[O.T.] BLASFEMIA ("sensibili" non entrate)

Scatta il fluido erotico...

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pazza poli
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#31 Messaggio da pazza poli »

Astronomia Rinascimentale

1543
Nicolas Copernico (1473-1543) pubblica De Revolutionibus Orbium Coelestium, dove descrive le evidenze matematiche della teoria eliocentrica dell'universo (moti di rotazione e rivoluzione della Terra, sfera immobile delle stelle fisse, Sole centrale, pianeti interni ed esterni, moto di declinazione dell'asse terrestre e precessione degli equinozi, spiegazione delle irregolarità  orbitali con eccentrici ed epicicli)
1572
Tycho Brahe (1546-1601) scopre una supernova nella costellazione di Cassiopeia (i resti di questa supernova sono ora noti come Cassiopeiae A).
1576
Tycho Brahe fonda l'Osservatorio di Uraniborg. Osservazioni di supporto al sistema copernicano
1582 (15 ottobre)
Papa Gregorio XIII introduce il calendario Gregoriano
1595
Davide Fabricius scopre la stella variabile a lungo periodo nella costellazione di Cetus, chiamata Mira Ceti.
1596
Johannes Kepler (1571-1630) difende il sistema copernicano.
1600 (17 febbraio)
Giordano Bruno, dopo otto anni di prigione è condannato per blasfemia, condotta immorale ed eresia per aver messo in dubbio la dottrina ecclesiastica sull'origine e la struttura dell'universo, viene messo al rogo in Campo dei Fiori.

1603
Johann Bayer pubblica il suo catalogo stellare, Uranometria. Dove introduce la nota Designazione di Bayer, sistema che assegna alle stelle le lettere greche
1604
Keplero scopre la supernova in Ophiuchus.
1608
Lippershey, uomo di spettacolo olandese, inventa il primo telescopio
1609
Galileo Galilei (1564-1642) usa per primo il telescopio per scopi astronomici (scoprendo quattro satelliti di Giove, i crateri lunari, e la Via Lattea).
Vengono annunciate le prime due leggi di Keplero sul moto dei pianeti
1611
Galileo, Scheiner, e Fabricius osservano le macchie solari
1612
Peiresc scopre la nebulosa di Orione (M42).
1619
Kepler pubblica la terza legge sul moto dei pianeti in Harmonice Mundi
1631
Kepler predice il transito di Mercurio, osservato da Gassendi.
1632
Galileo publica Dialogo sopra i due Massimi Sistemi del Mondo - discussione sulle ipotesi tolemaica e Copernicana in relazione alla fisica delle maree (la versione originale Dialogo sulle maree
fu censurata dalla Chiesa)
1633
Galileo è costretto dall'Inquisizione ad abiurare le sue teorie

1639
Jeremiah Horrocks osserva il transito di Venere
1647
Hevelius - astronomo di Gdansk - pubblica la mappa della Luna.
1656
Huyghens scopre la natura degli anelli di Saturno e il maggior satellite di Saturno.
Fondazione dell'Osservatorio di Copenhagen
1659
Huyghen osserva le macchie su Marte.
1666
Cassini osserva le cappe polari di Marte.
1668
Isaac Newton (1643-1727) costruisce il primo telescopio riflettore (Newtoniano).
1669
Montanari scopre la natura variabile di Algol.
1671
Fondazione dell'Osservatorio di Parigi
1675
Fondazione dell'Osservatorio di Greenwich.
Romer misura la velocità  della luce con l'occultazione dei satelliti di Giove.
Cassini scopre le principali divisioni tra gli anelli di Saturno.
1682
Edmund Halley (1656-1742) osserva la cometa che porterà  il suo nome e ne determina l'orbita.
1683
Cassini osserva la luce zodiacale.
"colui che cita una città  slovacca rispondendo ad un' ungherese ha la fantasia di un gattino che si ingegna ad acchiappare il primo topolino della sua vita" (Donegal)

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#32 Messaggio da pazza poli »

Squirto ha scritto:e non poteva mancare il celeberrimo Giordano Bruno, ovviamente.

pazza, e' un tuo tema, la blasfemia... be' con tutto quell'anal... :DDD
sei tremendo... :lol: :lol: :lol: :wink:
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#33 Messaggio da Squirto »

pazza poli ha scritto:sei tremendo... :lol: :lol: :lol: :wink:
:oops:
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#34 Messaggio da pazza poli »

