Ma non me lo mette in spoiler?
Violamania: Quali promesse?
11:31 del 11 agosto
Di: Luca Cellini
La lettera di Andrea Della Valle, rivolta ai supporters viola e alle istituzioni cittadine, se possibile ha ulteriormente frazionato il tifo gigliato, creando di fatto una spaccatura fra chi, impaurito da una possibile partenza degli attuali proprietari da Firenze, ha trasmesso loro - con striscioni e comunicati stampa - il proprio sostegno incondizionato, e chi, pur sostenendo comunque la Fiorentina, si avvale del diritto di critica verso la proprietà, memore dei risultati poco convincenti, a livello societario e sportivo. Un muro contro muro inevitabile a Firenze, dove non è mai esistita unanimità di pensiero in nessun campo. Unanimità che nel calcio, in generale, è impossibile da avere, se - come ha ricordato anche il sindaco Matteo Renzi - anche il presidente più vincente degli ultimi 25 anni, Silvio Berlusconi, è stato contestato dopo un paio di stagioni senza successi. Proprio in riferimento al primo cittadino di Firenze, c'è un passaggio nella lettera scritta da Andrea Della Valle che non può far pensare. 'È dai tifosi - ha scritto il patron viola - che vogliamo sapere se la Società ha fatto errori imperdonabili in questi anni o se c'è stata incoerenza nella gestione e negli obiettivi. Soprattutto se si tiene conto anche di promesse istituzionali fatteci e che per mille motivi non sono state mantenute'. Di quali promesse istituzionali parla Andrea Della Valle? Mi auguro non della leggenda che circola in città, ovvero che l'avvento del gruppo Tod's nel 2002 fosse legato ad una sorta di 'patto' fatto con l'allora sindaco di Firenze Leonardo Domenici, che prevedeva una corsia preferenziale anche per costruire edifici, che niente c'entrano con l'ambito sportivo.
Se fosse così - ma è giusto non crederlo, fino a dichiarazioni contrarie - sarebbe onesto svelarlo subito, e chiarire una volta per tutte quanta voglia ci sia in questa proprietà di produrre calcio, e quanta invece di avviare un progetto di cementificazione su Firenze, anche per tornaconti aziendali non legati alla Fiorentina. Oppure: quali promesse ha fatto Matteo Renzi ai proprietari viola che non sono state mantenute? Al di là del discorso politico, il primo cittadino, come da promessa pre-elettorale, ha detto la sua su dove poter collocare quello che fino ad oggi è poco più che un plastico, e non un progetto, denominato 'Cittadella viola'. Certamente non è colpa del sindaco di Firenze se l'area è ancora sotto sequestro, e se larga parte dei terreni sono di proprietà di un soggetto - Ligresti - e vanno dunque rilevati, con trattativa privata, da chi ne fosse interessato. Questi continui riferimenti messi per iscritto, che lasciano tanti dubbi sia sulla politica societaria che su quella sportiva, potrebbero essere spazzati via se i fratelli Della Valle vivessero di più una città da cui, per loro scelta (non solo per impegni lavorativi), si sono allontanati. L'azienda calcio non è come le altre del gruppo Tod's. Il mondo del pallone va respirato, toccato con mano, vissuto a pieno, specialmente in una città come Firenze. Finché si preferirà delegare, ad amministratori e dirigenti che - specialmente negli ultimi due anni - hanno fallito a livello comunicativo ed aziendale, la 'barca' Fiorentina continuerà inevitabilmente a fare acqua.
La ricerca costante di contrapposizioni, la ricerca di un nemico - nell'ultima settimana lo è diventato anche Prandelli, per un banale incontro con un gruppo di tifosi a Coverciano -, queste frasi sospese a metà, la voglia di non chiarire ma di dividere, non portano da nessuna parte, e non risolvono quello che, a tutt'oggi, è il grande problema che invece la famiglia Della Valle si dovrebbe porre: come recuperare almeno quei novemila tifosi circa che non hanno rinnovato l'abbonamento, non certo solo per motivi economici, e tornare a fare calcio, a parlarne, a regalare sogni con il pallone che rotola? La 'gente' nel calcio la si riconquista solo con i risultati sul campo. In questa estate, non certo solo per colpa della stampa - anch'essa vista spesso come nemica, quando non si allinea al pensiero societario -, tutto si è fatto fuorchè parlare di una squadra che fra meno di dieci giorni disputerà il primo impegno ufficiale stagionale in coppa Italia. Da quel momento alle parole si sostituiranno i fatti, e al di là di tutto, se non si sarà allestita una rosa all'altezza, lettere, mezze frasi e minacce di fuga, lasceranno il tempo solo a nuove delusioni che, anche chi 'non sta con i Della Valle' ma 'solo' per la Fiorentina, certamente non si augura.
