[O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

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Mavco Pizellonio
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#676 Messaggio da Mavco Pizellonio »

iltemplare83 ha scritto:Senza voler sembrare un tecnocrate, ma parlare di ricerca citando le materie umanistiche, quando altrove si progetta internet o si studiano nanomacchine per la cura del cancro, mi mette una tristezza infinita... e mi fa capire molte cose.
Se mi dai un'altra parola per indicare "quella cosa" (che no, non prevede di tovare la cura per il cancro, egoista bastarda che non è altro) la userò volentieri. E' ovvio che con la stessa parolina, "ricerca", indichiamo cose molto diverse, di diversa rilevanza per il genere umano, con diverso grado di ambizione rivoluzionaria. Questo è evidende.

Eppure nelle facoltà umanistiche un qualche lavoro, di fatto, si fa o si dovrebbe fare. Si può fare bene o male. Che si faccia bene, per mille motivi, è interesse di tutti.

Per il resto non mi è molto chiaro cosa intendevi dire col tuo intervento. Vuoi abolire le facoltà umanistiche o ti dà solo fastidio che utilizzino il termine maledetto per indicare il proprio lavoro?

Nel secondo caso, mi pare problema di poco conto, che io personalmente sarei felice di risolvere, se ti fa piacere.

Nel primo caso non so, non mi pare molto fattibile.

Se non è nessuno dei due, come credo, allora il porre in opposizione studi umanistici e ricerca per il cancro ha il solo scopo di fare della demagogia.

Il termine deriva dal greco δῆμος, popolo (in realtà il termine designava le tante suddivisioni della regione Attica; per metonimia passa ad indicare i suoi abitanti) e αγω, conduco. Tucidide, nel descrivere le vicende politiche ateniesi del periodo post-pericleo, pone un'importante distinzione...
Ultima modifica di Mavco Pizellonio il 01/12/2010, 2:55, modificato 1 volta in totale.
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Mavco Pizellonio
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#677 Messaggio da Mavco Pizellonio »

Riporto di qua l'articolo postato da zio e il commento di Blif, che si è sbattuto molto più di me per dire qualcosa di sensato e non merita di vedersi voltata la pagina solo perché io devo fare a cazzotti con i miei amichetti.
Blif ha scritto:
zio ha scritto:http://www.corriere.it/editoriali/10_no ... aabc.shtml

lo ritengo un articolo da applauso.
L'articolo, che potete leggere tutti nella citazione di belnudo, è vergognoso.

L'autore esordisce citando l'abolizione del valore legale del titolo di studio, l'abolizione dei concorsi
e lo scorporo della medicina dalle altre facoltà.
Purtroppo per l'autore, si tratta di tre proposte che non hanno nulla a che vedere con la legge Gelmini.

L'autore definisce la legge "il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica",
ma non porta alcun argomento a sostegno di questa tesi.

L'autore dice che la legge abolisce i concorsi e "crea una nuova figura di giovani docenti in prova per sei anni,
che saranno confermati solo se raggiungeranno risultati positivi".
- Dimentica di citare che in nessun paese del mondo e per nessuna professione si rimane in prova per sei anni
- Dimentica che questi sei anni vanno sommati ai tre anni di dottorato e agli anni di assegno di ricerca
(fino a un massimo di otto), per un totale di 17 anni di "prova".
- Dimentica che l'aver raggiunto risultati positivi non è l'unica condizione necessaria:
condizione essenziale è che il ministero dell'economia si ricordi di stanziare i fondi,
dato che le università non hanno autonomia nel gestire le proprie entrate.
- Dimentica che i nuovi ricercatori avranno (giustamente) uno stipendio superiore ai vecchi,
e che dopo sei anni verranno o promossi professori o licenziati.
Quindi ne verranno assunti di meno e usciranno continuamente dal ruolo.
Quindi all'equilibrio saranno molto meno numerosi dei ricercatori attuali.
Quindi la famosa "piramide rovesciata" non tornerà mai dritta, ma si allargherà e avremo più professori che ricercatori

L'autore dice che l'ingresso di non accademici nei consigli di amministrazione "limita l'autoreferenzialità dei professori".
Dimentica di spiegare che cosa impedisca a rettori in cerca di benemerenze presso il ministero
di cooptare nei consigli politici trombati, furbetti del quartierino e soprattutto immobiliaristi corsari
(nei bilanci universitari, a parte quelle bloccate, la voce di spesa principale è l'edilizia).

