendoci praticamente per un anno fino a quando poi morì. Lavoravo per l’agenzia Diva Futura durante il giorno e la sera lavoravo nei suoi locali – lui aveva percentuali in 5 locali di Roma – poi una o due volte al mese viaggiavo per l’Italia come ospite a nome di Riccardo Schicchi in molti lap dance. Abbiamo fatto il calendario Diva Futura del 2012 e 2013, numerosi programmi per Sky…a lui piacevano gli scoop, ricordo uno spogliarello in Trastevere…davvero tante cose fino a quando purtroppo è venuto a mancare, nel Dicembre 2012.

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Nel settore dell’erotismo c’è un ‘prima’ e un ‘dopo’ Schicchi…quindi direi che le cose, da quel momento, siano andate modificandosi profondamente…
Con la sua morte il mondo dei locali di lap dance, che già era comunque in crisi, è incominciato a calare sempre di più. Oggi la situazione nei locali è un po’ triste…le ungheresi che c’erano prima, protagoniste di spettacoli veramente bellissimi, non ci sono più ed è rimasto veramente poco. Non c’è più qualità, le ragazze ogni tanto salgono sul palco svogliate e il pubblico lo percepisce…sono indisponenti con i clienti. A questo aggiungiamo l’espandersi della tecnologia che non ha aiutato, per tutte queste ragioni ed altre ancora possiamo dire che questo mondo è pressoché finito. Da quando è morto Schicchi, a noi sexystar – che non siamo pornostar, senza offesa naturalmente – è stato chiesto comunque di fare spettacoli porno, cosa a cui noi non eravamo affatto abituate. Gli spettacoli porno consistono nell’uso del vibratore, una pratica che non ci apparteneva, per cui questo ha avuto un certo peso. Chiunque voleva continuare la propria carriera doveva comunque fare uno spettacolo di questo tipo. In effetti noi veniamo pubblicizzate da anni come ‘pornostar’, vuoi perché c’è un rientro maggiore da parte del locale, per motivi pubblicitari eccetera…però molta gente che mi conosce mi dice ‘ma da quando sei diventata pornostar?’ Chiaramente non è vero, mai fatto un film porno…

Hai avuto modo di vivere un’epoca aurea per quanto riguarda la qualità degli show, come si è evoluto – o per meglio dire involuto – l’atteggiamento del pubblico, col passare degli anni?
I nostri spettacoli nascevano con una coreografia e con abiti molto belli. Facevamo lap dance e pole dance, per cui questo comportava tanto allenamento in palestra – cosa che faccio tutt’ora, però, arrivati ad un certo punto, ti rendi conto che non ne vale più la pena perché quei pochi clienti che rimangono a guardare gli spettacoli non sono assolutamente interessati al lato artistico della musica abbinata al ballo e al vestito. Loro sono impassibili: quando togli il reggiseno, lì si risvegliano. Allora capisci che stai ballando per un pubblico quasi inerte, e ti passa letteralmente la voglia. Almeno, questo è successo a me. Posso dirti che mi è passata la passione per questo lavoro, di conseguenza pian piano sto facendo un passo indietro a differenza di prima, quando lavoravo tutti i fine settimana. Ora non è più così: anzitutto perché non c’è più lavoro per tutte, poi perché, venendo meno la passione, diventa difficile andare avanti. La passione resiste quando il pubblico ‘capisce’ quello che stai facendo, in caso contrario il senso di questo lavoro viene a mancare.
Personalmente ho anche fatto tanti spettacoli lesbo con altre colleghe per quanto riguarda lo sfruttamento animale, la questione climatica, ma il messaggio che volevo lanciare non è stato proprio capito, perché alla gente non interessa la questione delle coreografie, l’interpretazione…tutta la parte iniziale dello show non suscita attenzione: l’applauso, se c’è, arriva solo quando ti spogli.
Poi ogni giorno fanno nascere una sexystar nuova, la mettono sul palco e lei non sa nemmeno da dove partire…stessa cosa vale per le pornostar: fanno un video e vengono poi pompate a mille come se fossero super famose, quando poi sono delle ragazze che non conoscono assolutamente il settore e che, purtroppo, contribuiscono loro stesse a rovinare tutto.

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Schicchi ti ha mai chiesto di confrontanti col settore dell’hard?
Riccardo me lo chiese una volta, quando io gli risposi ‘non se ne parla proprio’ lui con un ghigno disse ‘Lo sapevo già, te l’ho chiesto tanto per…’ Del resto, vivendo all’epoca a stretto contatto, lui ha avuto modo di conoscere la vera persona che sono, per cui non mi ha mai fatto per la seconda volta quella domanda. Ma non perché ci sia qualcosa di male nel fare hard, è che io non ci sono proprio tagliata, non sarei stata credibile.

