Intervista a Silvio Bandinelli

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Intervista a Silvio Bandinelli

#1 Messaggio da Alec Empire »

Comincerei con una considerazione: credo che, per chi ha vissuto ‘con coscienza critica’ l’ultimo scorso dei ‘nostri’ anni 70, quel periodo abbia rappresentato un argomento di riflessione. Lei come ricorda il ‘suo’ 1978?
Tutto ebbe inizio nel 1968, il famoso “Maggio francese”. E ancora prima c’era stato il movimento hippie, dall’America. Per me, un ragazzino, rappresentavano la ribellione contro il mondo degli adulti. I capelli lunghi contro il sistema. Io ero un compagno, anche se non avevo letto il Capitale e ancora avevo tre peli sul volto,che io con orgoglio chiamavo barba. Crescendo mi sono trovato nelle piazze, la polizia schierata per non fare avanzare il corteo. Non stavo in prima fila, avevo paura, anche se qualche sampietrino l’ho lanciato. Eravamo “comunisti”, volevamo giustizia sociale. Eravamo al fianco degli operai in lotta e/o sciopero.
Quanto questo fosse importante per gli operai stessi non so dire. Eravamo anche studenti viziati e poi eravamo giovani e quando si è giovani si è anche un po’ stupidi, nell’accezione che della parola fa Carmelo Bene, che presto diventò il mio idolo, il mio punto di riferimento intellettuale. Mi muovevo tra Mick Jagger e Carmelo Bene e il cinema d’autore. I tempi intanto erano cambiati, si erano fatti anni pesanti. Le stragi di Stato, le Brigate Rosse, il rapimento e poi il delitto Moro, con cui si sancisce la fine di un` epoca e il fallimento del sogno rivoluzionario di una generazione. Io in seguito cercai di affrontare quel tema, sia detto con tutta la modestia di un regista hard e il rispetto per le vittime di quegli anni pesanti appunto come il piombo.

Successivamente si affaccia, se non erro, al mondo della pubblicità da regista e fondatore di diverse agenzie specializzate. Perché la scelta di questa forma di espressione, che cosa la convinse ad investire intellettualmente ed economicamente in questo settore?

Cinema e teatro erano le mie passioni. Le coltivavo. A teatro ho fatto seminari e addirittura l’attore, poche battute, in uno spettacolo con la regia di Luca Ronconi, sempre all’interno di un laboratorio al quale mi ero iscritto. Ho partecipato a uno spettacolo di Ugo Chiti, oggi notissimo sceneggiatore. Avevo 18 anni o giù di lì. Con due amici attori aprimmo anche uno spazio teatrale, presentammo un nostro spettacolo, ospitammo concerti tra cui quello di un Franco Battiato sperimentatore estremo (parliamo dei tempi di ‘Pollution’) Non ero però talentuoso come attore e piano piano lasciai perdere il teatro (che non si accorse di nulla, ma proprio di nulla). Al mondo della pubblicità mi affacciai sempre in quegli anni. Il primo contatto è stato un casting fotografico per la pubblicità Piaggio, a cui partecipai in qualità di modello. Da lì il contatto con il fotografo per il quale lavorai come secondo assistente e tuttofare.
In seguito lavorai come segretario di produzione per una casa cinematografica specializzata in spot pubblicitari, sino ad aprire una mia casa di produzione. Erano gli anni in cui nasceva l’impero televisivo di Berlusconi. I buoni contatti con l’agenzia Publitalia a Firenze mi portarono a incrementare il lavoro. La mia discreta creatività e un certo atteggiamento imprenditoriale mi portarono a diventare una delle agenzie pubblicitarie di riferimento per il settore del giocattolo. Erano anni in cui si viveva un boom nel settore pubblicitario, grazie alla fine del monopolio Rai. Per questo, e credo solo per questo, devo dire grazie a Silvio Berlusconi, con il quale ho partecipato ad alcune cene organizzate da Publitalia per noi pubblicitari. A Silvio Berlusconi devono ahimè dire grazie tutti gli italiani, perché abbattere il monopolio Rai aprì spazi di democrazia e di lavoro, con prevalente occupazione giovanile. Questo lo scenario nel quale mi muovevo.

Stando poi ad una nota biografica trovata in Internet, il suo avvicinamento all’intrattenimento per adulti avviene all’alba degli anni 90 mediante la fondazione della casa editrice Ediservice, attraverso ‘pubblicazioni con videocassetta allegata’…se questa affermazione è corretta, le chiedo: quale fu la spinta per approcciare a questa nuova sfida editoriale, e queste ipotetiche vhs di cui parliamo contenevano filmati girati da lei o altro materiale?
La casa editrice Ediservice era già aperta e da qualche anno pubblicavo, distribuzione edicole, riviste per bambini con giocattolo allegato, con grande soddisfazione di vendite. Ma tutte le cose hanno una fine… entrarono prepotentemente sul mercato i grandi editori con prezzi che non potevo tenere e, neanche troppo lentamente, le vendite calarono verticalmente. Ricordo che mi chiamò il mio distributore ( MEPE-Milano) e mi disse. “Silvio qui con i giocattoli non c’è più margine, le rese sono troppe, mentre c’è un mercato sempre più interessante e in crescita: quello dei vhs porno…” Di lì a poco a Milano ci sarebbe stato il Mifed, fiera-mercato del cinema, cui partecipavano anche le case di produzione del porno. Io di cinema porno ne sapevo poco o nulla, era un genere che non avevo mai frequentato, seguivo però mediaticamente il genio di Riccardo Schicchi e le sue “creature” Cicciolina e Moana Pozzi. Andai al Mifed senza conoscere nessuno, deciso ad acquistare diritti per l’editoria di film porno. Andando per stand, prevalentemente dedicati ai film mainstream, ecco che vedo, poco lontano, un cartonato ad altezza uomo che raffigurava Cicciolina e Moana vestite in abiti da calcio. Entro, mi presento e li scatta con i produttori un feeling autentico, un senso dell’humor che ci accomuna… ma iI lavoro è lavoro, non sono il solo ovviamente a chiedere tali diritti, c’è una piccola fila che, bontà dei produttori, scavalco, pago qualcosa più del giusto, ma ho in tasca i diritti editoriali di ‘Cicciolina e Moana ai mondiali’ e dei film che seguiranno all’interno della collaborazione con Riccardo Schicchi e i suoi artisti. Riccardo lo ricordo con grande affetto. Un comunicatore con una marcia in più. Un gran cervello, senso dell’ironia, umile e modesto. Libero.

