Ahhaaaa Baalkaan lo sapevi?
Quei ‘Rheinland Bastarde’ della Germania nazista
Gli immigrati africani all’epoca del terzo reich: discriminati, mandati ai lavori forzati, ridicolizzati, ma non perseguitati
Tutti conosciamo l’ascesa del nazionalsocialismo, le leggi razziali e lo sterminio di massa ideato dai nazisti per preservare la purezza della ‘razza’ o, come sentiamo oggi dire dalla destra europea, l’‘identità etnico culturale’. Oltre 10 milioni di vittime. All’interno di questo sterminio di massa si inserì la Shoah: l’Olocausto ebreo, con 6 milioni di vittime. Tutti hanno visto i campi di concentramento, forni crematori, camere a gas e le sale operatorie dove si facevano esperimenti sui prigionieri trasformati in cavie. Questa memoria dei crimini ed orrori commessi dal Nazismo è un utile e doveroso omaggio alle vittime e un antidoto contro il risorgere dei mostri.
Una storia poco conosciuta è, invece, la vita quotidiana degli immigrati africani nella Germania nazista. Una storia interessante e di estrema attualità.
Quando Adolf Hitler salì al potere, nel 1933, in Germania vivevano circa 35.000 immigrati africani dalle ex colonie tedesche, perse con il trattato di pace nella Prima Guerra Mondiale, ovvero Cameroon, Togo, Tanzania, Rwanda, Burundi e Namibia.
La comunità africana negli anni aveva costruito un network interno alla Germania e con le famiglie rimaste in Africa. Molti immigrati africani aderivano al partito comunista o militavano in organizzazioni anti razziste tedesche. Il nazionalsocialismo conquistò il consenso delle masse con retoriche populiste, la figura dell’‘Uomo Forte salvatore della Nazione’ e difensore della identità etnico-culturale del popolo tedesco. Il nazismo promosse il mito della razza ariana, riscrisse la storia, inventandosi un passato eroico fatto di invincibili antichi guerrieri germanici, inculcò nella testa dei cittadini l’esistenza di diverse razze, quella ariana l’unica pura e le altre ‘sub-umane’.
Dopo aver fatto passare il falso mito dell’esistenza di diverse razze umane, il nazismo è pronto a colpire determinati gruppi etnici in nome della purezza ariana. Campagne mediatiche infondono odio razziale, paure e razzismo tra la popolazione, anche e soprattutto attraverso fake news. Solo dopo essersi assicurato l’imposizione di un pensiero unico, idoneo all’ideologia, il nazismo è passato all’azione, prima con le leggi razziali e successivamente con l’Olocausto.
Tutte le ‘razze’ definite dai nazisti sub-umane e pericolose per la Germania appartengono a gruppi economici o politici rivali. Gli ebrei detenevano il controllo di gran parte della finanze e forte presenza nell’industria e commercio. I socialisti e comunisti erano forti partiti di opposizione che nel 1918-1919 avevano tentato una rivoluzione (Rosa Luxemburg).
Oltre ai concorrenti economici e oppositori politici, furono inserite altre due categorie nella ‘soluzione finale’: i disabili fisici-mentali e gli omosessuali -le due categorie erano in contrasto con la purezza razziale e morale ariana. Anche gli immigrati africani furono presi in considerazione, non per il loro numero (esiguo), ma per il loro attivismo nei partiti e associazioni di sinistra. Inoltre, il ‘neger’ (negro) secondo gli scienziati nazisti, rappresentava lo stereotipo delle razze sub-umane. Hitler spese una considerabile fortuna per finanziare spedizioni di vari scienziati in Nepal, dove si supponeva fosse l’origine della ‘razza’ ariana, senza comprendere che l’origine della razza umana è in Africa, ariani compresi.
Le prime vittime della comunità africana in Germania furono 800 bambini meticci nati dalle unioni (forzate o volontarie) tra soldati di origine africana delle truppe di occupazione francesi nella Rhineland (Renania) e le donne tedesche. I meticci rappresentavano un’onta insopportabile per la Germania nazista, umiliata nella Prima Guerra Mondiale. Il nemico aveva contaminato la purezza di ‘razza’ facendo stuprare le donne tedesche da soldataglia negra. Questo quanto diceva la propaganda. In un primo tempo questi 800 bambini furono tutti sterilizzati per evitare il ‘contagio’. Nel 1941 sparirono 365 di essi. La sterilizzazione era anche applicata ai mariti africani che sposavano donne tedesche.
Da notare che il matrimonio misto fino, al 1935, non fu mai proibito per legge, piuttosto ostentato dalla società. La legge di Norimberga del 1935 (nota come Legge Razziale) che privò i tedeschi di origine ebraica la cittadinanza colpì anche le coppie miste, furono proibite. Gli immigrati africani cominciarono essere considerati infetti di ‘sangue alieno’, e quindi pericolosi sotto un punto di vista di salute pubblica. Furono privati della cittadinanza tutti gli africani e loro discendenti naturalizzati tedeschi.
