[OT] Signore e signori: la guerra.

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Drogato_ di_porno
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1696 Messaggio da Drogato_ di_porno »

A Tripoli c'è la Central Bank of Libya dove confluiscono i proventi del petrolio

quella Haftar non la bombarda di sicuro

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dostum
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1697 Messaggio da dostum »

Drogato_ di_porno ha scritto:A Tripoli c'è la Central Bank of Libya dove confluiscono i proventi del petrolio

quella Haftar non la bombarda di sicuro

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https://cbl.gov.ly/en/
Sarraj pupazzo nelle mani di Erdogan è inviso anche agli islamisti locali però Haftar non è certo Rommel
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1698 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Serraj flirta coi Fratelli Musulmani per questo i Sauditi e Al Sisi lo vogliono morto
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1699 Messaggio da Barabino »

vi volevo raccomandare un programma tv, che trovate su FOCUS tv (35 DTT ), discovery science (SKY 405) o su youtube



un navy seals merigano caucasian di circa 30-35 anni :gomma: ci parla di tutte queste armi avanzate e pero' da battlefield (NON cose 100% a distanza come missili grossi lanciati/pilotati esclusivamente nella "stanza dei bottoni" :no: )
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1700 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Eni fottuta?
Due giorni di guerra in Libia hanno fatto impennare le quotazioni del petrolio. Il trend al rialzo accentua la tendenza positiva del 2019 (dai 53 dollari al barile del Brent di dicembre 2018 siamo a 71 dollari ad aprile) e non può che andare a vantaggio di Stati per esempio come l'Arabia Saudita, che vivono di esportazioni dell'oro nero e che più, assieme all'Iran e alla stessa Libia, avevano sofferto del crollo del prezzo a causa dell'alto surplus. Non è un caso se proprio l'erede al trono di Riad Mohammad Bin Salman, subito dopo aver ricevuto a fine marzo il generale libico suo alleato Khalifa Haftar e mentre lo stesso Haftar avanzava poi verso Tripoli, lanciava sul mercato le prime obbligazioni di Aramco, la compagnia nazionale del petrolio saudita, cioè la più grande al mondo. I bond immessi dal 6 aprile, per un valore di circa 12 miliardi di dollari, sono lo step preliminare per la quotazione di Aramco in Borsa: se ne parlava da qualche anno, ma MbS (come è chiamato a Riad) aveva dovuto ritardare, vuoi per il prezzo troppo basso del petrolio, vuoi per problemi di trasparenza. Con la Libia bloccata – come con l'embargo del petrolio all'Iran –, i tempi potrebbero essere maturi. Il costo di petrolio e gas più difficilmente estraibili nel Nord Africa aumenterà, Aramco farà più utili nel Golfo, guadagnerà valore e sul 5% del suo capitale potrà essere lanciata l'«ipo del secolo» a Wall Street che i grandi investitori attendono. Mentre in Libia sono ancora gli italiani gli stranieri con più interessi, e principalmente negli idrocarburi: circa il 20% della produzione di Eni è nell'ex colonia che si credeva uno scatolone di sabbia, e circa il 70% degli interessi economici e sul gas e il petrolio libico dell'Italia si concentrano tra la Tripolitania e il Fezzan, cioè tra la capitale e il Sud-Ovest della Libia dove Haftar ha in corso l'offensiva. Dal complesso di raffineria Mellitah Oil & Gas tra Tripoli e Sabratha, cogestito da Eni assieme alla Compagnia del petrolio libica (Noc), partono i 500 km di Greenstream attraverso il Mediterraneo che portano il gas alle famiglie italiane e anche ad alcuni Paesi europeo che lo riacquistano. Ufficialmente per Eni la «situazione nei campi petroliferi è sotto controllo». Ma un nuovo calo della produzione, o quantomeno rincari del gas e del greggio per i maggiori costi di estrazione e degli impianti, sono da mettere in conto per l'Italia, per quanto in queste occasioni si concentrino e si accrescano le attività nei campi offshore. Tutto il personale italiano a terra della compagnia, da anni estremamente limitato a causa del deteriorarsi della sicurezza, è stato evacuato in via precauzionale dalla Libia. Con il livello di instabilità raggiunto è molto complicato tenere la produzione sopra i 300 mila barili al giorno: già prima dell'offensiva su Tripoli, tra il 2018 e il 2019 l'Eni era scesa ai circa 270/280 mila barili, dal picco del 384 mila nel 2017. E potrebbe ancora scendere, anche a causa del personale ridotto: quanto sia centrale lo stabilimento di Mellitah per far arrivare il gas in Europa lo dimostra il rapimento, nel 2015, di quattro operai italiani durante una trasferta. Almeno due di loro (non di Eni, ma della società appaltatrice Bonatti) erano diretti lì per far fronte a un'emergenza e non interrompere le forniture. Come anticipato qualche mese fa da Lettera43.it, tutti i giacimenti onshore di Eni in Libia sono stati attraversati dalle campagne del generale Haftar, spinte in Europa soprattutto dalle mire dei francesi: prima in Cirenaica, dove la storica e prima concessione del grande campo petrolifero di Abu Attifel ha subito uno stop nelle attività, negli anni dei combattimenti tra Haftar e gli islamisti nell'Est, ed è poi ripresa; dopo nel Fezzan, il Sud-Ovest della Libia dove Eni ha il campo di Al Wafa, per l'estrazione di petrolio, al confine con l'Algeria, e non lontano il giacimento di gas di El Feel. Proprio El Feel, dopo al Sharara, è stato conquistato ufficialmente da Haftar prima di sferrare l'offensiva su Tripoli: senza grosse ripercussioni per l'Eni, a riprova che l'Italia, pur nell'alleanza con il governo di Tripoli di Fayez al Sarraj nell'area di Mellitah, per ragioni strategiche ha mantenuto sempre aperti dei canali con Haftar e i distretti da lui controllati, già per le attività nell'Est di Abu Attifel e le raffinerie costiere. D'altra parte al Feel è cogestito con la Noc che veicola anche gli idrocarburi delle aree di Haftar.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1701 Messaggio da dostum »