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Il suo esordio nel cinema hard avviene, tentando una ricostruzione temporale spero corretta, con il film ‘Masquerade’, anno 1991. Qui abbiamo subito un’accortezza particolare, in quanto so che la pellicola fu girata sia in versione hard che soft…come nacque questa idea?
‘Masquerade’ è stato in assoluto il mio primo film, girato in 35mm, in cui ho utilizzato la troupe con cui giravo la pubblicità. Si girava con pellicola scaduta da poco, risparmiando non poco. Con l’arte del laboratorio di sviluppo e stampa, una volta stampata non c’era nessun problema. Noi rappresentavamo quello che poteva essere definito il ‘cinema di serie c’, eravamo quelli delle doppie versioni hard e soft. Non fu una nostra idea, ma un mercato che già esisteva.

Lei fu sia regista che produttore del film. Che ricordo conserva di ‘Masquerade’ che ebbe, se non erro, un importante risposta di pubblico anche oltreoceano nella sua versione soft intitolata in italiano ‘Bassi istinti’?
Avevo poco tempo per girare “Masquerade”, il film aveva un budget alto se fosse stato considerato un semplice hard, ma molto risicato per una discreta versione soft. Avevo scritto, insieme ad Ernesto de Pascale, una sceneggiatura ambiziosa, un thriller, forse un pò macchinoso, ma che stava bene in piedi. Ero anche piuttosto nervoso; era il mio primo lungometraggio, non potevo sputtanarmi soprattutto di fronte alla fiducia datami dai miei soci co-produttori (quello dl Mifed fu un incontro determinante, davvero determinante della mia vita). Una parte del casting la facemmo in America. Scegliemmo la protagonista Nelly Marie Vickers, una delle attrici più ambite negli USA, il mitico Joey Silvera e, in un ruolo non protagonista, ma centrale per la storia, il noto regista hard Fred J. Lincoln. Decisi di rischiare e di girare avendo ben preciso il montaggio senza ripetere ulteriormente l’intera scena, avrei così guadagnato tempo prezioso… Il regista americano, da me diretto nel suo ruolo di attore, diceva sempre ai miei soci “non lo monterà mai, mai”. Se dio vuole fu smentito. Il film venne bene, piacque ai mercati e, soprattutto, sembrava fosse costato assai di più del budget reale a disposizione. In America, e fu un’autentica sorpresa, gli venne assegnato il “rated” ossia una sorta di visto che lo annoverava tra i film ufficialmente editati ed ebbe un buon successo sia nelle reti televisive che nell’home video. In Italia addirittura riuscimmo a vendere i diritti sala, prendemmo il visto censura e il film uscì in pieno estate, in pochi cinema, per pochi giorni. Dalla serie C ero passato, per un attimo, alla serie B. Il distributore gli dette il titolo “Bassi Istinti” facendo il verso al celeberrimo ‘Basic Instinct’ con Sharon Stone. ‘Bassi Istinti’ fu il più basso incasso di quell’anno cinematografico e questo ne fa un film “indimenticabile”. Sono sinceramente orgoglioso di essere ricordato come il minore incasso (e di essere quindi presente quando si parla di statistiche, box office e curiosità cinematografiche del 2001, ma avrei sfidato un pò di gente, con gli stessi soldi e gli stessi giorni a disposizione, a girare un film della qualità di ‘Masquerade’. Lì sono stato bravo. Certo se non fossi il regista, ma solo un povero spettatore che ama i film belli, finito in pieno agosto in una sala dove si proietta “Bassi Istinti”, beh non credo sarei riuscito a vederlo sino alla fine.

Si trova subito ad avere a che fare con nomi importanti del panorama hard, tra cui Eva Orlowsky e Rocco Siffredi per il film di cui abbiamo parlato…un pensiero per questi attori, come fu lavorare con loro?

Eva una cara ragazza, persona semplice e diretta. Ricordo con simpatia anche Titti, il marito, fotografo e complice. Rocco lo ricordo giovane, energico, intelligente. Un bel ragazzo con un cazzo straordinario usato da una testa che ben funziona e che negli anni lo ha ampiamente dimostrato creando uno stile inconfondibile, Rocco è famoso nel mondo, un grande!

Poi c’è Maurizia Paradiso, che lei dirige in due film, ‘Il segreto di Maurizia’ e ‘Octopussy connection’. A vedere i film, la personalità di Maurizia appare in tutta la sua esplosività: fu difficile dirigerla sul set? Ci fu bisogno di ‘disciplinarla’ ai tempi cinematografici?
Il Periodo Maurizia me lo ricordo bene, anche in qualità di co-produttore. Maurizia da personaggio televisivo outsider declinava anche sul porno. Personaggio intelligente, narcisista come è giusto che sia, tutto sommato disciplinata tranne forse qualche rara scena madre, ma potrei sbagliarmi. Era comunque simpatica, personaggio autentico. Con Maurizia puntavamo a alti incassi nell’ambito del circuito delle sale cinematografiche porno. Il film, da girarsi in 35mm, doveva essere un ottimo film, cinema per quel che si poteva. Ero attento e molto preso dal set, anzi dai set, poichè quando si gira un film diciamo importante, se ne gira contemporaneamente un altro più contenuto soprattutto nella parte” trama”. Con Maurizia ho avuto un buon rapporto, tranquillo, molto professionale. Il film andò benissimo e funzionò anche il titolo che era senza evidenti richiami sessuali: “Il segreto di Maurizia” facendo riferimento al fatto che avesse o meno il pene.,.