Anche se il numero di immigrati africani era veramente esiguo, essi rappresentavano una concorrenza per i lavoratori tedeschi considerando il tasso di disoccupazione che regnava nel 1933. Nonostante ciò gli immigrati potevano trovare impiego anche se le loro paghe erano inferiori. Nel 1936 viene varato un decreto legge che proibisce a qualsiasi imprenditore tedesco di assumere un africano o comunque un negro.
Paradossalmente molti immigrati africani, privati della possibilità di un lavoro legale, al posto di ingrossare le file della malavita, della resistenza o più semplicemente fuggire dalla Germania, divennero il primo nucleo di ‘lavoratori stranieri’ per il Terzo Reich. Un eufemismo per mascherare i lavori forzati. Per sostenere la produzione industriale bellica, in combutta con in grandi industriali tedeschi, i nazisti crearono campi di lavoro forzati dove furono convogliati milioni di ebrei, dissidenti politici e prigionieri di guerra, per lavorare in condizione di schiavitù fino alla loro morte. I ‘lavoratori stranieri’ potevano essere composti anche da mano d’opera sottopagata reperita dai Paesi alleati tra cui l’Italia. Tra questa manodopera sottopagata vi erano anche gli immigrati africani che volontariamente aderirono ai campi di lavoro come alternativa.
L’adesione semi-spontanea degli immigrati ai campi di lavoro dove si producevano armi e munizioni, alimentò, tra il 1939 e il 1942, la propaganda del colonialismo giusto versione tedesca. I primi telegiornali trasmessi al cinema facevano vedere gli immigrati africani dalle ex colonie tedesche lavorare in questi campi. Le ragioni della loro presenza (mancate possibilità di ottenere un lavoro regolare e leggi razziali) furono sostituite con una ipotetica devozione della ‘razza’ africana alla Germania. La propaganda nazista affermava che i negri delle ex colonie perdute erano tuttora riconoscenti al popolo ariano per aver portato la civiltà nei loro poveri Paesi.
Una riconoscenza che si concretizzava nella loro partecipazione allo sforzo industriale bellico tedesco affinché i loro padroni potessero vincere la guerra ed espandere la civiltà teutonica in tutto il mondo. La propaganda era tesa a giustificare la riconquista delle colonie africane perdute e a far dimenticare il primo genocidio compiuto dagli occidentali in Africa, nella colonia tedesca della Namibia. La riconquista delle colonie perdute rimase un sogno irrealizzato. Rommel fu fermato molto più a nord, dopo la fallita conquista dell’Egitto e del Canale di Suez…
Nel 1941 fu varata una legge dove si proibiva ai bambini africani di frequentare le scuole pubbliche, per quanto fin dal 1936 la discriminazione razziale nelle scuole fosse già un fatto. Nel 1942 la situazione dei tedeschi neri e degli immigrati africani peggiorò drasticamente. Il comandante delle Schutzstaffel (note per la loro sigla SS), Heinrich Himmler, ordinò il primo censimento di immigrati africani dalla presa di potere del nazismo. Molti immigrati tentarono di nascondere e di evitare il censimento, ma furono tutti scovati dalle SS. Come era successo per il censimento degli ebrei, anche gli immigrati africani temevano che il loro censimento fosse preludio della soluzione finale. A grande sorpresa non si registrarono arresti e deportazioni di massa nemmeno per gli attivisti di sinistra, che nel frattempo non potevano più militare in partiti e associazioni da tempo distrutte.
Gli immigrati che lavoravano nei campi di lavoro forzato continuarono a riceve la paga, seppur minima, senza alcun maltrattamento. Anche quando, verso la fine del Reich, i campi di lavoro vennero svuotati per mandare nei campi di sterminio ebrei e prigionieri di guerra, gli immigrati africani non rientrarono nei piani di annientamento, continuando a lavorare. Nessun immigrato africano finì nei campi di concentramento. Solo 20 tedeschi di origine africana o mulatti, tra loro l’attore Bayume Mohamed Husen.
Hilarius Gilges, meticcio tedesco e attivista comunista, fu la prima vittima del nazismo, rapito e ucciso nel 1933.
Vi erano frequenti casi di arresti di immigranti accusati di comportamenti antisociali ma il periodo di detenzione non era eccessivo, e rientrava nella competenza delle normali carceri per i criminali con nessun trasferimento ai campi di sterminio.
Nonostante che la follia omicida nazista dimostrasse di non essere troppo interessata agli immigrati africani, questi dovettero subire una propaganda razzista e denigratoria. Immigrati e tedeschi di origine africana venivano chiamati ‘Rheinland Bastarde’ (i bastardi del Reno) con chiara allusione ai figli misti nati da soldati africani francesi e donne tedesche durante la Grande Guerra. I media crearono caricature razziali contro gli africani, dipinti come docili scimmioni da tenere negli zoo, golosoni di banane.
