Inviato: 31/08/2001, 22:52
il nostro amatissimo doctor j ci aveva consegnato il suo ottimo pezzo già da qualche giorno. lo tenevo in caldo... ma un oscuro cronista ci ha battuti sul tempo...su di lui cadrà l'ira funesta di axel braun...
anzi al sexpo chiederemo al pennaiolo ed al famigerato doc hines di fornirci le rispettive fidanzate per la prova decisiva:
axel braun con in sottofondo il disco sex machine di james braun (un parente!) provvederà a stimolare le donzellette coadiuvato da roy (un cultore del punto - mi diceva dina che infatti gli riesce molto meglio la stimolazione manuale che quella con l'arnese), natacha (un'esperta - in 2 giorni si è fatta 5 girl in quel di san francisco), il nostro doctor j ed il sottoscritto (perchè siamo si degli intellettuali ma non disdegnamo il duro lavoro manuale!) e il caro zanoni (in qualità di apprendista)
portatevi gli ombrelli perchè il loro sbrodolamento è sicuro al ciento x ciento!
sorveglierà il tutto il famigerato falchetto beach (dopo 12 ore di viaggio - il fantozziano ritorno da praha - ha voluto ancora andare a fare un giretto al baronessa!!!!!)
Il Punto G ebbene esiste!
Uno degli argomenti più dibattuti, con opinioni anche molto divergenti, nel campo della sessualità è senz'altro il punto G. Esiste o non esiste? Ha quei meravigliosi effetti orgasmici di cui si favoleggia o non è vero niente? La sua stimolazione può davvero provocare un'emissione di liquido, cioè un'eiaculazione al femminile?
Molti studi sono stati ormai condotti sull'argomento, anche se è stato preso in considerazione dalla nostra scienza con colpevole ritardo. Infatti nel mondo occidentale questa particolare zona (o "punto") della vagina è stata descritta per la prima volta nel 1950 dal dottor Ernst Grafenberg, quindi dimenticata fino alla seconda metà degli anni '70, quando è stata riconsiderata da studiosi come Alice e Harold Ladas, John Perry e Beverly Whipple. Furono Perry e Whipple a chiamare la zona in esame punto G, cioè Grafenberg, in onore del primo "scopritore".
Nel 1982 Alice Ladas, Beverly Whipple e John Perry (guarda caso due sono donne), sulla base delle loro ricerche, pubblicarono il libro "The G Spot", la prima trattazione unitaria sull'argomento.
Sono, quindi, appena venti anni che il punto G ha visto riconosciuta la sua esistenza, anche se da alcuni è ancora confutata e, almeno fino a poco tempo fa, ignorata anche da gran parte dei medici.
Eppure, non solo l'eiaculazione femminile fu descritta già da Aristotele, ma in culture diverse dalla nostra il punto G è noto da tempo immemorabile, senza alcuna perplessità sulla sua esistenza.
Per esempio, negli antichi testi tantrici viene chiamato anche saspandana, "punto del piacere" o "punto della beatitudine" o "punto sacro", sacro proprio perché è la chiave che conduce all'orgasmo "implosivo", quell'orgasmo più profondo definito "uterino" da Josephine ed Irving Singer.
Alcuni insegnamenti tantrici sostengono che il rapporto sessuale serve a stimolare il flusso di liquido femminile (detto rajas); naturalmente c'è una dimensione esoterica in tutto ciò, comunque pare che i seguaci di questa scuola tantrica siano soliti raccogliere il prezioso liquido su una foglia, metterlo in una ciotola d'acqua, offrirlo alla divinità e berlo.
Un altro dato riferito da Olivia St. Claire rivela che in Uganda, presso la tribù Bataro, c'era un'usanza detta kachapati ("spruzza il muro") con la quale le donne anziane insegnavano alle giovani come eiaculare.
Il fatto che i risultati degli studi sul punto G siano spesso molto divergenti può dipendere non già dalla sua esistenza o non esistenza, ma da una metodologia di ricerca che spesso si basa esclusivamente su dati numerici, tratti da semplici riscontri anatomici e fisiologici, senza prendere in considerazione le emozioni e le pulsioni più intime che la donna prova in quei momenti ed esprime spesso in maniera oscillante.
