[O.T.] Calcio: Magagne, Truffe,Imbrogli, Doping
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Ecco perche' Lucianone Gaucci e' irreperebile da un po'......pare sia dalle parti di santo Domingo a mangiare aragoste e ad intrettenere giovani ragazze del luogo......
"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
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[/quote]E' curioso vedere tutti gli ex presidenti di squadre fallite che vengono arrestati per reati come associazione a delinquere e bancarotta fraudolenta.
Ultimo esempio i Gaucci (per ora solo i figli).
Ricordo che prima di loro ci sono stati: Cragnotti (Lazio), Tanzi (Parma), Pieroni (Ancona).
Avanti il prossimo.
Ultimo esempio i Gaucci (per ora solo i figli).
Ricordo che prima di loro ci sono stati: Cragnotti (Lazio), Tanzi (Parma), Pieroni (Ancona).
Avanti il prossimo.
lascia stare inki, altrimenti si parlerà ancora di persecuzione giudiziaria e di magistratura di sinistra. e comunque ora il falso in bilancio non è più reato per cui...
d'altronde si sa che la vagina è arbitraria ( patè di fegato)
Bestemmia, bestemmia, che la Fiorentina è quella che ha accoppato più cristi, pace all'anima loro:Paperinik ha scritto:Ma sul caso dopentus non ha niente da dire?
Lì le regole sono state rispettate? Il solito leone forte con i deboli, a pecora con i potenti.
Perche se il genoa per illecito sportivo è finito in C, la Droghentus dovrebbe essere radiata a vita, in culo alla sua tifoseria di minchioni.
Mi fermo quì perche mi vengono in mente delle bestemmie.
http://www.espressonline.it/eol/free/js ... ent=998560
Omicidi a colpi di doping
Gli eroi della Fiorentina degli anni '70 stanno morendo uno dopo l'altro. Di flebo e raggi X. La denuncia della vedova di uno di loro
colloquio con Gabriella Beatrice di Alessandro Gilioli
Era una gran bella squadra la Fiorentina tra gli anni '60 e '70. Quella dell'ultimo scudetto viola e di una coppa Italia strappata al Milan d'un soffio. C'erano piedi buoni e corridori instancabili, fuoriclasse assoluti e portatori d'acqua. C'era Nello Saltutti, goleador di razza, morto d'infarto nel 2003 a 56 anni; c'era Ugo Ferrante, eroe dei Mondiali in Messico, ucciso da un tumore alle tonsille otto mesi fa; c'era Giuseppe Longoni, terzino sinistro, che oggi vive su una sedia a rotelle per una vasculopatia cardiaca; c'era Adriano Lombardi, ora anche lui paralizzato per il morbo di Gehrig; c'era Massimo Mattolini, il portiere, ancora vivo grazie a un trapianto di reni; c'era Mimmo Caso, che poi ha avuto un tumore al fegato; e c'era il grande Giancarlo Antognoni, che nel novembre scorso è stato vicino alla morte per un'improvvisa crisi cardiaca, a 51 anni.
Gran bella squadra, la Fiorentina tra i '60 e i '70. Ci giocava anche Bruno Beatrice detto 'il Mastino', centrocampista d'interdizione con fisico da Marcantonio e polmoni infiniti, uno che correva mille volte in difesa a recuperare e poi trascinava i compagni in avanti. Uno che gli allenatori volevano sempre in campo, anche quando lui non stava tanto bene e forse, chissà , anche per questo è morto ragazzo.
Bruno è stato il primo di quel gruppo ad andarsene via. A 39 anni, dopo un'agonia di 30 mesi, con la bava alla bocca, le gengive sanguinanti, le gambe un tempo statuarie ridotte a grissini, pustole dappertutto e dolori lancinanti alle ossa che non se ne andavano via nemmeno con la morfina. è morto in una notte di dicembre del 1987, gemendo disperato: "Che cosa mi hanno fatto, che cosa mi hanno fatto?". Aveva due bambini piccoli e una moglie bellissima di nome Gabriella.
Oggi quella donna ha 57 anni e pensa che qualcuno debba rispondere a suo marito e dire quello che gli hanno fatto. La lunga battaglia della vedova Beatrice in questi giorni è a una svolta, grazie al ricorso firmato dagli avvocati Odovilio Lombardo e Silvana Melardi che è stato finalmente accolto dal Gip di Firenze. Ora le indagini sulla morte di quel mediano generoso ricominceranno da zero e i Nas inizieranno ad ascoltare, uno dopo l'altro, i sopravvissuti di quelle stagioni in maglia viola e i familiari di chi invece non c'è più. Convocheranno medici, dirigenti, allenatori del tempo. Riapriranno una pagina vergognosa e insabbiata del calcio italiano.
Signora Beatrice, perchè pensa che suo marito sia morto di doping?
"Quando Bruno si è ammalato io non sapevo neppure che cosa fosse il doping. Certo, mi stupiva il fatto che quando era in ritiro prima delle partite mi tenesse al telefono per tre quarti d'ora dicendo che tanto aveva tempo, si stava facendo delle flebo. Mi faceva impressione che avesse tre buchi viola a forma di triangolo sul braccio sinistro che non gli andavano mai via. E mi lasciava perplessa anche il fatto che dopo le partite restasse sveglio e agitatissimo per due giorni. Ma non avevo mai collegato queste stranezze alla sua malattia".
