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soldoni dai peggio marcioni e campagna martellante coi media...
ma che niente niente vi siete fatti distrarre dall'abbronzatura???
RAZZISTI AL CONTRARIO

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“Quando il treno dei tuoi pensieri sferraglia verso il passato e le urla si fanno insopportabili, ricorda che c’è sempre la follia. La follia è l’uscita d’emergenza!”
Alan Moore the killing joke
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- duck65
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Tiffany per me nessuno scandalo, figurati.tiffany rayne ha scritto:il bello (o il brutto) della democrazia è proprio questo, la possibilità di non avere leggi immutabili....l'unico riferimento intoccabile deve essere solo la costituzione
se tu politico in campagna elettorale prometti di attuare un programma diverso da quello del tuo avversario è normale che una volta al governo metti mano a qualcuno dei provvedimenti fatti in passato dal tuo precedessore, non puoi lasciare tutto immutato....nel caso in questione Obama ha un modo di vedere le cose diverso da quello di Bush, normale che molte leggi le voglia cambiare, mi sembra una prassi della democrazia abbastanza scontato
se guardo all'Italia non sono per nulla sorpreso dalle leggi di questo attuale governo, stanno provando ad attuare parte del loro programma che io non condividevo e per questo critico....se mai Veltroni dovesse andare al potere mi aspetto che cambi molte di queste che io chiamo controriforme, non dovesse farlo rimarrei deluso....cosi come rimarebbero delusi quelli che hanno votato Berlusconi se avesse continuato con le leggi di Prodi
insomma non capisco dove sia lo scandalo, sarei maggiormente preoccupato per una democrazia ingessata
Pero' sarebbe bello lo dicesse anche Veltronivostro che e' da quando ha perso le elezoni che blatera contro cio' che sta facendo il governo, non tanto nel merito (al di l'a di dire no, no, no...di proposte nemmeno l'ombra...dal governo ombra..), quanto nel metodo, cioe' appunto nella sistematica abitudine di cambiar leggi ad ogni cambio di maggioranza.
Squirto, vero che Obama ha vinto soprattutto sulla voglia di "change" da parte della Societa' americana ma, consocendo un po' gli americani, il cambiamento che loro interessa non e' tanto quello della singola legge, ma del modo di intendere la societa', di distribuire le risorse, di far crescere il Paese. Tra l'altro, come spesso succede, quando vince un democratico la corsa alla Presidenza, dopo 2 anni gli Americani gli regalano un bel Congresso Repubblicano (Clinton riusci' a fare la meta' del suo prgramma proprio per questo) e quindi per ogni cambiamento deve sudare sett camicie.
ad maiora
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A VOLTE PARI ESSERE IL TAORMINA DI DI PIETRO (CanellaBruneri su Sigile) cit.
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e questo si fa cambiando leggi che non funzionano e facendone di nuoveduck65 ha scritto:Squirto, vero che Obama ha vinto soprattutto sulla voglia di "change" da parte della Societa' americana ma, consocendo un po' gli americani, il cambiamento che loro interessa non e' tanto quello della singola legge, ma del modo di intendere la societa', di distribuire le risorse, di far crescere il Paese.

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"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
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vero, ma questo si chiama "riformare"...e ci vuole coraggioSquirto ha scritto:e questo si fa cambiando leggi che non funzionano e facendone di nuoveduck65 ha scritto:Squirto, vero che Obama ha vinto soprattutto sulla voglia di "change" da parte della Societa' americana ma, consocendo un po' gli americani, il cambiamento che loro interessa non e' tanto quello della singola legge, ma del modo di intendere la societa', di distribuire le risorse, di far crescere il Paese.
da noi, cio' che succede spesso e' "abolire" quanto fatto da chi era al potere, e questo significa non andare mai avanti...
ad maiora
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duck65 ha scritto:vero, ma questo si chiama "riformare"...e ci vuole coraggioSquirto ha scritto:e questo si fa cambiando leggi che non funzionano e facendone di nuoveduck65 ha scritto:Squirto, vero che Obama ha vinto soprattutto sulla voglia di "change" da parte della Societa' americana ma, consocendo un po' gli americani, il cambiamento che loro interessa non e' tanto quello della singola legge, ma del modo di intendere la societa', di distribuire le risorse, di far crescere il Paese.
da noi, cio' che succede spesso e' "abolire" quanto fatto da chi era al potere, e questo significa non andare mai avanti...