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Quand’è che Silvio Bandinelli ’sente’ di doversi dedicare al 100% al cinema hard, abbandonando definitivamente la pubblicità? Intendo dire, è una decisione presa ‘da subito’ con i primi film oppure lungamente ponderata?
E’ stata una decisione che è maturata anche in seguito ad eventi, diciamo privati, alle cose che accadono nelle vita delle persone; inoltre mi divertivo di più a girare e produrre film “porno con la trama”, mi sentivo meglio e credevo, anche imprenditorialmente, a quello che facevo. Della pubblicità e dei suoi meccanismi mi ero un po’ stancato, avevo già dato e ci sarebbe stato bisogno di un impegno maggiore e totalizzante per la mia agenzia. E porno fu.

Quali potenzialità del linguaggio ‘porno-cinematografico’ l’hanno convinta a puntare su questa attività?
A me interessava comunque la coniugazione del mio lavoro di produttore e regista con un mercato attivo, che conservava buone potenzialità economiche. Inoltre mi piaceva l’idea di fare film porno anche moderatamente colti, di alzare l’asticella della parte “cinema”, di toccare generi e temi inattesi per un film porno. Il porno è libero, giri, produci e distribuisci. Non hai burocrazia, non hai costosi iter da seguire, sei come fossi nel cinema underground. Anche l’ambiente professionale mi piaceva, scoprivo un nuovo mondo, nuovi colleghi, nuove problematiche. La cosa mi divertiva, mi piaceva

La metà degli anni 90 è, a mio avviso, un periodo significativo per lei, caratterizzato dalla fondazione della Showtime, la sua casa di produzione e distribuzione. Approfitto della sua presenza per fare chiarezza, almeno potremo correggere tutte le date errate che si leggono qua e là…in che anno, per la precisione, fu creata la Showtime e quali furono i suoi primi, significativi successi in termini di qualità e commerciali?
Il 1995 mi vede in America dove giro, sempre in 35mm ‘Sex Model’, con Tiffany Million. Frequento maggiormente l’ambiente distributivo sino a che incontro Monica Timperi. L’incontro avviene a casa di Marzio Tangeri, l’ideologo, il re del film amatoriale. Ipotizziamo di fare una società in tre, poi Marzio si tira fuori, con affetto e ancora lo ringrazio. Con Monica siamo in sintonia su molte cose, nasce così la Showtime, società di distribuzione home video, io e Monica soci con ruoli ben distinti. A lei la responsabilità più grossa, quella commerciale. Il primo successo si accompagna ad un grande successo anche sotto il profilo produttivo, ‘Cuore di pietra’ con Selen, venduto in molti paesi europei ed extra europei ad un prezzo che teneva ben conto della qualità importante del film. ‘Cuore di pietra’ è un film che è piaciuto molto al consumatore, forse anche al pornista tout court. Ne abbiamo davvero venduti molti, tante richieste. A me è un film che piace, furbo certo, ma ben fatto e ben scritto. Avevo visto un po’ di Salieri con Selen e certo il film sente l’influenza di Mario Salieri, artista della messa in scena pornografica.
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In diverse fonti, negli anni, si è letto che la Showtime fosse la sua ‘Factory’…cosa pensa di questa definizione e, più in generale, qual era il suo modo di lavorare in questa sua nuova creatura cinematografica?
Il concetto e la definizione di Factory è avvenuta successivamente alla apertura della Showtime. Ha cominciato a maturare con l’esigenza di collaborazione ed anche di supporto per nuovi registi. Con la Factory è nato Matteo Swaitz, è stato prodotto e distribuito il primo film da regista di Franco Trentalance. Factory è con Swaitz nelle incursioni nel mondo del rap che spesso è amico dell’estetica pornografica, che hanno portato all’ideazione e realizzazione dell’ormai cult “Mucchio Selvaggio” con i Club Dogo. Anche Andy Casanova rientrava nella Factory.
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Nel 1995 dirige dunque Selen in un film molto interessante, ‘Rosso e Nero’. L’hard incontra il thriller, con quella che era all’epoca la punta di diamante del porno italiano: come giudica oggi questo lavoro?
Mi sembra comunque sia stato un tentativo di equilibrio tra il racconto e l’inevitabile scena hard; a volte poteva sembrare la versione hard di un film soft. Mi piace quel film e quando lo vedo ancora mi stupisco della sceneggiatura, è fatta bene nella sua semplicità tranne per il finale un po’ precipitoso, ma è il prezzo che si paga. Racconto un aneddoto, fatto realmente accaduto, relativo al film. Mi trovo all’aereoporto di Ibiza, in attesa di poter accedere all’aereo. Sono con Monica Timperi, mia compagna di lavoro prima e di vita durante, parliamo non ricordo di cosa e nella pausa della nostra conversazione interviene un ragazzo sui trent’anni, chiede scusa e domanda se sono Silvio Bandinelli. Glielo confermo e lui mi dice che desidera farmi sapere che sui banchi dell’aula alla Università Sapienza, prima che lui discutesse la tesi, ha inciso la frase simbolo del film ”La verità sta nella sfumatura che dal rosso porta al nero”. Naturalmente ne sono rimasto soddisfatto, l’ho ringraziato e affettuosamente invitato a farsi vedere da uno specialista. Un tipo molto simpatico, lo saluto.
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Essendo lei sceneggiatore dei suoi film oltre che regista, mi dica: quali sono le difficoltà nel far convivere la necessità di scene hard con la volontà di presentare una trama, un racconto?
Si paga un prezzo alto dal punto di vista dello sceneggiatore. Prima le dicevo del finale precipitoso di ‘Rosso e Nero’. I tempi di arrivo della scena porno sono comunque implacabili e la storia, paradossalmente, è un coito interrotto. Siamo noi, la storia, il corpo estraneo, abbiamo noi il documento contraffatto. Il porno è lì, nella sua eternità, fotogramma che si ripete. Si può intervenire sul ritmo della storia, rendere le scene hard il più possibile consequenziali alla storia stessa, ma sono tecniche palliative.