E poi?
"Poi un giorno - Bruno era già morto da anni - per caso ho letto su un libro che i raggi Roentgen, in dosi eccessive, possono causare la leucemia. Per la precisione, la linfoblastica acuta, quella di Bruno".
Suo marito aveva fatto i Roentgen?
"Tutti i giorni, per tre mesi, nella primavera del '76. Aveva una pubalgia, non riusciva a finire una partita e la Fiorentina aveva bisogno di lui. Andó a Roma, da uno degli ortopedici più famosi d'Italia, il professor Lamberto Perugia. Che gli prescrisse 'riposo, impacchi caldi e umidi, elettroterapia e cauta massoterapia'. Ho qui ancora la sua lettera. Ha scritto anche: 'Solo dopo la completa scomparsa dei sintomi potrà riprendere progressivamente l'attività atletica'. Insomma, ci voleva tempo. Troppo tempo per la sua società ".
E quindi?
"Quindi lo mandarono in un ospedale di Firenze, Villa Camerata. Il primario era un consigliere della Fiorentina, Inson Rosati. E lì iniziarono a fargli i raggi Roentgen. Volevano che fosse pronto per una partita importante del girone finale di coppa Italia. Era Sampdoria-Fiorentina, del 9 giugno 1976".
La giocó?
"No. Perchè poco prima del match, mentre erano tutti a pranzo in un ristorante di Santa Margherita, Bruno ricevette la telefonata di un giornalista sportivo suo amico. Gli disse: 'Sai che ti hanno scaricato? A fine stagione ti vendono al Cesena'. Mio marito andó su tutte le furie e chiese spiegazioni a Carlo Mazzone, il suo allenatore. Litigarono, finirono alle mani. Alla fine Mazzone gli urló: 'Tu sputerai sangue fino alla fine dei tuoi giorni!'. Mi vengono i brividi a pensarci, perchè poi Bruno è morto proprio così".
Per quale motivo l'avevano venduto?
"Pensavano che fosse un cavallo zoppo, da riempire di raggi per il finale di stagione e da buttare subito dopo".
Poi ci andó, al Cesena?
"Sì, fece diverse altre stagioni in giro e non ebbe sintomi del male fino al 1985. Era il 23 agosto. Bruno si era ritirato da poche settimane. Eravamo qui ad Arezzo quando lui sentì i primi dolori alle ossa del braccio sinistro. Poi anche a quello destro. Quindi alle gambe. Il volto gli divenne livido. Aveva freddo, anche se era estate. Gli diedero l'Orudis, un antireumatico. Dissero che forse era radicolite. Arrivarono altri sintomi: febbre cronica, sangue dalle gengive, puntini rossi sul volto. A novembre scoprirono la leucemia. Gli diedero pochi mesi di vita. Invece tenne duro per più di due anni: morì il 16 dicembre dell'87, tra dolori atroci. Con la schiuma alla bocca, lividi sul corpo, piaghe dappertutto. Era diventato l'ombra del calciatore che era stato. L'unica cosa che gli era rimasta di quegli anni erano i tre buchini viola sul braccio sinistro, che non gli erano mai andati via".
Si puó provare che suo marito è stato ucciso dal doping?
"Tra i ragazzi della Fiorentina di quegli anni i morti e gli ammalati gravi sono un po' troppi. E i raggi Roentgen a Bruno li hanno fatti fare i dirigenti della Fiorentina perchè guarisse in fretta dalla pubalgia. Tutte quelle flebo gliele imponevano i medici della società per farlo rendere di più. Non basta?".
Che cosa c'era dentro le flebo?
"Bruno mi parlava del Cortex e del Micoren. Il primo è corteccia surrenale, aiuta a recuperare più in fretta dalla fatica. Il secondo è un cardiotonico, stimola il sistema nervoso centrale. All'epoca non erano vietati, ma chi glieli dava in quelle dosi sapeva benissimo che erano molto dannosi".
Chi saranno gli imputati se ci sarà un processo?
"Io penso al medico sociale dell'epoca, il professor Bruno Anselmi, e in sede civile agli eredi dell'altro medico della squadra, che nel frattempo è deceduto. Poi naturalmente la vecchia A. C. Fiorentina (che peró è fallita) e la Federazione Gioco Calcio, per omesso controllo".
Chiederete un risarcimento?
"Non sto facendo tutto questo per soldi. Mi basterebbe che la verità sulla morte di Bruno venisse accertata e che chi l'ha fatto ammalare chiedesse scusa a me e ai miei figli. E vorrei che Carraro, oggi come allora presidente della Figc, facesse una severa autocritica per l'omertà di questi anni".
Questa omertà c'è anche da parte degli ex compagni di squadra di suo marito?
