[O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

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Antonchik
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[O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#1 Messaggio da Antonchik »

Roberto Benigni e le "dimenticanze" sull'Unità d'Italia

Esegesi dell'esegesi del comico toscano


Prima di qualsiasi riflessione sul lungo monologo-esegesi sull'Unità d'Italia e sull'inno di Mameli con il quale Roberto Benigni ha intrattenuto i telespettatori e gli ospiti del Festival di Sanremo, è doverosa una precisazione: chi scrive ha in corpo quel "sano patriottisimo gioioso" del quale ha parlato con grande trasporto e sincerità il grande comico toscano; chi scrive non crede e mai crederà nella divisione del Bel Paese; chi scrive non si lascia tentare da nostalgie borboniche e filo-monarchiche alla "w o' re".
La critica alla critica benignana, dunque, parte esclusivamente dal desiderio sempre più forte di vedere finalmente riemersa una verità storica che proprio da 150 anni viene sommersa da tonnellate di menzogne, favole raccontate dai vincitori ed insulti perpetui e sfacciati alle vittime di un'Unità che è stata, come ogni processo di unificazione nazionale, violenta e per nulla romantica e repentina.
Del resto, anche senza nutrire particolari simpatie per la casa Borbonica, vederla descritta come una sorta di cancro salvificamente ed altruisticamente estirpato dalla venuta dei Savoia, risulta ingiusto e gravissimo soprattutto per i milioni di meridionali uccisi non certo per essere "liberati" dall'oppressore borbonico, ma, al contrario, per subire una vera e propria colonizzazione ed un durissimo e barbarico regime volto esclusivamente ad assorbire più risorse possibili ed a risucchiare le ricchezze di un territorio che non è nato povero come la retorica didattica dilagante vuole lasciar credere.
Non si comprende, infatti, la descrizione eroica ed appunto romanzata di personaggi sicuramente controversi come Giuseppe Garibaldi e Camillo Benso conte di Cavour. Così come non si comprende il motivo della "beatificazione leggendaria" di quella marcia dei 1000 che di eroico ebbe poco o nulla e di furfantesco-fortunoso moltissimo. Eppure, le verità (scomode) sull'Unità d'Italia dovrebbero essere oramai stranote a personaggi del calibro di Benigni e dovrebbero trovare finalmente spazio anche sulla tv nazionale. Se Unità fraterna, profonda, reale e trasparente deve essere, allora occore sapere cosa è sul serio accaduto per ottenere quella farlocca che ci ritroviamo oggi. Non per dividere; non per creare ulteriori atomismi in un paese già "geneticamente" frammentato in ridicole e miopi lotte identitarie aggrappate al passato e terrorizzate dal presente e dal futuro; non per fomentare sentimenti scissionisti o di vendetta nei confronti dei pronipoti di quei soldati settentrionali che massacrarono le popolazioni del Sud. Ogni vera nazione matura, però, ha dovuto trovare il coraggio e la forza di guardare negli occhi la violenza del proprio passato e delle proprie lotte intestine. La guerra fratricida, piaccia o no, fa difatti parte della storia dell'uomo fin dalle origini.
Tanto per citare uno dei casi più eclatanti ed eloquenti, basta ricordare che anche gli americani hanno lottato duramente prima per la propria indipendenza dalla corona britannica e, successivamente anche tra loro durante la guerra di secessione. Ai bimbi statunitensi, però, non si insegna una storia romanzata e fuorviante ma si presenta fin da subito la cruda realtà e le sanguinose lotte che i patrioti hanno condotto per dar vita a quella che resta ancora la potenzia mondiale. Benigni avrebbe forse potuto tentare una mossa incredibilmente ardita che comunque lo avrebbe inscritto per sempre nelle memorie di questo travagliato paese: parlare della vera Unità italiana per combatterne l'appiccicamento posticcio di etichette e storie da osteria brianzola imposto da 150 anni ad una nazione che ha giustamente definito "minorenne". Avrebbe ad esempio potuto dire che senza rinascita del Sud la penisola non ha speranze di sopravvivere alle sfide del mondo globale. Avrebbe potuto ricordare che sapere quanto il Regno delle Due Sicilie fosse stato grande, non serve per rievocarlo o per trovare giustificazioni ed intonare lagne vittimistiche ma, al contrario, per ricordare a chi è nato nel Mezzogiorno che ha tutte le possibilità per essere di nuovo "potente".
Avrebbe poi potuto ricordarsi di Cialdini, degli eccidi nei villaggi meridionali, del glorioso (e depredato) Banco di Napoli, della distrutta industria navale e tessile dei Borbone; dei primati incontestabili del loro regno. Non lo ha fatto ed ha scelto un buonismo unitario di eccelsa qualità per contrastare la misera e populistica retorica secessionista della Lega Nord. Il risultato è stato buono per la "massa" ma sicuramente monco per chi, da grandi uomini come l'artista toscano che ci rende onore nel mondo, si aspetta cose altrettanti grandi e slanci coraggiosi.
La polemica infinita su quei 250.000 euro che sarebbero frutto di un compenso troppo generoso, in ultimo, non fa altro che confermare per l'ennesima volta l'incredibile, imbarazzante, ipocrita e quasi grottesca retorica di una destra già umiliata ed umiliante ai tempi di Indro Montanelli ed oggi definitivamente destinata, come del resto la sedicente sinistra, ad un moralismo ad personam che si dimostra sempre più incapace di trovare contatto con una moralità diffusa, forte e credibile.