INVASION USA (effettivamente l'intelligence è scarsa)


La Russia e la Cina sostengono il Venezuela e dispiegano lì le loro forze, osserva il senatore americano Rick Scott. Secondo lui, riporta il Washington Examiner, sono una minaccia non solo per gli interessi strategici americani ma per l’America stessa, dice il senatore, Washington deve essere pronta all'uso di strumenti di guerra e all'intervento in Venezuela, su richiesta del parlamento venezuelano.


Nicolas Maduro dà la possibilità a russi e cinesi di attaccare gli Stati Uniti, ha detto il senatore repubblicano americano Rick Scott.

"Avremo problemi, che vogliamo ammetterlo o no", ha detto. “Non appena avranno una base in Venezuela, alla fine potranno entrare via terra. Il nostro confine meridionale è molto permeabile, come sappiamo. Con i mezzi militari giusti, possono colpire la Florida o qualsiasi altra area".

Scott insiste sul fatto che gli Stati Uniti hanno il potere di fornire assistenza umanitaria in Venezuela, nonostante le obiezioni di Maduro. Ha anche proposto di compiere un pieno intervento, per rovesciare il governo, sostenendo che il Venezuela si è trasformato in “un importante teatro di confronto delle grandi potenze” cioè USA, Russia e Cuba.

"I cubani, i russi e i cinesi vedono opportunità economiche in Venezuela, ma, soprattutto, vedono la possibilità di spaventare gli Stati Uniti, diventare una scheggia per noi”.

In Venezuela ci sono sistemi di difesa aerea russi, per cui qualsiasi operazione militare degli Stati Uniti diventa rischiosa. E inoltre, negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno prestato meno attenzione a questa regione, e hanno poca intelligence.
Nella squadra di Trump cercano di capire la complessità della situazione e notano che non è facile far andare via Maduro con mezzi economici e diplomatici. “Se la Cina e la Russia insieme a Cuba avranno il predominio in Venezuela, credo che gli interessi strategici americani soffriranno”, ha detto il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. Egli ha osservato che gli Stati Uniti sono interessati a un trasferimento pacifico del potere all’opposizione. Ma allo stesso tempo, ha chiesto di non dimenticare i cittadini americani che si trovano nel territorio del Venezuela.

Rick Scott ritiene che la crisi rischia di creare un conflitto come la Siria. E quindi, insieme alle sanzioni, consiglia a Trump di preparare l'intero di alcuni strumenti, incluso l'uso della forza militare, scrive The Washington Examiner.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1702 Messaggio da dostum »

VARIANTE DI DUQU 2.0 : L’AZIONE IN VENEZUELA

Secondo le comunità di specialisti in materia di cibersicurezza il virus Duqu 2.0 è stato identificato come il probabile responsabile dei blackout dei giorni scorsi in Venezuela, grazie alla collaborazione degli specialisti russi arrivati recentemente nel paese. Tuttavia non si tratta di una notizia ufficiale.

