"Pornodive sole contro l'Aids: nessuno ci protegge"
Inviato: 14/01/2003, 15:39
Los Angeles, senza regole i set a luci rosse. E ora si pensa a una legge
I produttori rifiutano l'assitenza medica ma il 40% degli interpreti ha contratto una malattia
Sorridono invitanti dalle copertine di Dvd e videocassette, e illuminano di luci rosse i siti internet per adulti: sono sempre abbronzate, formose ai limiti dell'improbabile, palesemente disposte a tutto. Nella maggior parte dei casi, bionde come bagnine di Baywatch. Ma anche brune, asiatiche, ispaniche e afroamericane. Sono le regine del porno made in USA, un'industria quasi completamente basata a Los Angeles che sfiora i quindici miliardi di euro all'anno, fatturato che non teme recessioni, guerre, crisi internazionali.
Perchè il mondo del cinema americano è diviso da una linea di confine famosa in tutto il mondo: la grande scritta <<Hollywood>> sulle colline di Los Angeles. A sud c'è l'industria <<regolare>>, quella di <<Titanic>> e di Tom Cruise, dei set miliardari e delle limousine. A nord delle colline di Hollywood invece, nella San Fernando Valley, comincia la terra incognita dell'industria del porno: dove i film vengono girati a bordopiscina nella villa del produttore e le dive si chiamano Jenna Jameson e Brianna Banks (apprezzate spogliarelliste nei locali di tutto il Paese e titolari di cliccatissimi siti a pagamento).
Peccato che il fronte del porno, da sempre sotto il fuoco dei censori, sia diventato il terreno di coltura di un impressionante numero di malattie, dall'Aids all'epatite C.
Il Los Angeles Times ieri ha raccontato il segreto di Pulcinella del cinema a luci rosse: attrici contagiate dall'Aids, controlli sanitari inesistenti, contratti-capestro che esonerano produttori e assicuratori in caso di malattie – anche mortali – contratte sul set. Accompagnando l'inchiesta con un paragone davvero imbarazzante: nei bordelli legali del Nevada almeno il sesso è protetto per legge. E le ragazze che nei <<ranch dell'amore>> si vendono a occasionali cowboy sono molto più sane delle loro coetanee che, ottocento chilometri più a ovest, fanno le stesse cose davanti a una telecamera digitale.
Tricia Deveraux, Caroline, Kimberly Jade: sono alcune delle dive che, a causa di questa letale deregulation, recentemente si sono ammalate di Aids. E una clinica che l'anno scorso ha esaminato 483 attori e attrici ha scoperto che il 40% di loro ha almeno una malattia a scelta tra epatite B, gonorrea, clamidia. Un test recente per l'Hiv, il virus dell'Aids, teoricamente viene richiesto agli interpreti dei film prodotti dalle compagnie più influenti. Ma spesso si tratta di esami truccati: come quelli che hanno permesso a Marc Wallice (soprannominato ai bei tempi <<Mr Banana>> ) di lavorare per almeno due anni dopo aver contratto il virus. Proprio Wallice, ora morente e assediato dagli avvocati, sarebbe secondo molti osservatori il <<paziente zero>> dell'epidemia. Wallice semrba destinato a finire come il più famoso pornodivo di sempre, John Holmes, ucciso dalla malattia nell'88. Ed è sieropositivo un altro attore-leggenda, John Stagliano detto Buttman, l'intellettuale <<re dell'anal>> laureato in economia e finanziatore della seriosa think-tank washingtoniana del Cato Institute, dedicata – strana la vita – al romano Catone il Censore.
Il Los Angeles Times presenta foto spaventose: Anne Marie Ballowe com'era ai tempi dei suoi film, brunetta piccante strizzata nello spandex. E poi Anne Maire oggi: i capelli unti, lo sguardo spento circondato da profonde occhiaia scure, il bel corpo di una volta irriconoscibile, gonfio per i farmaci. Anne Marie sta morendo di Aids.
Vittima delle su scelte sbagliate, della decisione di non pretendere l'uso del preservativo dagli sconosciuti partner incontrati sul set? Non esattamente: perchè secondo molti giristi americani, anche chi recita in un film per adulti è un lavoratore che ha diritto alla protezione della legge. E all'assistenza medica. Sintetizza Frederick Lane, avvocato e autore dle libro <<Osceni profitti: gli imprenditori del porno nell'era di Internet>> : << Se la California è l'unico Stato in cui è legale essere pagati per fare sesso davanti a una cinepresa, allora tocca allo Stato della California fare qualcosa per regolamentare questo business>>.
Peccato peró che nessun legislatore voglia affrontare l'impopolarissimo compito: perchè a destra il fronte anti-luci rosse chiede repressione, non diritti. E i politici progressisti esitano a cominciare campagne che li farebbero subito etichettare come <<amici delle pornostar>>.