L'esistenza anatomica del punto G, comunque, è facilmente dimostrabile: intanto va ricordato che l'uretra (il canale che parte dalla vescica e porta l'urina all'esterno) si trova davanti alla vagina, infatti l'orifizio dell'uretra, dal quale fuoriesce l'urina, lo vediamo posto davanti all'ingresso della vagina. Intorno all'uretra femminile, soprattutto nella parte posteriore, si trovano delle ghiandole (dette di Skene) che sono nella donna ciò che è la prostata nell'uomo (la prostata è, ovviamente, molto più sviluppata e produce un liquido che va a costituire lo sperma insieme agli spermatozoi).
Se queste ghiandole si trovano dietro all'uretra, saranno vicine alla parete anteriore della vagina, quindi potranno essere toccate introducendo un dito nella vagina stessa.
La zona nella quale si trovano queste strutture ghiandolari rappresenta il punto G.
E' anche una zona molto vascolarizzata ed innervata, quindi si capisce come possa generare sensazioni piacevoli quando è stimolata; inoltre, trattandosi di ghiandole che sboccano nell'uretra, si può anche capire che, se stimolate, possono secernere del liquido (simile a quello della prostata) che uscirà dall'orifizio dell'uretra (e per questo può venire confuso con una emissione di urina).Se è facile dimostrare logicamente che il punto G esiste, più difficile è localizzarlo in pratica (ma non disperiamo, con impegno e buona volontà ci si può riuscire).
Intanto, visto quanto detto in precedenza, il punto G sarà situato sulla parete anteriore della vagina (possiamo anche chiamarla parete superiore se consideriamo la donna sdraiata supina).Quindi per cercare il punto facciamo scorrere un dito sulla parete anteriore (superiore) della vagina, procedendo dall'ingresso verso l'interno. A che distanza dall'entrata dovremmo trovarlo?
Ovviamente dipende dalla configurazione anatomica individuale (tutte le misure che si possono dare in questi argomenti sono sempre relative, quindi inutile usare il righello per essere precisi).
Diciamo intorno ai 5 cm. dall'apertura vaginale.
Come si presenta? E' un'area il cui diametro varia da 0,5 a 2,5 cm che, quando è stimolata, comincia a gonfiarsi e può essere apprezzata dalle dita come una piccola sporgenza. Secondo alcuni può partire dalle dimensioni di un pisello (vegetale) o di un piccolo fagiolo e raggiungere quelle di una moneta da 50 lire (con gli Euro non abbiamo ancora esperienze).
Naturalmente queste caratteristiche variano da donna a donna; c'è chi lo ha più grande, chi più piccolo, chi posto centralmente, chi leggermente spostato di lato, ecc.
Data questa variabilità la ricerca va condotta con calma ed accuratezza, ma soprattutto dedicando alla donna la giusta attenzione, perché è solo quando lei è sessualmente eccitata che il punto si gonfia e manifesta la sua presenza.....e poi non si sta cercando a tentoni un interruttore della luce, ma si sta condividendo un'esperienza che diventerà piacevolissima per entrambi.
E' ovvio che una donna può cercare il suo punto G anche da sola, con altre tecniche, ma in due, in genere, la ricerca è più divertente.
Quando il dito arriva a stimolare il punto G con una pressione inizialmente dolce ma decisa, la donna avvertirà sensazioni particolari (all'inizio possono sembrare anche spiacevoli) e coinvolgenti.
La meta è raggiunta! A questo punto si tratterà solo di imparare ad utilizzarla sempre al meglio. E qui la teoria lascia il posto alla pratica.
Ah, ho ritrovato un dato che dice che in Uganda, presso la tribù Bataro, c'era un'usanza detta kachapati (spruzza il muro) con la quale le donne anziane insegnavano alle giovani come eiaculare, peccato per il ritardo.....e pare che alcuni insegnamenti tantrici sostengano che il rapporto sessuale serve a stimolare il flusso di liquido femminile (detto rajas). Naturalmente c'è una dimensione esoterica in tutto ciò, cmq i seguaci di questa scuola tantrica sogliono raccogliere il prezioso liquido su una foglia, metterlo in una ciotola d'acqua, offrirlo alla divinità e berlo.
