Me lo son perso... vado a scaricarmi la puntata e me la ascolto! Mitico Cruciani!Capo Tribù ha scritto:Chi di voi si è gustato il momento in cui Cruciani a La Zanzara ha aperto il portafogli che aveva dimenticato Barisoni in ufficio ed ha annunciato in diretra che dentro c' era la tessera del bordello di lusso svizzero Oceano?
prostituzione
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Re: prostituzione
Re: prostituzione
OK allora è meglio chiedere subito tariffa?
corteggiamento? Prostituzione mascherata
È la tesi sostenuta da un'antropologa che ha scritto un articolo per Libération. Alla base di questa ambiguità la visione imposta dalla società che paragona la donna a un oggetto di scambio.
Farsi sedurre a colpi di drink e cene romantiche? Quasi come prostituirsi. Fa discutere l’articolo di Libération firmato dalla scrittrice e antropologa Agnès Giard, che ha paragonato i classici riti del corteggiamento al mestiere più antico del mondo. Con una differenza: che se una prostituta, una volta pagata, farà sicuramente sesso, una donna ‘qualsiasi’ potrà sempre accettare l’offerta del corteggiatore riservandosi comunque il diritto di respingerlo.
IL BISOGNO MASCHILE DELLA SFIDA
Sarebbe proprio questo il motivo per cui gli uomini preferiscono spendere di più, senza però nessuna certezza di riuscire ad avere un rapporto sessuale, rispetto alla conclusione scontata data dalla contrattazione, più economica, con una lavoratrice del sesso. ‘Scontata‘ è la parola chiave: gli uomini trovano più affascinanti le donne che non sono sicuri di riuscire a conquistare.
SOLDI TABÙ
Agnès Giard continua il suo articolo citando le antropologhe Deschamp e Tabet. Entrambe sostengono che la differenza tra il farsi pagare per fare sesso e il farsi offrire, ad esempio, dei cocktail durante una serata in un locale, è minima. Anzi, nel secondo caso parlano addirittura di «spettro della prostituzione». L’importante è che i soldi veri e propri vengano tenuti ben nascosti e ‘trasformati’, per così dire, in altri oggetti o regali, perché il vil denaro toglie valore al gioco della seduzione.
CORTOCIRCUITO DEI SENSI
Questa sorta di paradosso sarebbe frutto di una società maschilista che vede la donna principalmente come un oggetto di scambio che, nella migliore delle ipotesi, ha come scopo principale quello di ‘sistemarsi’, quasi come se non fosse in grado di farlo da sola. E che è costretta, volente o nolente, a mostrarsi il più seducente possibile e, al contempo, non incline a cedere facilmente. Tutto in funzione del bisogno dell’uomo di soddisfare il proprio istinto di cacciatore. E, chiudendo, il suo articolo, Agnès Giard lancia la domanda-provocazione: «Chi è più puttana? La donna che vuole fare un buon bottino o quella che per scopare esige fiori, cene, diamanti e viaggi?».
corteggiamento? Prostituzione mascherata
È la tesi sostenuta da un'antropologa che ha scritto un articolo per Libération. Alla base di questa ambiguità la visione imposta dalla società che paragona la donna a un oggetto di scambio.
Farsi sedurre a colpi di drink e cene romantiche? Quasi come prostituirsi. Fa discutere l’articolo di Libération firmato dalla scrittrice e antropologa Agnès Giard, che ha paragonato i classici riti del corteggiamento al mestiere più antico del mondo. Con una differenza: che se una prostituta, una volta pagata, farà sicuramente sesso, una donna ‘qualsiasi’ potrà sempre accettare l’offerta del corteggiatore riservandosi comunque il diritto di respingerlo.
IL BISOGNO MASCHILE DELLA SFIDA
Sarebbe proprio questo il motivo per cui gli uomini preferiscono spendere di più, senza però nessuna certezza di riuscire ad avere un rapporto sessuale, rispetto alla conclusione scontata data dalla contrattazione, più economica, con una lavoratrice del sesso. ‘Scontata‘ è la parola chiave: gli uomini trovano più affascinanti le donne che non sono sicuri di riuscire a conquistare.