IL VERO RISORGIMENTO ITALIANO RACCONTATO DAI GRANDI
Del resto, come tutti i più informati sanno, sono innumerevoli gli storici e gli intellettuali che nel corso degli anni hanno tentato di far emergere la verità storica sul Risorgimento italiano. Di seguito, per aiutare anche i lettori più assuefatti alla propaganda retorica dei vincitori, ci permettiamo di citare Indro Montanelli, Antonio Gramsci ed addirittura lo stesso conte di Cavour

"La guerra contro il brigantaggio, insorto contro lo Stato unitario, costò più morti di tutti quelli del Risorgimento. Abbiamo sempre vissuto su dei falsi: il falso del Risorgimento che assomiglia ben poco a quello che ci fanno studiare a scuola!"
Indro Montanelli


"Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti".
Antonio Gramsci


"Come ha potuto solo per un momento uno spirito fine come il tuo, credere che noi vogliamo che il Re di Napoli conceda la Costituzione. Quello che noi vogliamo e che faremo è impadronirci dei suoi Stati"
Camillo Benso conte di Cavour (all’ambasciatore Ruggero Gabaleone)


"Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell’Italia Meridionale, temendo di esser preso a sassate, essendo colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio".
Giuseppe Garibaldi


E dunque, perchè continuare a voler forzare un sentimento unitario raccontando fiabesche e spudorate menzogne e soprendersi per il fatto che quest'ultimo è appunto poco spontaneo e sentito dalla popolazione? Com'è possibile che anche Benigni abbia accettato di farsi portatore di una mole così schiacciante di falsità ed omissioni? E com'è possibile che molti sedicenti italiani sia così allergici a ridiscutere le proprie errate convinzioni? Tutti dilemmi tipici di un paese adolescente popolato da ingenui presuntuosi e governato da cinici ed avidi ottuagenari.



E' soltanto uno spunto, Benigni non c'entra niente, c'è il topic di SanRemo per lui.

Eruditemi.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#2 Messaggio da anxxur »

E secondo te Benigni avrebbe potuto prendere una posizone del genere nell'evento nazional-popolare per eccellenza?
No, dobbiamo essere tutti buoni e tutti fratelli. Fratelli d'Italia, appunto.