Un progetto incomprensibile tra sbagli e mosse maldestre
ALESSANDRO PAGNINI
RITENGO di essere un "tifoso vero che vuole il bene della Fiorentina". Depreco, come il presidente, qualsiasi tipo di violenza e di gratuita volgarità e intemperanza; mi permetto però, come da lui stesso caldeggiato, di rilevare errori e incoerenze nella gestione e negli obiettivi della Società. A gennaio 2010 la Fiorentina era quarta in classifica, negli ottavi di Championse in semifinale di Coppa Italia.A fronte di un momento così esaltante, da "ultimo sforzo", la Società si accinge a un mercato "di riparazione"a dir poco autolesionista. Si vende capitan Dainelli e si compra per 9 milioni una riserva dell'Udinese, scompaginando il reparto difensivo che fino a quel momento era il secondo, per rendimento, dell'intero campionato; si ovvia "all'infortunio" di Mutu acquistando tre giovanissimi (Keirrison, Lljiaic, Seferovic) che al massimo potevano tornar buoni qualche anno dopo; si compra (lasciando libero Jorgensen) un centrocampista, Bolatti, che da mesi è fuori allenamento e che come minimo dovrà pagare lo scotto dell'ambientamento. Una campagna che agli occhi di chiunque risulta scriteriata, priva di senso per la tempistica (i giovani e gli stranieri che vengono da fuori si comprano a giugno, gli si dà il tempo di mostrare quanto valgono; non si comprano nell'emergenza). E dunque ecco un errore, grave e mai pubblicamente ammesso. Ma si vuole anche l'incoerenza? Corvino, con la scusa già allora poco convincente che «non c'erano nomi all'altezza della Fiorentina», in estate aveva accantonato un tesoretto. Eppure, a gennaio, vengono comprati giocatori che erano sul mercato anche a giugno (Bolatti lo trattava allora Lotito). Lo sconcertante è che di questi errori e di queste incoerenze il nostro ds ne commette da anni, impunito. Tre anni fa ha portato a Firenze, tra giugno e gennaio, Vieri, Semioli, Balzaretti, Vanden Borre, Osvaldo, Mazuch, Hable, Lupoli, Da Costa, Cacia e Papa Waigo. Undici giocatori, un'intera squadra, comprata e buttata via. All'inizio del campionato scorso, il fatidico sesto anno del "progetto", Corvino ha comprato gente come Castillo, Savio, Di Tacchio, pronunciando frasi storiche del tipo: «Se non c'è Kuzmanovic, c'è Di Tacchio» (naturalmente Prandelli Di Tacchio non l'ha messo neanche nella lista Champions). Volevate delle incoerenze? Anche questa è una, mai affrontata come tale e tantomeno sancita. Ma mettiamocene un'altra. Corvino avverte i tifosi, siamo ancora nell'estate 2009, che «da ora la Fiorentina deve puntare sui giovani». Salvo però investire, in un anno e mezzo, su sette giocatori che fanno insieme una media di 33 anni (Comotto, Zauri, Bonazzoli, Castillo, Marchionni, Natali e Zanetti). E i giovani? Sette anni fa Corvino, a una tv locale, giurò che nel giro di due anni avremmo visto in Nazionale Tagliani e Brivio. Da quelle prime sue "scoperte", è seguita una lunga teoria di acquisti di under 20 (non sto a far nomi) tutti fallimentari, e non compensati dai pochi "successi", come quello di Jovetic (non certo "scoperto",e tra l'altro pagato fior di quattrini), che dovrebbero essere la normalità nel bilancio di un buon ds. Andrea Della Valle parla nella sua lettera di persone che, nella Società, si sono guadagnate la stima e la fiducia della proprietà. Corvino è di questi? Dobbiamo fidarci di uno che, l'anno scorso, coi "buchi" che aveva la squadra in ogni reparto, ha pensato bene a dotarla di cinque portieri (sic!), e ha speso quasi 6 milioni per D'Agostino (una dozzina di presenze e via a casa)? Confesso che non ho ben capito in che consista il "nuovo" progetto dei Della Valle. So solo che il "vecchio" è clamorosamente fallito per operazioni di mercato maldestre (anche "in uscita"), spese inutili e dilettantismo gestionale. Il tifoso vero non chiede di più alla proprietà, ma di meglio. E che soprattutto qualcuno paghi responsabilmente per quello che non ha saputo fare.