continua
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Re: Intervista a Silvio Bandinelli

#2 Messaggio da Alec Empire »

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A partire dal 1998 ci troviamo di fronte a titoli in cui l’hard diventa per lei un vero e proprio mezzo per parlare in modo incisivo di tematiche storiche importanti per il nostro Paese. Esempio clamoroso è ‘Mamma’…come maturò la volontà di fare un porno per così dire ‘attivista’, se mi passa il termine?
Il film ‘Mamma’ nasce in un contesto particolare, dopo due film con Selen che mi avevano comunque dato sicurezza poichè, oltre al successo italiano, avevano avuto un ottimo riscontro sul mercati esteri incoraggiando la nostra capacità produttiva e quindi i budget. Si poteva pensare ad un film produttivamente importante. Mi balenava per la testa, da un po’ di tempo, l’idea di sfidare i “limiti” del film porno. Con assoluta libertà desideravo parlare di temi importanti, che mi interessavano e che interessavano anche al mondo della società civile e della cultura. Essere cinema d’autore o fare finta di esserlo. Per essere intellettualmente onesto devo dire che, da ex pubblicitario, vedevo la cosa molto bene anche dal punto di vista della comunicazione, del marketing che avremmo potuto fare su questa nuova figura del cinema porno. Un cinema porno impegnato, dichiaratamente posizionato a sinistra. I film devono essere pensati e girati bene, devono comunque avere una propria dignità anche di fronte a una attenzione differente, da parte di mondi del tutto diversi dal pubblico specificatamente pornografico. Poi ti metti davanti al computer o carta e penna e la cerchi, sai che è lì la cosiddetta ispirazione, la trovi e viene fuori un film ambientato durante il fascismo, che sposa gli ideali della Resistenza. Se poi questo è fare un film “attivista” non so, comunque non mi spiace.

‘Mamma’, dunque: l’ambientare un porno in piena Resistenza colpisce tutti, critica e spettatori. L’Unità le fa una bella intervista, in cui lei rilascia delle frasi che definiscono, a mio modo di vedere, la sua ‘cifra stilistica’ e il suo modo di ‘pensare’ il porno. Afferma infatti: ’Nei miei film la trama è fondamentale. Alle scene erotiche voglio arrivare lavorando anche sulle sfumature psicologiche’. Dunque possiamo dire che per Bandinelli il porno può convivere con un percorso riflessivo e mentalmente attivo dello spettatore, rifuggendo quella che per molti è la sua primaria natura ‘onanistica’?
‘Mamma’ è stato davvero un grande successo, un’esperienza che desideravo fortemente stava compiendosi: l’attenzione al film si spostava sui media mainstream Stampa -TV Cultura. Sono andato a parlare del film all’Università della Sapienza, alla Casa della Cultura a Milano. Credo di essere riuscito a rendere abbastanza credibile la storia portando lo spettatore naturalmente all’hard. Con i miei film “politici” ho scelto temi originali ma conosciuti dalla gente, ho cercato di fare il mio “cinema civile” che è anche un intimo omaggio al grande cinema di Petri, Rosi, Pontecorvo. Un gioco di specchi il mio, ma alla fine la sega prevale, il porno non contaminato vince, su tutto e tutti, vedi i numeri complessivi del web. Noi registi dei “film con trama” oggi siamo il passato. Pressoché estinti. Una sega ci ha seppellito.

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In quell’intervista lei cita anche il pasoliniano ‘Salò’ come esempio di film che analizza il regime fascista attraverso la sua sessualità. Alla base di ‘Mamma’ riconosciamo in effetti la stessa chiave di lettura. Possiamo dire allora che nel suo film la presenza del sesso è funzionale all’interpretazione degli avvenimenti narrati nella trama?
Credo non ci sarebbe stato “Mamma” se non ci fosse stato il Salò di Pierpaolo Pasolini. Ho cercato nel mio piccolissimo film di fare un pò questo, di raccontare con la pornografia quanto fosse “pornografico” il regime stesso. Spesso il sesso messo in scena è funzionale agli avvenimenti, ha conseguenzialità nella storia raccontata…Non dimentichiamoci però che una scena porno dura intorno ai 15 minuti ed è lì che scopriamo di avere i documenti contraffatti.

Nel Novembre 1997 Panorama parlò del film definendolo ‘primo pornofilm di sinistra’. Che ne pensa di questa definizione’?

Mi piace.

Passando invece al cast del film, due i nomi che mi vengono in mente: Deborah Welles e Ursula Cavalcanti. La Wells fece la sua prima scena anal: come maturò questa decisione? E ad Ursula. che ricordo vuole dedicare?

Beata (Deborah) è un‘amica, anche se sono molti anni che non la vedo. Si discusse non poco per la scena anale, poi si giunse ad un accordo. La decisione la maturai per dare comunque un valore aggiunto strettamente pornografico al film. Ursula ossia Patrizia, piccola, un destino crudele. Siamo stati molto legati, ci siamo frequentati, lei col marito Giovanni e io con Monica Timperi. Ursula era donna semplice e sensibile, molto autentica. Ci siamo divertiti, abbiamo fatto film “importanti” insieme. La ricordo sul set agli inizi, recitazione=una tragedia. Abbiamo provato ore, non so quanti ciak per la stessa scena ed alla fine abbiamo ottenuto il risultato e lei, film dopo film, è diventata sempre piú credibile anche sotto il piano della recitazione.. Abbiamo riso tanto insieme, era autoironica. La ricordo con molto affetto.

