A me no, ma mi rattristo per voiD.A.Siqueiros ha scritto:Consolati che a te non costa nulla

Sono un tipo empatico

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A me no, ma mi rattristo per voiD.A.Siqueiros ha scritto:Consolati che a te non costa nulla
Scusa Cicciuzzo, rispondevo al simpatico utente Bellavista che chiedeva quanto potesse guadagnare un Segretario del PD, non parlavo nello specifico di Renzi.cicciuzzo ha scritto:http://www.dagospia.com/rubrica-3/polit ... 144430.htm
invece pare che non abbia stipendio..... o che non lo avesse
Allora partiamo da un punto: non c'è nessuna invidia sociale, la mia è un'analisi obiettiva. E tantomeno rabbia: davanti a certe cose che leggo prevale molto di più la rassegnazione.cicciuzzo ha scritto:GK, io però non ho capito se la tua è rabbia perchè non sei al loro livello di fancazzismo (ammesso che sia così e per tutti) o perchè un lavoro come il loro non ce l'hai.
tradotto, mi pare tanto invidia sociale
io come geisha non sono un morto di fame, ma siamo in un mondo in cui anche i ricchi rubano. e spesso senza neanche fare il mestiere di politico. dove lavoro io c'è gente che guadagna quanto il presidente del consiglio e non sa fare un cazzo. sconfitte e fallimenti uno dietro l'altro, che la tanto citata mancata promessa di renzi di ritirarsi dalla politica è nente.
obama ha sempre fatto il politico, oggi non è più presidente ma come abbiamo visto a milano in questi giorni di soldi ne ha fatti. bill clinton pure. dubito che renzi non troverebbe un lavoro, come dice siq. perchè, e lo dico in modo asettico e neutro, fare il politico non è un mestiere per tutti. qualche giorno fa ho sentito un assessore della giunta di milano tenere testa a 50 cittadini del mio quartiere con una classe notevole. per lui sarà stato, immagino, una passeggiata di salute. per me e te probabilmente sarebbe finita a testate.
Obama era un avvocato. è nato nel 1961, nel 1996, a 35 anni, era senatore dell'Illinois, ovvero l'equivalente di un nostro consigliere regionale. nel 1992 - a 31 anni - era già supporter pesante di Clinton. giustamente questa cosa lo dice wikipedia, non la treccani. e chissà perchè non è tornato a fare l'avvocato, ma fa il turista dietro emissione di fattura (che non c'è nulla di male, sia chiaro).gi.kappa. ha scritto:Allora partiamo da un punto: non c'è nessuna invidia sociale, la mia è un'analisi obiettiva. E tantomeno rabbia: davanti a certe cose che leggo prevale molto di più la rassegnazione.cicciuzzo ha scritto:GK, io però non ho capito se la tua è rabbia perchè non sei al loro livello di fancazzismo (ammesso che sia così e per tutti) o perchè un lavoro come il loro non ce l'hai.
tradotto, mi pare tanto invidia sociale
io come geisha non sono un morto di fame, ma siamo in un mondo in cui anche i ricchi rubano. e spesso senza neanche fare il mestiere di politico. dove lavoro io c'è gente che guadagna quanto il presidente del consiglio e non sa fare un cazzo. sconfitte e fallimenti uno dietro l'altro, che la tanto citata mancata promessa di renzi di ritirarsi dalla politica è nente.
obama ha sempre fatto il politico, oggi non è più presidente ma come abbiamo visto a milano in questi giorni di soldi ne ha fatti. bill clinton pure. dubito che renzi non troverebbe un lavoro, come dice siq. perchè, e lo dico in modo asettico e neutro, fare il politico non è un mestiere per tutti. qualche giorno fa ho sentito un assessore della giunta di milano tenere testa a 50 cittadini del mio quartiere con una classe notevole. per lui sarà stato, immagino, una passeggiata di salute. per me e te probabilmente sarebbe finita a testate.
