“Unione Europea vuole vietare il porno”: protesta di massa
Inviato: 09/03/2013, 21:55
In prossimità della “Giornata Internazionale della Donna”, l’Unione Europea pensava di fare un’ottima manovra mediatica presentando online una risoluzione, che verrà votata martedì al Parlamento Europeo in quanto parte della generale “Mozione per eliminare gli stereotipi di genere in UE”, volta a vietare il porno nei media.
Appena sono comparse le prime notizie sul web, con titoli del tipo “Unione Europea vuole vietare il porno”, è partita la protesta di massa.
La risoluzione, ovviamente, non sarebbe vincolante, ma avrebbe funzione di dare chiaro indirizzo politico a riguardo. Nel giro di 3 giorni, agli eurodeputati sono arrivate 600mila mail di protesta contro la risoluzione.
Una mobilitazione simile sarebbe difficile da attuare anche mobilitando individui con l’aiuto delle lobby, su temi ben più importanti. Sicuramente certi numeri non si sono visti per le proteste contro le presunte “manovre” attuate dall’Unione Europea per far fronte alle crisi degli anni 2000.
E, proprio mentre le crisi stanno ancora trinciando le gambe alle economie di tutti i paesi del Mediterraneo, i cittadini europei si mobilitano per salvaguardare il diritto alla pornografia, inviando oltre 600mila mail di protesta agli eurodeputati.
Il numero di mail si blocca attorno a quella cifra perché, semplicemente, il Parlamento Europeo ha bloccato le mail inerenti l’argomento, scatenando anche le proteste di alcuni europartiti (soprattutto quelli dei Pirati) e di vari cittadini per aver limitato il confronto sulla tematica.
Quali sono i "rischi" reali?
La risoluzione è interna a una mozione volta a eliminare gli stereotipi di genere in UE e manifesta la volontà di spingere gli Stati a “intraprendere azioni concrete relative alla risoluzione del 16 settembre 1997 in tema di discriminazione delle donne nella pubblicità, che chiede il divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi d’informazione e della pubblicità del turismo sessuale”. Non si parla di eliminazione diretta della pornografia, per chi volesse “farne uso”. Chiede, però, ai governi degli Stati membri, di mobilitarsi per intraprendere azioni concrete relative a una risoluzione vecchia di 16 anni. Per quanto riguarda la discriminazione delle donne nella pubblicità non ci sono problemi e nemmeno per le pubblicità del turismo sessuale. La rivolta è inerente il “divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi d’informazione”, che lascia una certa libertà d’interpretazione.
A capo della protesta ci sono, appunto, i parlamentari europei del “Partito dei Pirati” svedese. Christian Engström sostiene che l’eccessiva libertà di interpretazione possa spingere i Governi nazionali a emanare leggi che vietino completamente la pornografia non solo nel formato cartaceo e in TV, ma anche in ogni angolo del web, attivando quindi effettive “pratiche di censura”.
Sembra che gli addetti ai lavori del Parlamento Europeo stiano cercando di lavorare per proporre una modifica dei termini utilizzati, riconoscendo il fatto che l’eccessiva genericità del testo potrebbe lasciare eccessiva libertà d’interpretazione della risoluzione.
Fonte: http://tinyurl.com/bcfjqvl
Appena sono comparse le prime notizie sul web, con titoli del tipo “Unione Europea vuole vietare il porno”, è partita la protesta di massa.
La risoluzione, ovviamente, non sarebbe vincolante, ma avrebbe funzione di dare chiaro indirizzo politico a riguardo. Nel giro di 3 giorni, agli eurodeputati sono arrivate 600mila mail di protesta contro la risoluzione.
Una mobilitazione simile sarebbe difficile da attuare anche mobilitando individui con l’aiuto delle lobby, su temi ben più importanti. Sicuramente certi numeri non si sono visti per le proteste contro le presunte “manovre” attuate dall’Unione Europea per far fronte alle crisi degli anni 2000.
E, proprio mentre le crisi stanno ancora trinciando le gambe alle economie di tutti i paesi del Mediterraneo, i cittadini europei si mobilitano per salvaguardare il diritto alla pornografia, inviando oltre 600mila mail di protesta agli eurodeputati.
Il numero di mail si blocca attorno a quella cifra perché, semplicemente, il Parlamento Europeo ha bloccato le mail inerenti l’argomento, scatenando anche le proteste di alcuni europartiti (soprattutto quelli dei Pirati) e di vari cittadini per aver limitato il confronto sulla tematica.
Quali sono i "rischi" reali?
La risoluzione è interna a una mozione volta a eliminare gli stereotipi di genere in UE e manifesta la volontà di spingere gli Stati a “intraprendere azioni concrete relative alla risoluzione del 16 settembre 1997 in tema di discriminazione delle donne nella pubblicità, che chiede il divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi d’informazione e della pubblicità del turismo sessuale”. Non si parla di eliminazione diretta della pornografia, per chi volesse “farne uso”. Chiede, però, ai governi degli Stati membri, di mobilitarsi per intraprendere azioni concrete relative a una risoluzione vecchia di 16 anni. Per quanto riguarda la discriminazione delle donne nella pubblicità non ci sono problemi e nemmeno per le pubblicità del turismo sessuale. La rivolta è inerente il “divieto di tutte le forme di pornografia nei mezzi d’informazione”, che lascia una certa libertà d’interpretazione.
A capo della protesta ci sono, appunto, i parlamentari europei del “Partito dei Pirati” svedese. Christian Engström sostiene che l’eccessiva libertà di interpretazione possa spingere i Governi nazionali a emanare leggi che vietino completamente la pornografia non solo nel formato cartaceo e in TV, ma anche in ogni angolo del web, attivando quindi effettive “pratiche di censura”.
Sembra che gli addetti ai lavori del Parlamento Europeo stiano cercando di lavorare per proporre una modifica dei termini utilizzati, riconoscendo il fatto che l’eccessiva genericità del testo potrebbe lasciare eccessiva libertà d’interpretazione della risoluzione.
Fonte: http://tinyurl.com/bcfjqvl