Possiamo suddividere il romanzo in tre parti. Nella prima Melina (la protagonista) alle prese con una vita frenetica, vissuta in una Milano da bere (nel senso letterale dell’espressione), ci regala la visione allucinata di un mondo contemporaneo ai cui ritmi è impossibile sopravvivere senza l’aiuto artificiale di droga, farmaci, alcool e sesso. Non c’è tempo per fermarsi. Proibitissimo cercare di trarre un bilancio (inevitabilmente fallimentare) della propria vita. Melina ha trent’anni, un matrimonio borghese alle spalle, un figlio da far crescere da sola, un lavoro impiegatizio che le porta via diciotto ore al giorno, uno stile di vita che la lascia sempre al verde. In una situazione ai limiti della resistenza umana deve trovare il tempo per gestire i suoi continui flirt, le sua ambizioni di scrittrice, le sue colossali sbronze (gustose le ricette poste a cappello di ogni capitolo, dove si danno precise istruzioni sul come preparare intrugli ottundenti in dosi cavalline). Il tutto condito dalla serpeggiante sensazione di ineluttabilità : è una vita insopportabile, certo; eppure non esiste a essa alternativa, perchè ormai la frenesia è diventata la droga per eccellenza di una sempre più folle, esaurita Melina.
Nella seconda parte del libro la protagonista di Hey, men! in sempre peggiori acque economiche e psicologiche, scopre in sè una vocazione da hacker mancato. All’inizio Internet si presenta come una panacea capace di fungere da valvola di sfogo per l’aggressività , la paranoia, il dolore incamerato in anni e anni di mal vivere... In realtà il mare magnum della Rete si rivela essere solo l’ennesima trappola, l’ennesima droga (che tra l’altro creerà una sempre maggior dipendenza, con esiti tragi-comici) a cui Melina sarà assoggettata. Infatti la vita della nostra eroina peggiorerà a vista d’occhio: intratterrà relazioni con pessimi soggetti; si adatterà a una vita sempre più degradata... Fino al clamoroso (ma inevitabile) chiudersi della spirale maledetta: su suggerimento di un sedicente amico Melina accetterà di mutare radicalmente vita, di disintossicarsi dallo stress andando a vivere in una sorta di comunità rurale, una specie di agriturismo con precise regole monastiche, dove la tecnologia e il rumore mondano del formicaio sociale vengono zittiti con mano di ferro.
Tuttavia spesso (nel caso di Melina) le cose non sono quelle che appaiono. E l’agriturismo...
Ma qui non rivelo altro, lasciando a voi la scoperta del sorprendente finale.
http://www.heymen.it/