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ma se il centrosinistra al governo non ha neanche mai fatto una legge sul conflitto di interessi...
una delle poche cose che ha cambiato è stata la politica sull'iraq, lo stesso ritiro delle truppe che ha ordinato la spagna e sul quale obama ha preso tanti voti
pd e pdl sono più simili di quanto non si creda
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x conflitto di interessi: perche' questo e' da 15 anni che li conviene. Senza il conflitto di interessi viene meno una delle armi piu' utilizzate dal centrsx in campagna elettorale e anche dopoSquirto ha scritto:duck65 ha scritto:vero, ma questo si chiama "riformare"...e ci vuole coraggioSquirto ha scritto:e questo si fa cambiando leggi che non funzionano e facendone di nuoveduck65 ha scritto:Squirto, vero che Obama ha vinto soprattutto sulla voglia di "change" da parte della Societa' americana ma, consocendo un po' gli americani, il cambiamento che loro interessa non e' tanto quello della singola legge, ma del modo di intendere la societa', di distribuire le risorse, di far crescere il Paese.
da noi, cio' che succede spesso e' "abolire" quanto fatto da chi era al potere, e questo significa non andare mai avanti...
ad maiora
ma se il centrosinistra al governo non ha neanche mai fatto una legge sul conflitto di interessi...
una delle poche cose che ha cambiato è stata la politica sull'iraq, lo stesso ritiro delle truppe che ha ordinato la spagna e sul quale obama ha preso tanti voti
pd e pdl sono più simili di quanto non si creda
x il ritiro delle truppe: esticazzi, se non portavano via le truppe, manco nasceva il governo
provo a spiegarmi meglio. e lo faccio su una quesione di attualita':la ubblica amministrazione.
Ora, credo sia pacifico (e lo dico da cittadino utilizzatore) che il funzionamento della Pubblica Amministrazione sia una delle vergogne del nostro Paese di cui TUTTI e QUOTIDIANAMENTE ne subiamo le conseguenze.
Brunetta cosa dice: guerra all'assenteismo. Dopo 6 mesi il tasso di assenteismo e' dminuito mediamente di ltre il 40%.
Questo e', DI FATTO, un recupero di efficienza che vuol dire RISPARMIO
Tralascio la discussione sulla reazione che il centrosx ha avuto al riguardo (salvo i pochi, veri, riformisti che militano nel PD), ma sono pronto a scommettere che, se mai il PD dovesse vincere le prossime elezioni, invece di dire: analizziamo i risultati di n anni di riforma, modifichiamola, miglioriamola, ecc, ecc...l'unica cosa che accadrebbe sarebbe una bella abolizione tout court con il risultato di azzerare eventuali risultati positivi che nel frattempo si fossero concretizzati.
Non c'e' controprova...?!?: basta vedere cosa e' successo a proposito della Riforma Maroni (sistema pensionistico), della Riforma Moratti (sistema scuola superiore) e via cantando.
ad maiora
ps ovviamente analoghi esempi si potrebbero fare a parti invertite, ma a ognuno il suo ruolo...



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questo è un vecchio argomento. nominare una cosa come "il conflitto di interessi" negli itaGliani suscita solo noia, altro che votiduck65 ha scritto:x conflitto di interessi: perche' questo e' da 15 anni che li conviene. Senza il conflitto di interessi viene meno una delle armi piu' utilizzate dal centrsx in campagna elettorale e anche dopo
non lo hanno fatto anche perchè non hanno avuto il coraggio di farlo, e perchè berlusconi l'avrebbe fatto passare per "omicidio politico" e "atto illiberale"... quando nelle democrazie le norme antitrust sono normalissime, e anormale è la situazione itaGliana
quello che non capisco di molti elettori del centrodestra con cui parlo, è proprio come facciano a difendere questo stato di cose, riempiendosi al contempo la bocca di parole come 'liberale', 'liberalismo', etc.
mah...
