Squirto ha scritto:una "gara" (che brutte le metafore calcistiche in politica) col lasciapassare della Corte Costituzionale. io ho votato a tutti i referendum, anche a quelli per i quali non avevo mai firmato... e non mi è mai costato così tanto andare al seggio. a un certo punto, saró malizioso, ma penso che chi non va a votare si disinteressi al tema.
Poniamo che si abolisca il quorum e si voti 20 volte l' anno.
Chi raccoglie le 500000 firme ha il sacrosanto diritto di farlo, e ci mancherebbe altro. Ma grazie al quorum ha anche il compito di convincere gli altri ad andare a votare. Senza quorum ai promotori basterebbe il loro voto per raggiungere lo scopo, e obbligherebbe la stragrande maggioranza a occuparsi 20 volte dell' interesse di 500000. Chi ha scritto la Costituzione non era così "antidemocratico".
La stragrande maggioranza non ha chiesto di partecipare. à‰ compito dei promotori convincerli.
non so niente, non mi importa niente, non mi occupo di niente, non credo niente e non voglio niente
No, la mancanza di garanzia sta nel fatto che 60 ml sono "obbligati" a votare da 500000. La maggioranza è costretta a partecipare a una gara a cui è stata iscritta da altri...
squirto ti quoto.
lo scazzo di andare a votare 3-4 volte l'anno lo baratto volentieri con un po' di libertà in più.
Squirto ha scritto:una "gara" (che brutte le metafore calcistiche in politica) col lasciapassare della Corte Costituzionale. io ho votato a tutti i referendum, anche a quelli per i quali non avevo mai firmato... e non mi è mai costato così tanto andare al seggio. a un certo punto, saró malizioso, ma penso che chi non va a votare si disinteressi al tema.
Poniamo che si abolisca il quorum e si voti 20 volte l' anno.
Chi raccoglie le 500000 firme ha il sacrosanto diritto di farlo, e ci mancherebbe altro. Ma grazie al quorum ha anche il compito di convincere gli altri ad andare a votare. Senza quorum ai promotori basterebbe il loro voto per raggiungere lo scopo, e obbligherebbe la stragrande maggioranza a occuparsi 20 volte dell' interesse di 500000. Chi ha scritto la Costituzione non era così "antidemocratico".
La stragrande maggioranza non ha chiesto di partecipare. à‰ compito dei promotori convincerli.
è che vediamo le istituzioni e la partecipazione alla cosa pubblica in maniera diversa. io non ho bisogno di essere "convinto" per andare a votare. se la Corte Costituzionale mi dice "dovresti pronunciarti su questo", io mi informo e vado a votare. e ne sono fiero, per me è partecipazione alla vita dello Stato.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Il voto è un diritto/dovere di ogni cittadino e si puó decidere di esercitarlo come di non esercitarlo.
Probabilmente al 60 per cento degli italiani di esprimere un'opinione su queste tematiche non gliene fregava nulla. Il restante 40% ha votato si o si è espressa per il no non votando consapevolmente (non crederete spero che il 70% degli italiani era consapevole di far fallire il referendum astenendosi?). Astenersi non significa automaticamente esprimersi per il no! La stragrande maggioranza degli italini che si è astenuta l'ha fatto perchè non gliene fregava un cazzo, perchè tra il mare e il seggio hanno scelto il mare, perchè non sapeva che ci fosse una votazione.
Continuo a pensare che deve valere solo ed esclusivamente il risultato delle schede votate. Non puó vincere il no contando sull'astensione, è come partire sempre col 15% di svantaggio (minimo).
Meno referendum, più firme per richiederli, abolizione del quorum.
E viva la figa!
(scusate ma a fine comizio una botta di sano populismo fa sempre colpo per portare tutti gli astanti ad applaudire)
"Se pensi che a nessuno al mondo importi che sei vivo prova a non pagare per 2 mesi la rata della macchina"
ok drogato, ora capisco le tue perplessità , ma mi sembrano esagerate.
del resto se con altre 49999 persone raccolgo le firme perche ci vengano annullate le imposte difficilmente raggiungeremo il nostro scopo personale.
