[O.T.] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

Scatta il fluido erotico...

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CanellaBruneri
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#196 Messaggio da CanellaBruneri »

Mi pare giusto in questo topici ricordare un best-seller, una Emily Bronte del terzo millennio:

Immagine
"This machine kills fascists" scritto su tutte le chitarre di Woody Guthrie

Ehi, campione, che cosa è il pugilato?..." la boxe...uhm....la boxe è quella cosa che tutti gli sport cercano di imitare" (S. Liston)

"Gli fuma gli fuma, va come gli fuma l'angelomario va, gli fuma , gli fuma, altroche'" (cit. ziggy7)
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VolpeGrigia
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#197 Messaggio da VolpeGrigia »

tetsuya31 ha scritto:Ok, in questa ottica di scrivere quello che si vende, per me scrivere il mio grande romanzo generazionale :-D l'ho visto appunto come salire su un treno che tira....se andate a vedere gran parte degli esordienti di successo hanno iniziato con il classico libro/diario della propria adolescenza...brizzi, de carlo, moccia, la solitudine dei numeri primi e via discorrendo.

Credo che sia gli editori sono interessati a libri di questo genere (che comunque si vendono eccome) sia credo che è piu facile per un esordiente iniziare seguendo come trama la propria vita.


Comunque sia, ora vi dico se vi piace di più l'idea che ho di un altro libro, attualmente in lavorazione.

E' un libro noir come dicevo, si sviluppa con sei/sette personaggi le cui vite descritte singolarmente all'inizio (lo studente ricco fuori sede, la studentessa straniera in erasmus, il marocchino spacciatore, un edicolante fallito, il fuorisede povero, ecc ecc) si intrecciano a seguito di un delitto "passionale" nato appunto tra le vite (doppie e non) di questi personaggi, alcuni un po allo sbando altri con la testa saldamente sulle spalle.
Non è un giallo, l'assassino al lettore è indicato già  all'inizio, e l'indagine di polizia è solo marginale.
Lo scopo è raccontare le vite soprattutto notturne degli studenti fuori sede, delle studentesse straniere in erasmus, tra chi crede in quello che fa e nel proprio futuro e chi invece vuole solo l'esperienza fine a se stessa.

Trito e ritrito direte di nuovo voi.
Ma penso che è adatto al discorso se si venderà ...l'ho ambientato a Perugia città  universitaria per eccellenza e teatro dello stupro/omicidio Meredith, per questo sotto gli occhi di tutti, dei mass media in particolare che cercano a tutti i costi di creare lo scandalo sui presunti festini a luci rosse degli studenti fuori sede, stranieri e non.

Finora ne hanno parlato solo vecchi tromboni alla bruno vespa, non c'è stato ancora il racconto visto dagli occhi di uno di questi studenti, e credo che potrebbe essere interessante ai fini della visibilità  farsi portavoce di questo, o per lo meno essere identificato come uno di loro.

Ora speriamo che non legge Lucarelli o mi copia l'idea ahahahahah

Poi ragionando in piccolo, essendo io stesso di Perugia gioco la carta di poter interessare a qualche editore locale, chissà ....
Facendo il trionfo del provincialismo, vendere a Perugia un libro di un perugino che racconta di Perugia mi sembra già  più facile per iniziare.

Che ne pensate?
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Padoa_Schioppa
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#198 Messaggio da Padoa_Schioppa »

VolpeGrigia ha scritto:
tetsuya31 ha scritto:Ok, in questa ottica di scrivere quello che si vende, per me scrivere il mio grande romanzo generazionale :-D l'ho visto appunto come salire su un treno che tira....se andate a vedere gran parte degli esordienti di successo hanno iniziato con il classico libro/diario della propria adolescenza...brizzi, de carlo, moccia, la solitudine dei numeri primi e via discorrendo.

Credo che sia gli editori sono interessati a libri di questo genere (che comunque si vendono eccome) sia credo che è piu facile per un esordiente iniziare seguendo come trama la propria vita.


Comunque sia, ora vi dico se vi piace di più l'idea che ho di un altro libro, attualmente in lavorazione.

E' un libro noir come dicevo, si sviluppa con sei/sette personaggi le cui vite descritte singolarmente all'inizio (lo studente ricco fuori sede, la studentessa straniera in erasmus, il marocchino spacciatore, un edicolante fallito, il fuorisede povero, ecc ecc) si intrecciano a seguito di un delitto "passionale" nato appunto tra le vite (doppie e non) di questi personaggi, alcuni un po allo sbando altri con la testa saldamente sulle spalle.
Non è un giallo, l'assassino al lettore è indicato già  all'inizio, e l'indagine di polizia è solo marginale.
Lo scopo è raccontare le vite soprattutto notturne degli studenti fuori sede, delle studentesse straniere in erasmus, tra chi crede in quello che fa e nel proprio futuro e chi invece vuole solo l'esperienza fine a se stessa.