benissimo. peró bisogna essere obiettivi. vero, ci sono un sacco di statali che non fanno letteralmente un cazzo (lo dico anche per esperienza diretta e non per sentito dire). ora, l'assenteismo si è ridotto, ma ci sono anche altri calcoli riguardo le visite mediche al primo giorno di malattia, che hanno fatto aumentare di non poco quel tipo di spesa (i medici si pagano)duck65 ha scritto:Brunetta cosa dice: guerra all'assenteismo. Dopo 6 mesi il tasso di assenteismo e' dminuito mediamente di ltre il 40%.
e cmq, a vedere le percentuali di assenteismo di Brunetta, per essere coerente fino in fondo, dovrebbe andare a fare la fine di quegli statali che giustamente sta punendo

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balkan wolf ha scritto:
a livello individuale anche io sono un anarchico contemplativo alla evola ultima maniera
mi fate tutti schifo subumani ma guardo e passo la mano ripiegato su me stesso

1) l'ignoranza crea, la cultura rimastica.
2) dopo cena non è mai stupro.
3) "Cosa farebbe Kennedy? Lo sai che se la farebbe!"
4) le donne vogliono essere irrigate, non ignorate
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Fantapolitica in nome di Hegel e Spinoza
Jean-Bernard Pouy, Spinoza incula Hegel (Castelvecchi, 2005). Le gesta epiche di Julius-Spinoza potrebbero essere narrate e condivise in Porta Ticinese, a San Lorenzo, al Pratello e nei mille posti di ritrovo da parte di quelle singolari moltitudini che creano transitorie comunità amicali-desideranti
Il fulminante libretto di Jean-Bernard Pouy, Spinoza incula Hegel, di recente traduzione italiana (Castelvecchi, 2005, pp. 103, 9,50 €) è un vero e proprio cult della gauche radicale e movimentista d'oltralpe da ormai un ventennio e metafora iperrealistica delle «gesta epiche, barricadere e molotoviste, del Maggio Sessantotto».
Il protagonista di questa fiction spinozista è Julius Puech, soprannominato Spinoza: «la testa pensante e il nervo della guerra della Fas», la Frazione Armata Spinozista composta da 11 formidabili compagni lanciati nella «leggenda del Crash». In uno scenario a metà tra Mad Max, atmosfera neuromance à la Gibson e il continuo, derisorio, richiamo alla crashitudine ballardiana, il nostro si muove abbigliato con «vestiti neri, cintura di coccodrillo, Smith & Wesson» («l'immagine della morte»), ma anche: «sciarpa di seta, capelli tinti di rosso, stivali di lucertola viola, andatura un po' danzante» (la «vita»).
Julius-Spinoza ci narra in prima persona come si è formata la Fas e come procede verso l'assalto finale contro «questi Giovani Hegeliani di merda»: una «banda putrescente di intellettualoidi che vengono dall'high society parigina, avariata, sentenziosa, semiotico-maoista». Intorno, Parigi e la Francia intera erano sprofondati, in uno scenario di desolazione post-atomica, in una condizione di guerra civile ed il nostro eroe veniva cacciato dai suoi colleghi «per aver scritto ABBASSO IL LAVORO su un camion per l'immondizia, anzi...per i cadaveri». Da quel momento Julius-Spinoza forma la comunità spinozista: «mi sono messo alla ricerca di quegli amici con cui parlavo, in quella che era stata l'atmosfera confortevole e ovattata della Sinistra di prima del bordello, di abolizione del salariato, del valore d'uso, del potlach, di Cronstadt, di Makhno, di merce, di spettacolo, in pratica di tutto, di niente, della vita». Quindi si arriva al giorno dell'Assemblea generale (Ag) dei gruppi Crash, «l'assemblea dei dementi di ogni luogo»: «è allora che sono partite le sfide, le regole, il sangue, lo sterminio della Sinistra per mano della Sinistra, del malato infantile per mano del malato senile».
Ecco il cuore, provocatorio e spavaldo, della fantasmagorica narrazione di Pouy: una satira feroce, spietata, al fulmicotone dell'intellighenzia gauchiste, delle proprie ortodossie e dogmatismi, del cinismo e della violenza, della vocazione settaria e suicida che ha contraddistinto il suo incedere pre- e post-sessantottardo. Per mettere alla berlina e sconfiggere questa tendenza depressiva-repressiva l'incedere della narrazione è sempre in bilico tra cinismo ed ironia, con una spiccata attitudine a non prendersi mai sul serio, al punto che il momento in cui è coniato lo slogan del titolo si risolve in una patetica e imbelle scena di assalto di uno Spinozista morente agli Hegeliani. E qui si inseriscono trovate geniali, come i proverbiali giochi di parole sui nomi dei gruppuscoli: citiamo solo (per non togliervi il gusto di centellinarvi gli altri nella lettura) i «tossico-ecclesiastici» del «gruppo Fourier Roses», celebri per un uso poco convenzionale del tabernacolo.