Squirto ha scritto:
pazza poli ha scritto:sei tremendo... :lol: :lol: :lol: :wink:
:oops:
ma adorabile... :oops: :kiss:
"colui che cita una città  slovacca rispondendo ad un' ungherese ha la fantasia di un gattino che si ingegna ad acchiappare il primo topolino della sua vita" (Donegal)

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#35 Messaggio da Squirto »

è questo mix che mi rende irresistibile... :DDD
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#36 Messaggio da pazza poli »

certo... :wink:
"colui che cita una città  slovacca rispondendo ad un' ungherese ha la fantasia di un gattino che si ingegna ad acchiappare il primo topolino della sua vita" (Donegal)

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#37 Messaggio da pazza poli »

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per squirto... :wink:
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#38 Messaggio da Squirto »

Ti adoro........
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#39 Messaggio da pazza poli »

[size=18:7fb6d9980f][b:7fb6d9980f]Matteo di Turo | Manfredi di Svevia

Impero e papato ai ferri corti[/b:7fb6d9980f][/size:7fb6d9980f]

[b:7fb6d9980f]
Ritratto di Manfredi

A Siponto c'è un caso clamoroso

Manfredi, re di Sicilia

La battaglia di Benevento[/b:7fb6d9980f]


Ritratto di Manfredi

Ma il personaggio che ha pienamente ereditato i caratteri paterni e confermato le leggi genetiche del Mendel è Manfredi, il figlio di Federico nato a Venosa nel 1232. Non c'è cronaca del tempo che non dica di lui cose stupende. Lo si dice bello ed affascinante. Di piacevole statura culturale per gli studi a Parigi di teologia, filosofia e matematica, e di diritto a Bologna.Darin Lazarov, particolare del ritratto di Manfredi, Olio su tela. (Accademia Re Manfredi, Manfredonia) Attrae chi lo avvicina, perché generosissimo; dio e demone di una simpatia accattivante che rifugge da atteggiamenti di ostilità ; esuberante, colto e buon poeta in volgare siciliano; scienziato molto attento alle cose della Natura; filosofo e traduttore di Aristotele.

Alla corte di Palermo la sua formazione è completata da una solida cultura filosofica dal sostrato fondamentale arabo-normanno, che va dalla astrologia al platonismo. Lo si ritiene seducente e fisicamente perfetto. Per molti è un superuomo. Una leggenda. Niccolo di Jamsilla, di cui nulla di certo si sa, e che secondo alcuni sarebbe il suo segretario, riferisce testualmente che questo figlio di Federico II "è il signore che non calpesta il vinto e che invece lo perdona e poi lo converte a suo favore".

Codesto misterioso cronista ghibellino così lo ritrae nella sua Historia de rebus gestis Friderici II, eiusque fìliorum, Conradi et Manfredi (La storia delle gesta di Federico II e dei suoi figli Corrado e Manfredi). Lo Jamsilla, che pare identificarsi nel notaio Gervasio di Martina, aggiunge che "la natura ha riunito in lui tutti i doni, ed è in ogni parte del corpo di tal compiuta bellezza che in nulla poteva esser migliore"; e che è un personaggio geniale e scaltro che trova in Federico il modello che lo ispira.

L'affettuoso legame al padre, in cui egli riscontra eccelse qualità intellettive, è accresciuto dall'immagine che l'imperatore offre al mondo dei suoi giorni. Bertrand Russell dice che "i grandi uomini del XIII secolo sono veramente grandi: Innocenze III, San Francesco, Federico II e Tommaso d'Aquino". I Provenzali chiamano Federico "Emperador per antonomasia". L'ultimo imperatore degli Hohenstaufen è in effetti uno splendido signore dall'animo addolcito dalla Poesia; ma è anche un sovrano che con fermezza persegue finalità imperiali e fronteggia deciso le pretese temporali della Chiesa.

