danny ha scritto:a questo punto della mia vita riesco a definirmi ateo.
non credo in Dio e in nessun dio, nessuna entità superiore, insomma.
rifiuto il creazionismo in quanto privo di qualsiasi scientificità e plausibilità .
sulla questione anima, invece, mi reputo agnostico.
la definisco anima per semplicità , non sto facendo riferimento alla concezione giudaico-cristiana di anima.
per anima posso intendere la vita psichica.
la coscienza di sè, il mondo emotivo, l'orgasmo.
su questo punto l'ultramaterialismo non mi soddisfa e, ammetto, mi spaventa anche un po'.
chiedo a voi: credete nell'anima?
e soprattutto agli esimi atei di sz: si puó essere "atei con anima"?
dall'intervista a fabiola giannotti, ricercatrice italiana alla guida di Atlas, uno dei quattro esperimenti permessi dal nuovo Large Hadron Collider.
- Ma quale era l'aspirazione segreta di Fabiola Giannotti?
- Spiegare la natura delle cose che prima cercavo nella filosofia e poi ho trovato nella fisica.
- E la scienza basta?
- No, quando la sera rientro e suono il pianoforte inizio un viaggio in una dimensione altrettanto fantastica.
p.s. scusate l'autoreferenzialità
E' esattamente la mia stessa posizione.
In più non credo ad un senso, ad un fine, e nemmeno ad una logica che regola il tutto. Non credo nemmeno alle equazioni della fisica, nel senso che per me non svelano una logica intrinseca alla natura, ma vanno considerate solo come un'ottima descrizione di una parte dell'esperienza, sempre passibili di miglioramento.
Di conseguenza, non credo in nessun valore, tanto meno ai cosiddetti valori assoluti. Non lo è mai stata nemmeno la vita, in nessuna società e ordinamento. Neanche per il Vaticano, che prevede la soppressione della vita per legittima difesa.
Tanto meno, lo è la libertà , caso paradigmatico. La libertà è lo strumento grazie al quale una nuova classe, la borghesia, novità storica assoluta, rivendica il proprio diritto alla gestione del potere, prima in Inghilterra poi in Francia. La borghesia trionfa in tutto l'occidente, si fa egemonia e da allora la libertà dell'individuo, che in nessuna società , dalla comparsa dell'homo sapiens sapiens, è mai stata una necessità , diventa un valore assoluto.
E' il principe che con la spada impone i valori alla società , non viceversa. Atra intuizione di Nietzsche, poi ribadita da Marx con il concetto di sovrastruttura.
E allora? S'ha da vivere, come si fa?
Si fa, si fa.
I valori condivisi di una società per me hanno una loro utilità . Bene o male la società ha una sua stabilità fondata su questi valori e essere coscienti che non sono innati ma sovradeterminati non significa rifiutarli, significa riconoscere che sono figli di un tempo e di uno spazio. Se fossi nato a Islamabad avrei un'altra concezione del mondo. Forse avrei avuto altri valori abitando gli stessi spazi di oggi ma nel tempo del Ventennio.
I sofisti, ingiuriati dalla Storia, avevano capito tutto perchè conoscevano il mondo (come Totó, che aveva fatto il militare a Cuneo). Girando in lungo e in largo la Grecia, che allora era buona parte del mondo conosciuto, sapevano che ogni città era un mondo a parte con usanze, credenze e valori particolari. Ridurre questa diversità e ricchezza antropologica a pricipii e valori assoluti come pretendeva Platone appariva a loro come un atto arbitrario. Erano relativisti perchè, per loro esperienza, era impossibile ragionare in termini assoluti quando ci si rende conto che siamo un accidente storico, prodotto di una società situata in un punto del globo in un tempo x della storia umana.
DISCLAIMER:
tutto ció chè e scritto sopra è ritenuto vero dall'autore almeno fino in data 9/9/2008.
...mostrando la medaglia appuntata al bavero: "Il Duce m'ha fatto l'onore di darmi questo grande titolo. E io me ne fregio". (Ettore Petrolini)
[url=http://www.youtube.com/watch?v=b63FTD58nKU]Un posticino tutto speciale[/url]