Riassumendo, l'articolo è sconnesso, avanza tesi senza sostenerle con argomenti e ignora fatti essenziali.
Per queste ragioni, è largamente inferiore allo standard qualitativo richiesto per la pubblicazione.
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Antonchik
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#678 Messaggio da Antonchik »

Perchè ci si dimentica troppo spesso che i più grandi scienziati, quelli che hanno rivoluzionato l'umanità, scrivevano anche saggi filosofici?

Le grandi idee scientifiche sono nate da intuizioni "filosofiche", non da conti senza fine su dei fogli di carta. Credo che ci sia confusione sul metodo scientifico.
Guarda attentamente, poichè ciò che stai per vedere non è più ciò che hai appena visto.

Ho vissuto per molto tempo nell'oscurità perché mi accontentavo di suonare quello che ci si aspettava da me, senza cercare di aggiungerci qualcosa di mio.

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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#679 Messaggio da Gambo192 »

Ripropongo le mie idee:
Test di ingresso seri e regolamentati per ogni facoltà con posti per corso di laurea in base alla reale richiesta di mercato, chiusura dei corsi di laurea inutili: stop alla moda di trasformare in lauree quelli che una volta erano semplici corsi o apprendistati, usate per arricchire i soliti baroni. (Metodo "chiuso" già sperimentato per le facoltà sanitarie che, oltre alle numerose critiche, è servito, e anche troppo, infatti è in costante riaggiornamento per seguire i bisogni della società.)
Abolire le triennali: quelle che spezzano corsi senza motivo. perchè bisogna fare sempre 3+2? Casomai corsi da 4.
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#680 Messaggio da iltemplare83 »

Mavco Pizellonio ha scritto:
iltemplare83 ha scritto:Senza voler sembrare un tecnocrate, ma parlare di ricerca citando le materie umanistiche, quando altrove si progetta internet o si studiano nanomacchine per la cura del cancro, mi mette una tristezza infinita... e mi fa capire molte cose.
Se mi dai un'altra parola per indicare "quella cosa" (che no, non prevede di tovare la cura per il cancro, egoista bastarda che non è altro) la userò volentieri. E' ovvio che con la stessa parolina, "ricerca", indichiamo cose molto diverse, di diversa rilevanza per il genere umano, con diverso grado di ambizione rivoluzionaria. Questo è evidende.
Eppure nelle facoltà umanistiche un qualche lavoro, di fatto, si fa o si dovrebbe fare. Si può fare bene o male. Che si faccia bene, per mille motivi, è interesse di tutti.
Per il resto non mi è molto chiaro cosa intendevi dire col tuo intervento. Vuoi abolire le facoltà umanistiche o ti dà solo fastidio che utilizzino il termine maledetto per indicare il proprio lavoro?
Nel secondo caso, mi pare problema di poco conto, che io personalmente sarei felice di risolvere, se ti fa piacere.
Nel primo caso non so, non mi pare molto fattibile.
Se non è nessuno dei due, come credo, allora il porre in opposizione studi umanistici e ricerca per il cancro ha il solo scopo di fare della demagogia.
Il termine deriva dal greco δῆμος, popolo (in realtà il termine designava le tante suddivisioni della regione Attica; per metonimia passa ad indicare i suoi abitanti) e αγω, conduco. Tucidide, nel descrivere le vicende politiche ateniesi del periodo post-pericleo, pone un'importante distinzione...
Ovviamente ho esagerato, e mi scuso con chi ha studiato o studia discipline umanistiche.
Ciò che voglio dire è che esiste una ricerca scientifica, che spesso porta a brevetti o innovazioni che tendono a portare ricchezza all'università o a chi le sviluppa.
Ed esiste una ricerca umanistica, che (per come è organizzata l'università italiana) spesso porta solo ricchezza al docente che pubblica un libro.
Dal punto di vista della cultura, la prima è la seconda hanno esattamente lo stesso valore.
Dal punto di vista economico/industriale il fatto che in Italia ci sia un eccessivo equilibrio tra queste due ricerche (in termini di numeri, non di trattamento economico... anche se si potrebbe fare un discorso ampio sui fondi che vengono assegnati) è un dato negativo. In tutti gli altri Paesi evoluti il rapporto laureati scientifici/laureati umanistici è molto più alto. Forse non sono gli altri a non avere cultura umanistica, ma noi a non avere cultura scientifica...