L’impegno nel rivisitare fasi controverse e fondamentali della Storia d’Italia continua con ‘Anni di Piombo’: il titolo dice già tutto. So che a questo film era legata anche un’innovazione ‘tecnica’, ovvero la trasmissione streaming delle giornate di lavoro sul set, giusto?
“Anni di piombo” è stato un film difficile. Unire il porno con le vicende che definirono di piombo quegli anni, che hanno portato lutti, che ancora rappresentano un “buco nero” nella storia del nostro paese, era una bella sfida. In fase di sceneggiatura sono stato molto attento a cercare di non offendere la memoria delle vittime di quegli anni e alla fine il film è stato girato, con Ursula Cavalcanti protagonista. l mercati l’hanno accolto bene, addirittura ricordo la recensione di Hot Video, più che buona, si citava addirittura Moliere e probabilmente il giornalista era sotto effetto di droghe molto pesanti: l’unica recensione positiva che abbia avuto da Hot Video, credo, non mi amavano molto. E’ vero, con Maya Cecchi ed Helena Velena, facemmo questo esperimento (ancora il web non era così diffuso) e credo che siamo stati quasi dei pionieri, perlomeno nell’ambito dell’hard. Andò bene, ci fu interesse. Anche i giornali accolsero la notizia.

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Anche ‘Anni di piombo’, come ‘Mamma’, venne girato in Ungheria: quali problematiche ha incontrato in Italia per decidere di destinare la realizzazione dei film di questo periodo altrove? Più in generale, è possibile, in base alla sua esperienza, fare un confronto tra l’atteggiamento riscontrabile qua in Italia e quello estero nei confronti della produzione cinematografica porno?
In Ungheria vi erano la maggior parte delle attrici, vi vivevano una buona parte dei migliori attori hard; il porno,dal punto di vista produttivo, aveva la stessa legittimità legale del cinema mainstream. E poi vi era la mitica agenzia di Gianfranco Romagnoli, la Touch Me, che organizzava dai casting, alle location, costumi, maestranze…’Mamma’ non sarebbe stato il film che è stato senza la stretta collaborazione con Romagnoli in fase di produzione. In Italia non c’è alcuna certezza del diritto, figuriamoci riguardo all’hard. La parola porno non è contemplata nelle leggi vigenti, non esiste, però si “riconosce” e i prodotti pornografici, quelli cartacei, subiscono un’iva maggiore. Ho provato a girare legalmente in Italia, sono stato denunciato dall’Enpals (ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo) per omessi versamenti. Ci siamo opposti ed abbiamo vinto, in quanto il porno non viene “riconosciuto”, non è assimilabile a un genere dello spettacolo. E comunque dopo ho girato ancora film di buon budget in Italia, con tutta tranquillità, forte della sentenza a noi favorevole.

Ora una sua opinione generale…come mai secondo lei il nostro Paese ha a tutt’oggi un’estrema difficoltà nel confrontarsi con gli anni 70 ed appunto gli anni di piombo?
Domanda da 100 milioni di dollari, non saprei cosa rispondere se non la connivenza di pezzi di potere, servizi e quant’altro che rende difficile indagare a fondo, vedi anche trattative Stato-Mafia e le istituzioni che comunque non danno l’interesse dovuto alla questione. E poi la superficialità di noi italiani, l’egoismo, l’individualismo, la furbizia…Noi non siamo mai stati popolo, se non nei dopoguerra, ma le guerre in occidente, grazie al “tabù “dell’atomica, non ci sono più. Il degrado politico sociale e culturale da Berlusconi in poi, non ha certo aiutato. E` un paese ignorante. Chi non ignora emigra, soprattutto i nostri giovani, spesso i migliori.

Per ciò che riguarda ‘Festival’, invece, ecco che lei ci stupisce ancora, adottando il registro della commedia in salsa hard per ‘raccontare’ gli intrighi dietro al Festival musicale ‘per eccellenza’…un Bandinelli che in questo film si avvicina alla grande potenzialità critica della ‘commedia all’italiana’ direi. Cosa pensa della riuscita di questo film?
Non voglio lasciarmi andare a nostalgie che poi diventano melanconie, ma di Festival ho un ricordo fantastico; a Sanremo, folle davvero di giornalisti e curiosi che si interessavano al film e noi comunque disincantati, ma molto divertiti. Interviste a tutte le principali radio private, nonché quelle nazionali. “Festival” è stato divertentissimo girarlo e presentarlo a stampa e pubblico. Il nostro era un gruppo affiatatissimo, il film lo abbiamo girato girato tra Budapest e Parigi. E poi Sanremo, i giorni del festival, la conferenza stampa affollatissima, nulla a che vedere con quella del sindaco, quattro gatti. C’era Ursula con suo marito Giovanni, l’amica Kika, Roberto Malone, Monica Timperi ed io. E poi con noi l’amico Franco Zanetti, il “deus ex machina” di questa operazione, di questa incursione del cinema porno al Festival di Sanremo. Franco Zanetti è un giornalista musicale tra i più accreditati, direttore di rockonline.it. Ci siamo conosciuti in occasione del Misex, c’è stata subito sintonia e da lì è partito tutto. Festival credo detenga anche il primato dell’anteprima televisiva, infatti stringemmo un accordo, grazie sempre a un’idea di Franco Zanetti, con Tele+ e, in assoluta anteprima, andò in onda negli stessi giorni del Festival di Sanremo. E anche per Tele+ fu un successo. Certo c’è stato molto lavoro, sia sul piano del marketing, sia su quello specifico del film. Ancora ci era imposto di fare un film che non smentisse le premesse, sottoposto al giudizio di un pubblico lontano dal nostro mondo e dai nostri ridicoli budget se confrontati coi budget di un un film mainstream a basso costo. E per loro il confronto era comunque col cinema, quello “vero”. Anche la sceneggiatura, scritta con Franco Zanetti, ebbe un lungo tempo di scrittura, cercando di essere la “commedia all’italiana” porno. Per me il film è riuscito. Devo dire che l’ho visto un paio di volte, di cui una in montaggio, ma fu un operazione davvero fantastica, allegria e successo, Quindi penso sia un operazione perfettamente riuscita rispetto alle nostre aspettative.
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Anche in questo caso, l’opinione pubblica fu a dir poco colpita. Cosa ricorda della conferenza stampa, che ebbe eco nazionale?
Ressa di giornalisti , telecamere, attenzioni naturalmente a Ursula e Kika. Parlammo del film, della simpatica critica che facevamo a certi meccanismi di potere insiti in un Festival così importante per l’Italia. Tante domande, curiosità sul porno, sempre garbate. Ironia, allegria e soprattutto non prendersi troppo sul serio e questa è stata una chiave importante per il nostro successo.

