[O. T.] Intercettazioni, favorevoli o contrari?
Inviato: 13/06/2007, 10:38
In questi giorni si fa un gran parlare delle intercettazioni telefoncihe effettuate dalle forze dell'ordine e che coinvolgono esponenti della politica.
A tal proposito vi riporto un articolo di oggi della Repubblica:
ROMA - "L'uso delle intercettazioni è una follia tutta italiana". Giuliano Amato con una frase raccoglie il pensiero della maggior parte del mondo politico italiano. Maggioranza e opposizione sono eccezionalmente concordi, visto l'argomento, sulla necessità di dare uno stop alle intercettazioni e alla loro diffusione. O almeno è così fino a metà pomeriggio, quando Antonio Di Pietro rompe il coro bipartisan di maggioranza e opposizione e sposta il tiro: "Il problema non sono le intercettazioni ma la commistione tra politica e affari". Un attacco ai Ds che arriva dal cuore del governo e che fa ancora più rumore di fronte al silenzio di altri soggetti della maggioranza, Margherita in testa.
Poli compatti. Mentre a Milano prosegue le consultazione dei verbali con le intercettazioni telefoniche tra alcuni parlamentari e alcuni indagati coinvolti nelle inchieste sulle scalate Antonveneta, Bnl e Rcs, i due Poli si ritrovano - almeno fino a un certo punto della giornata - compatti dopo la pubblicazione dei primi verbali. Si evita di parlare dei contenuti. A Montecitorio Antonello Soro, coordinatore della Margherita, preferisce parlare d'altro. Tace il ministro Mussi. Si preferisce chiedere una svolta e l'approvazione, rapida, di nuove regole sulle intercettazioni.
Giuliano Amato è chiarissimo. "E' evidente - dice - che tutto questo mi lascia perplesso, ed uso una parola tenue. In passato ne ho usate di forti per esprimermi su questa follia tutta italiana". Il ministro dell'Interno parla in una pausa dei lavori del Consiglio Ue Giustizia e Interni. "La follia tutta italiana" - aggiunge - "è che qualunque cosa venga detta al telefono, se tocca incidentalmente un processo, esce. Quale che sia la sua rilevanza. E' chiaro che il sistema non funziona".
Per Amato "non è possibile che dalle sedi giudiziarie esca tutta questa roba".
La"groviera" di Mastella. Il Guardasigilli rincara la dose: "Quanto è avvenuto a Milano dopo il deposito delle intercettazioni dell'inchiesta Antonveneta dimostra che c'è una specie di "groviera" all'italiana. Mi pare incredibile - ha spiegato il ministro - che qualche Pico Della Mirandola visivo possa avere scritto enciclopedie così dettagliate ed averle fornite ai giornalisti. Questo vuole dire che c'è una procedura che probabilmente ha aperto buchi". Insomma, secondo il Guardasigilli dagli uffici giudiziari sono usciti copie di atti coperti da segreto ben prima che fosse fatto il deposito da parte del tribunale e del gip.
La richiesta di una relazione. Ipotizzando una "groviera", il ministro della Giustizia ha chiesto una relazione scritta agli uffici giudiziari di Milano "non certo in difesa della classe politica ma delle prerogative del cittadino come tale". A dir la verità l'emergenza "privacy" scatta sempre quando c'è di mezzo qualche politico. L'ultima emergenza, infatti, risale all'inchiesta di Potenza e alla pubblicazione delle foto del portavoce di Prodi Silvio Sircana.
La replica del tribunale di Milano. Dal tribunale di Milano si fanno sentire il presidente Livia Pomodoro e Giuseppe Grechi, presidente della Corte d'Appello. Insieme firmano una nota in cui spiegano di aver rispettato "il dettato dell'articolo 68 della Costituzione così come rivisto dalla legge Boato del 2003" per cui "legittimamente è stato consentito alle parti processuali di prendere visione delle trascrizioni depositate con le sole limitazioni ricavabili dalle suddette norme".
Il ddl sulle intercettazioni. Legge sulle intercettazioni subito, quindi. Sembra questo il tema all'ordine del giorno tra Camera e Senato. Soprattutto a palazzo Madama dove la conferenza dei capigruppo chiede che il ddl venga messo subito all'ordine del giorno della Commissione Giustizia. Il Guardasigilli lo stoppa: "Prima di tutto - dice - l'ordinamento giudiziario". Il 31 luglio scade la sospensiva sulla riforma Castelli e dal primo agosto, in assenza di altro testo, entra in vigore quella riforma. I magistrati, come Mastella sa bene, sono sul piede di guerra e minacciano sciopero. Il presidente Giorgio Napolitano ha rinnovato oggi, via lettera, l'appello a Marini e Bertinotti perchè diano la precedenza alla riforma della giustizia.
Detto questo l'approvazione del ddl sulle intercettazioni non sembra una missione impossibile. Il 17 aprile il testo è passato alla Camera con un voto bipartisan. Nonostante l'annunciata opposizione di Di Pietro, l'approvazione da parte del Senato potrebbe essere raggiunta con un giorno o poco più di lavoro.
