

The decadent illustration of Aubrey Beardsley
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LISISTRATA
di Aristofane
traduzione di Ettore Romagnoli
VERSIONE ELETTRONICA - PER I NON VEDENTI - CURATA DA AMEDEO MARCHINI
PERSONAGGI DELLA COMMEDIA:
LISISTRATA
VINCIBELLA
MIRRINA
LAMPETTA, donna spartana
SCITINA, fantesca, che fa da arciera
CORO di VECCHI, guidato dal corifeo STRIMODORO
CORO di VECCHIE, guidato dalla corifea VITTORIA
Un COMMISSARIO
ARCIERI SCITI, che accompagnano il Commissario
DONNA A
DONNA B
DONNA C
DONNA D
DONNA E
FOTTINO (Cinesia), marito di Mirrina
Un BIMBO, figlio di Mirrina
ARALDO SPARTANO
AMBASCIATORI SPARTANI
CITTADINI
SERVI
PROLOGO
Il fondo dell'orchestra rappresenta l'Acropoli: i propilei sono
all'altezza del tetto della scena. Un sentieruolo scende ripido in
orchestra fra rocce, una delle quali è incavata da una grotta poco
profonda. àˆ ancora notte.
LISISTRATA (Si avanza, esplora tutto intorno, fa qualche gesto
di disappunto):
Di' che qualcuno le avesse invitate
alla festa di Bacco, o di Colìade,
o delle Genetìllidi, o di Pane,
che pigia pigia ci sarebbe stato
di timpaniste! Da sbarrar la via.
Ora, invece, non c'è nessuna donna.
Ah, no, vedi che arriva questa mia
paesana. Buon giorno, Vincibella!
VINCIBELLA:
Lisistrata, buon dà. Perchè sconvolta?
Bambina mia, non fare il viso scuro:
non ti s'adatta, quel cipiglio, no.
LISISTRATA:
Mi piglia fuoco il cuore, Vincibella,
quando penso a noi donne, e mi ci struggo;
perchè gli uomini pensano che siamo
briccone...
VINCIBELLA:
E no, perdio, che cosa siamo?
LISISTRATA (Continuando):
e furono avvisate di trovarsi
qui, per deliberare intorno a un grosso
affare, e loro dormono, e non vengono.
VINCIBELLA:
Verranno, anima mia! Per una donna,
uscire è un affar serio. Una ha il marito
che le sta sopra: un'altra sveglia il servo;
un'altra pone a letto il bimbo; questa
lo lava, quella l'imbocca...
LISISTRATA:
Dovrebbero
pensare ad altre cose, assai piຠgravi!
VINCIBELLA:
O Lisistrata mia, che c'è di nuovo,
che ci raduni tutte qui? Che affare?
Di che grandezza?
LISISTRATA:
àˆ lungo...
VINCIBELLA:
Ed anche grosso?
LISISTRATA:
Anche grosso, di certo.
VINCIBELLA:
E allora, come
va che non siam qui tutte?
LISISTRATA:
Eh, non si tratta
di ció: se no, ci si veniva a volo.
àˆ un certo affare che ho trovato io,
e sballottato tante e tante notti
che non pigliavo sonno!
VINCIBELLA:
Sballottato!
Fine fine sarà , già me l'immagino.
LISISTRATA:
àˆ tanto fine, che di tutta l'Ellade
è la salvezza delle donne in pugno!
VINCIBELLA:
Delle donne? La vedo e non la vedo!
LISISTRATA:
Sà, provvedere alla città dobbiamo
noi: se no, son finiti gli Spartani...
VINCIBELLA:
Meglio, perdio, se fossero finiti!
LISISTRATA:
Tutti i Beoti sono belli e fritti...
VINCIBELLA:
No, tutti no: le anguille, poi, risparmiale!
LISISTRATA:
Quanto ad Atene, non faró l'uccello
di malaugurio. Tu, peró, capiscimi.
Se accorressero qui tutte le donne
dalla Beozia e dal Peloponneso,
tutte d'accordo salveremmo l'Ellade!
VINCIBELLA:
Ma che cosa di bello e d'assennato
possiam fare noi donne! Stiam là sempre
imbellettate, in veste zafferano,
tutte agghindate, con le pianelline,
e le vesti cimbèriche insaldate!
LISISTRATA:
Da questa roba la salute aspetto,
io: dalle vesti zafferano, dai
profumi, dalle pianelline, dalle
vestaglie trasparenti, e dal rossetto.
VINCIBELLA:
Proprio! E in che modo?
LISISTRATA:
In modo tal che gli uomini
l'asta l'un contro l'altro piຠnon ràzzino.