I produttori rifiutano l'assitenza medica ma il 40% degli interpreti ha contratto una malattia
Sorridono invitanti dalle copertine di Dvd e videocassette, e illuminano di luci rosse i siti internet per adulti: sono sempre abbronzate, formose ai limiti dell'improbabile, palesemente disposte a tutto. Nella maggior parte dei casi, bionde come bagnine di Baywatch. Ma anche brune, asiatiche, ispaniche e afroamericane. Sono le regine del porno made in USA, un'industria quasi completamente basata a Los Angeles che sfiora i quindici miliardi di euro all'anno, fatturato che non teme recessioni, guerre, crisi internazionali.
Perchè il mondo del cinema americano è diviso da una linea di confine famosa in tutto il mondo: la grande scritta <<Hollywood>> sulle colline di Los Angeles. A sud c'è l'industria <<regolare>>, quella di <<Titanic>> e di Tom Cruise, dei set miliardari e delle limousine. A nord delle colline di Hollywood invece, nella San Fernando Valley, comincia la terra incognita dell'industria del porno: dove i film vengono girati a bordopiscina nella villa del produttore e le dive si chiamano Jenna Jameson e Brianna Banks (apprezzate spogliarelliste nei locali di tutto il Paese e titolari di cliccatissimi siti a pagamento).
Peccato che il fronte del porno, da sempre sotto il fuoco dei censori, sia diventato il terreno di coltura di un impressionante numero di malattie, dall'Aids all'epatite C.
Il Los Angeles Times ieri ha raccontato il segreto di Pulcinella del cinema a luci rosse: attrici contagiate dall'Aids, controlli sanitari inesistenti, contratti-capestro che esonerano produttori e assicuratori in caso di malattie – anche mortali – contratte sul set. Accompagnando l'inchiesta con un paragone davvero imbarazzante: nei bordelli legali del Nevada almeno il sesso è protetto per legge. E le ragazze che nei <<ranch dell'amore>> si vendono a occasionali cowboy sono molto più sane delle loro coetanee che, ottocento chilometri più a ovest, fanno le stesse cose davanti a una telecamera digitale.
Tricia Deveraux, Caroline, Kimberly Jade: sono alcune delle dive che, a causa di questa letale deregulation, recentemente si sono ammalate di Aids. E una clinica che l'anno scorso ha esaminato 483 attori e attrici ha scoperto che il 40% di loro ha almeno una malattia a scelta tra epatite B, gonorrea, clamidia. Un test recente per l'Hiv, il virus dell'Aids, teoricamente viene richiesto agli interpreti dei film prodotti dalle compagnie più influenti. Ma spesso si tratta di esami truccati: come quelli che hanno permesso a Marc Wallice (soprannominato ai bei tempi <<Mr Banana>> ) di lavorare per almeno due anni dopo aver contratto il virus. Proprio Wallice, ora morente e assediato dagli avvocati, sarebbe secondo molti osservatori il <<paziente zero>> dell'epidemia. Wallice semrba destinato a finire come il più famoso pornodivo di sempre, John Holmes, ucciso dalla malattia nell'88. Ed è sieropositivo un altro attore-leggenda, John Stagliano detto Buttman, l'intellettuale <<re dell'anal>> laureato in economia e finanziatore della seriosa think-tank washingtoniana del Cato Institute, dedicata – strana la vita – al romano Catone il Censore.
Il Los Angeles Times presenta foto spaventose: Anne Marie Ballowe com'era ai tempi dei suoi film, brunetta piccante strizzata nello spandex. E poi Anne Maire oggi: i capelli unti, lo sguardo spento circondato da profonde occhiaia scure, il bel corpo di una volta irriconoscibile, gonfio per i farmaci. Anne Marie sta morendo di Aids.
Vittima delle su scelte sbagliate, della decisione di non pretendere l'uso del preservativo dagli sconosciuti partner incontrati sul set? Non esattamente: perchè secondo molti giristi americani, anche chi recita in un film per adulti è un lavoratore che ha diritto alla protezione della legge. E all'assistenza medica. Sintetizza Frederick Lane, avvocato e autore dle libro <<Osceni profitti: gli imprenditori del porno nell'era di Internet>> : << Se la California è l'unico Stato in cui è legale essere pagati per fare sesso davanti a una cinepresa, allora tocca allo Stato della California fare qualcosa per regolamentare questo business>>.
Peccato peró che nessun legislatore voglia affrontare l'impopolarissimo compito: perchè a destra il fronte anti-luci rosse chiede repressione, non diritti. E i politici progressisti esitano a cominciare campagne che li farebbero subito etichettare come <<amici delle pornostar>>.