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Finora ne hanno parlato solo vecchi tromboni alla bruno vespa, non c'è stato ancora il racconto visto dagli occhi di uno di questi studenti, e credo che potrebbe essere interessante ai fini della visibilità  farsi portavoce di questo, o per lo meno essere identificato come uno di loro.

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balkan wolf
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#199 Messaggio da balkan wolf »

Venerdì sera [ultimi mesi del 1904]

Caro Gabriel,

grazie per la vostra gentile e carissima lettera (che ho ricevuta or ora). Ecco. Ció ch'era ancora torbido,per l'agitazione, si è sedato, si è decantato, come si dice dei liquidi. Vedo meglio adesso con che sostanza abbiamo a che fare, e la mia prima impressione si è piuttosto rafforzata in senso positivo, perchè sono rimasti vivi in me l'interesse e l'emozione, e ho ripensato spesso a questa storia drammatica.

1. Ho da rivolgervi una critica d'artista (parola di cui faccio un uso improprio, e vi spiegheró perchè). Il finale,contrariamente a quel che credete, è chiaro e palpitante. Solo che a partire dalla coltellata Merrien sembra un po' fatuo. Troppo dice all'amante: "Sai, non sono un mollusco, ho coraggio, hai visto il sangue, ecc.". Ora, un suicidio mancato serba grandezza a patto che il suicida non pensi di essersi comportato da eroe: diversamente ci dà  un po' fastidio (è questione di una lievissima sfumatura, ed è per rendervela evidente che la accentuo fino al ridicolo). Era vostra intenzione mostrare che a partire da quel momento il personaggio assume tutte le caratteristiche anche quelle esasperanti, del nevrastenico? Se cosi è, il discorso è serio dal punto di vista medico ma dal punto di vista drammatico è produttivo fargli dire di se, con intima soddisfazione, che dorme come un bruto, che è stravagante, strambo, indolente, ecc ? Posso sbagliarmi completamente, sta a voi giudicare.

2. Ho poi una obiezione da innamorato. Non è una critica, questa, perchè le verità  e le possibilità  psicologiche sono tante. L' autore ne sceglie una che puó non essere la nostra senza che la sua opera ne scà piti. Si tratta di questo: Merrien si sente dire dall' amante "Restiamo solo amici". Ció non lo rende geloso, acconsente. àˆ dopo, da quando si rende conto che è stato il medico a proibire alla donna di continuare ad averlo come amante, che si rode di gelosia. Puó essere una descrizione realistica, e basta questa possibilità  per renderla bella. àˆ d'altronde più in linea con l'economia interna, con il piano armonico del romanzo, che si intitola appunto L'Amant et le Mèdecin.
Quanto a me, con il temperamento e il tipo di gelosia che mi ritrovo, ció che mi avrebbe immediatamente reso geloso è il "Restiamo solo amici". Lo avrei interpretato come una confessione di sazietà , un inizio di indifferenza, un indice di disgusto. Non dimenticheró mai il giorno mi cui sono sentito rivolgere una frase analoga dalla donna che ho più amata. Se dopo qualche resistenza ho accettato è stato per orgoglio. Ma ho pensato che da quel giorno il desiderio fisico ch'ella provava per me era soppiantato dal desiderio per un altro. Era l'inizio della rottura. Per anni poi, anni di affetto, di baci casti abbiamo evitato di alludere all'accaduto, alle mie carezze, a qualsiasi cosa che avrebbe potuto avvicinarci alla zona interdetta e riaprire la dolorosa cicatrice del mio cuore. Una tale indifferenza è subentrata adesso, che ultimamente ho azzardato una avance scherzosa, alla quale ella ha reagito con asprezza dicendomi: "Non fare così, non va bene". Ma ripeto, la vostra ipotesi è anch'essa vera e più in linea con il disegno generale.

Di massima, non abbiate tanti dubbi sull'insieme, sulle situazioni. In questo eccellete. Per contro, siate di più difficile contentatura per ció che attiene alla resa "artistica", all'eleganza stilistica nei particolari. Riflettete al fatto che spesso ció che ci piace moltissimo in una frase è quel che avevamo in mente nel momento in cui l'abbiamo scritta e che non vi abbiamo messo. Sovente l'artista è come Nabucodonosor, che sul muro leggeva qualcosa di visibile solo a lui. Allo sguardo degli altri si offriva solo la nuda parete. Dobbiamo tenere presente che spesso le nostre frasi fanno agli altri lo stesso effetto. Ogni volta che dovete esprimere una verità  psicologica, intellettuale, sentimentale, ironica o qualcosa che avete osservato, lo fate egregiamente. Di minore gusto talvolta il colore del paesaggio, un filino più banale. Nel vostro romanzo ci sono paesaggi grandiosi e belli. Ma si desidererebbe talvolta più originalità  nella resa coloristica. L'incendio del cielo al tramonto è una realtà , ma abusata, e il lume discreto della luna è un po' fiacco. Dimenticate queste futili osservazioni da pedagogo, ricordate solo l'interesse e l'emozione che sono rimasti vivi in me, dite a voi stesso che avete scritto un romanzo grande e forte, un'opera superba e tragica, complessa e ineccepibile sotto il profilo compositivo, e credete alla mia sincera amicizia.


lo avete riconosciuto tutti vero?

