di Patrizia D'Agostino
Conosco Max da tanto tempo ma non avevo mai avuto l'occasione di fargli un'intervista e forse, se non fosse stato per Gianmario Cereda (uno dei soci del sito Delta di Venere) chissà quanto altro tempo sarebbe trascorso prima di farne una. Eppure le occasioni non sono mancate, i luoghi in cui ci siamo incontrati sono stati tanti anche se per me l'immagine di Max rimane sempre legata al ricordo di una stanza d'albergo a Roma con Roy Stuart e la sua giovane compagna. Quella sera, tra bicchieri di alcolici di vario genere e deliri di parole Max riprendeva ogni cosa con la sua telecamera e cercava di mettermi a mio agio, anche se io a mio agio non ero proprio, facendo gli onori di casa. Potrei raccontare la mia visione di Max, quello che intuisco di lui e non solo quello che conosco ma questo non è un racconto, è un'intervista e ho sempre pensato che nelle interviste le emozioni di chi scrive dovrebbero restare fuori dal foglio. Per questo motivo fare un'intervista a Max è stato molto difficile perchè le cose da dire sarebbero state tante e i ruoli tra intervistato e intervistatore confusi. Non so se siamo riusciti a creare una vera intervista e a parlare di quello di cui avremmo dovuto parlare. Noi peró ci abbiamo provato.
Max mi racconti qualcosa del sito Delta Di Venere? Tu sei l'anima del sito mi è stato detto.
Forse più che con l'anima sarebbe il caso di parlare con il direttore di questo sito che è Giorgio Bortoluzzi.
Max se vuoi possiamo fare una "non intervista" tutto quello a cui Max non ha voluto rispondere...
No. Allora cominciamo veramente. Dunque cos'è il Delta di Venere? E' un sito che nonostante sia in italiano è nelle stesse posizioni nelle classifiche internazionali dei maggiori siti americani. E' anche in una posizione migliore di Dagospia. Siamo un portale che ha del materiale originale perchè abbiamo dei collaboratori validi e sicuramente originali. La cosa che caratterizza il nostro sito è che le persone che ci lavorano sono delle persone entusiaste. Magari non siamo molto organizzati ma abbiamo l'entusiasmo e questo è molto importante. Questa credo che sia la nota che unisce tutti quelli che lavorano per Delta di Venere. Siamo molto diversi uno dall'altro come esperienze, ci sono giornalisti, un professore universitario come Pietro Adamo, dei tecnici... Senti hai visto che finalmente abbiamo realizzato l'intervista. Ora possiamo andare a casa...
No, ora che stiamo andando spediti possiamo continuare. Dimmi quando nasce proprio cronologicamente "Delta di venere"?
Nel 2001, forse anche nel 2000...Comunque a ottobre 2001 ero già accreditato alla fiera di Barcellona come Delta di Venere.
Hai detto che siete persone molto diverse tra voi. E' difficile riuscire a fare un lavoro d'equipe?
Alla fine più o meno ci riusciamo. Sai in fondo siamo la CNN.
Dell'hard?
(Grossa risata) Siamo la Cnn dell'hard. Si comunque malgrado siamo riusciti ad avere questa intervista e a dire cosa sia il delta di Venere in realtà non si è ancora visto cos'è il delta di Venere.
In che senso scusa?
Nel senso che abbiamo molti filmati ma proprio tanti inediti che non ha nessuno. Quando li pubblicheremo allora sì che verrà fuori quello che veramente è delta di Venere.
Avete intenzione di fare un format televisivo?
Questa è una di quelle cose che bolle in pentola da parecchio tempo...
Pensavo che avevate l'intenzione di fare una rivista on line.
Per quello che mi riguarda il format televisivo è l'unico modo di mostrare alla gente come stanno veramente le cose. Io da parte mia non ho mai accettato il "giornalese". I giornalisti inglesi o americani che fanno un tipo di giornalismo più interessante di quello italiano, ti danno la persona che intervistano così come è, replicando ad esempio i suoi errori grammaticali o il parlare strascicato. I nostri giornalisti invece perdono totalmente di vista quello che è la persona perchè sistemano tutto, stanno attenti alla grammatica , alla forma. Per quanto riguarda il lavoro di equipe tra le persone posso dire che in fondo è come in una squadra di calcio. Conta l'affiatamento, l'allenatore, lo schema ma poi è sempre il centravanti che fa il goal. Se non c'è il goal viene meno tutto.
Com'è la situazione del porno in internet?
Secondo me molto interessante, più interessante di quello in dvd. La situazione creativa è più limitata perchè mancano i mezzi ma spesso dalla mancanza di mezzi vengono fuori prodotti interessanti. Lo sai che alcuni filmati su internet somigliano a dei primi film di Andy Warhol? Si basano un po' sulla commedia dell'arte. Alle persone viene dato un canovaccio e loro recitano improvvisando. E allora o sono bravi e lo sono veramente oppure scherzano sulla loro inettitudine. Ma va bene lo stesso. Questa è una visione totalmente opposta rispetto ad esempio ad una produzione come Private i cui registi ci mettono cinque ore per fare dire due battute ai loro interpreti.
Oggi i reality show sono di gran moda anche nell'hard
Certo ormai la gente vuole solo quelli. Questo spiega anche il successo dei back stage e del perchè ormai tutte le produzioni inseriscono alla fine dei loro film il back stage. Ma di solito quelli non sono veri back stage. Chi l'ha detto che il dietro le scene sia solo una cosa che fa ridere? Spesso il back stage è la stanchezza dell'attrice, lo sconforto, il mascara che cola, la rivalità che esiste tra le attrici donne e la solidarietà che invece si crea immediatamente quando si lavora.
Max ma tu che hai una laurea in medicina, una specializzazione in psichiatria, come sei finito in questo mondo?
Primo perchè ho sempre difeso le minoranze e secondo perchè sono interessato alla rappresentazione del sesso come l'arte in senso stretto non riesce a fare. Anche se l'arte è tutelata da una sua immunità che il porno non ha e alcuni artisti possono fare delle cose che nel porno non sarebbero mai permesse.
Per motivi di spazio ho dovuto tagliare il resto della lunga e interessante conversazione la terró anche io, come le cassette di Max, nei miei archivi. Ho dimenticato peró di chiedere, tra tutte le cose non dette, se il nome Delta di Venere fosse un omaggio ad Anais Ninn. Sarebbe dovuta essere la prima domanda. Non ci ho nemmeno pensato.