
Mah, un po' al sabato, d'estate.
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Dato che siamo sempre in polemica perchè non farla pure qui?SoTTO di nove ha scritto:Stavo guardando su Focus un documentario sulle missioni Apollo. L'ultima è de 1972 più o meno la mia data di nascita.
Uno si sarebbe aspettato di vedere chissà quali traguardi negli anni a venire invece sono ormai a metà della mia vita (ad essere ottimisti) e non sono neppure tornati sulla Luna. Nemmeno una volta tanto per farlo vedere alla generazione successiva.
Le probabilità di non fare nulla in tutta la durata della mia generazione aumenta di anno in anno nonostante le sparate giornalistiche che ci vedono su Marte nel 2030.
Che delusione, siamo più lenti persino della deriva dei continenti.
Coraggio, determinazione, un pizzico di follia. Questi gli ingredienti del nuovo piano di esplorazioni spaziali previsto dalla Nasa per i prossimi due decenni. Audace ma ancora sintetica, questa mappa delle missioni, che ha come punto cardine la Luna, è appena stata divulgata dalla Nasa stessa in un documento diviso in sezioni, che già fanno intuire tutti gli obiettivi futuri: viaggi sulla Luna, con esplorazioni robotiche e umane, fino a portare l’essere umano su Marte.
21 pagine schematiche e puntuali, complete di illustrazioni, in cui la Nasa descrive il progetto di esplorazioni spaziali. Fra i punti centrali di questo piano, la realizzazione di una nuova stazione spaziale per “vivere e lavorare” intorno alla Luna: si tratta del Lunar Orbital Platform-Gateway, che orbiterà intorno al nostro satellite e che ospiterà gli astronauti da e verso la Terra. Questo strumento, inoltre, darà forma alla leadership statunitense, come si legge nel documento, nell’ambito delle missioni fra la Terra e la Luna.
Ecco la scaletta delle esplorazioni.
L’ipotesi – e la speranza – è che questa stazione spaziale possa essere in orbita nel 2026. Le possibilità tecnologiche e scientifiche e di questa piattaforma sono descritte nel documento in parole e immagini. In particolare, all’inizio potrebbe permettere missioni di 30 giorni, contenendo un equipaggio di quattro persone alloggiato in uno spazio totale di circa 55 metri quadrati: insomma, un piccolo appartamento nello spazio che possa supportare le esplorazioni, gli studi scientifici e le operazioni commerciali nello spazio cislunare.
Un altro grande obiettivo è inoltre quello di far tornare gli astronauti sulla superficie della Luna, un nuovo allunaggio, per una esplorazione dettagliata, resa possibile dalla presenza del Lunar Orbital Platform-Gateway. Questa base consentirà anche di valutare in che modo organismi viventi reagiscono alle radiazioni e alla microgravità non soltanto quando si è in Low Earth Orbit (Leo), ovvero un’orbita a distanza dalla Terra da 200 a 2mila chilometri, regione in cui si trova ad esempio la Stazione spaziale internazionale.
Questa stazione, inoltre, potrà servire come base di partenza per missioni nello Spazio profondo, per validare nuove tecnologie e prepararsi al “viaggio epocale verso Marte”, come si legge nel testo. Già, perché nel documento vengono citati anche viaggi umani sul pianeta rosso, come tappa finale di un percorso che va dalla Terra alla Luna e dalla Luna a Marte.
La strategia per la realizzazione di questo piano è pronta, scrive la Nasa, incluse direttive fornite dalla Casa Bianca e dal Congresso, senza richiedere un aumento significativo dei finanziamenti per le esplorazioni, mentre la missione Orion e lo Space Launch System permetteranno la costruzione di questo spazioporto. La scaletta temporale prevede nel 2019 di stabilire tutti i requisiti della piattaforma e la sua fattibilità in termini economici, nel 2020 l’invio dello Space Launch System/Orion Em-1 in prossimità della Luna per poter iniziare a progettare lo sviluppo di questo spazioporto, da giugno del 2022 l’invio di equipaggio intorno alla Luna e la realizzazione del primo elemento di questa nuova stazione, nel 2024 le decisioni sugli investimenti per i viaggi di ritorno dalla Terra alla Luna e dopo il 2024 la Nasa prevede decisioni anche se per ora non ci sono ulteriori dettagli. L’obiettivo è quello della realizzazione completa del Gateway nel 2026.
Ma a voler approdare sulla Luna non c’è solo la Nasa e gli Stati Uniti: una compagnia giapponese, chiamata iSpace ha appena annunciato un piano a lungo termine per andare sul nostro satellite. Circa 10mila persone entro il 2040 avranno visitato la Luna, secondo le affermazioni di iSpace, riportate dal giornale Arstechnica. L’idea della compagnia è intanto quella di un lancio di un rover e di un lander nei prossimi anni. Una prima missione senza equipaggio potrebbe viaggiare su uno SpaceX Falcon 9, mentre fra il 2020 e il 2021 dovrebbe inviare il rover e il lander da posizionare sulla superficie lunare.