Manfredi ama l'astrologia, la pretesa scienza che si fonda sulla diffusa credenza dell'influsso degli astri sul destino degli uomini. Furono i Caldei per primi a concepire il presunto legame tra le stelle e le vicende terrene: la teoria diffusasi in Occidente nel periodo greco-romano; e che la filosofia araba giustifica come necessità universale che lega insieme gli eventi del mondo e i fatti umani. Manfredi è persuaso che non c'è barriera tra cielo e terra, ma comunicazioni permanenti, e infinite corrispondenze.

Il corso regolare delle stelle nello stupendo e ordinato contesto dell'universo lo affascina. Egli trova la più esauriente immagine di Dio nell'armonia del Creato. Il suo pensiero è calamitato dalla immensità del cielo della notte che nel profondo silenzio si popola di punti luminosi che ispirano diffuse credenze. Egli tende allora l'orecchio all'immensità , sperando di cogliere la musica celeste che la rotazione degli astri produce, secondo quanto si sostiene. Scrive il cronista medievale Matteo Spinelli da Giovinazzo nelle pagine dei suoi coloriti Diurnali, in simpatico stile duecentesco, e tra le cose che "si leggono non senza diletto", come il De Sanctis afferma, che per fondare la sua Manfredonia, questo figlio di Federico II, una volta re di Sicilia, dal 1258, fa consultare i segni degli astri, fermamente persuaso che l'immensità siderale gli possa rivelare la bontà di scelte da assumere per la Città che lui vuole.


"...lui mandaie in Sicilia e a la Lombardia per fare venire dui Stroloche, perché isso crede forte alli punti delle stelle, e chisto fece pe' mettere a buono punto la prima preta". La fa porre "lo mese d'Aprile lo jorno de Santo Giorgio. Re Manfredo fuie 'mpersona a desegnare lo piedamiento de le mura e a quadrare le strade de Manfredonia, et de lo ditto mese, anno MCCLIX (1259) fuie posta la prima preta. 'nchella città , et se accomenzaie a fravecare da la banna de levante, et 'nge lavorano chiù de settecento nomini".

Ma l'osservazione del cielo, non svela agli astrologi il destino di Manfredi. Non scorgono i suoi guardastelle segni preoccupanti tra le misteriose e mute pieghe dello spazio punteggiato di luci. Gli astri lontani, che occhieggiano compiaciuti nel buio della notte chi li osserva, non svelano l'arcano. Il futuro di morte di Manfredi è annotato a caratteri invisibili nelle pagine conclusive del libro della sua vita, così com'è per ogni mortale.

Sui pascoli ultramondani, il Destino, pseudonimo di Dio, appresta fasti trionfali per il valoroso che cade in battaglia. Il lottatore che muore è l'eroe che ascende allo stupendo infinito: l'eterno soggiorno tra le sconfinate praterie del seducente paesaggio divino. Anche a lui sarà in futuro concesso di accedervi, perché meritevole della stessa gloria che già ai giorni degli dèi era serbata ai mitici eroi del canto omerico. Questa esaltante concezione appartiene alla filosofia dell'uomo d'armi.

La cavalleria è istituzione stupenda per Manfredi che ama i tornei, le maschie competizioni in voga ai suoi giorni. Sono feste, però, messe all'indice da Giacomo da Vitry nel XIII secolo; il quale vi scorge il commettersi di tutti e sette i peccati capitali che il Cardini così motiva nel descriverli:


"...la superbia, in quanto questo tipo di competizioni nasceva dallo smodato desiderio di gloria e di onori; l'ira, perché lo scontro pur occasionato dalle regole del gioco finiva fatalmente col generare odio e desiderio di vendetta; l'accidia, in quanto gli sconfitti in torneo si davano facilmente alla prostrazione e allo sconforto; l'avidità , dal momento che si gareggiava nella prospettiva del bottino costituito dalle armi e dai cavalli degli avversari atterrati e dai ricchi premi posti in palio dai vincitor; la gola, perché quelle feste erano abitualmente accompagnate da grandi banchetti; infine la lussuria, in quanto i torneanti si scontravano di solito per compiacere le loro dame, delle quali portavano in combattimento i 'colori' o altri pegni (i veli, le maniche) a mo' di cimiero o di stendardo".