è difficile trovare "scopi personali che accomunino" 50000 o 100000 persone. per esperienza ti dico che in svizzera i temi in votazione generalmente coinvolgono tutti quanti e che non si va mai a votare per assurde cazzate.
eventualmente si puó alzare il numero di firme necessarie.
pensa che proprio in questi giorni in ticino c'è un'iniziativa che chiede di abbassarle...
Ma poi è così riprovevole essere "obbligati" a informarsi per poi votare?
Le vie del signore sono infinite. Con grande soddisfazione
della chiesa cattolica, che aveva invitato a disertare le
urne, i referendum per l'abrogazione parziale della legge
italiana sulla fecondazione assistita si sono risolti in un
vero fallimento. La percentuale dei votanti è stata del 25,9
per cento, ben lontana dal necessario 50 per cento più uno.
L'esito negativo è apparso evidente fin da domenica sera. E
di fronte all'ampiezza dell'astensione, i risultati dello
scrutinio sono passati in secondo piano: la grande
maggioranza dei votanti si è espressa a favore
dell'abrogazione.
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Riprovevole no, anche se il referendum sulla legge 40 coinvolgeva argomenti di notevole complessità etico-scientifica.
Condor Viola ha scritto:del resto se con altre 49999 persone raccolgo le firme perche ci vengano annullate le imposte difficilmente raggiungeremo il nostro scopo personale.
Perchè "difficilmente"? Cosa ve lo impedirebbe?
Hai afferrato il nucleo del mio discorso. Evitare che l' interesse di pochi obblighi tutti a votare per impedire che quegli stessi pochi facciano i cazzi loro. Tutto qua. Sarebbe un "obbligo" perchè il quesito potrebbe non interessare la maggioranza, onde il compito dei promotori di convertirla alla loro causa.
Poi scusate: il popolo italiano è "immaturo" quando si astiene per ignavia ma diventa "maturo" se deve organizzare decine di referendum l' anno? Continuo a ritenerla una via impraticabile, spazialmente e temporalmente.
non so niente, non mi importa niente, non mi occupo di niente, non credo niente e non voglio niente
Drogato_ di_porno ha scritto:Poi scusate: il popolo italiano è "immaturo" quando si astiene per ignavia ma diventa "maturo" se deve organizzare decine di referendum l' anno? Continuo a ritenerla una via impraticabile, spazialmente e temporalmente.
abolizione del quorum e referendum come prima. sei tu che fai l'equazione abolizione del quorum=decine di referendum all'anno. niente dice che sarà così, o che debba esserlo.
a me piacerebbe il solito, vecchio, istituto referendario abrogativo, senza quorum per non sprecare il voto di chi alla cosa pubblica decide di interessarsi e partecipare.
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"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
Condor Viola ha scritto:
del resto se con altre 49999 persone raccolgo le firme perche ci vengano annullate le imposte difficilmente raggiungeremo il nostro scopo personale.
Perchè "difficilmente"? Cosa ve lo impedirebbe?
il resto della popolazione a cui girerebbero a elica per dover pagare anche la nostra parte..
e poi questo è un esempio estremo, ripeto: non succede mai che vengano raccolte firme per concedere dei privilegi a una minima percentuale di persone.
e anche se questo succedesse in votazione verrebbero spazzati via.
è un ragionamento teoricamente corretto il tuo, ma in pratica non accade mai.
Condor Viola ha scritto:non succede mai che vengano raccolte firme per concedere dei privilegi a una minima percentuale di persone.
infatti, di solito è il contrario. si fanno i referendum per ampliare i margini di libertà delle persone.
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"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
14 giu 20:12 Ricerca: nuova procedura per raccolta staminali
BERGAMO - Per la prima volta si e' svolta a Bergamo, presso il Centro trasfusionale degli Ospedali Riuniti, la raccolta di cellule staminali da sangue periferico, da un donatore volontario di midollo osseo a un paziente affetto da leucemia. La nuova procedura apporta un notevole miglioramento nei casi di trapianto di midollo osseo. Il paziente infatti non deve rimanere ricoverato in ospedale e non prova dolore per l'iniezione o indolenzimento della cresta iliaca. Per il donatore di cellule staminali e' come donare il sangue'. (Agr)
(chissà se proibiranno anche questo... )
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"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)
[i:928a4d2a69]Tre cose giuste - o, almeno, abbastanza
giuste - abbiamo letto sul Corriere della
Sera di lunedì 13 giugno a firma Massimo
Franco. La prima è la critica di "una
classe politica che, soprattutto a sinistra,
usa categorie autoreferenziali quanto consunte".