Sono partito dal fatto che Renzi ha mentito sapendo di mentire. Politicamente è un truffatore (solo da quel punto di vista, ci mancherebbe altro). Poi, come nota a margine ho aggiunto che probabilmente tipi come lui non hanno il coraggio di ritirarsi perché avendo fatto sempre i traffichini della politica, privatamente sono delle nullità.
Non sono un Prodi o un Letta che ritornano ad insegnare tanto per capirci.
Non ho detto che fare politica è facile o che è vietato fare solo politica, per quanto non lo condivido. FINE
Ciucciù Obama prima di politico era avvocato e professore. Peché accostare certi mostri della politica ai nostri personaggetti italiani?
E leggila, non dico la Treccani, ma almeno Wikipedia...
Anticipo eventuali risposte da scuola materna: qualora un domani un personaggio di spicco del 5Stelle dovesse eccedere i due mandati, verrò da te e ti dirò: ho votato dei truffatori.
guarda, diciamola in modo semplice e diretta. possiamo affermare che barack obama sia più noto al genere umano per il suo impegno politico che per quello professionale? che questo impegno non è nato quella famosa notte in cui nel lettone di putin berlusconi e la d'addario trombavamo, ma risale ad almeno 10, se non più, anni prima? tutto qui. la frase "tu almeno un lavoro ce l'hai loro no" è una frase che può stare bene a uolter, a tasman. forse neanche bellavista la dice. il che è tutto dire. chi nasce politico fa il politico finchè può. ma secondo te d'alema andava contro renzi se quest'ultimo gli dava qualche cadrega, come diciamo a milano?gi.kappa. ha scritto:Cicciù cosa non ti convince delle frasi "avvocato per i diritti civili" e "professore di diritto costituzionale dal 1992 al 2004"?
Posso darti una mano a tradurre se vuoi.
"Senatore dell'Illinois equivalente del consigliere regionale" la lascio analizzare a Rand, che ha in materia le scuole alte.
L'avvocato temo che Obama anche volendo non potrebbe tornare a farlo, considerando che non so quanti giudici della Corte Suprema sono stati nominati da lui. Il professore credo che potrebbe farlo benissimo, dagli il tempo di rinfrescarsi il culo dopo essere stato seduto sulla poltrona più bollente del mondo per otto anni. O no?
X Geisha: iniziamo ad avere un po' di rispetto per noi stessi. Se dici che fai una cosa e poi non la fai, mi stai prendendo per culo, non stai parlando per paradosso.
Se Cameron avesse fatto un paradosso del genere l'avrebbero spedito con il primo traghetto in Australia, ammesso che esista la rotta della Grimaldi Lines. Valona-Brindisi mi sa che c'è.
Laterina non è Arcore. Questo lo vede anche un cieco. Nella storia repubblicana nulla è paragonabile con la dismisura totale del potere berlusconiano. Ma vent'anni di relazioni pericolose tra poteri pubblici e interessi privati qualche traccia l'hanno lasciata. Anche nella Grande Banalizzazione con la quale si tenta di troncare e sopire il caso Boschi.
La rivelazione di Ferruccio de Bortoli è sempre lì, e grava come un macigno sul Giglio Magico: "L'allora ministra delle Riforme, nel 2015, non si fece problemi a rivolgersi direttamente all'ad di Unicredit, per chiedergli di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria", di cui il padre Pierluigi era vicepresidente. È ormai passata un settimana, da quando l'uscita del libro dell'ex direttore del Corriere della Sera ha gettato un'ombra di sospetto sull'auto-difesa della stessa Boschi, che nel dicembre 2015 alla Camera respingeva la mozione di sfiducia giurando "...si dimostri che io ho favorito mio padre o che sono venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l'incarico... ".