Per quanto ci riguarda Spinoza sembra giocare a carte scoperte con la creazione di immaginario tramandato e condiviso con quelle nuove generazioni che si sono messe in gioco sul finire del secolo scorso: perció in molte pagine si respira l'atmosfera familiare al lettore italiano del Philopat della Banda Bellini, ma anche delle epopee di Blissett–Wu Ming, mentre in alcuni passaggi si scorge la sagoma sbilenca e losca di uno Zanardi parigino. Per altri versi ci verrebbe quasi da inserire questo libello nel solco delle narrazioni delle nottate anni '50-'60 nella «Kansas City» (e poi nel bar Giamaica) di Bianciardi, così come tra le notti infuocate degli altri libertini e dei «weekend postmoderni» di tondelliana memoria.
E allora le gesta epiche di Julius-Spinoza potrebbero essere narrate e condivise in Porta Ticinese, a San Lorenzo, al Pratello e nei mille posti di ritrovo da parte di quelle singolari moltitudini che creano transitorie comunità amicali-desideranti. In barba agli uomini d'ordine di tutte le risme (da Sarkozy a Cofferati), che vorrebbero imporre coprifuochi e proibizionismi, quelle moltitudini «urlano alla notte nera e sinistra» e lavorano con lentezza, ma anche con la lucida frenesia di vite precarie, votate ad «astrarsi dal riposo che deriva dalla certezza di avere un avvenire»; soprattutto, con Julius-Spinoza, vivono, sentono, riflettono, quindi «intravedono le faglie, le debolezze, le disattenzioni e tra quelle possono insinuare movimenti strategici, investimenti tattici». Per questa estate: più pastis per tutti e che Baruch sia con noi, spinozisti impenitenti, nella ricerca di tattica e strategia.

Jean-Bernard Pouy, Spinoza incula Hegel (Castelvecchi, 2005). Le gesta epiche di Julius-Spinoza potrebbero essere narrate e condivise in Porta Ticinese, a San Lorenzo, al Pratello e nei mille posti di ritrovo da parte di quelle singolari moltitudini che creano transitorie comunità amicali-desideranti
Il fulminante libretto di Jean-Bernard Pouy, Spinoza incula Hegel, di recente traduzione italiana (Castelvecchi, 2005, pp. 103, 9,50 €) è un vero e proprio cult della gauche radicale e movimentista d'oltralpe da ormai un ventennio e metafora iperrealistica delle «gesta epiche, barricadere e molotoviste, del Maggio Sessantotto».
Il protagonista di questa fiction spinozista è Julius Puech, soprannominato Spinoza: «la testa pensante e il nervo della guerra della Fas», la Frazione Armata Spinozista composta da 11 formidabili compagni lanciati nella «leggenda del Crash». In uno scenario a metà tra Mad Max, atmosfera neuromance à la Gibson e il continuo, derisorio, richiamo alla crashitudine ballardiana, il nostro si muove abbigliato con «vestiti neri, cintura di coccodrillo, Smith & Wesson» («l'immagine della morte»), ma anche: «sciarpa di seta, capelli tinti di rosso, stivali di lucertola viola, andatura un po' danzante» (la «vita»).