Quanto al cast, si tratta di un vero kolossal direi: Ursula Cavalcanti, Laura Angel, Eva Falk assieme, tra gli altri, a Roberto Malone, Richard Langin e Philippe Dean…una curiosità: come venivano decisi gli abbinamenti dei performer per ogni scena? C’erano delle regole particolari in base al tipo di scena di sesso, oltre agli accordi contrattuali?

Ho sempre lavorato assegnando prima i personaggi agli attori, quindi gli abbinamenti delle scene porno sono consequenziali al ruolo interpretato dagli attori stessi, se non in rari casi.

‘Ma io…mi vergogno’ con questa frase inizia ‘Selen live’, una compilation di scene tratte dai film con Selen da lei diretti, riproposte lasciando la così detta ‘colonna guida’, ovvero l’audio originale. Il tutto esce nel 1997. Come nasce questa operazione? Più in generale, che opinione ha di Selen, da sempre attrice apprezzata e discussa?
L’operazione nasce da una mia idea, quella di portare al pubblico la vera voce di Selen, i suoi gemiti, il suo godimento. In quegli anni i film venivano doppiati, impossibile girare con audio in diretta date le diverse provenienze degli attori, la babele di lingue. Girare in italiano poi…impossibile. Dunque portare questo aspetto “live” di un film mi sembrava cosa più che legittima. In più utilizzavo materiale che già avevo in casa, e il beneficio economico era soddisfacente. Il “..ma io mi vergogno..” in apertura lo trovo divertente…L’opinione che ho di Selen, ovvero Luce Caponegro, è ottima. Personalità e sensualità, ed anche la capacità di essere naturale, senza esagerare, sottraendo invece di mettere ancora altro. Lontana dall’immagine troiesca, mi si passi il termine, che spesso accompagna le pornostar. Brava a recitare, perfetta nelle scene hard, non ignorante, informata. Piacevole anche in compagnia, nelle cene, nel dopo set. Ricordo con simpatia il suo compagno di allora Fabio Albonetti. Non so, non mi sbilancio del tutto, ma tra le italiane, in un “giù dalla torre”, forse salverei la signora Luce Caponegro, in arte Selen.

Il decennio si conclude con un’altra opera originale ed ammiccante all’attualità, ovvero una sua versione del ‘Macbeth’ con allusioni a ‘fatti mafiosi’ quali la strage di Capaci e il delitto Fava. E’ d’accordo nel definire questo film come ideale conclusione di una trilogia sulla tematica della prevaricazione del potere (laddove ‘Mamma’ e ‘Anni di piombo’ sarebbero dunque i primi due capitoli)?

Si, è vero, con “Macbeth” si chiude questa ideale trilogia sul Potere, sull’aspetto repressivo, prevaricante, oppressivo che esso esprime e sulla sua anima nera che è parte strutturale di esso. Il Potere si alimenta dei propri vizi. Il potere non è quello che rappresenta di sè; è il fuori scena che ne racconta perversità, violenza, corruzione, morte…E talvolta l’osceno emerge, il potere si mostra in tutta la sua “pornografia”. E ciò lo alimenta. Non esistono poteri buoni, come diceva Fabrizio De Andrè. Credo che il rapporto sesso e potere sia intimo, connaturato. Il sesso si muove su meccanismi di potere e dal potere è usato e bramato. Merce di scambio.
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Con Macbeth ho cercato di parlare di Mafia, un Potere davvero con la P maiuscola. Un Potere che ha la forza di contaminare altri poteri, lo Stato stesso. E che così tanti lutti ha portato e continuerà a portare.
Un’ultima precisazione: la trilogia Mamma-Anni di piombo-Macbeth, si allarga nel 2003 quando girai Abuso di potere, ispirato alle vicende di Cesare Previti. Una trilogia composta da 4 film :-)…cosa rara

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A cosa si deve la scelta del Macbeth come contesto di sfondo della vicenda?
Macbeth mi è sempre piaciuto molto, di Shakespeare è il mio preferito. L’ho persino interpretato in uno spettacolo in una casa del popolo, a Firenze. Avevo 17 anni e per fortuna il mio era un Macbeth muto, noi eravamo “teatro sperimentale”. Macbeth è la tragedia di Shakespeare che più indaga sulla natura malvagia dell’uomo, sulla sua ansia distruttrice. Accanto a lui Lady Macbeth, perversa istigatrice che usa Macbeth stesso per soddisfare la propria cupidigia. Macbeth e Lady Macbeth non si fermeranno davanti a nulla, eliminando non solo i nemici, ma anche amici e parenti. Ecco la storia in brevissimo e mi è sembrata compatibile interpretarla anche come un allegoria del potere mafioso.
Ci tengo a sottolineare che le immagini dei giornali in copertina riferiti a delitti di Mafia, sono autentici e mi è stato possibile usarli grazie al Giornale di Sicilia.