;-)
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AlexSmith
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#200 Messaggio da AlexSmith »

balkan wolf ha scritto:lo avete riconosciuto tutti vero?;-)

Google non vale, peró.
Gli ultimi 195 metri di una maratona sono la ragione che ti spinge a correre i precedenti 42.000.

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VolpeGrigia
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#201 Messaggio da VolpeGrigia »

Padoa_Schioppa ha scritto:
VolpeGrigia ha scritto:
tetsuya31 ha scritto:Ok, in questa ottica di scrivere quello che si vende, per me scrivere il mio grande romanzo generazionale :-D l'ho visto appunto come salire su un treno che tira....se andate a vedere gran parte degli esordienti di successo hanno iniziato con il classico libro/diario della propria adolescenza...brizzi, de carlo, moccia, la solitudine dei numeri primi e via discorrendo.

Credo che sia gli editori sono interessati a libri di questo genere (che comunque si vendono eccome) sia credo che è piu facile per un esordiente iniziare seguendo come trama la propria vita.


Comunque sia, ora vi dico se vi piace di più l'idea che ho di un altro libro, attualmente in lavorazione.

E' un libro noir come dicevo, si sviluppa con sei/sette personaggi le cui vite descritte singolarmente all'inizio (lo studente ricco fuori sede, la studentessa straniera in erasmus, il marocchino spacciatore, un edicolante fallito, il fuorisede povero, ecc ecc) si intrecciano a seguito di un delitto "passionale" nato appunto tra le vite (doppie e non) di questi personaggi, alcuni un po allo sbando altri con la testa saldamente sulle spalle.
Non è un giallo, l'assassino al lettore è indicato già  all'inizio, e l'indagine di polizia è solo marginale.
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Finora ne hanno parlato solo vecchi tromboni alla bruno vespa, non c'è stato ancora il racconto visto dagli occhi di uno di questi studenti, e credo che potrebbe essere interessante ai fini della visibilità  farsi portavoce di questo, o per lo meno essere identificato come uno di loro.

Ora speriamo che non legge Lucarelli o mi copia l'idea ahahahahah

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Ehhhhh addirittura :lol:

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Padoa_Schioppa
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#202 Messaggio da Padoa_Schioppa »

VolpeGrigia ha scritto:
Padoa_Schioppa ha scritto:
VolpeGrigia ha scritto:
tetsuya31 ha scritto:Ok, in questa ottica di scrivere quello che si vende, per me scrivere il mio grande romanzo generazionale :-D l'ho visto appunto come salire su un treno che tira....se andate a vedere gran parte degli esordienti di successo hanno iniziato con il classico libro/diario della propria adolescenza...brizzi, de carlo, moccia, la solitudine dei numeri primi e via discorrendo.

Credo che sia gli editori sono interessati a libri di questo genere (che comunque si vendono eccome) sia credo che è piu facile per un esordiente iniziare seguendo come trama la propria vita.


Comunque sia, ora vi dico se vi piace di più l'idea che ho di un altro libro, attualmente in lavorazione.

E' un libro noir come dicevo, si sviluppa con sei/sette personaggi le cui vite descritte singolarmente all'inizio (lo studente ricco fuori sede, la studentessa straniera in erasmus, il marocchino spacciatore, un edicolante fallito, il fuorisede povero, ecc ecc) si intrecciano a seguito di un delitto "passionale" nato appunto tra le vite (doppie e non) di questi personaggi, alcuni un po allo sbando altri con la testa saldamente sulle spalle.
Non è un giallo, l'assassino al lettore è indicato già  all'inizio, e l'indagine di polizia è solo marginale.
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Trito e ritrito direte di nuovo voi.
Ma penso che è adatto al discorso se si venderà ...l'ho ambientato a Perugia città  universitaria per eccellenza e teatro dello stupro/omicidio Meredith, per questo sotto gli occhi di tutti, dei mass media in particolare che cercano a tutti i costi di creare lo scandalo sui presunti festini a luci rosse degli studenti fuori sede, stranieri e non.