Julius-Spinoza ci narra in prima persona come si è formata la Fas e come procede verso l'assalto finale contro «questi Giovani Hegeliani di merda»: una «banda putrescente di intellettualoidi che vengono dall'high society parigina, avariata, sentenziosa, semiotico-maoista». Intorno, Parigi e la Francia intera erano sprofondati, in uno scenario di desolazione post-atomica, in una condizione di guerra civile ed il nostro eroe veniva cacciato dai suoi colleghi «per aver scritto ABBASSO IL LAVORO su un camion per l'immondizia, anzi...per i cadaveri». Da quel momento Julius-Spinoza forma la comunità spinozista: «mi sono messo alla ricerca di quegli amici con cui parlavo, in quella che era stata l'atmosfera confortevole e ovattata della Sinistra di prima del bordello, di abolizione del salariato, del valore d'uso, del potlach, di Cronstadt, di Makhno, di merce, di spettacolo, in pratica di tutto, di niente, della vita». Quindi si arriva al giorno dell'Assemblea generale (Ag) dei gruppi Crash, «l'assemblea dei dementi di ogni luogo»: «è allora che sono partite le sfide, le regole, il sangue, lo sterminio della Sinistra per mano della Sinistra, del malato infantile per mano del malato senile».
Ecco il cuore, provocatorio e spavaldo, della fantasmagorica narrazione di Pouy: una satira feroce, spietata, al fulmicotone dell'intellighenzia gauchiste, delle proprie ortodossie e dogmatismi, del cinismo e della violenza, della vocazione settaria e suicida che ha contraddistinto il suo incedere pre- e post-sessantottardo. Per mettere alla berlina e sconfiggere questa tendenza depressiva-repressiva l'incedere della narrazione è sempre in bilico tra cinismo ed ironia, con una spiccata attitudine a non prendersi mai sul serio, al punto che il momento in cui è coniato lo slogan del titolo si risolve in una patetica e imbelle scena di assalto di uno Spinozista morente agli Hegeliani. E qui si inseriscono trovate geniali, come i proverbiali giochi di parole sui nomi dei gruppuscoli: citiamo solo (per non togliervi il gusto di centellinarvi gli altri nella lettura) i «tossico-ecclesiastici» del «gruppo Fourier Roses», celebri per un uso poco convenzionale del tabernacolo.
Per quanto ci riguarda Spinoza sembra giocare a carte scoperte con la creazione di immaginario tramandato e condiviso con quelle nuove generazioni che si sono messe in gioco sul finire del secolo scorso: perció in molte pagine si respira l'atmosfera familiare al lettore italiano del Philopat della Banda Bellini, ma anche delle epopee di Blissett–Wu Ming, mentre in alcuni passaggi si scorge la sagoma sbilenca e losca di uno Zanardi parigino. Per altri versi ci verrebbe quasi da inserire questo libello nel solco delle narrazioni delle nottate anni '50-'60 nella «Kansas City» (e poi nel bar Giamaica) di Bianciardi, così come tra le notti infuocate degli altri libertini e dei «weekend postmoderni» di tondelliana memoria.
E allora le gesta epiche di Julius-Spinoza potrebbero essere narrate e condivise in Porta Ticinese, a San Lorenzo, al Pratello e nei mille posti di ritrovo da parte di quelle singolari moltitudini che creano transitorie comunità amicali-desideranti. In barba agli uomini d'ordine di tutte le risme (da Sarkozy a Cofferati), che vorrebbero imporre coprifuochi e proibizionismi, quelle moltitudini «urlano alla notte nera e sinistra» e lavorano con lentezza, ma anche con la lucida frenesia di vite precarie, votate ad «astrarsi dal riposo che deriva dalla certezza di avere un avvenire»; soprattutto, con Julius-Spinoza, vivono, sentono, riflettono, quindi «intravedono le faglie, le debolezze, le disattenzioni e tra quelle possono insinuare movimenti strategici, investimenti tattici». Per questa estate: più pastis per tutti e che Baruch sia con noi, spinozisti impenitenti, nella ricerca di tattica e strategia.

MEGLIO LICANTROPI CHE FILANTROPI
Baalkaan hai la machina targata Sassari?
VE LA MERITATE GEGGIA
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A riguardo del "amore per lo stupro" sapevate che durante il regime nazi in Germania venivano prodotti dei filmetti porno soft da non ricordo quale dipartimento (o propaganda oppure dalla HitlerJugend) in cui una ragazza veniva presa con la forza o stuprata e questo era da proiettare sia a maschi che femmine per fargli capire come si facevano certe cose in maniera nazi.Barabino ha scritto:
"Nel torbido si pesca meglio" Il Direttorino
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti
http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE
"La cattiveria dei buoni è pericolosissima" G. Andreotti
http://www.youtube.com/watch?v=KLaTmro5MfE