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iltemplare83
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#681 Messaggio da iltemplare83 »

Antonchik ha scritto:Perchè ci si dimentica troppo spesso che i più grandi scienziati, quelli che hanno rivoluzionato l'umanità, scrivevano anche saggi filosofici?

Le grandi idee scientifiche sono nate da intuizioni "filosofiche", non da conti senza fine su dei fogli di carta. Credo che ci sia confusione sul metodo scientifico.
Anton, parli di periodi in cui uno scienziato aveva conoscenze a tutto tondo.
Attualmente le cose sono un po' diverse...

Secondo te è più facile per un chimico studiarsi e comprendere la filosofia di Kant e la poetica di Ungaretti, o per un laureato in filosofia studiarsi e comprendere la meccanica quantistica e le leggi di Maxwell?

Culturalmente hanno pari dignità, ma il primo secondo me ha basi maggiori rispetto al secondo per POTERE accrescere il proprio sapere.

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belnudo
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#682 Messaggio da belnudo »

pan ha scritto:
Helmut ha scritto:
Mavco Pizellonio ha scritto:Per il resto, cosa renda l'Università di Bologna migliore di altre (peraltro, se non ricordo male, proprio nel campo umanistico) è per me un mistero. Bisognerebbe conoscere i parametri di giudizio.
Caro Pizellonio, probabilmente non hai colto il mio sottile houmor, quando ho scritto: "ben al 192° posto al mondo...!!!"
Sono abituato a confrontarmi su scala internazionale, e converrai che arrivare 192esimi è un piazzamento che fa cagare alla grande.
Detto questo, ben vengano tutte le attività che in qualche modo riescono ad evitare la mangiatoia della spesa pubblica nella quale i baroni hanno prosperato fino ad ora.
Caro Helmut, tu più di ogni altro qui dentro ci insegni il valore delle cifre.
Dovremmo sapere quante università conta il pianeta prima di dire che 192 è alto, medio o basso. Non ti pare ?
premesso che bisognerebbe prima capire i criteri di giudizio e di classificazione e come sono stati rilevati, dando per buona la classifica,
192 è inequivocabilmente basso, bassissimo, se consideri che una nazione, la Gran Bretagna, paragonabile come popolazione e reddito all'Italia, ha ben 4 università piazzate nei primi 7 posti della classifica; la Francia 2 nelle prime 34.
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La ricchezza è solo un boccaglio in un mare di merda (N. Balasso)

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iltemplare83
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#683 Messaggio da iltemplare83 »

Gambo192 ha scritto:Ripropongo le mie idee:
Test di ingresso seri e regolamentati per ogni facoltà con posti per corso di laurea in base alla reale richiesta di mercato, chiusura dei corsi di laurea inutili: stop alla moda di trasformare in lauree quelli che una volta erano semplici corsi o apprendistati, usate per arricchire i soliti baroni. (Metodo "chiuso" già sperimentato per le facoltà sanitarie che, oltre alle numerose critiche, è servito, e anche troppo, infatti è in costante riaggiornamento per seguire i bisogni della società.)
Abolire le triennali: quelle che spezzano corsi senza motivo. perchè bisogna fare sempre 3+2? Casomai corsi da 4.
Sui test d'ingresso bisognerebbe fare un discorso complesso... è difficile farne di realmente buoni. In tutti quelli che ho fatto (tutti a crocette) sono arrivato nel 5% dei migliori punteggi, anche senza avere le nozioni.
Il problema del numero chiuso è che poi ti scontri contro il muro del "diritto allo studio", sbandierato da chi non riesce a passare i test.
Sulla chiusura dei corsi di laurea inutili mi inviti a nozze. Persino il Poli negli ultimi anni ci sta cascando... :roll:
Tuttavia, una riforma epocale e realmente utile sarebbe l'abolizione del valore legale del titolo di studio, in modo da avere una concorrenza tra le università sul modello anglosassone. Peccato che per farlo bisognerebbe abolire gli ordini professionali (o almeno molti di quelli esistenti), quindi non succederà mai.