VINCIBELLA:
Per le Dee, mi fo tingere una veste
zafferano...
LISISTRATA:
Nè piຠlo scudo imbraccino...
VINCIBELLA:
Indosso una cimbèrica...
LISISTRATA:
Nè impugnino
spada!
VINCIBELLA:
Compero un paio di pianelle!
LISISTRATA:
Dunque, le donne avrebbero dovuto
venire o no?
VINCIBELLA:
Volare, e da un bel pezzo,
avrebbero dovuto!
LISISTRATA:
Anima mia,
vedrai, saranno Attiche vere: tutto
troppo tardi, faranno! Non ce n'è
una, neppur di Pà ralo, neppure
di Salamina!
VINCIBELLA:
So peró che queste
si son messe a vogare appena giorno!
LISISTRATA:
E neppur quelle arrivano che io
m'aspettavo e contavo che giungessero
qui per prime, le femmine d'Acarne!
VINCIBELLA:
La moglie di Teà gene, sul punto
di venir qui, consultó prima Ecà te...
Ma vedi, alcune arrivano; e parecchie
altre si stanno avvicinando. Guarda,
guarda! Di dove sono?
LISISTRATA:
D'Assafètida.
VINCIBELLA:
Eh, codesto, perdio, si sente al tanfo!
(Giungono parecchie donne)
MIRRINA:
S'arriva forse l'ultime, Lisistrata?
Che c'è? Perchè stai zitta?
LISISTRATA:
Non ti posso
dire brava, Mirrina. àˆ in ballo un tanto
affare, e tu soltanto adesso, arrivi!
MIRRINA:
Se non trovavo la cintura, al buio!
Ma se c'è furia, parla, ora siam qui.
LISISTRATA:
Aspettiamo, per Giove, un altro po',
che arrivino le donne di Beozia
e del Peloponneso!
MIRRINA:
àˆ meglio, è meglio.
Giusto, vedi, Lampetta s'avvicina.
LISISTRATA:
Lampetta mia, Spartana bella bella,
buon dà. Dolcezza mia, quanto sei cara!
Che buona cera! Come sono sode
codeste cicce! E tu strangoli un bove!
LAMPETTA:
Sfido! Fo la ginnastica, e me sbatto
li calcagni alle chiappe, quanno zompo!
LISISTRATA:
A mammelline stai davvero bene.
(La palpa)
LAMPETTA:
Me volete portà all'ammazzatora,
che m'attastate?
LISISTRATA:
E di dov'è quest'altra
giovanottina?
LAMPETTA:
àˆ una Beota nobbile.
Vviè qui.
LISISTRATA:
Perdio, Beota, proprio bello
codesto tuo boschetto!
VINCIBELLA:
E se n'è rasa
tutta a modo, perdio, la pimpinella!
LISISTRATA:
E quest'altra ragazza, chi sarà ?
LAMPETTA:
àˆ una bona regazza: è de Corinto.
LISISTRATA:
Buona perdio, si vede a prima vista!
Basta guardarla costà sotto!
LAMPETTA:
E chi
ce l'ha fatta venà, sta pipinara
de donne?
LISISTRATA:
Io sono stata.
LAMPETTA:
E allora, dicce
che vói da noi.
LISISTRATA:
Carina, volentieri.
MIRRINA:
Di', via qual è, codesto affare serio?
LISISTRATA:
Io son pronta. Ma prima voglio chiedervi
una coserellina.
MIRRINA:
A tuo piacere.
LISISTRATA:
Dei vostri bimbi non bramate i padri,
che sono lungi, al campo? I vostri sposi
sono tutti partiti, lo so bene!
VINCIBELLA:
Il mio, povera me, da cinque mesi
è andato in Tracia, e tiene d'occhio... Eucrà te!
LISISTRATA:
E in Pilo è il mio, da cinque mesi interi!
LAMPETTA:
Er mio, manco è tornato dalla guerra,
che aripija lo scudo, e marcosfila!
LISISTRATA:
E neppure ci resta uno straccetto
d'amante! E poi, da quando ci han traditi
i Milesà®, neppure ho piຠveduto
quel trastullo di cuoio d'otto dita,
che ci dava ristoro. Ora, vorreste,
se io trovassi qualche stratagemma,
porre, insieme con me, fine alla guerra?
MIRRINA:
Sà, per le Dee, dovessi pure mettere
giຠquesta veste... ed oggi stesso bermela.
VINCIBELLA:
Sà, per le Dee, m'avessero a spaccare
per il mezzo giຠgiàº, come una sogliola.
LAMPETTA:
Io me ce butterei da un rompicollo,
si mai potessi arivedè la pace.
