Via aspettavate romanzo arturiano?
Frankowski non fa nulla di tutto ció: quando analizza i connotati sociali della Polonia del tredicesimo secolo (e lo fa ben di rado, impegnato com'è su ben altri fronti), le sue conclusioni sono paradossali, allucinanti; in una parola, più realiste del re. Frankowski suppone che il suo protagonista, da bravo polacco del ventesimo secolo, sia ideologicamente un comunista... Eppure, alla prova dei fatti, costui si muove sguazzando tra privilegi nobiliari, partite di caccia, servitù e ius primae noctis come un maiale nel fango. Il messaggio sottinteso (ma neanche tanto) da Frankowski è che in fondo il feudalesimo non era malaccio, come sistema politico: l'importante era essere un nobile. Altro che libertà di parola, votazioni, democrazia: come ripete Stargard, la cosa migliore è comandare, e aspettarsi di essere obbedito!
Analogo discorso per i rapporti col sesso debole. In questo campo la visione di Frankowski si dimostra al livello (o più arretrata) di quella di un cavernicolo. Nel suo medioevo idealizzato, egli dipinge le fanciulle polacche (rigorosamente d'età compresa tra i tredici e i diciotto anni; nella saga non vi sono donne anziane... Che vengano soppresse alla maggiore età ?) come graziosi animali domestici, docili e obbedienti, disposte a tutto pur di farsi scopare dall'aitante cavaliere di turno; egli le descrive invariabilmente come ochette felici di andare in giro nude e di farsi rinchiudere negli harem dei nobili, come esseri semplici con nulla in testa oltre ai quattro ferrei sillogismi: "Se è un contadino, schifalo", "Se è un cavaliere, dagliela", "Se è un nobile, portagli anche tua sorella", "Se vedi cavalieri che combattono, cadi in preda a eccitazione sessuale".
Frankowski si delizia della delicata ambiguità di questi concetti con profusione, finchè anche il lettore più sciovinista e smaliziato non puó fare a meno di accigliarsi. Il culmine viene raggiunto quando si scopre che, grazie all'ingegneria genetica, è possibile creare una razza di schiave perfette, dal corpo statuario e dall'intelligenza appena sufficiente ad aprire le gambe: le concubine ideali, che rendono obsolete le petulanti donne normali. Con queste femmine geneticamente perfette, infatti, è eliminata la fastidiosa incombenza di doverci parlare, prima e/o dopo averle scopate!
E che dire del rispetto per la Natura? Frankowski ha la sensibilità ambientalista di un bulldozer: per lui la cosa migliore che si possa fare con una foresta è spianarla per far posto alle fabbriche e alle ferrovie, il modo migliore di trattare gli animali selvatici è sterminarli con battute di caccia organizzate militarmente.
Soprattutto, la vendetta di Frankowski si abbatte sui tedeschi. L'odio che lo scrittore polacco prova nei confronti del popolo e della cultura germanica è impressionante, e nel corso della saga di Stargard viene ribadito in ogni occasione possibile, anche con pretesti francamente risibili. C'è da dire che, in questo caso, il risentimento di Frankowski è comprensibile, visto ció che i tedeschi hanno fatto alla Polonia durante il secondo conflitto mondiale...
La vendetta dello scrittore polacco si abbatte contro gli antenati degli odiatissimi prussiani, i Cavalieri Teutonici, detti anche Cavalieri della Croce. Quest'antichissima casta di monaci-guerrieri (immortalati in campo cinematografico dal celeberrimo film Alexander Nevskij) viene dipinta come composta di omoni rozzi, selvaggi, sanguinari e puzzolenti (in contrasto con la pulizia del tipico polacco medioevale, che notoriamente nel tredicesimo secolo si lavava tutti i giorni, possibilmente mentre una servetta nuda di tredici anni gli insaponava la schiena). Orrore degli orrori, viene rivelato come i Teutonici usino vendere ragazzini come schiavi ai sodomiti turchi (i quali turchi, si suppone, sono sodomiti per necessità , visto che tutte le servette di tredici anni li schifano per correre a farsi scopare dai cavalieri polacchi). Come ultima perla, affinchè non sorgano dubbi sul vero destinatario dell'odio di Frankowski, il cavaliere teutonico con cui Stargard si batte personalmente si chiama Sir Adolf (ricorda qualcuno?)
Contro i teutonici, dicevamo, il contrappasso ideato da Frankowski, quanto a crudezza e truculenza, è degno del miglior Dante Alighieri. Nell'ultimo libro della saga gli odiatissimi Cavalieri della Croce vengono sterminati, dal primo all'ultimo, bombardando con getti di gas asfissiante la città ove sono rifugiati (ricorda ancora qualcosa?). Una scena gelida e terribile; ci si aspetta quasi che Frankowski/Stargard commenti soddisfatto, di fronte al massacro: "Adesso fatevi una bella doccia, tedeschi bastardi! Har har har!".
E' a questo punto che nel lettore sorge il sospetto... E se l'intera saga non fosse altro che uno sfogo terapeutico per le frustrazioni di Frankowski? Se il suo scopo si concretizzasse nel vendicare le frustrazioni patriottiche, l'insofferenza verso le battute sui polacchi, le insoddisfazioni sessuali dello scrittore? "Vendete le vostre nevrosi!" diceva Stephen King... E se fosse proprio questo il senso ultimo dell'operazione di Frankowski?
Ma non terminano qui, per il lettore, i motivi per sentirsi a disagio di fronte alla saga di Conrad Stargard. I "deus ex machina" escogitati da Frankowski, infatti, sono talmente inverosimili da risultare offensivi all'intelligenza di chiunque, persino a quella di un villico del tredicesimo secolo. Per cinque interi romanzi tutto riesce facile al protagonista: egli non ha problemi con la lingua (notoriamente, dal tredicesimo al ventesimo secolo gli idiomi europei non sono cambiati affatto!); maneggia con disinvoltura la spada e cavalca alla grande (pensate che fortuna, aveva seguito un corso di scherma all'università , e l'equitazione era il suo sport preferito!); ha conoscenze scientifiche impressionanti, dalla metallurgia all'agraria, dalla chimica alla cartografia, dalla zootecnia all'architettura (perchè stupirsi? Gli ingegneri sanno tutto, no?); viene sbalzato nel passato insieme con una buona scorta di sementi introvabili nel medioevo e che gli saranno utilissimi (guarda caso, li aveva appena comprati!).
Insomma, questo sir Conrad è più fortunato di Forrest Gump. Mai qualcosa di storto, mai un imprevisto, mai una donna che gli si rifiuti, mai un nemico che sia meno sfigato del coyote dei cartoni Warner Bros. E quando infine si scopre che l'inventore della macchina del tempo cui si deve la biforcazione temporale è il cugino di Stargard (non poteva essere che un polacco, no?) la sensazione di essere presi per il sedere diviene invincibile.
In conclusione, la saga di Frankowski si configura come il corrispettivo letterario di Sgarbi Quotidiani. Se il vostro scopo è farvi provocare, di assistere a dissertazioni pretestuose e scioviniste, di godere nelle vendette anche postume e negli attacchi gratuiti e volgari ai nemici, leggete pure con fiducia i cinque volumi di Conrad Stargard; se invece ció che cercate è un buon romanzo ucronico, con una trama seria, un intreccio solido e credibile... be', cambiate libro: perderete qualche servetta nuda di tredici anni ma, credetemi, guadagnerete in tutto il resto.