Da parte mia un piccolo omaggio alla bella "brigantessa" Michelina De Cesare

Immagine

Volendo si trova anche la fotografia del suo cadavere scempiato dai Piemontesi, a monito per coloro che osavano opporvisi.
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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#3 Messaggio da jhonnybuccia »

"l'italia non è una nazione ma un nucleo. in una nazione tutti lavorano per l'unità, in un nucleo tutti lavorano per la divisione. la nazione produce eroi, il nucleo produce geni. l'italia è il paese più solo al mondo."

(r. ardrey - l'imperativo territoriale)

forse non totalmente condivisibile ma in alcuni tratti vero.
incerto al 76%.

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Barabino
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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#4 Messaggio da Barabino »

un brano isolato cosi', mi e' incomprensibile... devo leggere il libro...
1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#5 Messaggio da Barabino »

1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#6 Messaggio da Antonchik »

jhonnybuccia ha scritto:"l'italia non è una nazione ma un nucleo. in una nazione tutti lavorano per l'unità, in un nucleo tutti lavorano per la divisione. la nazione produce eroi, il nucleo produce geni. l'italia è il paese più solo al mondo."

(r. ardrey - l'imperativo territoriale)

forse non totalmente condivisibile ma in alcuni tratti vero.
Hai citato un libro che parla dell'uomo in quanto animale. Se consideriamo il nucleo da te citato come insieme di individui, separati in gruppi, sottogruppi, etnie, cittadine, quartieri e quant'altro, converrai con la banalissima conclusione che se io e te ci stiamo sul cazzo la prima cosa da fare per unirci è chiarire i nostri rancori passati e trovare un compromesso e che questo è applicabile a grandi numeri di persone, di conseguenza anche ai settori che costituiscono un nucleo della tipologia da te evidenziata. Al Sud c'è la precisa, e giusta, percezione che il Nord abbia sfruttato il nostro territorio per trarne risorse geopolitiche e umane per poi cagarci in testa. In quest'ottica prendere coscienza storica sarebbe un passo per il raggiungimento dell'Unità a partire appunto da valori storici comuni.

Ri-sottolineo, in quest'ottica, questo pezzo del brano:


Se Unità fraterna, profonda, reale e trasparente deve essere, allora occore sapere cosa è sul serio accaduto per ottenere quella farlocca che ci ritroviamo oggi. Non per dividere; non per creare ulteriori atomismi in un paese già "geneticamente" frammentato in ridicole e miopi lotte identitarie aggrappate al passato e terrorizzate dal presente e dal futuro; non per fomentare sentimenti scissionisti o di vendetta nei confronti dei pronipoti di quei soldati settentrionali che massacrarono le popolazioni del Sud. Ogni vera nazione matura, però, ha dovuto trovare il coraggio e la forza di guardare negli occhi la violenza del proprio passato e delle proprie lotte intestine.
Ultima modifica di Antonchik il 23/02/2011, 22:21, modificato 1 volta in totale.
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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#7 Messaggio da Barabino »

The nation has its deficiencies. None can but bow before the legitimate splendor of the Italian noyau. The splendor has been bought, however, at heavy cost. There is not only the social vulnerability; there is individual vulnerability as well. Italy is the loneliest place on earth.

You must live in a noyau, I suspect, for ten or twenty generations before you find yourself equal to it. The Italian is friendless. The society of inward antagonism, whether of human or bowerbird arrangement, cannot tolerate loyalty, honesty, trust. It forbids that total abandonment known as friendship. The animal cannot stand alone; this is true. And so the Italian has family. He may find his family an abomination, a curse laid on his life, a collective fright wig to horrify an audience of Norway rats, a genetic railway accident; but in the end he will be loyal to his family, responsible, trustworthy, self-sacrificing. He cannot be otherwise, since his family is all he has. Aside from his family, what may seem to be love in his life is merely entertainment; what passes for friendship, mere shifting alliances. It is a sad sort of place, in the end, a noyau.

The Italian, most remarkable of men, has demonstrated with his society of inward antagonism that it is possible to survive with a miraculous minimum of social trust, personal honesty, concerted action, and effective sympathy. He has survived a very long time, too, and he has presented all of civilization with individual achievements perhaps unattainable if one is burdened by national necessity. But he has paid a heavy price in vulnerability both social and individual. It is a price that most primates, human or subhuman, have been unwilling or unable to pay. I find it understandable that natural selection in the primate line, even fifty or more millions of years ago, began to turn its attention from the old noyau to the experiment known as the biological nation.

