Ma io quoto fino alla fine questa tua splendida dissertazione, che esprime concetti che, stranamente, sento di aver colto già da ora che sono un 21enne.pan ha scritto:Certo, Antonchik. Concordo con te sulla purezza dell'amicizia, sentimento che nobilita la vita.
Intendevo un'altra cosa: l'inesistenza del concetto di proprietà di una donna e il fatto essa puó stare con qualcuno senza aver scelto di appartenergli.
Se io desidero la donna di un altro o proprio di un amico (e mi è capitato) e glielo esplicito (e mi è capitato) puó non darmela (e mi è capitato) o darmela (e mi è capitato), a seconda che lei sentisse o meno di appartenere a lui (e che avesse interesse per me, ovvio).
E' un retaggio tipico della muliebrità quel senso di appartenenza, più presente di quanto non si creda nell'immaginario femminile del sogno, dove per sogno intendo la costruzione fantastica su una figura maschile che dia sicurezza, amore, eterna felicità .
Nonostante le varie scuole emancipative vi abbiano individuato da tempo uno dei lacci principali della subalternità delle donne, nonostante (basta farsi un giretto su SZ) sia assolutamente evidente che non esistono e non sono mai esistiti uomini siffatti, questo sogno non è ancora morto.
Occorre quindi evitare di confondere questo sentimento femminile di libera scelta con il concetto maschile di possesso, la cui natura impositiva, strumentale e non di rado violenta, ha ugualmente radici antichissime. [Si pensi anche solo alle norme riguardanti la relazione uomo-donna nei primi libri dell'Antico Testamento.]
In pratica: se mi scopo la donna di un altro in nessun caso l'avró rubata, perchè non è proprietà di nessuno e perchè, evidentemente, non aveva scelto di appartenergli.
Il punto è che dal sapere cosa è giusto (dove giusto = concetto che si avvicini all'oggettività ) ad accettarlo, c'è l'oceano.
Mi è capitato di essere tradito, e non ho mosso un dito verso colui che mi aveva portato via la mia ragazza, proprio per i concetti da te espressi, ma se questo colui fosse un amico... rimarrei distrutto dalla cosa.
Diciamo che se il dolore per essere tradito equivale a x, il dolore per un amico che ti porta via la tua donna equivale a mx, con m>10.