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Helmut
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#684 Messaggio da Helmut »

pan ha scritto:Caro Helmut, tu più di ogni altro qui dentro ci insegni il valore delle cifre.
Dovremmo sapere quante università conta il pianeta prima di dire che 192 è alto, medio o basso. Non ti pare ?
Caro pan, le cifre non sono una materia arida e fredda, ma raccontano molte cose, come un buon testo di letteratura.

Prima di sapere quante università conta il pianeta, è necessario conoscere il Campionato Mondiale delle Università, diviso ovviamente in categorie: serie A, B, Prima e Seconda Divisione, Dilettanti, Esordienti, Allievi.

L'Italia milita in serie A, e piazzarsi al 192° non è molto onorevole.

Non ti pare...???
"Innalzare templi alla virtù e scavare oscure e profonde prigioni al vizio."

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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#685 Messaggio da Blif »

Caro Mavco, ricerca scientifica e ricerca umanistica generano ibridi fertili.
Quindi, secondo le sacre norme, appartengono alla stessa specie, contro le apparenze.

P.S.: Non è ancora arrivato il momento di farci pompini a vicenda (cit.)
Magari un giorno, chi sa? :DDD
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#686 Messaggio da Mavco Pizellonio »

iltemplare83 ha scritto:
Mavco Pizellonio ha scritto:
iltemplare83 ha scritto:Senza voler sembrare un tecnocrate, ma parlare di ricerca citando le materie umanistiche, quando altrove si progetta internet o si studiano nanomacchine per la cura del cancro, mi mette una tristezza infinita... e mi fa capire molte cose.
Se mi dai un'altra parola per indicare "quella cosa" (che no, non prevede di tovare la cura per il cancro, egoista bastarda che non è altro) la userò volentieri. E' ovvio che con la stessa parolina, "ricerca", indichiamo cose molto diverse, di diversa rilevanza per il genere umano, con diverso grado di ambizione rivoluzionaria. Questo è evidende.
Eppure nelle facoltà umanistiche un qualche lavoro, di fatto, si fa o si dovrebbe fare. Si può fare bene o male. Che si faccia bene, per mille motivi, è interesse di tutti.
Per il resto non mi è molto chiaro cosa intendevi dire col tuo intervento. Vuoi abolire le facoltà umanistiche o ti dà solo fastidio che utilizzino il termine maledetto per indicare il proprio lavoro?
Nel secondo caso, mi pare problema di poco conto, che io personalmente sarei felice di risolvere, se ti fa piacere.
Nel primo caso non so, non mi pare molto fattibile.
Se non è nessuno dei due, come credo, allora il porre in opposizione studi umanistici e ricerca per il cancro ha il solo scopo di fare della demagogia.
Il termine deriva dal greco δῆμος, popolo (in realtà il termine designava le tante suddivisioni della regione Attica; per metonimia passa ad indicare i suoi abitanti) e αγω, conduco. Tucidide, nel descrivere le vicende politiche ateniesi del periodo post-pericleo, pone un'importante distinzione...
Ovviamente ho esagerato, e mi scuso con chi ha studiato o studia discipline umanistiche.
Ciò che voglio dire è che esiste una ricerca scientifica, che spesso porta a brevetti o innovazioni che tendono a portare ricchezza all'università o a chi le sviluppa.
Ed esiste una ricerca umanistica, che (per come è organizzata l'università italiana) spesso porta solo ricchezza al docente che pubblica un libro.
Dal punto di vista della cultura, la prima è la seconda hanno esattamente lo stesso valore.
Dal punto di vista economico/industriale il fatto che in Italia ci sia un eccessivo equilibrio tra queste due ricerche (in termini di numeri, non di trattamento economico... anche se si potrebbe fare un discorso ampio sui fondi che vengono assegnati) è un dato negativo. In tutti gli altri Paesi evoluti il rapporto laureati scientifici/laureati umanistici è molto più alto. Forse non sono gli altri a non avere cultura umanistica, ma noi a non avere cultura scientifica...
Più o meno avevo capito cosa intendevi, e sono stato volutamente un po' stronzo (le parolesono importanti!) . :-D

Non vorrei passare per un difensore acritico delle nostre facoltà umanistiche, tutt'altro anzi.

