Prendiamo questa frase di Feltri che testimonia un'impostazione mentale un tempo di sinistra ed oggi ereditata da Bagnai e Grillo (il M5S è pieno di ex sinistri):
Alle ultime elezioni europee, il Parlamento cercava di combattere l’astensione sottolineando “l’importanza di votare”. Ma quello che è successo in questo anno smentisce drasticamente quello slogan. Votare non serve più. In Grecia, qualunque sia l’esito delle elezioni di settembre, il nuovo governo applicherà l’intesa appena votata con l’Europa. Perché la Grecia non può perdere gli 86 miliardi del fondo salva Stati, anche se chiaramente non risolveranno i suoi problemi. Che sia Tsipras il prossimo premier o chiunque altro, per i greci cambierà ben poco.
Questa affermazione rimanda all'annoso problema "filosofico" del rapporto fra politica ed economia. Mi sovvengono 3 domande:
1)“l’importanza di votare”. E' noto che i politici pur di farsi eleggere le sparano grosse in campagna elettorale (come ha fatto Tsipras). Mettiamo che domani un politico prometta di far piovere soldi dal cielo, grazie a questa promessa vince ma una volta al governo dice che non è possibile (adducendo le più varie giustificazioni). Votarlo è stato giusto? E' giusto votare fantasie irrealizzabili? Se sono irrealizzabili, ha senso parlare di voto che non serve? La risposta sottintesa è che ha ragione Bagnai, uscire dall'euro non è una fantasia irrealizzabile.
1)"Votare non serve più". Potrebbe essere vero che l'economia possa fare a meno della politica, infatti la Cina cresce economicamente senza elezioni. Ma seguendo questa logica verrebbe da chiedere: "E quando mai è servito a qualcosa?" Se questo è il presupposto, fatemi un esempio di un voto che ha cambiato qualcosa. Se ne accorge solo ora? Cosa c'è di diverso in questa vicenda rispetto al passato?
2)"Per i greci cambierà ben poco". Il guaio però è chi ha creduto che sarebbe cambiato molto. Durante la campagna elettorale di Tsipras c'era già chi diceva che non sarebbe cambiato nulla eppure nessuno gli dava retta. Come mai?
"Non devo essere io ad insegnarvi che avete nemici ed in gran numero, che non sanno perché lo siano, ma che come cani bastardi di villaggio, si mettono ad abbaiare quando i loro simili lo fanno" (Shakespeare, Enrico VIII)