Husker_Du ha scritto:Ovviamente squirto hai ragione sul concetto di linguaggio, di cultura che apprendiamo da piccoli perche' impossibilitati a crescere da soli ect. etc.....
Ma il punto fondamentale e' quello posto da Balkan, vale dire la possibilita' di scelta.....secondo Balkan la condivisione non puo' essere una scelta ma e' inevitabilelmente definita dalle dinamiche dell'esistenza stessa....
Personalmente non condivido in linea di principio l'idea di non possibilita' di scelta e quindi di non padronanza individuale sulla scelta di condivisione del proprio essere con gli altri e quindi sulla propria felicita'.....
Nonostante la nostra cultura, il nostro modo di pensare ci sono dati dall'ambiente in cui cresciamo.....vi e' sempre e comunque la possibilita' di cambiare il proprio modo di agire e di pensare nel tempo......
E questo puo' avvenire anche mantenendo le vere basi che formano qualsiasi tipo di cultura: Logica (e razionalita') di pensiero e linguaggio...
L'asceta (sempre il solito esempio del piffero ma rende l'idea) non agisce in maniera illogica o irrazionale e nel suo percorso non elimina il proprio linguaggio con il
quale traduce i propri pensieri....
La Scelta di non condivere non e' equivalente alla scelta di NON ESSERE (che e' logicamente impossibile)....
E' possibile come dice Balkan che il concetto di Nirvana abbia un senso solo se riconosciuto da piu' persone e che senza condivisione di questo concetto lo stesso non abbia alcun significato.....ma e' anche possibile che tale concetto sia in realta' una verita' assoluta che esiste indipendentemente dal suo riconoscimento effettivo...
Ovviamente poi possiamo disquisire per secoli sull'idea che l'uomo e' e non sceglie di essere., etc. etc.....da parmenide ad heidegger abbiamo migliaia di esempi...
Ed ovv. w i culi tondi e w le tette grosse....
azz husk, post densissimo e come sempre c'è tantissimo da dire
vediamo: sulla possibilità di scelta ho una posizione che è difficile da spiegare anche a me stesso... nel senso che la ho abbastanza chiara ma è difficile da enucleare. penso che sì, in qualche modo abbiamo una libertà di scelta (quella che altri chiamano 'libero arbitrio'), ma che questa libertà di scelta non sia mai totale.
questo è un discorso più generale che va a finire inevitabilmente sul senso che diamo alla parola 'colpa'. provo a spiegarmi: se scelgo di ammazzare mia moglie per prendermi i suoi soldi, diremo che sono uno stronzo, che sono cattivo, che sono calcolatore e malvagio, etc. e chi invece non lo fa è più bravo, è buono, etc. E queste sono attribuzioni sociali (più o meno condivise), in sè la realtà è neutra, non esistono il Bene e il Male.
Naturalmente, poi, la realtà è anche sempre complessa, per cui uno puó non farlo semplicemente per scarso coraggio, per paura di non riuscire, per senso di colpa, etc. quel che invece mi chiedo è: "cosa spinge X a fare quel gesto"? io sono materialista, e credo che il nostro 'pensiero', la nostra volontà abbiano una base fisico-chimica, e che questa agisca in stretta connessione con ció che chiamiamo più genericamente 'cultura'. ovvero: io sono il corpo che sono, più le esperienze che faccio nel corso della mia vita, più le elaborazioni che faccio di queste esperienze, più il vissuto emotivo che connota la mia esistenza, etc.
ma nonostante veda la necessità sociale di impedire a una persona di fare certi gesti, non vedo la 'colpa' (quello 'scegliere di scegliere male') come normalmente viene vista. la vedo più come un accidente.
sull'uomo che non condivide, sono d'accordo con te, è assurdo parlare di "non essere". dico peró che la qualità dell'essere sarebbe diversa. crescere e vivere in società umane non è come crescere coi lupi.
così come fare l'eremita allontanandosi dagli uomini con cui per un certo tempo si è vissuto (e portando dentro linguaggio, parole, ricordi, etc.), non è come 'essere sempre stati soli'.
si è, ma si è in modo sostanzialmente diverso.
sul Nirvana e la possibilità di senso 'condiviso': è vero, puó esistere per una singola persona, come puó essere una 'verita' assoluta che esiste indipendentemente dal suo riconoscimento effettivo'. ma questa, se nessuno la riconosce, non è, almeno per noi che abbiamo neocorteccia e capacità simbolica ipertrofica. e in fondo poco importa. E' possibilissimo che quel Nirvana abbia un suo senso specifico anche se vissuto ed esperito da una sola persona. a questo proposito, ricordo le belle pagine di Foucault sulla follia, ma anche certe proposte psichiatriche sulla 'realtà ' di certe percezioni, e così via...