Qual’è, in questo senso, il suo rapporto col mondo del teatro?

Il teatro è stata comunque una grande scuola, io ero davvero mezzo negato, ma sono riuscito a fare delle cose, conoscere un mondo che mi interessava. Mi piace molto il teatro, è una grande arte.

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Intervista risalente al Settembre 2019
Le immagini pubblicitarie dei film sono tratte da Videoimpulse
Non parlo con le pedine (Kyrie Irving)
Io mi limito a giocare a basket e lascio che Dio faccia il resto (Michael Beasley)
In rete c’è troppo di tutto ed è meglio “spegnere” ogni tanto (Fabban)

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Alec Empire
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Re: Intervista a Silvio Bandinelli

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Gli anni Duemila si aprono con ‘Cuba’, film militante e orgogliosamente barricadero direi. Per questo lavoro lei ottenne il permesso di girare alcune scene narrative proprio a L’Avana…come riuscì ad arrivare a quest’accordo?
‘Cuba’ è da leggersi come un film porno scritto da chi storicamente dà ragione a Fidel Castro, questa l’essenziale premessa. Io mi definisco “un compagno” e non avrei potuto che scrivere una storia altro che così. Siamo riusciti a girare laddove pareva del tutto impossibile farlo, anche nell’Avana vecchia, grazie al nostro organizzatore generale, ossia Riccardo Bini, che aveva dei cari amici cubani e grazie alla sua abilità ed umanità ci hanno permesso di farlo; lo ringrazierò sempre per avermi dato questa opportunità. Le scene hard sono invece state girate nel “corrotto” Santo Domingo :)

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In ‘Abuso di potere’ (2003) continua la sua ‘indagine’: cronaca stavolta, con l’ispirazione alla vicenda Previti…potrebbe definirsi quasi un ‘instant movie’ se si considera che la sentenza di primo grado del processo a Cesare Previti (condanna a 5 anni) fu emessa il 22 Novembre 2003…pare farsi urgente, in lei, l’esigenza di ‘raccontare la contemporaneità’, o sbaglio?
Sì mi piaceva immettere nel corpo del porno il soggetto, la storia e l'attualità, soprattutto politica ed anche la grande Storia, ancora densa di tabù: penso a ‘Mamma’ e ‘Anni di piombo’. Confesso comunque la mia corruzione intellettuale: sono stato un discreto pubblicitario, uomo di comunicazione e quando progettai ‘Mamma’ pensai anche all'interesse mediatico, giornalistico che una tale operazione poteva avere. Ho continuato poi su questa strada perché comunque la sentivo mia, un percorso, anche di natura diciamo porno-intellettuale, che desideravo continuare ad approfondire. Girare un film ispirato a Previti, un film porno che raccontasse la pornografia del potere e dei sentimenti del personaggio mi rendeva soddisfatto poiché in una siffatta Italia il mio cinema “pornocivile” trovava oscenamente la propria legittimità. Peraltro, se mal non ricordo, il film è stato girato prima della sentenza. 

Mi soffermo un attimo sul cast di ‘Abuso di Potere’, in cui vedo confermata Kika (già presente in ‘Festival’ e ‘Bambola'). Cosa può dirci su di lei, può essere considerata una sua scoperta?
Kika è una scoperta di Franco Zanetti, critico musicale e ideatore e direttore di rockol.it. Il suo debutto è in Festival, film sul Festival di Sanremo, uscito nel 2000 e credo unico film porno uscito in anteprima sulle piattaforme digitali (allora era Tele+), durante le giornate del Festival. Kika, splendida ragazza di cui solo nel finale del film, mentre si fa la doccia, se ne rivela il genere: un pisello tra l’altro non sottovalutabile :) si può dare di più, come la nota canzone sanremese. In tutti i film girati con me Kika, e solo con me ne ha girati, non ha mai fatto scene porno per sua irremovibile scelta .E’ ancora una carissima amica. Per mia figlia, da sempre, è la zia Kika.

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Arriviamo quindi al 2008, anno di chiusura della Showtime. Quali furono i ragionamenti alla base di questa decisione?
Vedo di rispondere rapidamente poiché il dispiacere fu grande. Innanzi tutto Internet che incombeva, prendeva piede. Pochi sarebbero stati ancora i nostri anni. Poco tempo e sarebbero diventati inutili i grandi spazi, i magazzini, la nostra ragion d’essere. Poi l’Italia sempre più un paese insostenibile, dove l’incertezza del diritto regnava e credo regni ancora, La famigerata porno tax come ultima ciliegina; io, in qualità di amministratore, mi sono sempre rifiutato di pagare tale balzello, assumendone i rischi ovviamente. Da qualche tempo avevo una piccola azienda a San Marino, la Movie Project, che si occupava della label Pig Italia. L’azienda incorporò l’archivio Showtime.

L’anno successivo Silvio Bandinelli si trasferisce a Formentera: una scelta di vita che include la famiglia e riguarda anche la sfera professionale. Leggendo alcune sue dichiarazioni in merito, si evince un senso di esaurimento, nausea direi, nei confronti delle condizioni economiche, politiche e sociali dell’Italia di allora. Furono questi i principali motivi che la portarono a lasciare il nostro Paese?
Come detto prima l'Italia era diventata insostenibile, Berlusconi a ruota libera, la destra e i ‘discorsi di destra’ ormai anch’essi a ruota libera (ho sempre pensato, con la necessaria ironia, che essere di destra è comunque una malattia, una patologia) e poi, male endemico, nulla che funzionasse e la fiscalità ormai folle. Monica (Timperi, nda) ed io amavamo Formentera, quella vita diversa, quel piccolo paradiso naturale che sembrava avvicinarsi ad una vita migliore, lontano da quel rumore fastidioso che sono ormai le città, lontano dalla galera del cemento e dalle troppe teste di cazzo che pullulano in Italia, in Europa, nel mondo. Qui le teste di cazzo sono poche, questione già risolta in percentuale abitanti e pochi i rumori, tranne quando arriva l’estate pagana. E qui Monica ed io abbiamo preferito far la crescere la piccola Zoe, nostra figlia.