E quando dico che è interesse di tutti che funzionino bene intendo dire, fra le altre cose, che è proprio il loro mal funzionamento a far sì che tanti studenti se le possano "permettere". In una facoltà, anche umanistica, seria, una percentuale altissima degli attuali studenti sarebbe portata a lasciare, oppure a imparare a lavorare come si deve, se vuole restare.

Taccio per pietà su puttanate come dams o scienze della comunicazione.

Eppure sono i docenti stessi a dire che viene loro eslicitamente richiesto di essere elastici nelle valutazioni. Questo perché all'università fa comodo che migliaia di sfigati paghino ogni anno per figurare come iscritti a corsi di laurea inutili. E' ovvio che è questo uno degli aspetti bacati del sistema.
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#687 Messaggio da Mavco Pizellonio »

Blif ha scritto:P.S.: Non è ancora arrivato il momento di farci pompini a vicenda (cit.)
Magari un giorno, chi sa? :DDD
Io mi laureo a breve. Potrei dover iniziare a far pratica... :awww:
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#688 Messaggio da Blif »

Helmut ha scritto:
pan ha scritto:Caro Helmut, tu più di ogni altro qui dentro ci insegni il valore delle cifre.
Dovremmo sapere quante università conta il pianeta prima di dire che 192 è alto, medio o basso. Non ti pare ?
Caro pan, le cifre non sono una materia arida e fredda, ma raccontano molte cose, come un buon testo di letteratura.

Prima di sapere quante università conta il pianeta, è necessario conoscere il Campionato Mondiale delle Università, diviso ovviamente in categorie: serie A, B, Prima e Seconda Divisione, Dilettanti, Esordienti, Allievi.

L'Italia milita in serie A, e piazzarsi al 192° non è molto onorevole.

Non ti pare...???
Come ci insegni, è fondamentale saper interpretare i dati e capire che cosa significano.

Cominciamo svecchiandoli: nel 2010, il 192° posto diventa 176°.
Commentano gli autori dello studio (a partire dal minuto 2.40)...



The performance of Italian institutions is a success story in this year's ranking results.
[...]
There are strong gains from a large number of Italian institutions throughout our ranking lists.
And this seems to have been down to a particularly strong performance in the employer review
and a reasonably strong performance in our academic review.


Ma quali sono i criteri che vengono accorpati nell'unico indice di prestazione?

Ecco, il sito (http://www.topuniversities.com) non è che sia chiarissimo al riguardo,
ma pare che si tratti di:
- "academic review", cioè la produzione scientifica, giudicata "reasonably strong" nella dichiarazione qui sopra
- "employer review", cioè i giudizi espressi dai laureati, giudicata "particularly strong" nella dichiarazione qui sopra
- "international students/faculty", cioè il numero di studenti e di ricercatori provenienti dall'estero

Considerando che abbiamo meno ricercatori degli altri paesi e produciamo più della media
(vedi "Efficiency and effectiveness of public expenditure on tertiary education in the EU"
http://ec.europa.eu/economy_finance/pub ... p70_en.pdf),
non sarà che andiamo male perché siamo troppo pochi per produrre abbastanza e
troppo poco pagati per attirare studenti e ricercatori stranieri bravi?
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Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#689 Messaggio da zio »

Blif ha scritto:
zio ha scritto:http://www.corriere.it/editoriali/10_no ... aabc.shtml

lo ritengo un articolo da applauso.
L'articolo, che potete leggere tutti nella citazione di belnudo, è vergognoso.

L'autore esordisce citando l'abolizione del valore legale del titolo di studio, l'abolizione dei concorsi
e lo scorporo della medicina dalle altre facoltà.
Purtroppo per l'autore, si tratta di tre proposte che non hanno nulla a che vedere con la legge Gelmini.

L'autore definisce la legge "il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica",
ma non porta alcun argomento a sostegno di questa tesi.