Finora ne hanno parlato solo vecchi tromboni alla bruno vespa, non c'è stato ancora il racconto visto dagli occhi di uno di questi studenti, e credo che potrebbe essere interessante ai fini della visibilità  farsi portavoce di questo, o per lo meno essere identificato come uno di loro.

Ora speriamo che non legge Lucarelli o mi copia l'idea ahahahahah

Poi ragionando in piccolo, essendo io stesso di Perugia gioco la carta di poter interessare a qualche editore locale, chissà ....
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Che ne pensate?
Sembra l'APPARTAMENTO SPAGNOLO :DDD
ecco, tetsuya, un consiglio che ti do è di non ascoltare chi cerca sempre di trovare qualche somiglianza tra le tue idee e i romanzi o i film famosi. è la cosa più semplice sputtanare il lavoro degli altri. non devi ascoltarli mai.
Ehhhhh addirittura :lol:
no, scusa, non era riferito a te.
era una considerazione riferita al nostro amico scrittore.
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#203 Messaggio da balkan wolf »

''Ma si desidererebbe talvolta più originalità  nella resa coloristica. L'incendio del cielo al tramonto è una realtà , ma abusata, e il lume discreto della luna è un po' fiacco.''

dietro sta frase c'è un universo estetico cazzo
“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke

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#204 Messaggio da VolpeGrigia »

Padoa_Schioppa ha scritto:
VolpeGrigia ha scritto:
Padoa_Schioppa ha scritto:
VolpeGrigia ha scritto: Sembra l'APPARTAMENTO SPAGNOLO :DDD
ecco, tetsuya, un consiglio che ti do è di non ascoltare chi cerca sempre di trovare qualche somiglianza tra le tue idee e i romanzi o i film famosi. è la cosa più semplice sputtanare il lavoro degli altri. non devi ascoltarli mai.
Ehhhhh addirittura :lol:
no, scusa, non era riferito a te.
era una considerazione riferita al nostro amico scrittore.
Nessun problema :-D

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Re: [OT] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

#205 Messaggio da danny »

Non sapevo dove piazzare questa segnalazione, spero qui vada bene.

Non amo i blog, diciamo che mi rompo dopo tre righe.
Questo, invece, mi ha stregato.

Magari sul web è famoso da un pezzo e solo io non lo conoscevo, comunque ho appena scoperto Astutillo Smeriglia.

http://comablog.splinder.com/

Secondo me è geniale. Ricorda un po' il miglior Pizellonio.

Un paio di estratti per i pigri:



SNOB ALLA QUARTA

Tutti hanno il diritto di essere snob. È nella carta dei diritti dell'uomo, dopo la parte sull'eiaculazione.
Essere snob è un piacere che nessuno dovrebbe negarsi, è quella specie di sollievo che deriva dal sentirsi un gradino sopra al resto dell'umanità, non tanto per intelligenza quanto per esperienza mondana. È quell'atteggiamento di imperturbabile saccenteria che porta a non stupirsi più di nulla e ad apprezzare tutto ciò che concerne Victor Sjöström. Essere snob significa saperla un po' più lunga degli altri, ma senza entrare nei dettagli.


Dio mio, Manrico, è orribile!

Cosa non lo è, Piero?

Hanno arrestato otto persone solo perché non hanno finito il dessert.

E cosa ti stupisce?

Avevano tutti meno di un anno!

Capita ogni giorno.

Ma godevano dell'immunità parlamentare!

Ovvio.

Erano tutti incensurati, di buona famiglia e andavano a messa ogni domenica.

E magari erano anche disabili...

No.

Appunto. Succede ogni giorno.

Però erano dei fan di Guerre Stellari, può essere considerata una malattia?

Come puoi guardare film tanto orrendi, Piero?


Essere snob non significa disprezzare gli altri, ma solo fare finta, che è una cosa diversa.
Per esercitare il proprio diritto allo snobismo è indispensabile frequentare persone che, per qualche ragione, abbiano deciso di rinunciarvi. Queste persone sono chiamate "gente comune" e sono indispensabili allo snob per procurarsi il necessario sollievo. Non è possibile dedicarsi con soddisfazione a pratiche snobistiche se manca la gente comune, così come è assurdo immaginare una società di soli aristocratici o uno sport dove arrivino tutti primi. Qualcuno deve pur stare sul gradino più basso del podio.
I problemi nascono quando gli snob iniziano a frequentarsi fra di loro. Quando un gruppo di persone è costituito principalmente da snob, i pochi esemplari di gente comune diventano prede ambite, contese con ogni mezzo da torme di snob bisognosi. Questo in genere fa sì che le persone comuni si dileguino in tempi scala abbastanza brevi (da 1 a 2.5 Gin Tonic) e scompaiano senza pagare il conto. Questo fenomeno è noto come "decadimento comune" ed è stato studiato per la prima volta da Jean-Paul Sartre durante le sue feste di compleanno.
In queste condizioni la pratica dello snobismo non dà nessuna soddisfazione, oltre a produrre conversazioni particolarmente noiose.