Duqu 2.0 è un derivato del virus Stuxnet. Nel 2015 Kaspersky Lab, la società russa internazionale specializzata nella sicurezza informatica, con sede a Mosca, scoprì delle attività inusuali nelle reti dell’impresa, tipiche di un attacco cibernetico di massa. Era il virus Duqu 2.0.

Se partiamo dal fatto che Duqu 2.0 è una variante migliorata di Stuxnet, è molto facile supporre che il modo per propagarlo nei nostri sistemi di controllo della generazione, trasmissione e distribuzione del carico sia la sua innovazione.

Questo tipo di virus si dissemina tramite qualsiasi periferica collegata ad una rete informatica, comprese le chiavette USB, computer, PLC, stampanti, ecc. Basta un infiltrato per consentire di penetrare, ad esempio, nel cervello elettronico dei sistemi che controllano, coordinano e sincronizzano le turbine del complesso idroelettrico di Guri.

Il giornalista scomparso Ricardo Durán lo diceva già nel 2011, quando tramite una serie di inchieste giornalistiche mise in evidenza una concomitanza di situazioni che dovevano generare allarme: ex lavoratori della PDVSA (società petrolifera statale venezuelana), traditori, arrivarono a costituire parte della CORPOELEC (società governativa venezuelana incaricata del settore elettrico), con i sistemi di controllo, supervisione e sicurezza nel nostro sistema elettrico di produzione occidentale, progettati e realizzati da imprese statunitensi o canadesi.

Tenendo conto di queste scoperte, per i nostri nemici non deve esser stato difficile scandagliare i nostri sistemi elettronici, comprendendo rapidamente dove e come colpirci.

I numerosi attacchi al nostro sistema elettrico nazionale (SEN) mostrano che hanno mantenuto la stessa filosofia nel progetto di diverse varianti del virus: non cercano di distruggere in un solo colpo l’impianto industriale, ma lo fanno appositamente per fasi, per creare maggiori danni e confusione, evitando in questo modo che gli specialisti abbiano tempo di focalizzarsi sulle cause del problema. Un sistema infettato può trovarsi a funzionare in modo perfetto, guastarsi e poi ritornare alla “normalità” con le relative conseguenze. Mentre nel frattempo gli SCADA mostrano sui terminali dati sui parametri totalmente diversi dalla realtà.

Per ora non ci sono dettagli del meccanismo di attacco al nostro sistema elettrico nazionale, però la fase di generazione è la più critica e probabilmente la più colpita. Il controllo di una turbina porta con sé un insieme di sistemi e di variabili critiche: sistemi di lubrificazione, il controllo dei numero di giri per minuto, la temperatura, le vibrazioni, la pressione, la potenza generata.

Deve esser stato drammatico per i nostri operatori del Servizio Elettrico Nazionale visualizzare sui loro computer una situazione molto diversa da quella che era nella realtà. Peggio ancora, è probabile que Duqu 2.0 abbia la stessa caratteristica di Stuxnet per ciò che riguarda lo spegnimento delle macchine dalla sala di controllo: il virus lo rende impossibile.

L’attacco contro il nostro Sistema Elettrico Nazionale è stato senza dubbio una delle tappe Più importanti di un piano di spodestamento del governo del Venezuela. Di fronte al fallimento delle precedenti strategia come la criminale guerra economica, la minaccia di invasione, gli intenti di violare le nostre frontiere, disordini nelle strade e il saccheggio finanziario internazionale, hanno attivato la ciberguerra.

A differenza dell’Iran, l’attacco al Venezuela ha avuto ripercussioni molto più importanti. E’ stata colpita la popolazione di tutto il paese, negandole il diritto ad un servizio elettrico costante ed affidabile. Se in Iran ci fu il primo atto di ciberguerra nella storia, il Venezuela ha subito il primo atto di ciberguerra contro un sistema elettrico nazionale, con impatto su milioni di esseri umani.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1703 Messaggio da Drogato_ di_porno »

:lol: :lol:
Trump blocca l'import del petrolio iraniano per otto Paesi
La Casa Bianca annuncia lo stop alle esenzioni sul greggio di cui si avvaleva anche l'Italia. Dure critiche dalla Cina.


Nuovo sgarbo di Donald Trump nei confronti dell'Iran. Gli Stati Uniti hanno annunciato che a breve tutti i Paesi dovranno mettere fine all'import di petrolio iraniano e che il 2 maggio non rinnoveranno le esenzioni di 180 giorni concesse a otto Paesi, tra cui l'Italia. In caso contrario scatteranno sanzioni. L'anticipazione, poi confermata dalla Casa Bianca, è apparsa sulle pagine del Washington Post, che ha citato due fonti del Dipartimento di Stato americano, spiegando che si tratta di una escalation della campagna di «massima pressione» dell'amministrazione Trump contro Teheran.