Da allora, l'unica persona che con una sola parola può rimuovere quel macigno, e fugare quel sospetto, si ostina a tacere. È Federico Ghizzoni, il manager che secondo la ricostruzione di de Bortoli raccolse la richiesta d'aiuto della Boschi per la banca del papà. L'ex amministratore delegato di Unicredit è un privato cittadino, ma a questo punto ha il dovere civico di parlare. E invece non lo fa. Così il suo "no comment" diventa sempre più fragoroso. E il suo silenzio somiglia sempre di più a un assenso. Del resto, non si vede proprio perché uno dei più autorevoli giornalisti italiani avrebbe dovuto inventare una notizia di questa portata.
Renzi ribadisce oggi il suo "storytelling". Ma la "Matteo's Version", affidata alle colonne amiche del Foglio (il giornale che lo incoronò anzitempo "Royal Baby") è insieme elusiva ed evasiva. La versione è elusiva perché, dicendo "de Bortoli ha fatto il direttore dei principali quotidiani italiani per quasi vent'anni e ora spiega che i poteri forti in Italia risiedono a Laterina", Renzi finge di non capire qual è il cuore della questione Boschi-Etruria, cioè quel conflitto di interessi che era chiarissimo fin dall'inizio. Cioè da quando Maria Elena divenne ministra per le Riforme, nel febbraio 2014, e di lì a poco il padre Pierluigi, consigliere dal 2011, fu "promosso" vicepresidente di Etruria. Che quel groviglio convenisse scioglierlo già allora lo vedeva chiunque. Tranne un potere giovane e arrembante, forse accecato da un'epifania troppo fulminea. Ma la versione è anche evasiva perché, aggiungendo "che Unicredit studiasse il dossier Etruria è il segreto di pulcinella", Renzi sorvola sugli atti attribuiti alla sua ministra intorno a quel dossier.
Sono tante le domande sulla presunta "diplomazia bancaria" della Boschi, che esigerebbero invece una risposta definitiva. È vero (come ha scritto il Fatto) che già nel marzo 2014 la ministra e suo papà nella loro villa di Laterina incontrarono il presidente di Etruria e i vertici di Veneto Banca, per concordare una "resistenza" rispetto ai tentativi di acquisizione da parte della Popolare di Vicenza? È vero (come ha scritto de Bortoli nel suo libro) che nel gennaio 2015 la ministra chiese a Ghizzoni un intervento di Unicredit su Etruria, e che la manager Marina Natale fu incaricata di aprire un dossier per valutare l'acquisto, salvo poi richiuderlo con "parere negativo"? È vero (come ha scritto la Stampa) che nel febbraio 2015 l'allora neo-presidente di Etruria, Rosi, ebbe a sua volta un altro incontro con Ghizzoni ("facilitato da qualcuno...") per tentare un ultimo affondo sul salvataggio da parte di Unicredit? E dunque, la ministra ha mentito all'assemblea di Montecitorio? E se ha mentito, può restare al suo posto nel governo Gentiloni?
Sono interrogativi che galleggiano nel vuoto. Sospesi tra l'evidenza delle ricostruzioni giornalistiche e la "macchina del fango" lamentata dalla Boschi. Interrogativi che la "confessione" di Graziano Delrio rende persino più pressanti. L'ex sottosegretario a Palazzo Chigi ammette di aver chiamato all'inizio del 2015 l'allora presidente della Bper, Caselli, per chiedergli di "valutare un soccorso dei quattro istituti". E quando aggiunge "un interessamento della presidenza del Consiglio era naturale ", Delrio ha perfettamente ragione. Non c'è nessuno scandalo, se un governo cerca soluzioni per impedire "crisi sistemiche". Ma solo qualche anima candida può mettere sullo stesso piano Delrio e la Boschi. Il primo ha agito nel rispetto del suo compito istituzionale (esercitato ugualmente per Ilva o Alitalia). La seconda avrebbe agito in palese conflitto di interessi (certificato inutilmente dalla riforma Frattini del 2004).
Torniamo così al punto di partenza. Alla lezione del Cavaliere, che un Paese indolente non ha imparato. Alla legge dello Stato, che un governo inadempiente non ha applicato. Alla missione del giornalismo, che una politica arrogante non ha rispettato.