Dio mio, Manrico, è orribile.

E cosa ti stupisce, Manrico?

Cosa non mi stupisce, vorrai dire?

Ovvio.

Capita ogni giorno.

E cosa non capita ogni giorno?


In questi casi, se si vuole continuare a provare il sottile piacere di sentirsi migliori degli altri senza doverlo dimostrare, è necessario iniziare a fare gli snob con gli snob, cioè praticare quello che alcuni studiosi hanno definito "snobismo alla seconda". Questo comporta un apparente ritorno alle posizioni della gente comune e il mettersi a guardare Guerre Stellari, benché con godimento simulato.
Ecco un esempio di dialogo fra un comune snob e uno snob alla seconda.


L'ultimo film di Victor Sjöström è semplicemente sublime.

Come puoi guardare film tanto orrendi, Manrico?

Quali film non lo sono?

Guerre Stellari, per esempio.

Mi prendi in giro, vero Manrico alla seconda?

E chi non ti prende in giro?


Naturalmente il problema si ripresenta quando snob alla seconda iniziano a frequentare altri snob alla seconda. Sembra che questo fenomeno, benché più raro del precedente, abbia un'evoluzione più rapida e porti in breve tempo al fenomeno dello snobismo alla terza.
Costoro sono gli snob degli snob degli snob. Com'è facile immaginare, essi riprendono le posizioni degli snob comuni, ma lo fanno con una certa stanchezza (non bisogna dimenticare che è gente che ha alle spalle tre passaggi snobistici, che non sono proprio una passeggiata). Di solito si esprimono in modo laconico, con brevi commenti lapidari e risultano più liquidatori e sbrigativi che saccenti. A uno sguardo superficiale potrebbero sembrare più sereni degli snob comuni, ma in realtà sono solo più svogliati. Hanno perso gran parte dell'originaria verve polemica e l'esercizio dello snobismo al cubo non dà loro il sollievo sperato.


Dio mio, Manrico alla terza, è orribile!

Cosa?

Hanno arrestato otto persone solo perché non hanno finito il dessert.

...

Avevano tutti meno di un anno, godevano dell'immunità parlamentare, erano incensurati, di buona famiglia e andavano a messa ogni domenica. Dove vai?

A casa.


Ovviamente esistono anche gli snob alla quarta. Questi individui, spossati e piegati dallo sforzo di tutti questi salti snobistici, abbandonano anche le tecniche tipiche dello snobismo, le domande retoriche e il sorrisetto di superiorità e si lasciano andare senza opporre resistenza al più piatto conformismo. Sono anche detti "gente comune".






L’OMOSESSUALITÀ NON VA PRESA SOTTOGAMBA

Posso offrirle qualcosa? Una limonata, una grappa Bocchino, un lecca-lecca?

Un lecca-lecca, grazie.

Freud a questo punto direbbe che lei è omosessuale.

Omosessuale?

Non si preoccupi, io sono Junghiano. Come lo vuole: banana, cetriolo, grossa e turgida zucchina...

Senta, lasci stare il lecca-lecca.

Ma come? Ormai gliel’ho preso, scartato e (in parte) leccato.

Possiamo cominciare? Ho promesso a mia moglie che sarei tornato presto.

Sposato?

No, è che dopo i trenta mi sembra ridicolo dire “la mia ragazza”, “il mio ragazzo”, come si fa? E non voglio nemmeno dire “la mia compagna”, mi sembrerebbe di stare con un burocrate di partito.

Ha detto “il mio ragazzo”.

Sì, “la mia ragazza”, “il mio ragazzo”... sono espressioni ridicole.

Ma lei ha una ragazza o un ragazzo?

Una ragazza.

Ma non siete sposati.

Credevo di essere qui per il rinnovo della patente, non per parlare della mia vita privata.

Una piccola analisi psichica fa parte della visita, l’omosessualità non va presa sottogamba.

Io non sono omosessuale.

Non s’inalberi! Non è mica una malattia.

Dico solo che non lo sono.

Qui Freud direbbe che c’è un rimosso.

Che c’entra Freud con la mia patente?

Niente, io sono Junghiano, gliel’ho detto, Junghiano ascendente Adleriano.

Per caso i gay non possono guidare?

Allora lo ammette.

Dico per ipotesi.

Allora senta, sempre per ipotesi, se io ora le mostrassi il pene?

Eh?

Cosa farebbe?

La prenderei a pugni.

E che bisogno c’è? Tanto lei non è omosessuale, dico bene?

Non lo sono.

