SADOMASO IN CENTRO ESTETICO NEL CUORE DI TORINO
Inviato: 10/01/2007, 21:45
TORINO - C'era chi si faceva legare alla Croce di Sant'Andrea e frustare con il "gatto a nove code" o chi preferiva essere bloccato alla "gogna" e insultato. Qualcuno voleva addirittura essere insultato e picchiato da una finta infermiera in rigoroso camice bianco. Sono solo alcune delle attività che venivano fatte all' interno del centro estetico "Carpe Diem", scoperto e sequestrato dai carabinieri della Compagnia San Carlo in via Lagrange, nel cuore di Torino.
Più che un privè per appassionati del genere Bdsm (è l' acronimo di Bondage, dominazione, sadismo e masochismo), per il pm Stefano Castellani era invece una casa d' appuntamenti in cui la titolare, Manuela L., 25 anni, indagata a piede libero, faceva prostituire due amiche con tariffe variabili tra i 100 e i 250 euro a seconda delle prestazioni richieste.
L'appartamento era suddiviso in 'stanze tematiche': 'medical', dove i clienti si facevano sottoporre a ogni tipo di terapia da dottoresse improvvisate; 'medievale' con un vasto assortimento di fruste, catene, borchie, lacci, una gogna in pieno stile tortura e una croce a muro; e 'normal' con un ambiente tradizionale. Secondo i carabinieri, il giro d' affari sarebbe stato di circa 10 mila euro al mese, con clienti che andavano dall' insegnante di scuola superiore al libero professionista, dall' impiegato di banca allo scultore. Il "reclutamento" avveniva telefonicamente attraverso inserzioni su un giornale di annunci gratuiti o attraverso un intrigante sito internet. Per l' accusa, Manuela L. riceveva fino a 200 telefonate al giorno.
"La mia era un terapia - ha sostenuto la giovane titolare, una brunetta appariscente - non una forma di prostituzione. Ho solo aiutato le persone a risolvere i loro problemi, nel mio studio non ci sono mai stati rapporti sessuali e non ho mai fatto del male a nessuno. Chi me lo chiedeva lo cacciavo via. Telefonate? Non più di 30 al giorno".
La giovane torinese abita con i genitori in un quartiere popolare ed è difesa dall' avvocato Gianfranco Ferreri, che ha definito il suo centro "un parco giochi per adulti". "Non ho mai chiesto soldi per pratiche sessuali - si è difesa - ma solo rimborsi dai clienti per l' acquisto delle attrezzature e la gestione del centro come un circolo privato. Guadagnavo come una impiegata. Non ho un conto in banca e, per affittare l' alloggio dove ho aperto il centro, mio padre ha dovuto fare da garante per me".
I clienti di Manuela L. arrivavano da Liguria, Toscana, Lombardia, oltre che ovviamente da Torino. "C'erano professionisti abituati a comandare tutto il giorno che volevano provare la sensazione opposta - ha spiegato Manuela - oppure chi voleva tornare ad essere bambino e ricordare i tempi in cui la mamma lo sgridava con il battipanni. Per loro era una valvola di sfogo e le pratiche sado-masochistiche non erano mai finalizzate a rapporti sessuali. C' era anche un operaio della Fiat che in cambio delle frustate mi puliva gratuitamente il centro quando finiva il suo orario di lavoro in fabbrica".
L' inchiesta è nata dalle segnalazioni fatte da alcuni abitanti dello stabile di via Lagrange. Il blitz dei carabinieri è scattato il 27 dicembre e, all' interno dei locali, sono state trovate due "massaggiatrici" impegnate con altrettanti clienti. Nell' ambito del blitz sono stati sequestrati anche alcuni filmini in cui si vedono clienti a cui piaceva essere sporcati con escrementi e varie agende su cui la titolare teneva i conti. "Se fosse legalizzato il sadomasochismo - ha detto Manuela - non avrei problemi a pagare le tasse".
Più che un privè per appassionati del genere Bdsm (è l' acronimo di Bondage, dominazione, sadismo e masochismo), per il pm Stefano Castellani era invece una casa d' appuntamenti in cui la titolare, Manuela L., 25 anni, indagata a piede libero, faceva prostituire due amiche con tariffe variabili tra i 100 e i 250 euro a seconda delle prestazioni richieste.
L'appartamento era suddiviso in 'stanze tematiche': 'medical', dove i clienti si facevano sottoporre a ogni tipo di terapia da dottoresse improvvisate; 'medievale' con un vasto assortimento di fruste, catene, borchie, lacci, una gogna in pieno stile tortura e una croce a muro; e 'normal' con un ambiente tradizionale. Secondo i carabinieri, il giro d' affari sarebbe stato di circa 10 mila euro al mese, con clienti che andavano dall' insegnante di scuola superiore al libero professionista, dall' impiegato di banca allo scultore. Il "reclutamento" avveniva telefonicamente attraverso inserzioni su un giornale di annunci gratuiti o attraverso un intrigante sito internet. Per l' accusa, Manuela L. riceveva fino a 200 telefonate al giorno.
"La mia era un terapia - ha sostenuto la giovane titolare, una brunetta appariscente - non una forma di prostituzione. Ho solo aiutato le persone a risolvere i loro problemi, nel mio studio non ci sono mai stati rapporti sessuali e non ho mai fatto del male a nessuno. Chi me lo chiedeva lo cacciavo via. Telefonate? Non più di 30 al giorno".
La giovane torinese abita con i genitori in un quartiere popolare ed è difesa dall' avvocato Gianfranco Ferreri, che ha definito il suo centro "un parco giochi per adulti". "Non ho mai chiesto soldi per pratiche sessuali - si è difesa - ma solo rimborsi dai clienti per l' acquisto delle attrezzature e la gestione del centro come un circolo privato. Guadagnavo come una impiegata. Non ho un conto in banca e, per affittare l' alloggio dove ho aperto il centro, mio padre ha dovuto fare da garante per me".
I clienti di Manuela L. arrivavano da Liguria, Toscana, Lombardia, oltre che ovviamente da Torino. "C'erano professionisti abituati a comandare tutto il giorno che volevano provare la sensazione opposta - ha spiegato Manuela - oppure chi voleva tornare ad essere bambino e ricordare i tempi in cui la mamma lo sgridava con il battipanni. Per loro era una valvola di sfogo e le pratiche sado-masochistiche non erano mai finalizzate a rapporti sessuali. C' era anche un operaio della Fiat che in cambio delle frustate mi puliva gratuitamente il centro quando finiva il suo orario di lavoro in fabbrica".
L' inchiesta è nata dalle segnalazioni fatte da alcuni abitanti dello stabile di via Lagrange. Il blitz dei carabinieri è scattato il 27 dicembre e, all' interno dei locali, sono state trovate due "massaggiatrici" impegnate con altrettanti clienti. Nell' ambito del blitz sono stati sequestrati anche alcuni filmini in cui si vedono clienti a cui piaceva essere sporcati con escrementi e varie agende su cui la titolare teneva i conti. "Se fosse legalizzato il sadomasochismo - ha detto Manuela - non avrei problemi a pagare le tasse".