Insomma la Luna è molto gettonata e la Nasa e la compagnia giapponese stanno pianificando i nuovi viaggi: chi arriverà prima?
Parte in Italia la caccia al misterioso fotone oscuro, una particella che potrebbe essere l'unica porta di collegamento tra la materia ordinaria e la materia oscura che occupa il 25% dell'universo e la cui composizione è ancora sconosciuta. A esplorare questa nuova frontiera è l'esperimento Padme (Positron Annihilation into Dark Matter Experiment), che si è acceso oggi nei Laboratori di Frascati dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e che potrebbe svelare l'esistenza della quinta forza della natura.
Padme si basa su ll'ipotesi che potrebbe spiegare alcune anomalie della teoria di riferimento della fisica, il Modello standard, e che prevede l'esistenza di una quinta forza in grado di connettere la materia oscura con il nostro mondo; questa andrebbe ad aggiungersi alle quattro forze fondamentali che conosciamo: gravitazionale, elettromagnetica, nucleare forte e nucleare debole. Alla quinta forza sarebbe associata, come accade per le altre, una particella messaggero, il fotone oscuro o fotone "pesante" perché dotato di una piccola massa, mentre il fotone ordinario non ne possiede.
Il cuore dell'esperimento, costruito a Lecce dalla collaborazione tra Università del Salento e sezione locale dell'Infn, è un sottilissimo bersaglio di diamante che cercherà di catturare il fotone oscuro scovandolo tra un milione di collisioni di particelle al secondo, prodotte dall'acceleratore lineare Linac. "Padme è la migliore dimostrazione che anche laboratori di medie dimensioni, come Frascati, possono avere un programma di fisica fondamentale di alto livello", commenta Perluigi Campana, direttore dei Laboratori Nazionali di Frascati dell'Infn.
In questa prima fase Padme resterà in funzione per alcuni mesi, fino a gennaio 2019, e poi ricomincerà a raccogliere dati nel corso dell'anno. In ogni caso per i primi risultati bisognerà attendere la fine del 2019.
Scoperta una rarissima stella, tra le più antiche mai osservate nella nostra galassia, che racconta l’inizio dell’Universo: la sua particolare composizione, povera di metalli e quasi totalmente priva di carbonio, mette in discussione le attuali conoscenze sul modo in cui si sono formati i primi astri. La scoperta, pubblicata sulla rivista Monthly Notices della Royal Astronomical Society, arriva dal progetto internazionale Pristine, guidato dall’Istituto Leibniz per l’astrofisica di Potsdam e dall’Università di Strasburgo, che va in cerca delle stelle più antiche della Via Lattea per capire l’Universo ai suoi albori.
Chiamata Pristine 221, la stella è tra le dieci più povere di metalli della nostra galassia ed è solo la seconda mai scoperta ad essere quasi del tutto priva di carbonio. “Gli scienziati hanno sempre pensato che il carbonio fosse un elemento necessario nella formazione stellare, perché raffredda e frammenta le nubi di gas nelle quali nascono”, spiega Pascale Jablonka, del Politecnico di Losanna, uno degli autori dello studio, “ma ora - aggiunge - abbiamo due esempi di stelle povere di carbonio e quindi i modelli andranno rivisti”.
I ricercatori guidati da Else Starkenburg hanno utilizzato il Telescopio Canada-Francia-Hawaii, dell’osservatorio di Mauna Kea alle Hawaii, per eseguire una prima selezione delle migliori candidate che mostravano la giusta composizione. Successivamente si sono avvalsi dei telescopi del Gruppo Isaac Newton, alle Canarie, e dello European Southern Observatory in Cile, per analizzare le stelle nel dettaglio. “Si tratta di una scoperta molto importante”, commenta Jablonka, “che mette in discussione quello che sappiamo dell’Universo primordiale e delle prime stelle”.
Come in alcuni racconti di fantascienza, alla fine scopriamo che il pianeta piu' fantascientifico/pittoresco e' proprio la TERRASoTTO di nove ha scritto:Stavo guardando su Focus un documentario sulle missioni Apollo. L'ultima è de 1972 più o meno la mia data di nascita.
Uno si sarebbe aspettato di vedere chissà quali traguardi negli anni a venire invece sono ormai a metà della mia vita (ad essere ottimisti) e non sono neppure tornati sulla Luna. Nemmeno una volta tanto per farlo vedere alla generazione successiva.
Le probabilità di non fare nulla in tutta la durata della mia generazione aumenta di anno in anno nonostante le sparate giornalistiche che ci vedono su Marte nel 2030.
Che delusione, siamo più lenti persino della deriva dei continenti.