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#8 Messaggio da dostum »

A quando la riabilitazione di Totò Riina?

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#9 Messaggio da Barabino »

Pasolini l'avrebbe gia' santificato... :awww:
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#10 Messaggio da Antonchik »

dostum ha scritto:A quando la riabilitazione di Totò Riina?
Un'affermazione che faccio fatica a contestualizzare, e mi sa tanto di tentativo di rigirare una frittata, ma io e te parliamo di due frittate diverse.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#11 Messaggio da dostum »

Antonchik ha scritto:
dostum ha scritto:A quando la riabilitazione di Totò Riina?
Un'affermazione che faccio fatica a contestualizzare, e mi sa tanto di tentativo di rigirare una frittata, ma io e te parliamo di due frittate diverse.
Se questi erano eroi allora lo è pure Riina

http://it.wikipedia.org/wiki/Ninco_Nanco
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI

Baalkaan hai la machina targata Sassari?

VE LA MERITATE GEGGIA

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#12 Messaggio da Antonchik »

dostum ha scritto:
Antonchik ha scritto:
dostum ha scritto:A quando la riabilitazione di Totò Riina?
Un'affermazione che faccio fatica a contestualizzare, e mi sa tanto di tentativo di rigirare una frittata, ma io e te parliamo di due frittate diverse.
Se questi erano eroi allora lo è pure Riina

http://it.wikipedia.org/wiki/Ninco_Nanco
Ma questo l'hai detto tu, non io. E non c'è scritto nemmeno nel testo di sopra.

E' una tua osservazione che si basa sull'equiparazione di due fenomeni così diversi (per origini e finalità) come la Mafia e il Brigantaggio, ed è un volo pindarico troppo forte per essere valido.
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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#13 Messaggio da dostum »

Antonchik ha scritto:
dostum ha scritto:
Antonchik ha scritto:
dostum ha scritto:A quando la riabilitazione di Totò Riina?
Un'affermazione che faccio fatica a contestualizzare, e mi sa tanto di tentativo di rigirare una frittata, ma io e te parliamo di due frittate diverse.
Se questi erano eroi allora lo è pure Riina

http://it.wikipedia.org/wiki/Ninco_Nanco
Ma questo l'hai detto tu, non io. E non c'è scritto nemmeno nel testo di sopra.

E' una tua osservazione che si basa sull'equiparazione di due fenomeni così diversi (per origini e finalità) come la Mafia e il Brigantaggio, ed è un volo pindarico troppo forte per essere valido.
IMHO non è affatto così il fatto poi che si siano sviluppate nel (Meraviglioso?) Reame Borbonico tutte le organizzazioni criminali che ci affliggono non pare casuale.Con tutto il rispetto per Gramsci
poi il giudizio di Marx ed Engels è piuttosto diverso

http://andriacomunista.wordpress.com/20 ... -italiano/

http://www.e-torricelli.it/pmm/2culture/briganti.html
MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI

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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#14 Messaggio da anxxur »

dostum ha scritto:Se questi erano eroi allora lo è pure Riina

http://it.wikipedia.org/wiki/Ninco_Nanco
Ignoranza storica allo stato puro.
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Re: [O.T.] Le dimenticanze sull'Unità d'Italia

#15 Messaggio da anxxur »

"A Napoli noi abbiamo cacciato il sovrano per ristabilire un governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono, e sembra ciò non basti, sessanta battaglioni...Abbiamo il suffragio universale? Io nulla so di suffragio; ma so che al di qua del Tronto non sono necessari battaglioni, e che al di là sono necessari. Ci dev'essere per forza qualche errore.... Bisogna cangiare atti o principi..."

Massimo D'Azeglio, in una lettera al senatore Matteucci
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