SOLDI TABÙ
Agnès Giard continua il suo articolo citando le antropologhe Deschamp e Tabet. Entrambe sostengono che la differenza tra il farsi pagare per fare sesso e il farsi offrire, ad esempio, dei cocktail durante una serata in un locale, è minima. Anzi, nel secondo caso parlano addirittura di «spettro della prostituzione». L’importante è che i soldi veri e propri vengano tenuti ben nascosti e ‘trasformati’, per così dire, in altri oggetti o regali, perché il vil denaro toglie valore al gioco della seduzione.
CORTOCIRCUITO DEI SENSI
Questa sorta di paradosso sarebbe frutto di una società maschilista che vede la donna principalmente come un oggetto di scambio che, nella migliore delle ipotesi, ha come scopo principale quello di ‘sistemarsi’, quasi come se non fosse in grado di farlo da sola. E che è costretta, volente o nolente, a mostrarsi il più seducente possibile e, al contempo, non incline a cedere facilmente. Tutto in funzione del bisogno dell’uomo di soddisfare il proprio istinto di cacciatore. E, chiudendo, il suo articolo, Agnès Giard lancia la domanda-provocazione: «Chi è più puttana? La donna che vuole fare un buon bottino o quella che per scopare esige fiori, cene, diamanti e viaggi?».
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Re: prostituzione
Puntata di venerdì 2 ottobre 2015?Capo Tribù ha scritto:Chi di voi si è gustato il momento in cui Cruciani a La Zanzara ha aperto il portafogli che aveva dimenticato Barisoni in ufficio ed ha annunciato in diretra che dentro c' era la tessera del bordello di lusso svizzero Oceano?
Ricordo quando Maurizio Mosca a tal proposito, si parlava dei giocatori che spesso pur potendo avere qualunque compagna o quasi spesso e volentieri amano frequentare prostitute, disse: "Ma ve lo spiego io perchè i calciatori vanno a mignotte!".dostum ha scritto:OK allora è meglio chiedere subito tariffa?
corteggiamento? Prostituzione mascherata
È la tesi sostenuta da un'antropologa che ha scritto un articolo per Libération. Alla base di questa ambiguità la visione imposta dalla società che paragona la donna a un oggetto di scambio.
Non ho trovato quel video ma ho trovato questo:
Maurizio, ci manchi.
Re: prostituzione
Capo Tribù ha scritto:Chi di voi si è gustato il momento in cui Cruciani a La Zanzara ha aperto il portafogli che aveva dimenticato Barisoni in ufficio ed ha annunciato in diretra che dentro c' era la tessera del bordello di lusso svizzero Oceano?
mai stato pero' non direi che e' di lusso...
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Re: prostituzione
non è il posto che trombi con €50?
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Re: prostituzione
E non è stata la prima volta! Qualche tempo fa Barisoni dimenticò di nuovo il portafogli in studio. Cruciani lo aprì e disse che c'erano tipo un migliaio di euro in contanti e la tessera di un altro bordelloroger ha scritto:Me lo son perso... vado a scaricarmi la puntata e me la ascolto! Mitico Cruciani!Capo Tribù ha scritto:Chi di voi si è gustato il momento in cui Cruciani a La Zanzara ha aperto il portafogli che aveva dimenticato Barisoni in ufficio ed ha annunciato in diretta che dentro c' era la tessera del bordello di lusso svizzero Oceano?
@Fred Connelly non ricordo il giorno preciso ma sarà stato l'inizio di questa settimana
"Entro in camera di mio fratello,
l'odore è quello,
mi siedo qui e accendo sto colonnello".
l'odore è quello,
mi siedo qui e accendo sto colonnello".
Re: prostituzione
Quella del portafogli di Barisoni è una gag, ogni volta Cruciani si inventa che ci sono tessere di bordelli, banconote da 500€
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Re: prostituzione
Mah infatti, ho visto il video, trovata la tessera non ha detto neanche il nome...scusa per non fare pubblicità al locale oppure la tessera non c'era veramente ?boss84 ha scritto:Quella del portafogli di Barisoni è una gag, ogni volta Cruciani si inventa che ci sono tessere di bordelli, banconote da 500€
Secondo me la seconda...conoscendo Cruciani...