DOC J.
LA SCOMPARSA DEL PUNTO G
Per molte donne sarà certamente uno shock. Per la maggior parte dei maschietti, con tutta probabilità , si tratterà invece una vera e propria... liberazione sessuale.
Di cosa stiamo parlando?
Dell'esito di uno studio condotto dalla Pace University di Pleasantville, NY, secondo il quale il fantomatico punto G, la zona più erogena delle donne responsabile della madre di tutti gli orgasmi, non esisterebbe.
Così almeno la pensa il dottor Terrence M. Hines, che in un articolo pubblicato sulla rivista American Journal of Obstetrics and Gynecology sostiene che "L'evidenza scientifica solitamente chiamata in causa per sostenere l'esistenza del punto G è talmente inadeguata da sfiorare addirittura il ridicolo".
La scoperta del punto G risale al 1950, quando il dottor Ernest Grafenberg comunicò dalle pagine dell'International Journal of Sexology di aver individuato all'interno della vagina un fascio di fibre nervose che, adeguatamente stimolate, erano in grado di scatenare orgasmi multipli e travolgenti.
Secondo il dottor Hines, il suo collega non produsse però nessuna prova scientifica attendibile a sostegno di questa tesi, bensì solo aneddoti che riguardavano alcune sue pazienti e il loro comportamento sessuale, e giungendo dopo attente ricerche alla conclusione che "il "punto G" è una sorta di ufo ginecologico: lo si cerca, se ne parla molto, ma non c'è nessuna prova oggettiva della sua esistenza".
Apriti cielo, che diranno ora le femministe che hanno fatto del punto G, ma soprattutto della incapacità dei maschietti a trovarlo, una loro bandiera?
"Se il punto G esistesse, ce ne saremmo accorti", sostiene con fermezza il dottor Hines".
Si apre dunque una nuova era, che potremmo definire... dell'orgasmo al naturale.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Fabrizio Zanoni il 2001-09-01 12:32 ]
anzi al sexpo chiederemo al pennaiolo ed al famigerato doc hines di fornirci le rispettive fidanzate per la prova decisiva:
axel braun con in sottofondo il disco sex machine di james braun (un parente!) provvederà a stimolare le donzellette coadiuvato da roy (un cultore del punto - mi diceva dina che infatti gli riesce molto meglio la stimolazione manuale che quella con l'arnese), natacha (un'esperta - in 2 giorni si è fatta 5 girl in quel di san francisco), il nostro doctor j ed il sottoscritto (perchè siamo si degli intellettuali ma non disdegnamo il duro lavoro manuale!) e il caro zanoni (in qualità di apprendista)
portatevi gli ombrelli perchè il loro sbrodolamento è sicuro al ciento x ciento!
sorveglierà il tutto il famigerato falchetto beach (dopo 12 ore di viaggio - il fantozziano ritorno da praha - ha voluto ancora andare a fare un giretto al baronessa!!!!!)
Il Punto G ebbene esiste!
Uno degli argomenti più dibattuti, con opinioni anche molto divergenti, nel campo della sessualità è senz'altro il punto G. Esiste o non esiste? Ha quei meravigliosi effetti orgasmici di cui si favoleggia o non è vero niente? La sua stimolazione può davvero provocare un'emissione di liquido, cioè un'eiaculazione al femminile?
Molti studi sono stati ormai condotti sull'argomento, anche se è stato preso in considerazione dalla nostra scienza con colpevole ritardo. Infatti nel mondo occidentale questa particolare zona (o "punto") della vagina è stata descritta per la prima volta nel 1950 dal dottor Ernst Grafenberg, quindi dimenticata fino alla seconda metà degli anni '70, quando è stata riconsiderata da studiosi come Alice e Harold Ladas, John Perry e Beverly Whipple. Furono Perry e Whipple a chiamare la zona in esame punto G, cioè Grafenberg, in onore del primo "scopritore".