La "commistione affari e politica". L'attacco di Di Pietro arriva poco dopo le sei del pomeriggio. "Oggi - dice il ministro delle Infrastrutture - non c'è nulla di penalmente rilevante. C'è semmai un problema etico-morale. Scopriamo l'acqua calda, e cioè la comunanza di interessi tra una parte politica e le coop. La questione va risolta a monte: chi fa politica non puó farlo in nome di una lobby, altrimenti dovrebbero scattare la remissione del mandato, la decadenza, l'incompatibilità ". Il conflitto di interessi, dunque. "La colpa non è di chi denuncia ma di chi, vivendo in un conflitto di interesse, non si capisce se fa politica per tutti o solo per una parte. Con "mani pulite" la politica veniva sovvenzionata in modo illecito. Ora invece si denuncia tutto regolarmente, in modo che tutto venga sbiancato".
La vede in modo un po' diverso il presidente della Camera Fausto Bertinotti. "Non s'è aperta, perchè non c'è, una nuova questione morale. Piuttosto c'è un problema in termini nuovi, ci sono distorsioni nel sistema''.
La Cdl spinge per la nuova legge. Forza Italia, dice il capogruppo in Senato Renato Schifanim, "è pronta a fare la sua parte per approvare rapidamente il ddl sulle intercettazioni". Meglio sarebbe stato, peró, farlo "lontano da ogni ipotesi di sospetto". Per il leader di An Gianfranco Fini questa ennesima puntata sulle intercettazioni "puó essere una ulteriore spia dell'antipolitica che cresce". Per l'ex ministro degli Esteri queste intercettazioni sono la prova che "certi poteri forti" che hanno sempre sostenuto la sinistra ora hanno deciso di abbandonarla. Non solo: "E' in atto anche un tentativo di delegittimare tutto il mondo politico".
La replica di Fassino e di La Torre - "E' chiaro che qui si punta a colpire l'onorabilità del partito e di qualcuno di noi" dice il segretario dei ds Piero Fassino ai microfoni di Sky Tg24. Anche per lui, chiaramente, non c'è una questione morale: "Non ci sono tangenti, non ci sono soldi, non ci sono conti all'estero, non ci sono ingerenze, non ci sono patti occulti, non c'è nulla. C'è una conversazione telefonica nella quale ci si informa su aspetti di un'operazione bancaria".
Il diessino Nicola Latorre, anche lui tra i protagonisti del colloqui pubblicati, si difende: "Non c'è nulla di penalmente rilevante. Questa gogna mediatica mi dispiace e mi amareggia. Conosco Consorte da tempo, ma non c'è nessun collateralismo".
(12 giugno 2007)
Voi che ne pensate?
A tal proposito vi riporto un articolo di oggi della Repubblica:
ROMA - "L'uso delle intercettazioni è una follia tutta italiana". Giuliano Amato con una frase raccoglie il pensiero della maggior parte del mondo politico italiano. Maggioranza e opposizione sono eccezionalmente concordi, visto l'argomento, sulla necessità di dare uno stop alle intercettazioni e alla loro diffusione. O almeno è così fino a metà pomeriggio, quando Antonio Di Pietro rompe il coro bipartisan di maggioranza e opposizione e sposta il tiro: "Il problema non sono le intercettazioni ma la commistione tra politica e affari". Un attacco ai Ds che arriva dal cuore del governo e che fa ancora più rumore di fronte al silenzio di altri soggetti della maggioranza, Margherita in testa.
Poli compatti. Mentre a Milano prosegue le consultazione dei verbali con le intercettazioni telefoniche tra alcuni parlamentari e alcuni indagati coinvolti nelle inchieste sulle scalate Antonveneta, Bnl e Rcs, i due Poli si ritrovano - almeno fino a un certo punto della giornata - compatti dopo la pubblicazione dei primi verbali. Si evita di parlare dei contenuti. A Montecitorio Antonello Soro, coordinatore della Margherita, preferisce parlare d'altro. Tace il ministro Mussi. Si preferisce chiedere una svolta e l'approvazione, rapida, di nuove regole sulle intercettazioni.
Giuliano Amato è chiarissimo. "E' evidente - dice - che tutto questo mi lascia perplesso, ed uso una parola tenue. In passato ne ho usate di forti per esprimermi su questa follia tutta italiana". Il ministro dell'Interno parla in una pausa dei lavori del Consiglio Ue Giustizia e Interni. "La follia tutta italiana" - aggiunge - "è che qualunque cosa venga detta al telefono, se tocca incidentalmente un processo, esce. Quale che sia la sua rilevanza. E' chiaro che il sistema non funziona".
Per Amato "non è possibile che dalle sedi giudiziarie esca tutta questa roba".
La"groviera" di Mastella. Il Guardasigilli rincara la dose: "Quanto è avvenuto a Milano dopo il deposito delle intercettazioni dell'inchiesta Antonveneta dimostra che c'è una specie di "groviera" all'italiana. Mi pare incredibile - ha spiegato il ministro - che qualche Pico Della Mirandola visivo possa avere scritto enciclopedie così dettagliate ed averle fornite ai giornalisti. Questo vuole dire che c'è una procedura che probabilmente ha aperto buchi". Insomma, secondo il Guardasigilli dagli uffici giudiziari sono usciti copie di atti coperti da segreto ben prima che fosse fatto il deposito da parte del tribunale e del gip.