Ora, in attesa che Ghizzoni si decida finalmente a raccontare la verità, rimane solo la Commissione parlamentare d'inchiesta, che le due opposte tifoserie stanno già trasformando nella Santa Inquisizione bancaria. Un rito focoso, ma inutile. Sul rogo non ci finirà nessuno.
Renzi Illuminaci Datti FuocoGeishaBalls ha scritto:Resto convinto che fare politica sia una professione seria è difficile da fare. Purtroppo sempre più diventa la professione della raccolta del consenso, e non del governo della cosa pubblica. Però bisognerebbe che chi si mette a fare questa professione ne avesse già un'altra, meglio se di successo o dignitosa. Ma mandiamo via i giovani dalla politica?
Sul ritiro dalla politica non credo che Renzi abbia mentito sapendo di mentire. Quando ha detto quelle frasi parlava per paradosso, come se dicesse se la Fiorentina vincesse lo scudetto mi ritiro dalla politica.
Non soffre di mancanza di autostima, il ragazzo, pensava ancora di sbaragliare con una riforma che portava l'eliminazione cnel, tagliare i parlamentari, tagliare ancor di più gli stipendi, semplificare l'iter normativo, una legge elettorale abbinata che avrebbe portato governi stabili "votati dagli italiani".
Guardata dal punto di vista razionale non poteva perdere, era ciò che l'Italia chiedeva da anni.
Poi quando ha capito che avrebbe perso non ha avuto la dignità di fare ciò che aveva detto, peccato
Mi chiedo: se la Boschi, qualora avesse veramente contattato Unicredit per rilevare Banca Etruria, anzichè smentire avesse dichiarato " Ho cercato di salvare Banca Etruria, nell'interesse degli obbligazionisti, ( che hanno subito gravi perdite ), dei dipendenti ( un terzo dei quali verranno mandati a casa da Ubibanca ) e della credibilità del sistema bancario italiano. ", il suo comportamento, a prescindere dal padre vicepresidente sarebbe stato censurabile? Non rientra forse nei comportamenti richiesti al politico, quello di curare gli interessi di ampi settori della cittadinanza?Rand Al'Thor ha scritto:Sempre Giannini sull'affaire Boschi.
Laterina non è Arcore. Questo lo vede anche un cieco. Nella storia repubblicana nulla è paragonabile con la dismisura totale del potere berlusconiano. Ma vent'anni di relazioni pericolose tra poteri pubblici e interessi privati qualche traccia l'hanno lasciata. Anche nella Grande Banalizzazione con la quale si tenta di troncare e sopire il caso Boschi.
La rivelazione di Ferruccio de Bortoli è sempre lì, e grava come un macigno sul Giglio Magico: "L'allora ministra delle Riforme, nel 2015, non si fece problemi a rivolgersi direttamente all'ad di Unicredit, per chiedergli di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria", di cui il padre Pierluigi era vicepresidente. È ormai passata un settimana, da quando l'uscita del libro dell'ex direttore del Corriere della Sera ha gettato un'ombra di sospetto sull'auto-difesa della stessa Boschi, che nel dicembre 2015 alla Camera respingeva la mozione di sfiducia giurando "...si dimostri che io ho favorito mio padre o che sono venuta meno ai miei doveri istituzionali e sarò la prima a lasciare l'incarico... ".
Da allora, l'unica persona che con una sola parola può rimuovere quel macigno, e fugare quel sospetto, si ostina a tacere. È Federico Ghizzoni, il manager che secondo la ricostruzione di de Bortoli raccolse la richiesta d'aiuto della Boschi per la banca del papà. L'ex amministratore delegato di Unicredit è un privato cittadino, ma a questo punto ha il dovere civico di parlare. E invece non lo fa. Così il suo "no comment" diventa sempre più fragoroso. E il suo silenzio somiglia sempre di più a un assenso. Del resto, non si vede proprio perché uno dei più autorevoli giornalisti italiani avrebbe dovuto inventare una notizia di questa portata.