Sappiamo però che là, a Formentera, Bandinelli non cessa di essere regista. In particolare c’è un film, ‘La Casta’, datato 2009, di cui vorrei avere informazioni: fu girato in Italia o in Spagna, come ho pensato io in un primo tempo?
L’azienda a San Marino continuava a lavorare e come produttore ero impegnato nella linea Pig Italia, che comunque dava i suoi benefici. Adesso (allora) dovevamo occuparci anche di Showtime. Dunque continuavamo a vendere, ad avere agenti e distributori. ‘La Casta’ è un film targato Showtime, ideato e organizzato a Formentera e girato in Spagna e Italia. Per alcuni anni una volta al mese andavo in azienda a San Marino e spesso in Toscana e a Roma per girare.

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Sarah Ricci in 'Abuso di Potere'

In questo film c’è una vera e propria parodia della situazione politica italiana che, come tutte le parodie ben fatte, deve essere presa seriamente: ecco allora un confronto tra ‘partito della destra libera’ (Pdl) e ‘progresso democratico’ (Pd)…in una intervista a Repubblica lei ebbe a dichiarare: 'Oggi non esiste più un cinema civile, come ai tempi di Rosi e Damiani, e nemmeno una commedia all'Italiana che sappia raccontare l'attualità parlando dei potenti con toni grotteschi e scollacciati.’ Questo ‘La casta’ può essere visto come una sorta di "commedia ‘scollacciata’ ad impegno civile", per unire i due generi?
Sì e bravo Alessio :)! In questo caso la de-generazione è doppia: con il corpo de-generato del porno si agisce su due generi del cinema mainstream, de-generandoli. Dai per essere un porno non male (sorrido)

In una sua intervista rilasciata nel 2011 ho letto: 'per ispirare storie hard le politiche di destra sono le migliori’. Vanno inquadrati in questo senso film come ‘Forza, Italia’ e ‘Giochi pericolosi di un senatore della Repubblica’?
Beh sì, i ricchi sono più corrotti, perversi. Questo da sempre, in ogni letteratura. Denaro e potere e sesso: la sacra Trinità. E i ricchi e potenti li trovi, al 90% a destra. Comunque oggi debbo dire che la sinistra politica e non solo mi ispirerebbe probabilmente dei buoni film, ahimè. Mi piace ricordare che il film “Giochi pericolosi di un senatore della Repubblica” è il mio unico film rifiutato da Sky, per motivi strettamente politici e di opportunità, come lealmente mi è stato spiegato.

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Dando un’occhiata in giro, la situazione in ambito di produzione hard è ormai radicalmente diversa nella forma e nei contenuti. Quello che un tempo era considerato ‘eversivo’ oggi è totalmente conformista ed omologato. Ma cosa pensa Silvio Bandinelli del porno odierno?
Il porno, in senso soprattutto commerciale e di diffusione è stato scientemente cannibalizzato dalle nuove tecnologie: il web (al momento) nello specifico. Usando il gratuito e la violazione sistematica dei diritti d'autore come passe-partout. Una operazione criminale. Ci sono anche registi come Salieri, che ha uno zoccolo duro di fans importante, credo il più numeroso, che è andato a vivere a Budapest, ha aperto il suo sito, produce e credo ne raccolga soddisfazioni. Un altro aspetto rilevante, assolutamente non secondario, è che con il web il porno è una riserva indiana, esclusa dal sociale. Relegata. Non si contamina altro che di sé. Di porno ne vedo pochissimo, quel minimo che mi tiene superficialmente aggiornato. Riguardo alla perdita di “eversività dello stesso" altro non è che l’ennesima vittoria del Capitalismo che tutto mangia, digerisce e vomita e noi li a rimangiare. Pensa al rock, ai Rolling Stones. Pensa ai primi rap, ai loro testi e vita e poi, un secondo dopo, milionari, comunque omologati e avanti un altro. Peraltro la propria eversività il porno l’aveva persa da decenni. C’è anche una parte democratica, direi anarchica, che il web ha evidenziato: tutti gli amatoriali, i fai da te di coppie spesso di medio bassa categoria sociale che adesso possono riprendersi e caricare sulle diverse piattaforme i loro video; se fai i numeri qualcosa guadagni.

Se potesse realizzare un film hard oggi ‘alla sua maniera’ contando sulla più totale libertà espressiva, quale soggetto sceglierebbe e quali attori/attrici vorrebbe nel suo cast?

Non so se girerei ancora alla "mia maniera”.  Mi piacerebbe fare un film dove la colonna audio è quasi interamente realizzata con audio sia originale sia riletto, di sentenze, intercettazioni, interviste, dichiarazioni di personaggi pubblici influenti, di politici, degli scandali, di Formigoni e via dicendo. Il tutto inserito in una storia scarna, ma potente, di impianto quasi neorealistico. Inserirei, correttamente contestualizzata, una bestemmia. Nella scena, ma fuori di essa. Oscena quando (non) rappresentata. Riguardo agli attori e attrici sicuramente sugli over 40 mi riferirei a gente come Karim, David Perry, Bruno Sx, Roberto...insomma la vecchia guardia. Sui ruoli che richiedono un’età più giovane mi guarderei in giro. Cast femminile da trovare per ogni ruolo.

Foto tratte da Videoimpulse 2002/2003
Non parlo con le pedine (Kyrie Irving)
Io mi limito a giocare a basket e lascio che Dio faccia il resto (Michael Beasley)
In rete c’è troppo di tutto ed è meglio “spegnere” ogni tanto (Fabban)

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