Di che cosa ha paura?

Io non ho paura.

Perché si dà il caso che proprio in questo momento io abbia un’erezione memorabile. Guardi.

Cristo, metta via quel coso!

Non vuole leccarlo?

Cazzo, no!

Se non prova come fa a dire che non le piace?

Neanche per sogno!

Potrebbe essere omosessuale e non saperlo, ci ha mai pensato?

Cosa?

Potrebbe avere l’omosessualità in incubazione da anni e non saperlo.

Io?

Un’omosessualità trascurata o curata male può avere gravi conseguenze sulla guida di una persona.

Conseguenze?

Gravissime conseguenze.

IO NON SONO OMOSESSUALE!

Da come strilla non si direbbe.

...

Su, è solo una verifica, chiuda gli occhi e faccia finta che sia il pene di una donna.

Supponiamo che lo faccia --

Eccolo qui.

Dico per ipotesi...

Coraggio, non morde mica, sa?

...

...

...

...

...

...

...

...

...

...

...

Allora le è piaciuto?

Per niente.

Okay, aveva ragione lei.
Sono un forumista-immagine.

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Re: [OT] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

#206 Messaggio da faber-mi »

Per esercitare il proprio diritto allo snobismo è indispensabile frequentare persone che, per qualche ragione, abbiano deciso di rinunciarvi.

Frase apparentemente banale e scontata ma credo invece sia illuminante come poche.
Su questa frase si basa la società moderna.
Su questa frase si basa la dis-cultura attuale, poche nozioni, spesso neanche capite, ma snocciolate nei momenti adatti.
Su questa frase si basa il consumismo che, con l'aiuto della fedele compagana di sempre pubblicità, tende a farti sentire razza eletta anche solo avendo comprato il maglione dell'Upim più bello di quello che avevi lo scorso anno..."ora si che stai diventando cool ti ripete, e ti ripeti da solo".
La gara "snobistica" non è più solo con il mondo esterno, spesso è una gara interna, un "prima e dopo la cura" insomma, di cui però il mondo esterno deve ignorare il prima, sarebbe un fardello troppo ingombrante da portarsi dietro quel "prima".
Insomma, come il presidente del consiglio, la bandana si toglie solo a lavoro finito.
I miei problemi sono iniziati con la prima educazione. Andavo in una scuola per insegnanti disagiati.
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Mia moglie e' una persona veramente immatura. L'altro giorno, per esempio, mentre mi facevo il bagno e' entrata e, senza motivo, mi ha affondato tutte le paperelle!
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Re: [OT] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

#207 Messaggio da CianBellano »

danny ha scritto:Non sapevo dove piazzare questa segnalazione, spero qui vada bene.

Non amo i blog, diciamo che mi rompo dopo tre righe.
Questo, invece, mi ha stregato.

Magari sul web è famoso da un pezzo e solo io non lo conoscevo, comunque ho appena scoperto Astutillo Smeriglia.

http://comablog.splinder.com/
Grande danny dispensatore, diretto o indiretto, di umorismo.

Micidiale anche il primo in homepage, oltre a questi due ovviamente.

Allego un racconto(che sto cercando proprio in questo momento) che mi piacque molto, visto che siamo in argomento.
Colui che ha scritto ciò(che sto cercando in questo momento sulla rete globale cazzo spriamo di trovarlo) non credo ricordi il miglior pizellonio, non ricorda nessuno qui dentro. E' molto originale a mio parere.

(non l'ho ancora trovato)

L'ho trovato: http://www.numerozero.it/carta/498/la-scelta-di-wilbur

Tra l'altro in questo sito c'è pure una citazione di sz... http://www.numerozero.it/cavolate/219/m ... ata-cinese (chissà chi è...bof)

:)
Luttazzi sembra una di quelle cose che scappa quando sollevi una pietra. (Renato Schifani)
se hai tipo 40 anni e stappi lo spumante tutto convinto, senza tradire nemmeno una punta di ironia, ti trovo ridicolo. (Fuente)
Scrivi fistola anale (dboon)
Trez (Trez)

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Antonchik
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Re: [OT] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

#208 Messaggio da Antonchik »

Lo seguo anche io, questa è la più bella secondo me, dedicata a tutti i narcisisti condannati all'infelicità come me:


L’UOMO È UNA PASSIONE INUTILE

Nasco con una certa dose X di autostima, X varia nel tempo, può aumentare o può diminuire, ma di solito aumenta. Per esempio se mi scoppia una vena nel cervello X diventa +∞. Y è invece la stima del mondo nei miei confronti così come io la percepisco (stima del mondo percepita)

Y = ∑ƒi•Yi

dove Yi è la stima che effettivamente ha per me la persona i-esima e ƒi è quanto m’importa di questa persona.
Sono soddisfatto di me stesso se e solo se