La seconda è che "lo scacco del
fronte referendario è stato di continuare a
immaginare un'‘Italia reale' che esiste solo
nella nostalgia degli anni Settanta o Ottanta".
E la terza è la constatazione che siamo
al "superamento di qualsiasi dicotomia
fra laicità e cattolicità ".
Abbiamo detto "abbastanza" giuste
perché queste ammissioni sono limitate
dall'osservazione che "il paese offre una
modernità che può non piacere, apparire
retrograda; ma che è inevitabile e obbligatorio
cercare di intercettare e di comprendere,
per evitare le smentite brucianti
della realtà ".
E' solo questione di opportunità ? E' soltanto
obbligatorio, per evitare scottature,
intercettare - magari turandosi il naso -
una modernità "retrograda"? Insomma,
sembra quasi che si voglia dire: questo è
un paese di retrogradi ma è giocoforza arrendersi
a questo fatto altrimenti non si
riuscirà a "intercettarne" il consenso.
Eppure la lezione ricevuta con il risultato
del referendum dovrebbe indurre a
rinunciare definitivamente alle letture
strumentali, dovrebbe far germinare il
dubbio che forse la modernità non risiede
dove si credeva, ma sta invece proprio in
quella turba di retrogradi, in una società
che si è mostrata capace di impartire una
lezione di intelligenza, di "post-post-modernità ",
di chiedere un recupero dei valori,
dei contenuti, dopo un'orgia di relativismo
culturale ed etico. Va bene, lo sappiamo:
qualcuno si metterà a sghignazzare
di fronte a queste affermazioni. Dirà
che qui non si tratta di nulla di questo,
bensì di mero menefreghismo e disinteresse.
Ma a noi non interessa discutere
con i cinici, perché i cinici credono che sia
molto intelligente decostruire le "apparenze"
e ricondurle a bruti fatti materiali,
mentre in realtà sono gli autentici sciocchi,
quelli cui il "realismo" impedisce anche
soltanto di sfiorare la realtà .
Parliamo piuttosto con chi si mostra
aperto alla riflessione e che tuttavia si arresta
titubante davanti alla soglia, come nel
caso dell'articolo del Corriere appena citato;
con i referendari che vogliono ragionare
con la testa e non nascondersi dietro gli
alibi della disinformazione e delle pretese
scorrettezze che sarebbero state compiute
nella rilevazione dei risultati dei votanti, e
consimili inezie autoconsolatorie.
Prima domanda: non sarebbe il caso di
rimettere in discussione quell'idea di modernità
sulla base della quale è stata tracciata
una brutale dicotomia tra "progressisti"
e "retrogradi"? Da un lato, vi erano gli
amici della scienza, della ragione, del progresso,
della tecnologia che aiuta l'uomo a
vivere meglio, dall'altro i nemici della
scienza, i nostalgici della candela e del Medioevo,
i luddisti, i bigotti. Sulle pagine di
questo giornale abbiamo tentato di far capire
che a fronte di ogni Veronesi esisteva
un Testart, che Watson non è il profeta supremo
della scienza e che merita ben di
più riflettere sulle tesi di Chargaff. Abbiamo
citato tanti altri scienziati, epistemologi,
storici e filosofi della scienza, nell'intento
di suscitare una riflessione critica,
quantomeno di suscitare la consapevolezza
che le cose non sono così semplici come
venivano proposte. Niente. Di là c'era la
"scienza", la vera conoscenza; dall'altra
parte, l'oscurità . Gli "scienziati" erano tutti
dal lato "buono". A quelli che stavano
dall'altra parte, non potendo togliere posto
e laurea, hanno tolto persino il nome di
scienziati (penso a certi pesanti attacchi
nei confronti di Angelo Vescovi): erano il
nulla, o tutt'al più il lato oscuro della scienza.