Re: prostituzione
Cruciani parla spesso di mignotte...+Fracassato+ ha scritto:Mah infatti, ho visto il video, trovata la tessera non ha detto neanche il nome...scusa per non fare pubblicità al locale oppure la tessera non c'era veramente ?boss84 ha scritto:Quella del portafogli di Barisoni è una gag, ogni volta Cruciani si inventa che ci sono tessere di bordelli, banconote da 500€
Secondo me la seconda...conoscendo Cruciani...
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Re: prostituzione
fintissimo ma molto divertente.
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Re: prostituzione
"Merita una riflessione questo" Ahahhahahahah
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Re: prostituzione
“Splendore e miseria. Immagini della prostituzione” in mostra al Musée d’Orsay
Il Musée d'Orsay dedica la prima grande iniziativa al tema della prostituzione analizzata non solo come soggetto artistico ma anche come fenomeno sociale e culturale attraverso la pittura dei Salon, la scultura, le arti decorative, fotografia e cinematografia.
Arte e prostituzione
Era il 1865 quando l’Olympia di Édouard Manet fece il suo ingresso al Salon di Parigi destando, con la sua inequivocabile modernità, uno scandalo di proporzioni enormi. Dopo il clamore de Le déjeuner sur l’herbe, il pittore francese non si era limitato a proporre un soggetto tratto dalla contemporaneità e di chiara ispirazione italiana, giacchè nulla in questa tela lasciava dubitare che si trattasse di una prostituta. Tanto il nome quanto i dettagli del dipinto (dalle pantofole al nastro intorno al collo fino al mazzo di fiori di un presunto ammiratore) mostrano un soggetto senza alcun travestimento storico, direttamente dalla vita moderna e in un contrasto cromatico quasi brutale. Nuda e distesa su un letto, con lo sguardo indifferente privo di qualsiasi accenno romantico o senso di mistero, la modella Victorine Meurent, che più volte aveva posato per Manet, viene sfacciatamente messa alla mercè dei visitatori così indignati per l'”arroganza da meretricio” della protagonista della tela, che fu necessario rimuoverla, relegata ed esposta al Salon des Refusés. Da allora la carriera del pittore fu condannata all’esclusione dal palcoscenico ufficiale, additato come istigatore, rivoluzionario, provocatore capace di giocare solo la carta dell’insulto alla morale, tutta borghese, per farsi notare.
Eppure, nudi e meretrici non costituivano una novità nel mondo dell’arte. Se il verbo “prostituirsi” significa testualmente “mettere in mostra, esporre al pubblico”, non deve stupire la conseguente contaminazione tra mondo dell’arte e quello del “male necessario”, specie tra Otto e Novecento. Il tema della prostituzione e i luoghi di questo fenomeno sociale, infatti, affascinarono moltissimo artisti francesi e non, che mai lesinarono rappresentazioni reali, di forte indiscrezione o ideali e di sfrenata immaginazione a riguardo.
A indagare sulla questione dell’amore a pagamento nell’arte tra il Secondo Impero e la Belle Époque è in questi giorni il Musée d’Orsay che con la mostra “Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910” dedica la prima grande iniziativa al tema della prostituzione analizzata non solo come soggetto artistico ma anche come fenomeno sociale e culturale attraverso la pittura dei Salon, la scultura, le arti decorative, fotografia e cinematografia. Dall’Olympia di Manet a L’assenzio di Degas, dalle case chiuse dipinte da Toulouse-Lautrec e Munch agli audaci ritratti di Vlaminck, Van Dongen o ancora Picasso, il percorso espositivo vuole far luce sul carattere equivoco e inafferabile del fenomeno, vera ossessione di poeti, drammaturghi, pittori, compositori e scultori.