Y ≥ X

cioè se e solo se la stima del mondo è pari o superiore alla mia autostima.
Se questo non accade allora sarò frustrato, tanto più frustrato quanto più grande è la differenza fra X e Y e la mia infelicità sarà pari a

µ•(X-Y)

dove µ è una costante di proporzionalità che dipende solo dalle unità di misura.
Esempio 1.
Sandro si stima in maniera pazzesca

X = pazzesca

ed è stimato da sua madre (m), che Sandro usa come sua personale badante e scendiletto mobile (ƒm = 0), e dal suo gatto Rasputin (r) che per quanto sia di razza è pur sempre un gatto (ƒr = 0).
Sandro stima moltissimo Giorgio, Fabrizio e Paolo (gfp), che però sono tre soldatini di legno e a quanto pare i soldatini di legno non hanno l’anima (Ygfp = 0), cosa che non dipende tanto dal materiale quanto dal fatto che sono soldatini.
Quindi l’infelicità di Sandro è

µ (X - Ym•ƒm - Yr•ƒr - Ygfp•ƒgfp)

che svolgendo i calcoli diventa

pazzesca

Più in generale si può concludere che una persona sola (Y=0) non solo è necessariamente infelice

µ•X

ma la sua infelicità è tanto più grande quanto più alta è l’opinione che ha di sé.
Chi è insoddisfatto ha due possibili strade: può cercare di ridimensionare X, per esempio rendendosi conto che non sa nemmeno cucinarsi due uova al tegamino, oppure può cercare di aumentare Y, cioè può dedicare la vita a guadagnarsi la stima degli altri. Quest’ultima strada è nettamente la più faticosa e lunga, ma sorprendentemente è anche la più seguita.
C’è però un problema, ogni nuova persona che mi stima fa aumentare non solo Y ma anche X, infatti X è composta da due termini

X = X0 + ∑Yi

dove X0 è la stima che ho di me quando nessuno mi stima ed è detta autostima a riposo, mentre ∑Yi è la stima che tutti gli altri hanno di me (stima del mondo effettiva). È un fenomeno abbastanza intuitivo, più persone mi stimano più a mia volta io mi stimo e mi stimo tanto più quanto più esse mi stimano. In altre parole c’è sempre un buon motivo per stimarsi.
Per capire se questo meccanismo fa diminuire o aumentare la mia infelicità basta scrivere esplicitamente X e Y nell’espressione dell’infelicità

µ•(X0 + ∑Yi - ∑ƒi•Yi)

cioè

µ•[X0 + ∑ Yi•(1-ƒi)]

Ora, se Xi è la stima che ho della persona i-esima, ƒi può essere scritto come segue

ƒi = Xi/X0

cioè m’importa poco delle persone che stimo poco e, in generale, più io mi stimo meno m’importa di tutti gli altri. Dunque sostituendo ƒi si ha

µ•[X0 + ∑Yi•(X0-Xi)/X0]

da cui si vede che se conquisto la stima di una persona che stimo meno di quanto io di base mi stimi, cioè se X0-Xi>0, aumenterò la mia infelicità invece di diminuirla.
Esempio 2.
Sandro decide di guadagnarsi la stima del maggior numero di persone possibile e va su Facebook. Dopo alcuni mesi ha più di quattromila amici, alcuni dei quali stima moltissimo, come un premio Nobel, cinque pittori rinascimentali e l’inventore della vagina, ma sfortunatamente Sandro è convinto di essere la persona più intelligente del mondo

X0>Xi per ogni i appartenente al mondo

dunque ogni suo nuovo amico, per quanto sia stimabile, non farà altro che sprofondarlo ancora di più nell’infelicità.
Più in generale si può affermare che chi pensa di essere la persona migliore del mondo sarà tanto più infelice quanto maggiore è il numero dei suoi adulatori.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.

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Demetrio Pianelli
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Le possibilità non sono a tuo favore

#209 Messaggio da Demetrio Pianelli »

Ho superato ormai la mezza dozzina di volumi di saggistica economica pubblicati con tre editori diversi, ma mi avvicino alla decina con quelli curati e tradotti.

Vendite discrete (tra le duemila e le 4mila copie, a seconda del volume - che per la saggistica, non essendo io una firma di punta né un frequentatore di salotti TV, non sono male). Ricavi assolutamente insufficienti non dico a viverci, ma spesso nemmeno a pagare le spese sostenute per preparare i libri.

