WARDOG ha scritto:Dal diario di DolceNero.
-Sera/nuvolo/vento/calma.
-In bagno controllo che le smorfie da scimmia che ho imparato a fare corrispondano a quello che loro chiamano sorriso. Sono soddisfatto, sto imparando.
-Non capisco cosa l'abbia attirata, forse quell'elemento mancante che lei spera di riempire. Lo fanno tutte,come se il loro destino fosse quello di sostituirsi al buio.
-Come se io potessi scegliere fra loro e il buio, come se avessero una pur minima chance.
-Esterno/macchina/nuvolo/calma.
-Porta un completo a Pois, di fattura adeguata, l'ha scelto con cura e lo dimostra, schiera i suoi stendardi per mostrarmi la sua forza, ma mostrandomeli, mi dimostra che ha paura.
-Prevedibile,scontata con le sue unghie laccate, con il suo sorriso nel salutarmi, con la sua gioia nell'intonazione.
-Retrovisore/sorriso/teschio/agitato.
-Della cena ricordo poco, non sento i sapori, non bevo vino, non mangio pesce, non mangio pane, invento scuse, racconto storie, muovo il viso, controllo le sue pupille.
-E' dentro lo sento. Ora ho un prezzo da pagare.
-Casa/muri/freddo/calma/non esisto
-Continuo a pensare agli abiti sparsi nel soggiorno a casaccio, li ha lasciati cadere, mi ha irritato, mi costa fatica.
-Il glande si spinge unto a separare i suoi muri di carne, a mescolare la mia carne con la sua. La sua vulva mi ricorda ferite di guerra, in foto in bianco e nero. Chiude gli occhi, lo fanno in molte, il sangue affluisce sul viso, dal mio viso il sangue va via, ho tolto lo specchio dal muro, l'altra volta quando mi son visto, ridevo nello specchio, eppure il viso era rilassato, mi sono spaventato, ora va meglio.
-Ritmico/pelvi/freddo.
-I colpi li sento nelle orecchie, nelle mente, il rumore bagnaticcio delle pelvi, il sudore che le imperla l'incavo del collo, come se fosse a una cazzo di lezione di aerobica, come se facesse ginnastica, come se fosse martirio come se fosse qualcosa che vale la pena.
-Dolore/carne/freddo/fretta.
-Tempo trascorso 15-42, tre posizioni, troppi baci, anche per me. I denti dolgono, a furia di stringere, non riesco. Non riesco. Non riesco. Concentra, sbatti, mi ricordo una saracinesca di legno, da bambino, e il sole sulla pelle, troppo caldo, come ora, come lei.
-La sostanza passa da dentro, non so dove, alle pelvi, al pene, passa come fuoco liquido, procurando dolore, scavando come fosse benzina o tintura di iodio, fino a fuoriuscire e mescolarsi con quella ferita pelosa, impiastrandola, disgustandomi, sono prigioniero delle sue braccia, lascio fare, c'è di peggio.
-Vale la pena sembrare vivo?
-Guardo il letto, quello che contiene, guardo il muro, nel bianco mi perdo.