LISISTRATA:
E allora parlo: chè non c'è da fare
misteri. Donne, se vogliam costringere
gli uomini a far la pace, ci dobbiamo
astenere...
MIRRINA:
Da che? Di'.
LISISTRATA:
Lo farete?
MIRRINA:
Ci costasse la vita, lo faremo!
LISISTRATA:
Ci dobbiamo astenere dall'uccello...
(Sgomento generale)
Che mi vi rivoltate? Dove andate?
Perchè torcete il labbro, e fate segno
di no? Quei visi perchè mai si sbiancano?
Perchè scorron le lagrime? Volete
o non volete? O a che vi preparate?
MIRRINA:
Io non potrei: sèguiti pur la guerra!
VINCIBELLA:
Nemmeno io: sèguiti pur la guerra!
LISISTRATA:
Sogliola, tu parli cosà? Volevi
farti spaccare, adesso adesso, in due!
VINCIBELLA:
Ogni altra cosa, ogni altra cosa! Andrei,
di preferenza, fra le fiamme. Meglio
là, che lontano dall'uccello! Niente
c'è che lo possa equivaler, Lisistrata!
LISISTRATA (A Mirrina):
E tu?
MIRRINA:
Le fiamme, anch'io scelgo le fiamme!
LISISTRATA:
Ah, sesso nostro pieno di libidine!
Non hanno torto a scrivere tragedie
sui fatti nostri! Se per noi non c'è
che una sola canzone! Oh via, Spartana
mia brava - chè, di certo, ove ci fossimo
tu sola ed io, si condurrebbe in porto
l'affare - dammi voto favorevole!
LAMPETTA:
àˆ duro, pe le donne, a dormà sole,
senza l'ucello! E pure, s'ha da fà :
che della pace, proprio c'è bisogno!
LISISTRATA:
Ah! Tu sola sei donna, amore mio!
VINCIBELLA:
E astenendoci. Dio ci guardi e liberi,
da quel che dici, avremo fatto un passo
verso la pace?
LISISTRATA:
E che passo! Se noi,
con la passera rasa, profumate,
in vestaglie d'Amorgo trasparenti,
girassimo per casa, e quando i nostri
mariti, a pinco ritto, ci volessero
fotter, non ci accostassimo, e fuggissimo,
presto, lo so, farebbero la pace!
LAMPETTA:
Eh, Menelao, la spada la buttó,
me pare, ner vedè le zinne d'Elena!
VINCIBELLA:
E se i mariti, bella mia, ci piantano?
LISISTRATA:
Come dice Ferècrate? Si scortica
la cagna scorticata!
VINCIBELLA:
Son bazzecole,
codesti surrogati! E se ci pigliano
e trascinano a forza entro la stanza?
LISISTRATA:
Ghermisciti alla porta!
VINCIBELLA:
E se ci picchiano?
LISISTRATA:
Stacci di mala voglia: in queste cose,
c'è poco gusto, se son fatte a forza.
E in ogni modo s'hanno a tormentare:
e non pensare, cederanno sàºbito
sàºbito! Un uomo non avrà piacere
mai, se non ne procura anche alla femmina.
VINCIBELLA:
Va la cosa a voi due? Va pure a noi!
LAMPETTA:
Quanto alli sposi nostri, a falli vive
in pace e senza imbroji, ce pensamo
noi: ma sti marmajoni d'Ateniesi,
chi ciariesce, a mètteje giudizio?
LISISTRATA:
Sta tranquilla: faremo, per convincerli,
del nostro meglio, noi.
LAMPETTA:
Co que li quattro
bastimenti che cià nno, e quer mammone
ner tempio de Minerva? Ah, sà, domani!
LISISTRATA:
Ma pure a questo abbiamo provveduto.
Oggi c'impadroniamo dell'Acropoli.
Venne affidato il cómpito alle piàº
vecchie d'impadronirsi della rocca,
col pretesto di offrire un sacrifizio,
mentre noi stiamo qui deliberando.
LAMPETTA:
Puro mo dichi bene. E accusà sia!
LISISTRATA:
Perchè, Lampetta, non si giura sàºbito,
per non poterci piຠtirare indietro?
LAMPETTA:
Diccelo, er giuramento, e noi giuramo!
LISISTRATA:
Ben detto! - Ov'è Scitina? - Dove guardi?
Metti avanti lo scudo rovesciato.
Chi mi porge i budelli della vittima?
LAMPETTA:
Lisistrata, su che ce fai giurà ?
LISISTRATA:
Su che? Sopra lo scudo, appena dopo
il sacrifizio, come avviene in Eschilo,
a quel che sento dire.