Renzi ribadisce oggi il suo "storytelling". Ma la "Matteo's Version", affidata alle colonne amiche del Foglio (il giornale che lo incoronò anzitempo "Royal Baby") è insieme elusiva ed evasiva. La versione è elusiva perché, dicendo "de Bortoli ha fatto il direttore dei principali quotidiani italiani per quasi vent'anni e ora spiega che i poteri forti in Italia risiedono a Laterina", Renzi finge di non capire qual è il cuore della questione Boschi-Etruria, cioè quel conflitto di interessi che era chiarissimo fin dall'inizio. Cioè da quando Maria Elena divenne ministra per le Riforme, nel febbraio 2014, e di lì a poco il padre Pierluigi, consigliere dal 2011, fu "promosso" vicepresidente di Etruria. Che quel groviglio convenisse scioglierlo già allora lo vedeva chiunque. Tranne un potere giovane e arrembante, forse accecato da un'epifania troppo fulminea. Ma la versione è anche evasiva perché, aggiungendo "che Unicredit studiasse il dossier Etruria è il segreto di pulcinella", Renzi sorvola sugli atti attribuiti alla sua ministra intorno a quel dossier.
Sono tante le domande sulla presunta "diplomazia bancaria" della Boschi, che esigerebbero invece una risposta definitiva. È vero (come ha scritto il Fatto) che già nel marzo 2014 la ministra e suo papà nella loro villa di Laterina incontrarono il presidente di Etruria e i vertici di Veneto Banca, per concordare una "resistenza" rispetto ai tentativi di acquisizione da parte della Popolare di Vicenza? È vero (come ha scritto de Bortoli nel suo libro) che nel gennaio 2015 la ministra chiese a Ghizzoni un intervento di Unicredit su Etruria, e che la manager Marina Natale fu incaricata di aprire un dossier per valutare l'acquisto, salvo poi richiuderlo con "parere negativo"? È vero (come ha scritto la Stampa) che nel febbraio 2015 l'allora neo-presidente di Etruria, Rosi, ebbe a sua volta un altro incontro con Ghizzoni ("facilitato da qualcuno...") per tentare un ultimo affondo sul salvataggio da parte di Unicredit? E dunque, la ministra ha mentito all'assemblea di Montecitorio? E se ha mentito, può restare al suo posto nel governo Gentiloni?
Sono interrogativi che galleggiano nel vuoto. Sospesi tra l'evidenza delle ricostruzioni giornalistiche e la "macchina del fango" lamentata dalla Boschi. Interrogativi che la "confessione" di Graziano Delrio rende persino più pressanti. L'ex sottosegretario a Palazzo Chigi ammette di aver chiamato all'inizio del 2015 l'allora presidente della Bper, Caselli, per chiedergli di "valutare un soccorso dei quattro istituti". E quando aggiunge "un interessamento della presidenza del Consiglio era naturale ", Delrio ha perfettamente ragione. Non c'è nessuno scandalo, se un governo cerca soluzioni per impedire "crisi sistemiche". Ma solo qualche anima candida può mettere sullo stesso piano Delrio e la Boschi. Il primo ha agito nel rispetto del suo compito istituzionale (esercitato ugualmente per Ilva o Alitalia). La seconda avrebbe agito in palese conflitto di interessi (certificato inutilmente dalla riforma Frattini del 2004).
Torniamo così al punto di partenza. Alla lezione del Cavaliere, che un Paese indolente non ha imparato. Alla legge dello Stato, che un governo inadempiente non ha applicato. Alla missione del giornalismo, che una politica arrogante non ha rispettato.
Ora, in attesa che Ghizzoni si decida finalmente a raccontare la verità, rimane solo la Commissione parlamentare d'inchiesta, che le due opposte tifoserie stanno già trasformando nella Santa Inquisizione bancaria. Un rito focoso, ma inutile. Sul rogo non ci finirà nessuno.