Per analizzare la personalità di questo figlio di Federico II occorre osservarlo in due tempi distinti: il diciottenne vissuto all'ombra del padre, il colto imperatore dal carattere complesso e stravagante, che gli riserva le più teneri cure; e il principe che dall'indomani della scomparsa del genitore si rivela deciso, risoluto e poco concessivo. Alla morte del genitore, Manfredi erediterà una pioggia di titoli e incarichi. Sarà principe di Taranto, conte di Tricarico, di Gravina e di Montescaglioso e reggente di Sicilia. Quindi, re. Ma nel contingente è umiliato dallo status d'illegittimità che lo perseguita. Suo padre Federico, focoso amante della cosiddetta "altra metà del cielo" ospita nel suo letto splendide donne, assai felici e interessate a intrufolarvisi.

La contessa piemontese Bianca Lancia da Agliano, unico e vero amore dell'imperatore, lo aveva messo al mondo, dopo la primogenita Costanza, andata in moglie all'imperatore Giovanni Vatatzes di Nicea. Ma i due, nati da relazione extraconiugale, saranno legittimati quando Federico sposerà la nobildonna prima che la morte la ghermisca. Però non sono solo Costanza e Manfredi tra i figli di Federico ad incappare nel tormentone dei chiacchiericci sul loro incolpevole peccato originale ereditato. I nemici di Manfredi lo umiliano. Gli danno del "bastardo". Altri loro fratellastri sono nella stessa condizione. Tutta colpa della incontenibile sensualità di Federico, il cui erotismo ha il torbido passionale di un sultano orientale cui le permissive leggi del Corano consentono felici latitanze sui prati del piacere.

Quando l'imperatore parte da Lucera con tutta la corte, preceduto e seguito da formazioni di soldati saraceni, in ricche uniformi, con numerosi vessilli, e un nutrito serraglio di bestie esotiche; sfila pure il suo harem col pieno di belle donne saracene affidate alla custodia di eunuchi. E' un colorito corteo che di regalità quasi nulla presenta; perché pare più un circo in trasferta che una reggia che si sposta.

Per questo imperatore medievale, non inibito da pregiudizi, e dedito al libero pensare, non è diverso chi crede in Dio da colui che ha fede in Allah. La Magna Curia, così denominata la sua corte palermitana, è il punto d'incontro tra le tradizioni greca, araba, ed ebraica. Tra l'altro vi si verseggia in volgare col dialetto appulo-siciliano. Queste stesse passioni vivono in Manfredi; anche lui, come suo padre, ama i piaceri e il lusso; si circonda di belle donne; si rivela prode soldato; si mostra politico abile ed accorto. E' affascinato dalle lettere, dalla filosofia, dalla poesia, dalla musica e dal canto. Predilige le arti e, come suo padre, lo appassiona l'attività venatoria. E' forte e pieno di vitalità . I guelfi per discreditarlo lo accuseranno di colpe mostruose, una volta sul trono di Palermo. Costruiranno un suo profilo spregevole. Lo incolperanno di aver soffocato con un cuscino suo padre; avvelenato il fratellastro Corrado; ucciso Arrigo, un altro dei suoi fratellastri; tentato di avvelenare il nipote Corradino; diffuso la notizia della morte del ragazzo per sottrargli il regno di Sicilia; intrattenuto rapporti incestuosi con una sorella. Lo si dirà dissoluto in ogni lussuria, "sonatore e cantatore", circondato di "giocolari, uomini di Corte, belle concubine e sempre vestito di drappi verdi". Dante sorvola tali accuse, che però sottintende nei celebri versi del III canto del Purgatorio; e in cui immagina il manifestarsi del pentimento sincero del re caduto a Benevento:


"... orribil furon li peccati miei".

E' il rincrescimento di un'anima pentita che confessa le sue colpe sulle immacolate, azzurre sponde del Cielo inondate di luce divina. Un chiarore che non concede spazi alle deturpanti ombre di menzogne. Un giorno la scomunica lo colpirà . Però gli anatemi, come i tanti che i papi pronunciano contro suo padre, non lo impressionano. Manfredi, che conosce la teologia per averla studiata, sa che quel rigore ecclesiastico ha radici politiche. Manca il dissapore per questioni di fede. Ecco perché la severità della Chiesa del suo tempo non lo intristisce.