VINCIBELLA:
Su lo scudo,
per procacciar la pace? Ah, no, Lisistrata!
LISISTRATA:
Che giuramento si puó fare, allora?
VINCIBELLA:
Non si potrebbe squartare un cavallo
bianco?
LISISTRATA:
Un cavallo bianco? E cosa c'entra?
VINCIBELLA:
In che maniera giureremo, dunque?
LISISTRATA:
Lo vuoi sapere? Oh, sentimi, perdina!
Posata a terra una gran tazza nera,
di vin di Taso, un orcio entro sveniamoci,
e poi giuriamo... di non annacquarlo!
LAMPETTA:
Bene mio! Nun se sa quanto m'aggusta,
sto giuramento!
LISISTRATA:
Un orcio ed una tazza!
(Una serva porta gli oggetti richiesti, che sono esageratamente grandi)
VINCIBELLA:
Oh che razza di coccio, donne mie!
Chi lo pigliasse, avrebbe a stare allegra!
LISISTRATA:
Posa la tazza, e reggi il cinghialetto.
(Apprestandosi a versare il vino dall'orcio nella tazza)
Oh Dea Suada, oh Tazza della pace,
gradite, a noi benigne, i sacrifizi.
(Versa)
VINCIBELLA:
Di bel colore è il sangue, e spiccia bene.
LAMPETTA:
Senti, senti che odore, bene mio.
LISISTRATA:
Lasciate, o donne, che per prima io giuri.
VINCIBELLA:
Per Afrodite, no, si tiri a sorte.
LISISTRATA:
Lampetta, qui. La tazza ognuna tocchi;
quello ch'io dico, una per tutte dica,
e tutte infine approvino giurando.
(Le donne si dispongono in giro intorno alla coppa, posandoci sopra
una mano)
LISISTRATA:
Mai non sarà che amante nè marito...
VINCIBELLA:
Mai non sarà che amante nè marito...
LISISTRATA:
a me s'accosti a pinco ritto.
(Vincibella tace)
Di'!
VINCIBELLA (Con voce fioca, esitante):
a me s'accosti... a pinco ritto... Ahimè,
le gambe, amica mia, mi fan cilecca!
LISISTRATA:
Trascorreró la vita in castimonia,
VINCIBELLA:
Trascorreró la vita in castimonia,
LISISTRATA:
in veste zafferano e tutta in ghingheri,
VINCIBELLA:
in veste zafferano e tutta in ghingheri,
LISISTRATA:
sà che allo sposo mio venga la fregola,
VINCIBELLA:
sà che allo sposo mio venga la fregola,
LISISTRATA:
nè mai gli cederó di buona voglia;
VINCIBELLA:
nè mai gli cederó di buona voglia;
LISISTRATA:
e se prender mi vuol senza il mio placito,
VINCIBELLA:
e se prender mi vuol senza il mio placito,
LISISTRATA:
mi terró male e non sarà ch'io m'agiti,
VINCIBELLA:
mi terró male e non sarà ch'io m'agiti,
LISISTRATA:
nè che le pianelline alzi al solaio,
VINCIBELLA:
nè che le pianelline alzi al solaio,
LISISTRATA:
nè staró, men che meno, a pascipecoro.
VINCIBELLA:
nè staró, men che meno, a pascipecoro.
LISISTRATA:
Se il giuro manterró, qui possa io bevere;
VINCIBELLA:
Se il giuro manterró, qui possa io bevere;
LISISTRATA:
se no, d'acqua si colmi questo calice.
VINCIBELLA:
se no, d'acqua si colmi questo calice.
LISISTRATA:
Lo giurate voi tutte?
TUTTE LE DONNE:
Lo giuriamo!
LISISTRATA:
Dà , che faccio l'offerta!
(Beve)
MIRRINA:
Dà la parte
anche a noi: non si guasti l'amicizia!
(Arrivano da lungi alte grida)
LAMPETTA:
Che só sti strilli?
LISISTRATA:
Quello che dicevo!
Già le donne occupata hanno la rocca
della Dea. Tu, Lampetta, va', ed accomoda
gli affari al tuo paese, e lascia queste
come ostaggi: noi s'entra insiem con l'altre
nella rocca, e si tirano i chiavacci.
VINCIBELLA:
Non credi che ci piomberanno sàºbito
gli uomini addosso?
LISISTRATA:
Me ne curo poco.
Non avranno minacce o fuoco tali
da sfondar queste porte, meno al patto
che dicemmo!
VINCIBELLA:
No, mai, per Afrodite!
Non per nulla si dice che non c'è
chi la spunti con noi, femmine furbe.
(Tutte le donne entrano nell'Acropoli)
(...)
to be continued
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