Nel 1982 Alice Ladas, Beverly Whipple e John Perry (guarda caso due sono donne), sulla base delle loro ricerche, pubblicarono il libro "The G Spot", la prima trattazione unitaria sull'argomento.
Sono, quindi, appena venti anni che il punto G ha visto riconosciuta la sua esistenza, anche se da alcuni è ancora confutata e, almeno fino a poco tempo fa, ignorata anche da gran parte dei medici.
Eppure, non solo l'eiaculazione femminile fu descritta già da Aristotele, ma in culture diverse dalla nostra il punto G è noto da tempo immemorabile, senza alcuna perplessità sulla sua esistenza.
Per esempio, negli antichi testi tantrici viene chiamato anche saspandana, "punto del piacere" o "punto della beatitudine" o "punto sacro", sacro proprio perché è la chiave che conduce all'orgasmo "implosivo", quell'orgasmo più profondo definito "uterino" da Josephine ed Irving Singer.
Alcuni insegnamenti tantrici sostengono che il rapporto sessuale serve a stimolare il flusso di liquido femminile (detto rajas); naturalmente c'è una dimensione esoterica in tutto ciò, comunque pare che i seguaci di questa scuola tantrica siano soliti raccogliere il prezioso liquido su una foglia, metterlo in una ciotola d'acqua, offrirlo alla divinità e berlo.
Un altro dato riferito da Olivia St. Claire rivela che in Uganda, presso la tribù Bataro, c'era un'usanza detta kachapati ("spruzza il muro") con la quale le donne anziane insegnavano alle giovani come eiaculare.
Il fatto che i risultati degli studi sul punto G siano spesso molto divergenti può dipendere non già dalla sua esistenza o non esistenza, ma da una metodologia di ricerca che spesso si basa esclusivamente su dati numerici, tratti da semplici riscontri anatomici e fisiologici, senza prendere in considerazione le emozioni e le pulsioni più intime che la donna prova in quei momenti ed esprime spesso in maniera oscillante.
L'esistenza anatomica del punto G, comunque, è facilmente dimostrabile: intanto va ricordato che l'uretra (il canale che parte dalla vescica e porta l'urina all'esterno) si trova davanti alla vagina, infatti l'orifizio dell'uretra, dal quale fuoriesce l'urina, lo vediamo posto davanti all'ingresso della vagina. Intorno all'uretra femminile, soprattutto nella parte posteriore, si trovano delle ghiandole (dette di Skene) che sono nella donna ciò che è la prostata nell'uomo (la prostata è, ovviamente, molto più sviluppata e produce un liquido che va a costituire lo sperma insieme agli spermatozoi).
Se queste ghiandole si trovano dietro all'uretra, saranno vicine alla parete anteriore della vagina, quindi potranno essere toccate introducendo un dito nella vagina stessa.
La zona nella quale si trovano queste strutture ghiandolari rappresenta il punto G.
E' anche una zona molto vascolarizzata ed innervata, quindi si capisce come possa generare sensazioni piacevoli quando è stimolata; inoltre, trattandosi di ghiandole che sboccano nell'uretra, si può anche capire che, se stimolate, possono secernere del liquido (simile a quello della prostata) che uscirà dall'orifizio dell'uretra (e per questo può venire confuso con una emissione di urina).Se è facile dimostrare logicamente che il punto G esiste, più difficile è localizzarlo in pratica (ma non disperiamo, con impegno e buona volontà ci si può riuscire).
Intanto, visto quanto detto in precedenza, il punto G sarà situato sulla parete anteriore della vagina (possiamo anche chiamarla parete superiore se consideriamo la donna sdraiata supina).Quindi per cercare il punto facciamo scorrere un dito sulla parete anteriore (superiore) della vagina, procedendo dall'ingresso verso l'interno. A che distanza dall'entrata dovremmo trovarlo?
Ovviamente dipende dalla configurazione anatomica individuale (tutte le misure che si possono dare in questi argomenti sono sempre relative, quindi inutile usare il righello per essere precisi).
Diciamo intorno ai 5 cm. dall'apertura vaginale.