Abbiamo invitato a riflettere sulle forme
attuali del rapporto fra scienza e tecnologia,
e su quel nuovo fenomeno che va
sotto il nome di "tecnoscienza" e abbiamo
tentato di far capire che rivestire i tecnoscienziati
di oggi con la palandrana di Galileo
è semplicemente farsesco. Si è preferito
mettersi ciecamente nelle mani di coloro
che lasciavano credere nella verità di
queste immagini di circostanza - se non da
operetta - della scienza e della tecnologia.
Si è dato credito a qualsiasi cosa venisse
detta con la supponenza dell'autorità accademica,
purché fosse proferita da "quella"
parte accademica. Si è persino dato
credito a chi, pur di difendere il suo punto
di vista, si è disonorato affermando che era
"un colpo basso" parlare di eugenetica,
perché "nessuna democrazia consentirà
mai un'eugenetica atta a produrre la razza
pura o la razza superiore". Come se, nella
civilissima e democratica Gran Bretagna,
le teorie eugenetiche di Galton e l'attività
dei laboratori Galton non mirassero per
esplicita dichiarazione ad affermare la superiorità
della razza britannica.
Dopo quest'orgia di retorica, di immagini
stereotipate proiettate sulla realtà come
a produrne una deformazione parodistica,
non sarebbe giunto il momento di fermarsi,
riflettere, discutere e chiedersi se quanto
veniva detto da tanti parti sulle forme attuali
della tecnoscienza e sulle inedite implicazioni
che essa pone sul piano etico
non sia un problema reale con cui fare i
conti e che gli elettori hanno capito più di
quanto si sospettava? Per mesi abbiamo
tentato di argomentare l'idea che coniugare
una problematica etica con la scienza
non è un disonore per questa: al contrario.
E abbiamo sostenuto che i problemi della
vita e della morte, della salute e della malattia,
della generazione e dell'invecchiamento
non possono essere posti in termini
meramente tecnici e di laboratorio. Siamo
stati trattati come reazionari e mistici, e non
ci si è neppure sforzati di riflettere attorno
alla nostra domanda: e cioè se il vero atteggiamento
retrivo, chiuso e bigotto non fosse
quello di restringere il dominio della razionalità
alla gestione tecnologica dell'esistenza.
Come se le domande concernenti il senso
della vita, i confini morali entro cui l'intervento
sulla vita è compatibile con la dignità
dell'uomo, non fossero domande razionali,
anzi le domande più autenticamente
razionali. E come se la miglior difesa della
scienza non consistesse nell'opporsi a
ogni tentativo di separarla da queste domande;
o di caricarle sulle spalle la missione
impossibile di risolverle da sola.
Sono domande su cui sarebbe sensato ragionare
e non inveire. E invece ci siamo
sentiti dire che era tutta colpa di una congiura
che va da Croce a Ratzinger e che proclama
che la scienza "è disumanizzante, totalitaria,
arrogante, dominatrice, dogmatica,
nazista" e che "soltanto liberandocene potremo
sperare di salvare un'umanità ormai
esausta e sull'orlo della distruzione fisica e
morale". Pompose insulsaggini che su queste
pagine nessuno ha mai detto - ma certamente
sono state dette e scritte anni fa su
certa stampa di sinistra oggi in prima linea
sul fronte referendario - e la cui invenzione
serve soltanto a narcotizzarsi il cervello per
non pensare a cose troppo faticose. Un modo
di demonizzare, questo sì, caratteristico
della peggiore tradizione del nostro paese:
quella dell'invettiva e della declamazione
tanto cara ai totalitari di ogni risma.
Mi permetterò un accenno personale. Otto
anni fa scrissi un libro su quest'ordine di
questioni ("Il giardino dei noci"), in cui difendevo
l'esigenza di un'idea larga della razionalità
e sostenevo che lo scientismo è il
peggior nemico della razionalità e, in definitiva,
della scienza stessa, in quanto l'esigenza
etica e morale è insopprimibile e il
tentativo di soffocarla può generare reazioni
che possono prendere direzioni sbagliate,
anche nel senso di forme di fanatismo irrazionalistico
di cui abbiamo sotto gli occhi
fin troppe manifestazioni. Denunciavo allora
gli "incubi postmoderni e la tirannia della
tecnoscienza" (era il sottotitolo del libro)
che rischiavano di avvelenare la nostra esistenza.