«MASSIMA PRESSIONE ECONOMICA CONTRO L'IRAN»
«L'amministrazione Trump e i suoi alleati», si legge in un comunicato della Casa Bianca, «sono determinati a sostenere ed espandere la campagna di massima pressione economica contro l'Iran per mettere fine all'attività destabilizzante del regime che minaccia gli Stati Uniti, i nostri partner e alleati e la sicurezza in Medio Oriente». La decisione del presidente di eliminare le esenzioni, prosegue la nota, «segue la designazione del corpo dei guardiani della rivoluzione come organizzazione terroristica straniera, dimostrando l'impegno degli Usa a spezzare la rete del terrore iraniano e a cambiare i comportamento maligno del regime». Gli Usa plaudono «al sostegno dei nostri amici e alleati in questo sforzo».

LA DURA RISPOSTA DI PECHINO
La Cina ha criticato duramente la decisione: Pechino si oppone «alle sanzioni unilaterali e alla giurisdizione ad ampio raggio», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, per il quale gli accordi siglati da Pechino con Teheran sono «ragionevoli e legittime». La Cina è tra i principali importatori di greggio dall'Iran.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1704 Messaggio da dostum »

Drogato_ di_porno ha scritto::lol: :lol:
Trump blocca l'import del petrolio iraniano per otto Paesi
La Casa Bianca annuncia lo stop alle esenzioni sul greggio di cui si avvaleva anche l'Italia. Dure critiche dalla Cina.


Nuovo sgarbo di Donald Trump nei confronti dell'Iran. Gli Stati Uniti hanno annunciato che a breve tutti i Paesi dovranno mettere fine all'import di petrolio iraniano e che il 2 maggio non rinnoveranno le esenzioni di 180 giorni concesse a otto Paesi, tra cui l'Italia. In caso contrario scatteranno sanzioni. L'anticipazione, poi confermata dalla Casa Bianca, è apparsa sulle pagine del Washington Post, che ha citato due fonti del Dipartimento di Stato americano, spiegando che si tratta di una escalation della campagna di «massima pressione» dell'amministrazione Trump contro Teheran.

«MASSIMA PRESSIONE ECONOMICA CONTRO L'IRAN»
«L'amministrazione Trump e i suoi alleati», si legge in un comunicato della Casa Bianca, «sono determinati a sostenere ed espandere la campagna di massima pressione economica contro l'Iran per mettere fine all'attività destabilizzante del regime che minaccia gli Stati Uniti, i nostri partner e alleati e la sicurezza in Medio Oriente». La decisione del presidente di eliminare le esenzioni, prosegue la nota, «segue la designazione del corpo dei guardiani della rivoluzione come organizzazione terroristica straniera, dimostrando l'impegno degli Usa a spezzare la rete del terrore iraniano e a cambiare i comportamento maligno del regime». Gli Usa plaudono «al sostegno dei nostri amici e alleati in questo sforzo».

LA DURA RISPOSTA DI PECHINO
La Cina ha criticato duramente la decisione: Pechino si oppone «alle sanzioni unilaterali e alla giurisdizione ad ampio raggio», ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri Geng Shuang, per il quale gli accordi siglati da Pechino con Teheran sono «ragionevoli e legittime». La Cina è tra i principali importatori di greggio dall'Iran.
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1705 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Il prezzo del carburante è aumentato in tutta Italia
L'effetto delle sanzioni Usa sull'Iran e delle tensioni in Libia si sente alla pompa. Aumentano i costi da Milano a Napoli. E la benzina arriva a superare i due euro al litro.