La richiesta di una relazione. Ipotizzando una "groviera", il ministro della Giustizia ha chiesto una relazione scritta agli uffici giudiziari di Milano "non certo in difesa della classe politica ma delle prerogative del cittadino come tale". A dir la verità l'emergenza "privacy" scatta sempre quando c'è di mezzo qualche politico. L'ultima emergenza, infatti, risale all'inchiesta di Potenza e alla pubblicazione delle foto del portavoce di Prodi Silvio Sircana.
La replica del tribunale di Milano. Dal tribunale di Milano si fanno sentire il presidente Livia Pomodoro e Giuseppe Grechi, presidente della Corte d'Appello. Insieme firmano una nota in cui spiegano di aver rispettato "il dettato dell'articolo 68 della Costituzione così come rivisto dalla legge Boato del 2003" per cui "legittimamente è stato consentito alle parti processuali di prendere visione delle trascrizioni depositate con le sole limitazioni ricavabili dalle suddette norme".
Il ddl sulle intercettazioni. Legge sulle intercettazioni subito, quindi. Sembra questo il tema all'ordine del giorno tra Camera e Senato. Soprattutto a palazzo Madama dove la conferenza dei capigruppo chiede che il ddl venga messo subito all'ordine del giorno della Commissione Giustizia. Il Guardasigilli lo stoppa: "Prima di tutto - dice - l'ordinamento giudiziario". Il 31 luglio scade la sospensiva sulla riforma Castelli e dal primo agosto, in assenza di altro testo, entra in vigore quella riforma. I magistrati, come Mastella sa bene, sono sul piede di guerra e minacciano sciopero. Il presidente Giorgio Napolitano ha rinnovato oggi, via lettera, l'appello a Marini e Bertinotti perchè diano la precedenza alla riforma della giustizia.
Detto questo l'approvazione del ddl sulle intercettazioni non sembra una missione impossibile. Il 17 aprile il testo è passato alla Camera con un voto bipartisan. Nonostante l'annunciata opposizione di Di Pietro, l'approvazione da parte del Senato potrebbe essere raggiunta con un giorno o poco più di lavoro.
La "commistione affari e politica". L'attacco di Di Pietro arriva poco dopo le sei del pomeriggio. "Oggi - dice il ministro delle Infrastrutture - non c'è nulla di penalmente rilevante. C'è semmai un problema etico-morale. Scopriamo l'acqua calda, e cioè la comunanza di interessi tra una parte politica e le coop. La questione va risolta a monte: chi fa politica non puó farlo in nome di una lobby, altrimenti dovrebbero scattare la remissione del mandato, la decadenza, l'incompatibilità ". Il conflitto di interessi, dunque. "La colpa non è di chi denuncia ma di chi, vivendo in un conflitto di interesse, non si capisce se fa politica per tutti o solo per una parte. Con "mani pulite" la politica veniva sovvenzionata in modo illecito. Ora invece si denuncia tutto regolarmente, in modo che tutto venga sbiancato".
La vede in modo un po' diverso il presidente della Camera Fausto Bertinotti. "Non s'è aperta, perchè non c'è, una nuova questione morale. Piuttosto c'è un problema in termini nuovi, ci sono distorsioni nel sistema''.
La Cdl spinge per la nuova legge. Forza Italia, dice il capogruppo in Senato Renato Schifanim, "è pronta a fare la sua parte per approvare rapidamente il ddl sulle intercettazioni". Meglio sarebbe stato, peró, farlo "lontano da ogni ipotesi di sospetto". Per il leader di An Gianfranco Fini questa ennesima puntata sulle intercettazioni "puó essere una ulteriore spia dell'antipolitica che cresce". Per l'ex ministro degli Esteri queste intercettazioni sono la prova che "certi poteri forti" che hanno sempre sostenuto la sinistra ora hanno deciso di abbandonarla. Non solo: "E' in atto anche un tentativo di delegittimare tutto il mondo politico".
La replica di Fassino e di La Torre - "E' chiaro che qui si punta a colpire l'onorabilità del partito e di qualcuno di noi" dice il segretario dei ds Piero Fassino ai microfoni di Sky Tg24. Anche per lui, chiaramente, non c'è una questione morale: "Non ci sono tangenti, non ci sono soldi, non ci sono conti all'estero, non ci sono ingerenze, non ci sono patti occulti, non c'è nulla. C'è una conversazione telefonica nella quale ci si informa su aspetti di un'operazione bancaria".
Il diessino Nicola Latorre, anche lui tra i protagonisti del colloqui pubblicati, si difende: "Non c'è nulla di penalmente rilevante. Questa gogna mediatica mi dispiace e mi amareggia. Conosco Consorte da tempo, ma non c'è nessun collateralismo".
(12 giugno 2007)
Voi che ne pensate?