Mi illudevo allora che gli ambienti
che si autodefiniscono "progressisti", "laici"
e "illuminati" fossero i più aperti a una
tematica del genere, quantomeno fossero i
più aperti a riflettere e a discutere liberamente
e criticamente. Dovetti già allora
constatare che gli unici commenti che era
possibile raccogliere concernevano una
pretesa "crisi mistica" dell'autore o, nella
migliore delle ipotesi, l'osservazione stupita
che l'aspetto più interessante del libro
era... l'autore: "Uno scienziato che rischia
di attirarsi l'accusa di irrazionalismo per difendere
la sua idea di scienza"... Forse già
allora erano chiari il dogmatismo e l'autoreferenzialità
di certi ambienti intellettuali
che si proclamano da soli "progressisti",
"aperti", "moderni" e sono invece l'espressione
del più vieto bigottismo e clericalismo,
nel senso ampio del termine.
Già , ecco un'altra dicotomia tradizionale
che deve essere rivisitata. Difatti, se "bigotto"
è colui che aderisce a un complesso di
principi preconcetti in modo cieco, senza
ammettere neppure in linea di principio la
possibilità di un loro ripensamento critico, e
se "clericale" è colui che si trincera all'interno
di una corporazione che difende con
tutti i mezzi lo status (ed eventualmente i
privilegi) dei bigotti di cui sopra, pochi hanno
il titolo ad essere proclamati "bigotti-clericali"
come gli scientisti di cui sopra. Difatti
- come ben si è visto in questi giorni - essi
pongono all'indice tutti coloro che non aderiscono
alla loro ristretta ideologia e mettono
in opera tutti i mezzi del loro potere editoriale
e accademico per impedire l'espressione
delle idee che non condividono. La cosa
forse più penosa è che costoro credono di
possedere davvero un'egemonia culturale -
al di là di quella materiale che certamente
in buona misura possiedono. Ma impallidirebbero
se potessero leggere i messaggi circolati
questi giorni per e-mail in ambiente
scientifico (sì, scientifico), del genere: "No
allo scientismo, no alla prepotenza". Nella
sua autoreferenzialità , questo clericalismo
scientista non soltanto non si è reso conto di
essere il principale responsabile di una colpa
che imputa agli altri: e cioè di diffondere
una visione striminzita, meschina e tecnicistica
della scienza che è la vera radice della
decadenza della cultura scientifica in Italia
(di cui è manifestazione la caduta di iscrizioni
alle facoltà scientifiche universitarie);
ma non si è neppure reso conto della sua
crescente impopolarità .
Altro che fanatismo
Di ciò, da tempo, si rende conto chiunque
abbia dibattuto di temi di scienza e di tecnoscienza
in ambienti culturali di ogni livello.
Ed è un fatto che è risultato particolarmente
chiaro a chiunque abbia partecipato
a dibattiti e incontri in questo periodo.
Giorni fa sono stato invitato a un incontro,
in un piccolo centro, con un centinaio di
persone quasi tutte di sinistra e ho constatato
con sorpresa che la quasi totalità era
desiderosa di discutere e riflettere, era
preoccupata di comprendere le nuove e difficili
sfide che pone la tecnoscienza alle
donne e agli uomini di oggi, ed era profondamente
preoccupata per le loro implicazioni
etiche. Altro che fanatismo, superficialità ,
e tantomeno disinteresse orientato
verso l'astensionismo balneare. Ho detto
che l'ho constatato "con sorpresa" perché è
straordinario il contrasto fra queste realtà
e l'immagine del paese che offre la stampa,
con i suoi articoli e le sue inchieste dove
non si capisce quale sia il confine tra cronaca
e ideologia. Difatti, non è soltanto la
politica ma gran parte del giornalismo - per
non parlare dei sondaggi - a dover riflettere
sulla sua autoreferenzialità e sulla sua
lontananza dalla realtà . Eppure, nessuno
può sentirsi il coraggio di dedurre conclusioni
generali da piccole e limitate esperienze,
e considerarle più attendibili delle
sintesi generali che la stampa dovrebbe
avere mezzi e professionalità per offrire.
Per questo nessuno ha capito davvero o ha
creduto davvero che il risultato di questo
referendum potesse essere così clamoroso.
Abbiamo letto reazioni molto affrettate
in queste ore. Vi è chi ha parlato del manifestarsi
di un peso enorme e insopportabile
della Chiesa cattolica sul nostro paese.