Un editore esordiente di saggistica riceve in media da una casa editrice nazionale (sto parlando di GRANDI case editrici, non di medi/piccoli editori) un compenso che si determina in due modi: un fisso (poche migliaia di euro, diciamo dai duemila ai tremila - lordi ovviamente - indipendentemente dalle copie poi vendute), oppure un variabile calcolato in percentuale sul prezzo di copertina. Di solito gli esordienti prendono il 7% (sempre lordo), il che significa che su 10 euro di prezzo di copertina ricavi 70 centesimi lordi. Su questi devi pagare le imposte sui redditi, of course, e l'aliquota la lascio calcolare a te perché dipende dal tuo scaglione di reddito. Supponiamo che sia il 27%, e di quei 70 centesimi hai già da pagarne 18,9. Te ne restano dunque 51,1 per copia (sempre che il libro sia in vedita a 10 euro). Immagina di venderne 2.500 copie: il tuo ricavo finale (quando lo riceverai) sarà stato di 1.277,5 euro netti.

Il tutto, ovviamente, nel caso che il tuo libro sia stato apprezzato da un editor, pubblicato, venduto (e nemmeno poco!). E ti assicuro che è una trafila non semplice da riuscire a superare. Diciamo che io sono partito avvantaggiato

Questo vale per la saggistica. Per la narrativa le cose vanno anche peggio, molto peggio. Anche qui parlo per esperienza diretta perché mi ci sto cimentando (per ora senza successo).

Le case editrici sono inondate di manoscritti di esordienti (gli italiani sono tra i popoli che leggono di meno ma che scrivono di più). Nel 99% dei casi vanno direttamente nell' «archivio rotondo», il cestino, spesso senza nemmeno essere letti.

Chi viene letto da un editor? Chi è già introdotto. E come si viene introdotti? Attraverso altri editor.

Esistono studi di agenti letterari (cercare su Google per credere) che offrono - a pagamento - un servizio PRELIMINARE di lettura dei manoscritti. Se e solo se si riesce a passare questa prima barriera all'ingresso (e si tratta di una barriera alla quale si arrestano 9 manoscritti su 10, anche più) si può sperare/immaginare di essere portati all'esame dell'editor di una casa editrice con quale probabilità di successo.

I requisiti poi non finiscono qui. Occorrono, nell'ordine:

una conoscenza perfetta della grammatica e della sintassi (già chi scrive, come te, "stò" sarà irrimediabilmente cestinato);
una trama credibile, un plot che "regge";
capacità di accettare ed effettuare il lavoro di riscrittura in tempi rapidi di intere sezioni (quando non di tutta l'opera) secondo le indicazioni dell'editor (vale anche per i tagli: accettarli è spesso difficilissimo);
soprattutto la non comune capacità di creare un prodotto appetibile per il mercato, con un target di lettori identificabile (dunque è più semplice rivolgersi alla letteratura di genere - noir, giallo, erotico, storico, fantasy, ma anche bildungsroman - che non a quella "alta", alla Musil o alla Kundera per intenderci). Il primo esame è infatti quello di mercato: quante volte mi sono sentito rispondere che la mia proposta di un libro (che a me pareva una figata) non era stata accettata perché "l'editor non riesce a immaginarci un mercato".

Detto questo, si è ancora all'inizio. I libri si vendono o con il passaparola o con la pubblicità. La pubblicità costa, costa un sacco, e gli editori la riservano agli autori "sicuri". Dunque per gli esordienti è fondamentale il passaparola.

Internet da questo punto di vista è uno strumento formidabile. Se si vuole avere qualche possibilità, occorre gestire pressoché da soli blog, gruppi sui social network, catene di sant'Antonio, ogni forma possibile di veicolo per strategie di marketing non convenzionali, virali, guerrilla, o come cavolo preferite voi.

Certo, se qualcuno avesse la possibilità di ottenere (più o meno gratis) passaggi in radio o meglio ancora in tv moltiplicherebbe i contatti... ma non tutti ne hanno, anzi!

Dunque, se vuoi vivere del tuo lavoro... lascia la scrittura tra gli hobby e dedicati a una professsione retribuita. D'altronde lo hanno fatto anche i grandissimi: mica tutti campavano lautamente di diritti d'autore come Truman Capote!
Six hundred dudes. One porn queen. A world record for the ages. A must-have movie for every discerning collector of things erotic. Didn't one of us on purpose set out to make a snuff movie.

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Paperinik
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Re: [OT] Pubblicare un libro, vivere di scrittura

#210 Messaggio da Paperinik »

Io ho accantonato l'idea di scrivere. A scuola me la cavavo, poi con il passare del tempo ho capito che scrivere non serve a un cazzo, talvolta ho l'impressione che le mie idee siano delle puttanate e in qualsiasi posto capiti, anche quì dentro, capisco che gente più talentuosa di me ce ne è a iosa. Se devo fare una cosa che dorebbe portarmi piacere quando vedo che ci sono 300 milioni di persone che la stessa cosa la fanno meglio, tanto meglio disilludersi.
"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.

06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI

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