Parliamo un po’ di una tua forte passione, che, direi, è un amore vero e proprio: gli animali e il loro mondo…
Io sono vegana da circa 4 anni, sono molto vicina al mondo animale e al mondo dell’ambiente. Dopo la morte di Riccardo andai a vivere in un casetta lontana un po’ da tutti, sola con il mio cane nella campagna inoltrata. Sono rimasta lì per 3 anni nonostante tutti si chiedessero il motivo per cui avevo deciso di starmene lì a distanza da tutto e a contatto con la natura. Divenni vegana un giorno in cui sentii la madre di un agnellino piangere disperata vedendo il piccolo che veniva trascinato come un sacco di patate su un suv dal mio unico vicino di casa. Fu quel pianto straziante durato diversi giorni a costringermi a lasciare quella casa, perché per me era insopportabile il pensiero di tutto questo. Quella scena mi è rimasta in mente, e dal giorno stesso non ho più mangiato carne, pesce e derivati. In fin dei conti noi tutti mangiamo carne perché ci è stato inculcato dai genitori, dalle tradizioni, dalla società in generale, dovremmo invece cominciare a ragionare con il proprio cervello.

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Dunque le passioni di cui mi hai appena parlato sono parte di te da sempre?
Sono tutte passioni innate, senza dubbio. Ti dirò, io ho cercato per tanto tempo di reprimere la mia natura per assomigliare agli altri, perché mi rendo conto che son sempre stata molto diversa dalle altre persone e questo non mi ha portato a vivere bene. Per evitarlo ho dunque cercato di essere simile agli altri, in realtà non mi sento uguale a nessuno – non che mi senta migliore o peggiore, semplicemente sono diversa.

L’impressione è che, pur trovando una tua collocazione, tu non abbia mai sposato questo settore in tutti i suoi aspetti…
Mai, esattamente. Vedo molta gente sicura di sé dire che non cambierebbe nulla del proprio passato. Io non sono così: se potessi tornare indietro cambierei tante cose, sono estremamente autocritica.

Potremmo dire che la fase ‘felice’ del tuo trascorso umano e professionale è stata soprattutto quella legata all’esperienza con Schicchi nella realtà di ‘Diva Futura’?

Essendo io una persona ‘estremamente folle’, in quel mondo trovai che la follia era talmente all’ordine del giorno che riuscivo a sentirmi stranamente più ‘normale’ rispetto ad una società così conformista. Ciò che mi è piaciuto di quell’ambiente è il fatto che le persone non fossero omologate, ne sono rimasta affascinata e mi divertivo davvero tanto con Schicchi e le altre ragazze – lì con noi viveva anche Cicciolina nel palazzo a fianco, perché c’era un piccolo parco, 4 palazzi ed una piscina al centro. Vivevamo nella follia pura ed io mi sentivo completamente a mio agio, per cui quando ritornavo in contesti di normalità quasi mi annoiavo, tra luoghi comuni e frasi fatte che continuano tutt’oggi a non interessarmi. Come ti dicevo prima, dopo la morte di Riccardo le cose sono via via cambiate radicalmente, direi che negli ultimi 3 anni abbiamo tutte capito che non potevamo continuare a vivere facendo solo questo lavoro e che avevamo imboccato dal punto di vista professionale la via del non ritorno.

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Da quale elemento nasce la costruzione di un tuo spettacolo?

Sicuramente nasce dalla musica, proseguendo poi con l’abbinamento dei costumi e relativo ballo adeguato a quel tipo di musica, cambiando tipo di ballo man mano che cambia il contesto musicale…venendo io dalla ginnastica ritmica – ho gareggiato per 14 anni a livello nazionale – ho unito questa mia passione a tutto il contesto. Subito dopo ho cominciato la pole dance e il contorsionismo ed ho cercato di inserire anche questi elementi.

In base a quanto mi hai detto, questo è per te un momento particolare: non sei più al 100% ‘dentro’ l’universo dei locali, per cui immagino che tu veda per te un futuro lontano da questa dimensione…

Sicuramente questo è per me un momento di stallo. Senza dubbio io non accetto di essere una macchina, un ingranaggio di questa società, non accetto un sistema di schiavitù basato su un lavoro che mi permetta di portare a casa a fine mese pochissimi soldi soltanto per sopravvivere. Tanto di cappello a chi lo fa – anch’io vorrei essere così, ammiro tantissimo queste persone e mi sento io quella sbagliata – purtroppo però non riesco a essere come gli altri, per cui adesso è un momento particolare della mia vita. Essendo come ti ho detto appassionata del mondo della natura e amando gli animali mi piacerebbe crearmi una realtà in tal senso, lontana però dell’idea di ‘business’. Sai cosa, per me sarebbe l’ideale tornare all’età del baratto: non vorrei dire frasi scontate, ma trovo che i soldi abbiano rovinato la società. Si vive soltanto per conquistare un potere, una forza basata sulla ricchezza esteriore.