Sono affermazioni superficiali, autoconsolatorie
e prive di qualsiasi fondamento. I
cattolici per primi sanno che nessuno, neppure
la Chiesa, è in grado di far restare a
casa tre quarti degli italiani (senza contare
i sia pur pochi che avranno votato no). Il
punto è che l'Italia non è soltanto un paese
che ha una forte tradizione religiosa cattolica,
ma è un paese che ha una grande tradizione
umanistica. Sarebbe puerile e irresponsabile
vederla come antinomica alla
cultura scientifica e tecnologica. Noi non ci
stiamo a far passare l'Italia come un paese
che non ha mai avuto una tradizione scientifica:
per quanto male possa aver fatto il
crocianesimo, l'Italia è stata una delle prime
potenze mondiali della scienza con
scienziati profondamente umanisti come
Volterra, Enriques, Fermi e tanti altri. E
non sono le caratteristiche culturali di questa
tradizione, bensì l'autarchismo fascista
prima, e tante altre vicende di cattiva gestione
politica dopo - incluse, da ultimo, le
pessime riforme tecnologico-pedagogistiche
messe in opera dai governi di centro-sinistra
e purtroppo non corrette - che hanno
danneggiato il paese. Per quanto acciaccata
e tramortita, l'Italia non è un paese
narcotizzato come appare attualmente -
e, ne siamo certi, non per molto ancora - la
Spagna di Zapatero. Qui si discute e si ragiona
attorno alle implicazioni della tecnologia
per i destini dell'uomo anziché accettare
in modo incosciente e irrazionale una
visione macchinista della persona. Queste
radici e tradizioni umanistiche che, nonostante
tutto, fanno ancora parte del sentire
comune di tanta gente, possono essere una
base da cui ripartire, anche per un rinnovamento
tecnologico che non sia disgiunto
da una visione culturale, etica e morale.
Veniamo infine all'ultimo punto di cui si
diceva all'inizio: il superamento della dicotomia
fra laicità e cattolicesimo. Vorrei permettermi
di dire che si tratta di qualcosa di
molto più profondo: e cioè del superamento
della dicotomia fra laicità e religione. Si badi
bene: qui si parla di religione, e non di
clericalismo. E' la rottura di un diaframma
che dovrebbe essere salutato con gioia da
chiunque abbia a cuore il senso di una vera,
autentica laicità , quella che non ha bisogno
di affermare l'autonomia dello Stato e della
società civile e politica mediante l'affermazione
dell'ateismo e l'irrisione della religione;
quella che può avere come avversari i
clericali ma non i credenti. Molti si dolgono,
con sconforto, della caduta di questa dicotomia.
Sono i nuovi clericali, i nuovi bigotti.
Quelli che temono come la peste una religione
che si occupi di anime, di etica e di
morale anziché di interessi materiali, e temono
come la peste una scienza che non sia
strumentalizzata ad affermare un manifesto
ideologico ateo e antireligioso, ma faccia
parte di una visione ampia, tollerante e plurale
della conoscenza e della ragione.[/i:928a4d2a69]
[b:928a4d2a69]Giorgio Israel[/b:928a4d2a69]
La chiesa non è così potente, ben inteso che gli piacerebbe molto
Diventa potente quando qualcuno gli attribuisce meriti non suoi ... come per questo referendum
Per inciso, da presidente di seggio ho visto MOLTISSIMI "devoti" votare e MOLTISSIMI "compagni" non votare
Quindi non esageriamo sia nel dare meriti per il risultato (che è comunque una sconfitta del sistema del referendum), sia nel trovare i "colpevoli"
Ma avete la memoria così corta?
Il Papa (GP2 non Palpatine) chiese un'amnistia generale ... e nessuno lo cagó
Sono stati proposti diversi referendum dal movimento per la vita e sono andati "male"
La gente DIVORZIA !!!!! Se non lo sapete lo fa e sempre più spesso
La realtà è che spesso ció che interessa moltissimo pochi è fonti di MENEBATTOILCAZZO per tutto il resto del mondo
Invece di alzare/abbassare/togliere il quorum chiediamo una cauzione a chi firma per un referendum
Non molto : 10 eur a testa
Se passa il quorum vengono rimborsati altrimenti incamerati
Chi propone un referendum non fonda un funclub ma impegna lo stato in una decisione ...
