Blif ha scritto:
L'articolo, che potete leggere tutti nella citazione di belnudo, è vergognoso.
L'autore esordisce citando l'abolizione del valore legale del titolo di studio, l'abolizione dei concorsi
e lo scorporo della medicina dalle altre facoltà.
Purtroppo per l'autore, si tratta di tre proposte che non hanno nulla a che vedere con la legge Gelmini.
L'autore definisce la legge "il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica",
ma non porta alcun argomento a sostegno di questa tesi.
L'autore dice che la legge abolisce i concorsi e "crea una nuova figura di giovani docenti in prova per sei anni,
che saranno confermati solo se raggiungeranno risultati positivi".
- Dimentica di citare che in nessun paese del mondo e per nessuna professione si rimane in prova per sei anni
- Dimentica che questi sei anni vanno sommati ai tre anni di dottorato e agli anni di assegno di ricerca
(fino a un massimo di otto), per un totale di 17 anni di "prova".
- Dimentica che l'aver raggiunto risultati positivi non è l'unica condizione necessaria:
condizione essenziale è che il ministero dell'economia si ricordi di stanziare i fondi,
dato che le università non hanno autonomia nel gestire le proprie entrate.
- Dimentica che i nuovi ricercatori avranno (giustamente) uno stipendio superiore ai vecchi,
e che dopo sei anni verranno o promossi professori o licenziati.
Quindi ne verranno assunti di meno e usciranno continuamente dal ruolo.
Quindi all'equilibrio saranno molto meno numerosi dei ricercatori attuali.
Quindi la famosa "piramide rovesciata" non tornerà mai dritta, ma si allargherà e avremo più professori che ricercatori
L'autore dice che l'ingresso di non accademici nei consigli di amministrazione "limita l'autoreferenzialità dei professori".
Dimentica di spiegare che cosa impedisca a rettori in cerca di benemerenze presso il ministero
di cooptare nei consigli politici trombati, furbetti del quartierino e soprattutto immobiliaristi corsari
(nei bilanci universitari, a parte quelle bloccate, la voce di spesa principale è l'edilizia).
Riassumendo, l'articolo è sconnesso, avanza tesi senza sostenerle con argomenti e ignora fatti essenziali.
Per queste ragioni, è largamente inferiore allo standard qualitativo richiesto per la pubblicazione.
innanzi tutto partiamo da un dato di fatto incontrovertibile: tutti noi amiamo l'università come luogo della conoscenza e della ricerca, e vogliamo che questo luogo e le persone che vengono chiamate a farne parte siano sempre più quilitativamente e quantivamente di alto livello.
meglio precisarlo visti i tempi.
detto questo alcune precisazioni.
1- meglio dire "lo ritengo" vergognoso, come ho fatto io dicendo che era da applausi.
2- l'autore esordisce citando Einaudi, noto liberista e presidente della repubblica, che ci parla di come l'insegnamento debba essere libero e per meriti, l'accesso all'insegnamento da parte degli studenti idem, e soprattutto come ci debba essere libertà nel poter usare un servizio da parte di un professionista come di un non laureato (abolizione del valore legale della laurea).
3- fatto ciò, l'autore parla dello scarso coraggio della riforma della Gelmini e del PDL/lega, che davvero con tale abolizione (sostenuta da anni dai Radicali e dal sottoscritto, che radicale certo non è) e a suo parere accompagnata dalle altre due modalità (abolizione dei concorsi e medicina come facoltà a parte), sarebbe diventata una vera riforma strategica per il paese.
4- "il meglio che oggi si possa ottenere data la cultura della nostra classe politica", è dovuto semplicemente al fatto che le riforme fatte nel nostro paese sull'università e sulla ricerca scientifica non hanno mai voluto/saputo mettere mano seriamente all'università. è quindi dimostrato dalla storia dell'italia repubblicana. sia da governi DC (moltissimi), sia da governi di centro sinistra (pochi) sia da governi di centro destra (di più dei precedenti).
5- in merito a:
L'autore dice che la legge abolisce i concorsi e "crea una nuova figura di giovani docenti in prova per sei anni,
che saranno confermati solo se raggiungeranno risultati positivi".
- Dimentica di citare che in nessun paese del mondo e per nessuna professione si rimane in prova per sei anni
vero, vanno a casa molto prima chi non riesce ad entrare nell'università con contratto a tempo indeterminato.
- Dimentica che questi sei anni vanno sommati ai tre anni di dottorato e agli anni di assegno di ricerca
(fino a un massimo di otto), per un totale di 17 anni di "prova".
falso, poichè x il dottorato ok, ma l'assegno di ricerca non è necessario per accedere alla fascia dei ricercatori a tempo determinato. e che il ruolo di ricercatore a tempo determinato è 3+3 se e solo se confermato.
- Dimentica che l'aver raggiunto risultati positivi non è l'unica condizione necessaria:
condizione essenziale è che il ministero dell'economia si ricordi di stanziare i fondi,
dato che le università non hanno autonomia nel gestire le proprie entrate.
vero e sacrosanto. cioè: essendo un contratto a tempo determinato si può attivare e/o continuare una collaborazione solo se c'è copertura finanziaria, così da rendere le università più flessibili rispetto all'economia generale in relazione ai fondi disponibili.
- Dimentica che i nuovi ricercatori avranno (giustamente) uno stipendio superiore ai vecchi,
e che dopo sei anni verranno o promossi professori o licenziati.
vero, quindi saranno pagati di più e potranno essere confermati (3+3) o promossi solo in relazione alla qualità della loro ricerca.
Quindi ne verranno assunti di meno e usciranno continuamente dal ruolo.
Quindi all'equilibrio saranno molto meno numerosi dei ricercatori attuali.
Quindi la famosa "piramide rovesciata" non tornerà mai dritta, ma si allargherà e avremo più professori che ricercatori[/quote]
deduzioni non dimostrate (la stessa accusa che rivolgi all'estensore dell'articolo).
la conseguenza diretta sicura indipendentemente dall'economia e dalle gestioni delle università è: la ricerca sarà condotta da personale giovane e le assunzioni saranno in conformità con i risultati raggiunti e con l'economia di gestione (cioè in ultima analisi con la qualità dell'ateneo).
in sintesi: questa riforma non incide profondamente sui meccanismi e le lobby dell'università. contribuisce però ad iniziare un percorso di miglioramento incidendo sull'arruolamento e sulla gestione.
tutto è migliorabile.
tutto è contestabile.
ma non c'è alternativa a riformare una risorsa come l'università che nella maggioranza del suo corpus è diventato autoreferenziale e perciò inutile.
"L'ho imparato molto tempo fa, non combattere mai con un maiale! Tu ti sporchi, e inoltre, al maiale piace". G. B. Shaw