Questo conferma la mia impressione: il tuo modo di pensare manifesta delle insofferenze non verso lo spettacolo in se stesso, quanto piuttosto verso tutto il contesto che gravita attorno a questo settore…
Per i proprietari dei locali, purtroppo, il loro rientro è la nostra pubblicità. Dato che il pubblico, in teoria, dovrebbe seguire l’artista, sono arrivati al punto di dirti: ‘guarda, se tu non fai pubblicità su un social a me non interessa prenderti’. Di conseguenza, io ho provato a rimanere senza una social network per circa due anni e mezzo e ho lavorato veramente pochissimo…siamo arrivati al punto che, se io non avessi avuto un social, non avrei potuto più lavorare. E purtroppo se io non pubblico una foto ogni tanto, se non faccio vedere una parte del mio corpo, mi ritrovo senza un lavoro. Perciò ti dicevo prima: un minimo bisogna, per forza, adeguarsi a questo sistema.

…tutto ciò ha influito sulla cadenza delle tue date a partire da quando, per la precisione?

Fino forse all’anno scorso quasi tutti i fine settimana, quest’anno invece è cambiata la frequenza un po’ per tutte. Si parla di 2-3 volte al mese, mentre prima questa era una carriera vera e propria, oggi è più ‘un arrancare’.

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Hai comunque avuto esperienze di lavoro all’estero?
Sono andata due volte in Svizzera in un locale di Lugano che permetteva di fare esclusivamente spettacoli e di non lavorare in sala. Non ho comunque mai aperto le porte all’estero, visto che le dinamiche di funzionamento di questo settore prevedono cose che io non sono disposta a fare.

Sulla base di tutto il bagaglio di esperienze fatte ad oggi, qual’è la tua attuale percezione di te stessa?
Indipendentemente da questo lavoro è chiaro che crescendo si cambia. A volte per sopravvivere in questi locali ho dovuto ‘sotterrare’ la mia natura estremamente sensibile ed emotiva. Tra le ragazze è capitato di non trovare neppure quella solidarietà normale tra colleghe…pensa che una volta sono uscita in perizoma dal Diva Futura perché una ragazza mi aveva nascosto o rubato i jeans…non capisco da dove derivi questa cattiveria. Col tempo sono diventata molto più fredda per evitare di star male, perché credimi: appena dai confidenza a qualcuna ci sono cattive sorprese…una volta proponevo anche delle collaborazioni, spettacoli multipli con altre colleghe, ma adesso non più. Una volta finito lo spettacolo e uscita dal locale, mi succede di dimenticare anche le facce dei clienti: per andare avanti io cancello completamente ciò che succede in sala.

Fisicamente ti sei sempre piaciuta?

Mai…è soltanto un’apparenza, quella del piacersi. Sia con la mia esteriorità che col mio essere interiore sono molto autocritica come dicevo prima.

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In ambito privato e familiare, che bilancio puoi fare riguardo alle modalità di accoglienza delle tue scelte di vita da parte delle persone a te più vicine?
Paradossalmente, gli adolescenti di oggi capiscono molto meglio un lavoro come questo rispetto a persone dell’età di 50/60 anni come sono i miei genitori. Certo io non sono stata una figlia modello, ho dato filo da torcere alla mia famiglia. I miei mi hanno sempre proibito di raccontare la verità a mia figlia, io però – purtroppo o per fortuna – sono sempre dell’opinione che bisogna essere sinceri, per cui andando contro tutti mi è sembrato giusto rivelare la mia professione a mia figlia. Per di più essendo in un mondo dominato dai social network ed essendo io un personaggio pubblico, ho scelto di dirle io la verità anziché aspettare che magari lei venisse a saperlo da qualche sua amica. Non mi son pentita di questo, in quanto mia figlia è riuscita a capire molto meglio e molto di più rispetto a ciò che sono riusciti a capire certi adulti. Chiaro che non vorrei mai che mia figlia facesse quello che ho fatto io, tuttavia vorrò accettare le sue future scelte dandole i miei consigli. Io sono per la libertà, cosa che non mi hanno dato i miei genitori.

Concludiamo parlando di come ti piace vivere il tuo tempo libero. Accanto alle tue grandi passioni esistono ulteriori hobby?
Da autodidatta studio qualsiasi forma di animale: ho una biblioteca pena di libri riguardanti la natura e, appunto, gli animali. Fin da piccola passavo intere giornate a ‘studiare’ gli insetti, quando poi mi feci regalare la mia prima cagnolina lei divenne la mia più cara amica. A questo aggiungo la musica, gli sport e i viaggi: la maggior parte dei soldi guadagnati li ho spesi viaggiando. L’esperienza più bella è stata quella in Amazzonia, una vacanza senza dubbio molto rischiosa ma emozionante al tempo stesso. Io non sono attratta dalle città, dagli edifici costruiti dall’essere umano, per quanto meravigliosi…sono interessata piuttosto a ciò che ‘già c’era prima’ e mi sento a mio agio in un contesto naturale. Non a caso il cognome ‘Jungle’ me lo diede Schicchi dicendomi: ‘Ti chiamerò Jungle, perchè non sei una persona, sei un animale!’ infatti ero sempre sui prati a giocare con i suoi cagnolini…

…cosa che è in contraddizione con ‘Angelica’…

Si, infatti lui diceva che io ero due persone insieme, un angelo e contemporaneamente un diavolo in altri contesti e altre situazioni.

Intervista del Maggio 2019

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