Kaisersoze ha scritto:Un modo
di demonizzare, questo sì, caratteristico
della peggiore tradizione del nostro paese:
quella dell’invettiva e della declamazione
tanto cara ai totalitari di ogni risma.
esattamente. demonizzazione, come quando i "perfetti" dell'astensione dicono "noi siamo per la vita, voi per l'omicidio di stato". terrorismo psicologico.
essi pongono all’indice tutti coloro che non aderiscono
alla loro ristretta ideologia
ancora falsità . un vero liberale lascia che ciascuno sia libero di fare come meglio crede. con la modifica della legge si permette a chi non vuole di non fare fecondazione eterologa, e a chi vuole di farla. invece ora, mi viene imposto di NON poterla fare. questo è imposizione della loro ideologia, non il contrario.
Vi è chi ha parlato del manifestarsi
di un peso enorme e insopportabile
della Chiesa cattolica sul nostro paese.
Sono affermazioni superficiali, autoconsolatorie
e prive di qualsiasi fondamento.
no, infatti Ruini si annoiava, non sapeva cosa fare, e ha detto "vabbè, questo mese quasi quasi faccio un paio di dichiarazioni, e qualche telefonata ai politici"... e il Papa a Bari (e nei giorni successivi) ha casualmente fatto riferimento al referendum... anche all'estero hanno bisogno di "autoconsolarsi" se si accorgono del peso delle gerarchie vaticane sulle istituzioni italiane? ma su, siamo seri...
Noi non ci
stiamo a far passare l’Italia come un paese
che non ha mai avuto una tradizione scientifica:
per quanto male possa aver fatto il
crocianesimo, l’Italia è stata una delle prime
potenze mondiali della scienza
non a caso "è stata". non si puo' che parlare al passato, ormai.
Per quanto acciaccata
e tramortita, l’Italia non è un paese
narcotizzato come appare attualmente –
e, ne siamo certi, non per molto ancora – la
Spagna di Zapatero.
poi accusa gli altri di "ideologico". che vuol dire "spagna narcotizzata"? questo è fuori dal mondo... la Spagna corre, mio caro, è proiettata al futuro e non al passato come noi. si vedano tutti gli indicatori economici e culturali. noi siamo un paese in rovina, loro in crescita.
Queste
radici e tradizioni umanistiche che, nonostante
tutto, fanno ancora parte del sentire
comune di tanta gente, possono essere una
base da cui ripartire, anche per un rinnovamento
tecnologico che non sia disgiunto
da una visione culturale, etica e morale.
qui sembra che l'etica e la morale stiano da una parte sola. io rivendico una mia etica e una mia morale, con pari dignità . semplicemente, le mie posizioni lascerebbero libere le persone che non la pensano come me...l'etica di queste persone invece vieta e si impone su tutti.
una vera, autentica laicità , quella che non ha bisogno
di affermare l’autonomia dello Stato e della
società civile e politica mediante l’affermazione
dell’ateismo e l’irrisione della religione
in Italia non si puo' dire ci sia "autentica laicità ". mi pare ridicolo sostenerlo. e soprattutto, la "affermazione dell'ateismo" si è vista solo nei regimi comunisti, nessuno le richiede qui. E' proprio il contrario, si evono tutelare tutte le religioni senza preferirne nessuna. lo Stato non deve far coincidere le proprie istanze con quelle di una religione particolare. altrimenti che diavolo di laicità sarebbe?
Quelli che temono come la peste una religione
che si occupi di anime, di etica e di
morale anzichè di interessi materiali
sbagliato. è proprio una religione che si occupa di anime, che si vuole. di anime, di potere spirituale e non temporale. non è tollerabile sentire il monarca assoluto di uno stato estero e il suo braccio destro che invitano i cittadini italiani a non adempiere al proprio diritto/dovere al voto.
You are what you is (Frank Zappa)
"Cosa c'entra il Papa con l'apertura dell'anno accademico? E' come se a un concistoro si decidesse di invitare Belladonna" (Sacre Scuole)
"Che ci posso fare? Le banalità non mi emozionano" (Breglia)