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Da il "Manifesto"
"MOSTRE Da Guido Costa, a Torino, il fotografo Leigh Ledare presenta i suoi scatti che raccontano la sessualità tabù di un genitore osé
Quella madre porno che si rispecchia negli occhi del figlio voyeur
In America le chiamano Milf, acronimo di Mother I'd Like to Fuck, che tradotto diventa «una mamma che mi farei». Tina Peterson pare essere spesso oggetto di pensieri di questo tipo, visto il numero di fotografie che la ritraggono durante amplessi con giovanotti con meno della metà dei suoi anni, ma anche fellatio e atti di autoerotismo. Le immagini di questa disinibita signora americana sulla sessantina non si trovano su un sito porno qualunque, ma nella galleria d'arte di Guido Costa, che a Torino ospita Le Tit (fino al 10 settembre), prima personale italiana di Leigh Ledare, fotografo e primogenito di Tina Peterson. Perché a scattare le immagini di Tina è stato proprio suo figlio. «Tutto è iniziato 10 anni fa, quando sono tornato a Seattle per le vacanze di Natale - racconta -. Sono arrivato a casa e mia madre ha aperto completamente nuda. Mi ha detto di seguirla in camera sua dove si sarebbe rivestita e lì ho conosciuto il suo amante. All'epoca lei aveva 51 anni, il ragazzo più o meno la mia età. Il nostro è sempre stato un rapporto aperto, ma questo andava oltre. Avrei potuto scandalizzarmi, allontanarmi da lei, invece ho deciso di analizzare il nostro rapporto attraverso un racconto fotografico che continua ancora oggi». Un racconto, sullo stile «fotografia verità» di Nan Goldin, Richard Billingam o Larry Clark (di cui Leigh è stato assistente), che scava nell'intimità della madre. Non solo quella sessuale, che è solo il punto di partenza, ma anche quella domestica, quotidiana ed emotiva. Alle immagini di sesso si affiancano le fotografie della casa in cui vive, quelle degli anziani genitori e ritratti in cui ride, piange, abbraccia i figli o posa con il collare dopo un incidente stradale. Ne esce il profilo di una donna passata dalla carriera giovanile nel New York City Ballet al riciclare il suo talento come ballerina in squallidi locali dopo il matrimonio fallito, fino ad arrivare alla mezz'età in cui si propone come «danzatrice esotica, ex ballerina professionista, bella, glamour, intelligente in cerca di un marito facoltoso». Così recitava l'annuncio pubblicato sul Seattle Weekly nel 2003. «Mia madre è stata adolescente negli anni 60, il decennio della libertà - dice Ledare -. Crescendo, s'è scontrata con il ritorno delle proibizioni sociali e con le aspettative delle persone che la circondavano. In queste foto, che lei stessa ha fortemente voluto, c'è il suo vivere all'eccesso, come fosse perennemente sotto i riflettori». Le immagini crude e sincere di Ledare vanno oltre la pornografia. Svelando tutto della madre, ogni voyeurismo viene esorcizzato. Tina è una vittima sacrificale che si immola davanti all'obbiettivo del figlio per mostrare quello che nessuno vorrebbe vedere (la propria madre che fa sesso) e far capire quello su cui nessuno vorrebbe soffermarsi a pensare (l'analisi approfondita dei legami amorosi, familiari e sociali). In un'epoca in cui l'osceno sembra aver contagiato ogni immagine, Ledare abbatte l'ultima porta dove, paradossalmente, si pensava che l'erotismo non fosse mai entrato: la stanza dei genitori. Di colpo, schiuso questo uscio, la pornografia si dissolve nell'intimità. Il desiderio si trasforma in comprensione."
Nonconoscevo questo fotografo e ho cercato qualcosa in internet e con google qualcosa si trova.
Direi niente di eccezionale se non il fatto intrigante in se di fotografare la propria mamma mentre fa del sesso!!! Cosa naturalmente che non è da tutti i giorni.
Ma poi ci avrà fatto sesso anche lui con la sua mamma? BOH. A giudicare dalle sue foto come mia impressione penso di no e penso soprattutto che sia un tipo a cui piacciono gli uomini.
Solo una mia impressione ribadisco.
Mi pongo quindi una domanda: è più facile fotografare, osservare la propria mamma che scopa se si è "indifferenti" alle donne oppure no?
Magari vado a vederla sta mostra visto che sonoa Torino!