Come si presenta? E' un'area il cui diametro varia da 0,5 a 2,5 cm che, quando è stimolata, comincia a gonfiarsi e può essere apprezzata dalle dita come una piccola sporgenza. Secondo alcuni può partire dalle dimensioni di un pisello (vegetale) o di un piccolo fagiolo e raggiungere quelle di una moneta da 50 lire (con gli Euro non abbiamo ancora esperienze).
Naturalmente queste caratteristiche variano da donna a donna; c'è chi lo ha più grande, chi più piccolo, chi posto centralmente, chi leggermente spostato di lato, ecc.
Data questa variabilità la ricerca va condotta con calma ed accuratezza, ma soprattutto dedicando alla donna la giusta attenzione, perché è solo quando lei è sessualmente eccitata che il punto si gonfia e manifesta la sua presenza.....e poi non si sta cercando a tentoni un interruttore della luce, ma si sta condividendo un'esperienza che diventerà piacevolissima per entrambi.
E' ovvio che una donna può cercare il suo punto G anche da sola, con altre tecniche, ma in due, in genere, la ricerca è più divertente.
Quando il dito arriva a stimolare il punto G con una pressione inizialmente dolce ma decisa, la donna avvertirà sensazioni particolari (all'inizio possono sembrare anche spiacevoli) e coinvolgenti.
La meta è raggiunta! A questo punto si tratterà solo di imparare ad utilizzarla sempre al meglio. E qui la teoria lascia il posto alla pratica.
Ah, ho ritrovato un dato che dice che in Uganda, presso la tribù Bataro, c'era un'usanza detta kachapati (spruzza il muro) con la quale le donne anziane insegnavano alle giovani come eiaculare, peccato per il ritardo.....e pare che alcuni insegnamenti tantrici sostengano che il rapporto sessuale serve a stimolare il flusso di liquido femminile (detto rajas). Naturalmente c'è una dimensione esoterica in tutto ciò, cmq i seguaci di questa scuola tantrica sogliono raccogliere il prezioso liquido su una foglia, metterlo in una ciotola d'acqua, offrirlo alla divinità e berlo.
DOC J.
LA SCOMPARSA DEL PUNTO G
Per molte donne sarà certamente uno shock. Per la maggior parte dei maschietti, con tutta probabilità , si tratterà invece una vera e propria... liberazione sessuale.
Di cosa stiamo parlando?
Dell'esito di uno studio condotto dalla Pace University di Pleasantville, NY, secondo il quale il fantomatico punto G, la zona più erogena delle donne responsabile della madre di tutti gli orgasmi, non esisterebbe.
Così almeno la pensa il dottor Terrence M. Hines, che in un articolo pubblicato sulla rivista American Journal of Obstetrics and Gynecology sostiene che "L'evidenza scientifica solitamente chiamata in causa per sostenere l'esistenza del punto G è talmente inadeguata da sfiorare addirittura il ridicolo".
La scoperta del punto G risale al 1950, quando il dottor Ernest Grafenberg comunicò dalle pagine dell'International Journal of Sexology di aver individuato all'interno della vagina un fascio di fibre nervose che, adeguatamente stimolate, erano in grado di scatenare orgasmi multipli e travolgenti.
Secondo il dottor Hines, il suo collega non produsse però nessuna prova scientifica attendibile a sostegno di questa tesi, bensì solo aneddoti che riguardavano alcune sue pazienti e il loro comportamento sessuale, e giungendo dopo attente ricerche alla conclusione che "il "punto G" è una sorta di ufo ginecologico: lo si cerca, se ne parla molto, ma non c'è nessuna prova oggettiva della sua esistenza".
Apriti cielo, che diranno ora le femministe che hanno fatto del punto G, ma soprattutto della incapacità dei maschietti a trovarlo, una loro bandiera?
"Se il punto G esistesse, ce ne saremmo accorti", sostiene con fermezza il dottor Hines".
Si apre dunque una nuova era, che potremmo definire... dell'orgasmo al naturale.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Fabrizio Zanoni il 2001-09-01 12:32 ]