Nella suggestiva cornice del museo parigino, il fil rouge della mostra è senza dubbio l’ambivalente condizione delle protagoniste in questione, l’ambiguità dello status della prostituta il cui destino sembra essere in bilico tra la sontuosità della donna mondana e lo squallore della meretrice. L’atmosfera equivoca nasce subito nelle ore diurne: proprio quando ogni forma di palese adescamento è ritenuta proibita, l’ambiguità prende il sopravvento. Si mischiano così le figlie del proletariato che percepiscono stipendi troppo miseri e per vivere puntano ad entrate supplementari, insieme alle cosiddette filles publiques (“ragazze pubbliche”), riconoscibili da pose studiate o espressioni caratteristiche, come dimostrano certi quadri di Boldini o di Valtat. Tuttavia i luoghi di prostituzione più comuni restano i cafè e i lampioni. Nel primo caso cruciale è l“ora dell’assenzio”, durante la quale le donne aspettano l’arrivo dei clienti sedute attorno a un bicchiere di alcol con una sigaretta fra le dita, come suggeriscono le opere di Manet, Degas e Van Gogh. Nel secondo invece, le vere protagoniste sono le “belle di notte che approfittano della luce dei lampioni per far risaltare corpi sinuosi e volti truccati, esibendosi agli occhi dei passanti.
L’altra faccia della medaglia, a dispetto della miseria della povera meretrice, è rappresentata dallo splendore dalla prostituzione d’alto bordo in duplice forma. Teatro di immoralità è l’Opera, luogo in cui uomini eleganti e facoltosi, riconoscibili dall’abito nero e dal cappello a cilindro, hanno sovente la possibilità di accedere al Foyer di danza, per corteggiare le celebri rats, tanto care ai dipinti di Degas o di Béraud, giovani e povere ballerine le cui madri sperano avranno la fortuna di incontrare un ricco e influente “protettore”. In cima alla gerarchia delle prostitute sono le mantenute o demi-mondaines (donne di facili costumi appartenenti al cosiddetto demi-monde) chiamate anche grandes horizontales o cocottes. Queste donne, vere stelle dell’alta prostituzione”, tra cui vengono annoverate Jeanne de Tourbay, Blanche d’Antigny, Hortense Schneider, Marguerite Bellanger o Sarah Bernhardt, hanno spesso debuttato sul palcoscenico mostrando doti recitative o canore, sfoggiando talento, bellezza e ricchezze al fine di sfruttare il capitale erotico e sociale.
In una Parigi che vive anni di profondi cambiamenti, che siano filles en carte o filles insoumises, rats, cocottes o demi-mondaines, l’amore a pagamento di afferma come soggetto in opere legate a correnti artistiche diverse tra loro, dall’accademismo al naturalismo, dall’impressionismo al fauvismo solo per citarne alcune. Dietro alle rappresentazioni degli artisti più rappresentativi dell’epoca, in bilico tra la cruda realtà e la maliziosa fantasia di queste vite miserabili più o meno folgoranti c’è la grande influenza che questo duplice universo ha esercitato sull’evoluzione della pittura moderna.
“Ciò che più mi piace di Parigi sono i boulevard. […] Quando i lampioni iniziano a riflettersi negli specchi e i coltelli a tintinnare sui tavoli di marmo, io me ne vado a passeggio, in pace, lasciandomi avvolgere dal fumo del mio sigaro e scrutando le donne che passano. È quella l’ora in cui si sparge la prostituzione, l’ora in cui brillano gli occhi!”.
Gustave Flaubert
Il Musée d'Orsay dedica la prima grande iniziativa al tema della prostituzione analizzata non solo come soggetto artistico ma anche come fenomeno sociale e culturale attraverso la pittura dei Salon, la scultura, le arti decorative, fotografia e cinematografia.