L'autore dice che la legge abolisce i concorsi e "crea una nuova figura di giovani docenti in prova per sei anni,
che saranno confermati solo se raggiungeranno risultati positivi".
- Dimentica di citare che in nessun paese del mondo e per nessuna professione si rimane in prova per sei anni
- Dimentica che questi sei anni vanno sommati ai tre anni di dottorato e agli anni di assegno di ricerca
(fino a un massimo di otto), per un totale di 17 anni di "prova".
- Dimentica che l'aver raggiunto risultati positivi non è l'unica condizione necessaria:
condizione essenziale è che il ministero dell'economia si ricordi di stanziare i fondi,
dato che le università non hanno autonomia nel gestire le proprie entrate.
- Dimentica che i nuovi ricercatori avranno (giustamente) uno stipendio superiore ai vecchi,
e che dopo sei anni verranno o promossi professori o licenziati.
Quindi ne verranno assunti di meno e usciranno continuamente dal ruolo.
Quindi all'equilibrio saranno molto meno numerosi dei ricercatori attuali.
Quindi la famosa "piramide rovesciata" non tornerà mai dritta, ma si allargherà e avremo più professori che ricercatori

L'autore dice che l'ingresso di non accademici nei consigli di amministrazione "limita l'autoreferenzialità dei professori".
Dimentica di spiegare che cosa impedisca a rettori in cerca di benemerenze presso il ministero
di cooptare nei consigli politici trombati, furbetti del quartierino e soprattutto immobiliaristi corsari
(nei bilanci universitari, a parte quelle bloccate, la voce di spesa principale è l'edilizia).

Riassumendo, l'articolo è sconnesso, avanza tesi senza sostenerle con argomenti e ignora fatti essenziali.
Per queste ragioni, è largamente inferiore allo standard qualitativo richiesto per la pubblicazione.
innanzi tutto partiamo da un dato di fatto incontrovertibile: tutti noi amiamo l'università come luogo della conoscenza e della ricerca, e vogliamo che questo luogo e le persone che vengono chiamate a farne parte siano sempre più quilitativamente e quantivamente di alto livello.
meglio precisarlo visti i tempi.
detto questo alcune precisazioni.

1- meglio dire "lo ritengo" vergognoso, come ho fatto io dicendo che era da applausi.
2- l'autore esordisce citando Einaudi, noto liberista e presidente della repubblica, che ci parla di come l'insegnamento debba essere libero e per meriti, l'accesso all'insegnamento da parte degli studenti idem, e soprattutto come ci debba essere libertà nel poter usare un servizio da parte di un professionista come di un non laureato (abolizione del valore legale della laurea).
3- fatto ciò, l'autore parla dello scarso coraggio della riforma della Gelmini e del PDL/lega, che davvero con tale abolizione (sostenuta da anni dai Radicali e dal sottoscritto, che radicale certo non è) e a suo parere accompagnata dalle altre due modalità (abolizione dei concorsi e medicina come facoltà a parte), sarebbe diventata una vera riforma strategica per il paese.
4- "il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica", è dovuto semplicemente al fatto che le riforme fatte nel nostro paese sull'università e sulla ricerca scientifica non hanno mai voluto/saputo mettere mano seriamente all'università. è quindi dimostrato dalla storia dell'italia repubblicana. sia da governi DC (moltissimi), sia da governi di centro sinistra (pochi) sia da governi di centro destra (di più dei precedenti).
5- in merito a:
L'autore dice che la legge abolisce i concorsi e "crea una nuova figura di giovani docenti in prova per sei anni,
che saranno confermati solo se raggiungeranno risultati positivi".

- Dimentica di citare che in nessun paese del mondo e per nessuna professione si rimane in prova per sei anni
vero, vanno a casa molto prima chi non riesce ad entrare nell'università con contratto a tempo indeterminato.

- Dimentica che questi sei anni vanno sommati ai tre anni di dottorato e agli anni di assegno di ricerca
(fino a un massimo di otto), per un totale di 17 anni di "prova".

falso, poichè x il dottorato ok, ma l'assegno di ricerca non è necessario per accedere alla fascia dei ricercatori a tempo determinato. e che il ruolo di ricercatore a tempo determinato è 3+3 se e solo se confermato.

- Dimentica che l'aver raggiunto risultati positivi non è l'unica condizione necessaria:
condizione essenziale è che il ministero dell'economia si ricordi di stanziare i fondi,
dato che le università non hanno autonomia nel gestire le proprie entrate.

vero e sacrosanto. cioè: essendo un contratto a tempo determinato si può attivare e/o continuare una collaborazione solo se c'è copertura finanziaria, così da rendere le università più flessibili rispetto all'economia generale in relazione ai fondi disponibili.

- Dimentica che i nuovi ricercatori avranno (giustamente) uno stipendio superiore ai vecchi,
e che dopo sei anni verranno o promossi professori o licenziati.

vero, quindi saranno pagati di più e potranno essere confermati (3+3) o promossi solo in relazione alla qualità della loro ricerca.