Egli vive da sempre accanto al padre, ne subisce l'influenza pedagogica; la positività degli esempi; il fascino culturale. Consegue per quei contatti cospicue conoscenze filosofiche e letterarie; una ragguardevole preparazione nelle scienze naturali; una più che buona confidenza con le arti. I suoi amici sono per lo più eruditi, poeti, glossatori, musici e cantanti. Il cronista Spinelli coglie di lui, nei suoi già citati Diurnali, i momenti di esuberante euforia e rivela che:


"lo Re spisso la notte sceva cantando strambotto (poesie amorose medievali n.d.t.) et canzone... pigliando lo frisco, e co ‘duo Musichi Seciliani ..., gran romanzaturi".

Il mondo dei suoi giorni è inquieto. Oltre alle nefandezze che i guelfi fanno circolare sul suo conto per screditarlo, lo si indizia pure di grave peccato per amore del sapere. La sua erudizione, al pari di quella di suo padre, è ritenuta peccaminosa. La Chiesa dei secoli bui giudica gli interessi culturali di Manfredi un disdicevole vizio intellettuale. Commette peccato il laico che osi violare il sacro recinto del monopolio del sapere consentito ai soli ecclesiastici. Il grande papa Gregorio Magno aveva rimproverato solennemente un vescovo, ai suoi giorni, perché costui osava insegnare ai giovani la grammatica.

Manfredi, secondo i suoi irriducibili nemici, religiosi e guelfi, poiché appassionato della peccaminosa scienza astrologica pone improponibili quesiti alle stelle che mute e immobili affollano il cielo. La sua mente osa penetrare furtivamente nel forziere dei segreti di Dio. Non si cura invece di sanare i dissidi col Papato. Ma il pensiero di questo figlio prediletto di Federico, affascinato dalla Natura, è al polo opposto. Egli è inebriato dal sogno della supremazia imperiale: il disegno che la Chiesa contrasta energicamente. Ecco, appunto, una delle ragioni dei suoi imperdonabili peccati!

Guelfi e religiosi lo ritengono un mostro, figlio di un altro mostro, di quel celebre "Stupor mundi" indiziato di blasfemia; e la cui lotta coi pontefici è immutevolmente titanica. Papa Innocenze IV è verso Federico II di Svevia severissimo. Per quel suo pensare e agire lo chiama "babilonese". C'è sentore di detronizzazione. Ma da dove trae origine tale severa potestà pontificia?

Gregorio VII, Ildebrando di Soana, col vietare l'indebito conferimento delle investiture vescovili da parte degli imperatori, aveva statuito il principio che un re contro cui si lancia l'anatema, poiché proscritto dalla corporazione cristiana, non potesse conservare il diritto ai servigi e alla fedeltà dei suoi sudditi. Di qui il diritto-dovere della Chiesa di scomunicarlo, e in casi estremi la sua potestà di deporto e di sciogliere i sudditi dalla dovuta fedeltà . Tutto ciò era stato stabilito in questi termini dal grande Gregorio VII in una serie di canoni raccolti nel Dictatus papae emanato nel 1075. Il rapporto tra Papato e Impero, come già osservato, era stato quindi invertito. Non era più l'imperatore a condizionare la elezione di un papa, ma era il papa a fare eleggere o a destituire l'imperatore.
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#40 Messaggio da pazza poli »

Squirto ha scritto:Ti adoro........
idem... :kiss: :wink:
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#41 Messaggio da pazza poli »

DAVIDE RICCIO: BLASFEMIA

L'albero su cui pasticciamo inezie

Il fiore per dichiararle interesse

L'animale inorridito che mangiamo

Non potevano sapere dei piani

- Che pure noi pensiamo superiori -

Dell'umanità  o del singolo uomo

Chiamarla blasfemia non è sbagliato

Se crediamo di essere noi la divinità 

Che sa cosa la offende

Le parole che ci diciamo

Sono la salvia e la mentina

Per coprire

La putrefazione batterica

Nell'alito che soffia dalla psiche

Nota: psiche, da psychein, soffiare.
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#42 Messaggio da Squirto »

per pazza:

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#43 Messaggio da pazza poli »

hahahaaa...sei un amore... :kiss: :DDD
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#45 Messaggio da Squirto »

Cose misteriose

il papa aveva le stesse scarpe della strega dell'est del mago di Oz. un caso?

scarpe papa
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scarpe strega dell'est
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http://www.escualotis.com/denti/?p=764
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