L'impatto è stato registrato in tutta Italia. Dopo l'inasprimento delle sanzioni Usa all'Iran e le tensioni in Libia, le quotazioni del greggio e quindi dei prodotti petroliferi sono in rialzo. E sulle autostrade, alla vigilia del ponte del 25 aprile, i prezzi arrivano anche a superare i 2 euro al litro per la benzina: sull'A1 Milano-Napoli, è il caso dei 2,041 euro al litro segnalati nell'area Lucignano est (Arezzo) al servito; 2,051 euro al litro ad Arno ovest (Firenze); 2,071 a San Pietro (Napoli); 2,020 San Zenone est (Milano), come emerge dall'Osservatorio carburanti del Mise. A segnalare gli aumenti anche il Quotidiano energia: i prodotti petroliferi nel Mediterraneo segnano un nuovo passo avanti e le compagnie si muovono di conseguenza. Oggi, segnala, tocca a Eni, Ip e Italiana Petroli ritoccare i prezzi raccomandati di benzina e diesel, con rialzi di 1 centesimo per entrambi i carburanti. In particolare, in base all'elaborazione di Quotidiano energia dei dati comunicati il 23 aprile dai gestori all'Osservaprezzi carburanti del Mise, il prezzo medio nazionale praticato in modalità self della benzina è pari a 1,618 euro al litro, con i diversi marchi che vanno da 1,618 a 1,633 euro al litro (no-logo a 1,598). Il prezzo medio praticato del diesel è a 1,508 euro al litro, con le compagnie che passano da 1,509 a 1,518 euro al litro (no-logo a 1,486). Quanto al servito, per la verde il prezzo medio praticato è di 1,750 euro al litro, con gli impianti colorati che vanno da 1,721 a 1,820 euro al litro (no-logo a 1,643), mentre per il diesel la media è a 1,643 euro al litro, con i punti vendita delle compagnie tra 1,628 a 1,725 euro al litro (no-logo a 1,531). Il Gpl, infine, va da 0,637 a 0,663 euro al litro (no-logo a 0,632).
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1706 Messaggio da dostum »

Gli Stati Uniti sono stati in guerra il 93% del tempo, dalla loro creazione nel 1776, vale a dire 226 dei 243 anni della loro esistenza
Gli anni di pace sono stati solo 21 dal 1776.
Aspettarsi qualcosa di positivo da un mucchio di imbecilli bellicosi?
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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1707 Messaggio da dboon »

"Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore." Ennio Flaiano
“Cercava la rivoluzione e trovò l'agiatezza.” Leo Longanesi

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1708 Messaggio da Drogato_ di_porno »

L'ora delle decisioni irrevocabili

(parte la guerra civile?)
Venezuela, Guaidò chiama a rivolta
Ministero informazione, 'respingiamo tentativo di golpe'


Il leader dell'opposizione Juan Guaidó ha lanciato un appello ad una rivolta militare in Venezuela in un breve video nel quale appare in una base aerea a Caracas circondato da soldati pesantemente armati. Al suo fianco l'attivista Leopoldo Lopez, già agli arresti domiciliari, che ha annunciato di essere stato liberato dalle forze armate.
"Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira" (il principale accesso alla città) "per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica", ha scritto su twitter il ministro dell'Informazione di Nicolas Maduro, Jorge Rodriguez. "A questo tentativo si è unita l'ultradestra golpista e assassina, che ha annunciato il suo piano violento da mesi. Chiamiamo il popolo alla massima allerta".

Gas lacrimogeni sono stati lanciati sui manifestanti in autostrada, vicino alla base. Il centro della rivolta guidata da Guaidò e da Lopez, è il distributore Altamira, uno svincolo di accesso alla città che si trova vicino alla base militare di La Carlota. Alcuni manifestanti si sono impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l'operazione non avrebbe avuto successo.

Il vicepresidente del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv), Diosdado Cabello ha invitato tutti i chavisti a recarsi al Palazzo presidenziale di Miraflores per difendere la Costituzione ed il presidente Nicolas Maduro. "Stiamo sventando un tentativo di golpe di un piccolo gruppo dell'ultradestra appoggiato da ex militari, da pochi elementi dei servizi di intelligence Sebin e dell'esercito bolivariano".

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1709 Messaggio da Enrico Pallazzo »

Drogato_ di_porno ha scritto:L'ora delle decisioni irrevocabili

(parte la guerra civile?)
Dipende, l'apparato militare da che parte sta? russia o america?
è sempre amore!

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Re: [OT] Signore e signori: la guerra.

#1710 Messaggio da Drogato_ di_porno »

Non si sa, è il vero punto interrogativo.

Dalle poche notizie sembrerebbe che una parte delle forze armate si sia spostata verso Guaidò liberando un oppositore di Maduro (il quale però minimizza)
Militari ribelli liberano l’oppositore Lopez. Guaidó: “Mobilitazione finale contro Maduro”
Occupata una base aerea. Lacrimogeni contro i manifestanti. Il presidente a interim invoca la ribellione e il governo denuncia «il golpe dei traditori». Gli Stati Uniti: «Le forze armate difendano Assemblea nazionale»


https://www.lastampa.it/2019/04/30/este ... agina.html

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