Arte e prostituzione
Era il 1865 quando l’Olympia di Édouard Manet fece il suo ingresso al Salon di Parigi destando, con la sua inequivocabile modernità, uno scandalo di proporzioni enormi. Dopo il clamore de Le déjeuner sur l’herbe, il pittore francese non si era limitato a proporre un soggetto tratto dalla contemporaneità e di chiara ispirazione italiana, giacchè nulla in questa tela lasciava dubitare che si trattasse di una prostituta. Tanto il nome quanto i dettagli del dipinto (dalle pantofole al nastro intorno al collo fino al mazzo di fiori di un presunto ammiratore) mostrano un soggetto senza alcun travestimento storico, direttamente dalla vita moderna e in un contrasto cromatico quasi brutale. Nuda e distesa su un letto, con lo sguardo indifferente privo di qualsiasi accenno romantico o senso di mistero, la modella Victorine Meurent, che più volte aveva posato per Manet, viene sfacciatamente messa alla mercè dei visitatori così indignati per l'”arroganza da meretricio” della protagonista della tela, che fu necessario rimuoverla, relegata ed esposta al Salon des Refusés. Da allora la carriera del pittore fu condannata all’esclusione dal palcoscenico ufficiale, additato come istigatore, rivoluzionario, provocatore capace di giocare solo la carta dell’insulto alla morale, tutta borghese, per farsi notare.
Eppure, nudi e meretrici non costituivano una novità nel mondo dell’arte. Se il verbo “prostituirsi” significa testualmente “mettere in mostra, esporre al pubblico”, non deve stupire la conseguente contaminazione tra mondo dell’arte e quello del “male necessario”, specie tra Otto e Novecento. Il tema della prostituzione e i luoghi di questo fenomeno sociale, infatti, affascinarono moltissimo artisti francesi e non, che mai lesinarono rappresentazioni reali, di forte indiscrezione o ideali e di sfrenata immaginazione a riguardo.
A indagare sulla questione dell’amore a pagamento nell’arte tra il Secondo Impero e la Belle Époque è in questi giorni il Musée d’Orsay che con la mostra “Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910” dedica la prima grande iniziativa al tema della prostituzione analizzata non solo come soggetto artistico ma anche come fenomeno sociale e culturale attraverso la pittura dei Salon, la scultura, le arti decorative, fotografia e cinematografia. Dall’Olympia di Manet a L’assenzio di Degas, dalle case chiuse dipinte da Toulouse-Lautrec e Munch agli audaci ritratti di Vlaminck, Van Dongen o ancora Picasso, il percorso espositivo vuole far luce sul carattere equivoco e inafferabile del fenomeno, vera ossessione di poeti, drammaturghi, pittori, compositori e scultori.
Nella suggestiva cornice del museo parigino, il fil rouge della mostra è senza dubbio l’ambivalente condizione delle protagoniste in questione, l’ambiguità dello status della prostituta il cui destino sembra essere in bilico tra la sontuosità della donna mondana e lo squallore della meretrice. L’atmosfera equivoca nasce subito nelle ore diurne: proprio quando ogni forma di palese adescamento è ritenuta proibita, l’ambiguità prende il sopravvento. Si mischiano così le figlie del proletariato che percepiscono stipendi troppo miseri e per vivere puntano ad entrate supplementari, insieme alle cosiddette filles publiques (“ragazze pubbliche”), riconoscibili da pose studiate o espressioni caratteristiche, come dimostrano certi quadri di Boldini o di Valtat. Tuttavia i luoghi di prostituzione più comuni restano i cafè e i lampioni. Nel primo caso cruciale è l“ora dell’assenzio”, durante la quale le donne aspettano l’arrivo dei clienti sedute attorno a un bicchiere di alcol con una sigaretta fra le dita, come suggeriscono le opere di Manet, Degas e Van Gogh. Nel secondo invece, le vere protagoniste sono le “belle di notte che approfittano della luce dei lampioni per far risaltare corpi sinuosi e volti truccati, esibendosi agli occhi dei passanti.
L’altra faccia della medaglia, a dispetto della miseria della povera meretrice, è rappresentata dallo splendore dalla prostituzione d’alto bordo in duplice forma. Teatro di immoralità è l’Opera, luogo in cui uomini eleganti e facoltosi, riconoscibili dall’abito nero e dal cappello a cilindro, hanno sovente la possibilità di accedere al Foyer di danza, per corteggiare le celebri rats, tanto care ai dipinti di Degas o di Béraud, giovani e povere ballerine le cui madri sperano avranno la fortuna di incontrare un ricco e influente “protettore”. In cima alla gerarchia delle prostitute sono le mantenute o demi-mondaines (donne di facili costumi appartenenti al cosiddetto demi-monde) chiamate anche grandes horizontales o cocottes. Queste donne, vere stelle dell’alta prostituzione”, tra cui vengono annoverate Jeanne de Tourbay, Blanche d’Antigny, Hortense Schneider, Marguerite Bellanger o Sarah Bernhardt, hanno spesso debuttato sul palcoscenico mostrando doti recitative o canore, sfoggiando talento, bellezza e ricchezze al fine di sfruttare il capitale erotico e sociale.