Coerenti con il mai esistito complotto giudaico mondiale, i nazisti riscrissero la storia recente della Grande Guerra, facendo credere che i soldati provenienti dalla colonie francesi in Africa che combatterono ed occuparono la Renanaia fossero parte di un piano degli ebrei tedeschi per distruggere la purezza della razza ariana nella regione, tramite un processo di ‘bastardizzazione’. Gli immigrati africani erano usati nella propaganda xenofoba e antisemita, ma non subirono nessuna persecuzione sistematica e pianificata. Subivano vessazioni, discriminazioni, ma rari erano i casi di arresti arbitrari, torture, omicidi. Il movente dei pochi casi registrati erano convinzioni razziali personali di poliziotti e non causate da ordine del partito. Nessun poliziotto comunque veniva punito per il crimine.
Dopo la caduta del nazismo, molti africani rimasero in Germania per ritornare nei loro Paesi negli anni Sessanta, per partecipare alla ricostruzione delle loro patrie che avevano appena ottenuto l’indipendenza politica. L’atteggiamento del nazismo verso gli immigrati africani rimane tuttora una contraddizione ideologica inspiegabile. Da una parte la ‘razza’ nera era considerata lo stereotipo delle ‘razze’ sub-umane, dall’altra non si attuò nessuna politica di stermino nei loro confronti.
Alcuni storici hanno offerto una spiegazione plausibile, anche se non del tutto accertata. Secondo loro, i nazisti, pur considerando gli africani dei sub-umani, non nutrivano verso di loro il desiderio di annientamento. Al contrario, i nazisti vedevano con occhio benevolo gli africani, per quanto benevole possa essere chi concepisce il genocidio a livello industriale. Il nazismo vedeva negli africani dei ‘buoni selvaggi’ che la ‘razza’ superiore ariana aveva il compito di salvare, civilizzare.
Spesso confondiamo la follia omicida nazista rivolta contro gli ebrei, le popolazioni est europee e russe come un modus operandis del nazismo. Se avesse vinto avrebbe sterminato chiunque. Questa rappresentazione è totalmente fuorviante. I nazisti avrebbero sterminato tutti gli ebrei, slavi, russi, handicappati, minoranze sessuali se avessero vinto, ma necessitavano di mercati e mano d’opera. Nei Paesi occupati dell’Europa Occidentale i nazisti tendevano a creare partiti nazisti locali. Chi non era comunista o partigiano o ebreo non veniva particolarmente molestato dai nazisti nei territori occupati. Anche in Gran Bretagna e Stati Uniti la Germania di Hitler tentò di creare partiti nazisti, come British Union of Fascists (l’Unione Britannica dei Fascisti), fondata nel 1932, a Londa, da Sir Ossswald Ernald Mosley.
Sul finire della guerra, quando quello che rimaneva dell’esercito tedesco e delle SS combatteva i russi nell’est e gli alleati ll’onevest, la propaganda tedesca rivolta ai soldati africani delle colonie inglesi e francesi e agli afroamericani degli Stati Uniti rappresenta la stessa ambiguità inspiegabile riservata agli immigrati africani in Germania. I soldati black erano dipinti dalla propaganda di Goebles come dei violenti sub-umani e predatori sessuali di donne bianche. I prigionieri neri avevano più possibilità di essere giustiziati rispetto a quelli bianchi, eppure i nazisti avevano ideato una propaganda rivolta ai soldati africani delle colonie e agli afroamericani tesa a farli disertare e passare tra le file naziste.
Per convincerli si facevano i parallelismi tra il trattamento ‘amichevole’ che il Nazismo riservava agli immigrati africani in Germania e allo sfruttamento coloniale di Inghilterra e Francia o alle leggi razziali e alle radicate discriminazioni e stati di apartheid che ancora vigevano negli Stati Uniti.
Secondo alcuni storici, i nazisti avrebbero veramente accolto tra le loro file disertori africani, sia per mancanza di uomini, sia per il paternalismo coloniale da loro considerato benevolo che nutrivano verso l’Africa. Il piano non funzionò. Già giravano le immagini degli orrori dei campi di concentramento liberati dall’Unione Sovietica…
La ‘benevolenza’ riservata agli immigrati africani durante il periodo nazista è un dato di fatto inspiegabile che non giustifica le atrocità commesse dal nazismo, e però rafforza l’idea che dietro la facciata di efficienza scientifica, l’ideologia nazista fosse semplicemente pura follia.
Sempre per rimanere nel tema delle ironie che la storia ci riserva, un afroamericano è riuscito un mese fa a prendere il controllo del più grande gruppo neonazista degli Stati Uniti, il National Socialist Movement (NSM). Fondato nel 1974 a Detroit, Michigan, il NSM è un gruppo di estremisti di destra irriducibili della ‘vecchia scuola di Hitler’. Fino a non molto tempo fa la svastica era il loro simbolo e bandiera successivamente sostituita con una runa oþalan, un simbolo comune ai partiti neonazisti.
Il Pastore della Chiesa battista e attivista per i diritti degli afroamericani, James Stern, ha ottenuto la Presidenza del NSM manipolando il leader e convincendolo che fosse una buona idea cedergli la rappresentanza legale. Ora il Pastore Stern vuole chiudere l’organizzazione. Da un punto di vista legale, ha tutti i poteri per farlo essendo Presidente e Legale Rappresentante. Hitler si starà certamente rivoltando nella tomba, ovunque essa sia.