Quindi ne verranno assunti di meno e usciranno continuamente dal ruolo.
Quindi all'equilibrio saranno molto meno numerosi dei ricercatori attuali.
Quindi la famosa "piramide rovesciata" non tornerà mai dritta, ma si allargherà e avremo più professori che ricercatori
[/quote]
deduzioni non dimostrate (la stessa accusa che rivolgi all'estensore dell'articolo).
la conseguenza diretta sicura indipendentemente dall'economia e dalle gestioni delle università è: la ricerca sarà condotta da personale giovane e le assunzioni saranno in conformità con i risultati raggiunti e con l'economia di gestione (cioè in ultima analisi con la qualità dell'ateneo).

in sintesi: questa riforma non incide profondamente sui meccanismi e le lobby dell'università. contribuisce però ad iniziare un percorso di miglioramento incidendo sull'arruolamento e sulla gestione.
tutto è migliorabile.
tutto è contestabile.
ma non c'è alternativa a riformare una risorsa come l'università che nella maggioranza del suo corpus è diventato autoreferenziale e perciò inutile.
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw

Giulio Tremonti
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Iscritto il: 16/04/2008, 1:20

Re: [O.T.] "Enterogelmini", gli studentacci e la SQUOL

#690 Messaggio da Giulio Tremonti »

Blif, non è vero che la condizione di "prova" di così tanti anni è un'anomalia fuori dall'Italia. Il percorso tipico è proprio quello. Dal dottorato si entra nella tenure track che dura proprio sei anni con valutazione a metà percorso e alla fine. Aggiungi due-tre anni di post doc, se vuoi, ma la sostanza è quella. La cosa funziona e nessuno se ne lamenta.

Tu dai una connotazione negativa al tempo determinato come se fosse una sciagura, una spada di Damocle. Non c'è niente di male nel tempo determinato se ben retribuito, anzi, chi sa che può contare sulle proprie capacità accetta una minore certezza in cambio di uno stipendio più alto.
I ricercatori non guardano in favore questa nuova figura perchè ritengono di avere diritti acquisiti dopo anni di anticamera e lungaggi burocratiche e si vedono sorpassare da chi 'non si è fatto il mazzo' come loro. E' comprensibile dal loro punto di vista, ma bisogna essere coscienti che si tratta di interessi di bottega.

Certo che cominciare un percorso del genere senza avere certezze sui fondi o i meccanismi di valutazione alla fine dei sei anni, lasciando il tutto in un'aurea di mistero non è bello. Idem per quanto riguarda i commissari dell'ANVUR, che dovrebbero essere persone estranee ai giochi di potere. La debolezza del DDL è proprio il fatto che molte questioni saranno precisate nei decreti attuativi, dove può succedere di tutto, invece di fare chiarezza subito. Per questi e altri motivi il DDL non mi entusiasma, si poteva essere più radicali e colpire gli stipendi dei prof non meritevoli, prepensionare pesantemente (cosa che libererebbe fondi), per esempio, ma almeno ha il pregio di condizionare il Fondo ordinario ai risultati e stabilisce il principio di produttività minima (che poi è bassino, niente di trascendente).
I tagli non sono certo piacevoli, ma per il momento si eviteranno promozioni di massa. L'alternativa è lo status quo.

Il numero dei prof. Nell'ultimo decennio i prof + ricercatori sono aumentati del 25%, da 50k a oltre 60k. Questo è frutto di una concezione errata in cui fare il professore è un diritto che si acquisisce col tempo, se uno ha la pazienza di coltivare le relazioni giuste e sopportare le lungaggini burocratiche. Il tutto garantito a tutti dallo Stato, a prescindere dai vincoli di bilancio.
Gli organici vengono determinati in base al merito maturato in questa maniera, anzichè scegliere il miglior candidato per un posto di cui si ha reale necessità. Puoi anche essere bravo ma se non c'è bisogno di te ti devi rassegnare, esiste il lavoro anche fuori dall'Università, chi l'ha detto che un ordinario ha diritto a sistemare un tot numero di allievi? Così l'università è diventata uno stipendificio e non si è esitato ad inventarsi corsi di laurea ad hoc per sistemari i propri protetti.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)

[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]

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