In una Parigi che vive anni di profondi cambiamenti, che siano filles en carte o filles insoumises, rats, cocottes o demi-mondaines, l’amore a pagamento di afferma come soggetto in opere legate a correnti artistiche diverse tra loro, dall’accademismo al naturalismo, dall’impressionismo al fauvismo solo per citarne alcune. Dietro alle rappresentazioni degli artisti più rappresentativi dell’epoca, in bilico tra la cruda realtà e la maliziosa fantasia di queste vite miserabili più o meno folgoranti c’è la grande influenza che questo duplice universo ha esercitato sull’evoluzione della pittura moderna.
“Ciò che più mi piace di Parigi sono i boulevard. […] Quando i lampioni iniziano a riflettersi negli specchi e i coltelli a tintinnare sui tavoli di marmo, io me ne vado a passeggio, in pace, lasciandomi avvolgere dal fumo del mio sigaro e scrutando le donne che passano. È quella l’ora in cui si sparge la prostituzione, l’ora in cui brillano gli occhi!”.
Gustave Flaubert
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Re: prostituzione
"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi
Re: prostituzione
Olimpia, Olimpia, Olimpia te me tradisset:dostum ha scritto: Arte e prostituzione
Era il 1865 quando l’Olympia di Édouard Manet fece il suo ingresso al Salon di Parigi destando, con la sua inequivocabile modernità, uno scandalo di proporzioni enormi.
te dìset che te vègnet, e poeu te pìsset
Ille ego, Blif, ductus Minervæ sorte sacerdos (ბლუფ)
Re: prostituzione
Minchia! è proprio vero che la vita al sud costa meno qui 50 euri li vogliono pure le rumene.
Salerno. Sesso per tutte le tasche a Salerno, con tariffe medie tra i 50 e gli 80 euro, con picchi minimi e massimi che possono raggiungere rispettivamente i 30 e i 100 euro.
Tutto è legato alla prestazione e al tempo trascorso con la propria “lucciola”. Le più economiche sono le europee, con le spagnole che in città possono contare su una vera e propria colonia.
Bastano 50 euro per sessanta minuti di grandi emozioni, ma il prezzo aumenta se vengono richieste prestazioni extra, come giochi a tre.
La tariffa sale per incontri in albergo con la spesa che varia da un minimo di 80 euro a un massimo di 150.I costi sono quasi sempre “trattabili”.
Tariffe elevate sono legate anche agli amanti del genere transex e lesbo: in queste due circostanze bisognerà pagare tra i 70 e i 100 euro. In litoranea si parte dai 30 euro e possono arrivare a un massimo di 50 euro.
Le tariffe scendono con le giovanissime, salgono per le ultra 40enni.
Salerno. Sesso per tutte le tasche a Salerno, con tariffe medie tra i 50 e gli 80 euro, con picchi minimi e massimi che possono raggiungere rispettivamente i 30 e i 100 euro.
Tutto è legato alla prestazione e al tempo trascorso con la propria “lucciola”. Le più economiche sono le europee, con le spagnole che in città possono contare su una vera e propria colonia.
Bastano 50 euro per sessanta minuti di grandi emozioni, ma il prezzo aumenta se vengono richieste prestazioni extra, come giochi a tre.
La tariffa sale per incontri in albergo con la spesa che varia da un minimo di 80 euro a un massimo di 150.I costi sono quasi sempre “trattabili”.
Tariffe elevate sono legate anche agli amanti del genere transex e lesbo: in queste due circostanze bisognerà pagare tra i 70 e i 100 euro. In litoranea si parte dai 30 euro e possono arrivare a un massimo di 50 euro.
Le tariffe scendono con le giovanissime, salgono per le ultra 40enni.
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