"Prima di morire Nello Saltutti fece racconti terribili su quello che lui e i suoi compagni erano costretti a prendere. E anche altri ragazzi della Fiorentina di allora (come Galdiolo, Ferruccio Mazzola e Speggiorin) oggi confermano le parole di Nello. Ma naturalmente c'è anche chi, come De Sisti, continua a dire che si tratta soltanto di casi fortuiti. E sì che è stato molto male anche lui, qualche anno fa: ha avuto un ascesso frontale al cervello".
E lei, signora?
"Io vivo per dare giustizia a Bruno. Per far conoscere la sua storia. E perchè nessun ragazzo muoia più come lui".
- Paperinik
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Chissà fra una trentina d'anni quando saranno accoppati DelPippa & Co. che dirai..."eh sì ma anche gli altri blablabla..."...
"E' impossibile", disse il cervello.
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
06/06/2019 FIRENZE LIBERA
https://www.youtube.com/watch?v=0Zp9AmCfWbI
"Provaci!", sussurrò il cuore.
"Vai via, brutto!", urlò la ragazza.
06/06/2019 FIRENZE LIBERA
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- donegal
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fonte : repubblica.it
Il voltafaccia di Spinelli.
Con un atteggiamento tipico dei nostri dirigenti, il presidente del Livorno ha saltato il fosso appena ne ha avuto convenienza, vendendosi a Mediaset (quindi al potentato delle grandi a strisce) dopo aver fatto finta di solidarizzare con chi voleva cambiare il sistema: vien quasi il sospetto che fosse un infiltrato.
E' impossibile migliorare il mondo italico del pallone perchè ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi: molte piccole società accettano qualsiasi tipo di imposizione in cambio di qualche giocatore di scarto in prestito, di qualche presunta protezione (anche arbitrale), dell'appartenenza a certi giri. E' questo il ricatto che impongono le grandi e che ingessa gli equilibri del calcio, impedendo a chiunque altro di emergere.
Juve e Milan, in questo, sono abilissimi, ma Moratti è un complice fedele: si accoda ogni volta che gli conviene e non esita a imbastire affari con Galliani (le famose plusvalenze), dimenticandosi che ogni volta ne esce con le ossa a pezzi. Nemmeno Della Valle lo si puó considerare vergine, visto con quale entusiasmó accettó la stortura del sistema che lo portó direttamente dalla C2 alla B. Una stortura, tra l'altro, destinata diventare legge: in futuro i ripescaggi favoriranno le società più blasonate, non quelle che hanno operato meglio. In pratica, è come se fosse stabilito da un regolamento che in ufficio fa carriera il figlio di papà , non quello che si sbatte partendo dal basso.
Nel nostro calcio non c'è ombra di etica e forse per questo piace così tanto: rispecchia il Paese.
Il voltafaccia di Spinelli.
Con un atteggiamento tipico dei nostri dirigenti, il presidente del Livorno ha saltato il fosso appena ne ha avuto convenienza, vendendosi a Mediaset (quindi al potentato delle grandi a strisce) dopo aver fatto finta di solidarizzare con chi voleva cambiare il sistema: vien quasi il sospetto che fosse un infiltrato.
E' impossibile migliorare il mondo italico del pallone perchè ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi: molte piccole società accettano qualsiasi tipo di imposizione in cambio di qualche giocatore di scarto in prestito, di qualche presunta protezione (anche arbitrale), dell'appartenenza a certi giri. E' questo il ricatto che impongono le grandi e che ingessa gli equilibri del calcio, impedendo a chiunque altro di emergere.
Juve e Milan, in questo, sono abilissimi, ma Moratti è un complice fedele: si accoda ogni volta che gli conviene e non esita a imbastire affari con Galliani (le famose plusvalenze), dimenticandosi che ogni volta ne esce con le ossa a pezzi. Nemmeno Della Valle lo si puó considerare vergine, visto con quale entusiasmó accettó la stortura del sistema che lo portó direttamente dalla C2 alla B. Una stortura, tra l'altro, destinata diventare legge: in futuro i ripescaggi favoriranno le società più blasonate, non quelle che hanno operato meglio. In pratica, è come se fosse stabilito da un regolamento che in ufficio fa carriera il figlio di papà , non quello che si sbatte partendo dal basso.
Nel nostro calcio non c'è ombra di etica e forse per questo piace così tanto: rispecchia il Paese.
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- Husker_Du
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Questa e' una legge universale, non solo del calcio.....donegal ha scritto: E' impossibile migliorare il mondo italico del pallone perchè ognuno pensa esclusivamente ai propri interessi
E' il capitalismo (e non solo)......

"Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia,
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
se in cielo in mezzo ai Santi, Dio fra le sue braccia, soffochera' il singhiozzo di quelle labbra smorte che all'odio e all'ignoranza preferirono la morte"
(O.T.) - "C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?&q
Stupendo, questo uomo è un mito ASSOLUTO...
http://www.repubblica.it/2006/05/sezion ... porti.html
ROMA - C'è il folklore: Luciano Moggi chiama Aldo Biscardi ("amore", "angelo"), il giornalista gli rinfaccia una scommessa vinta e mai pagata, allora il direttore generale della Juventus è costretto a ricordargli di averlo già onorato con "un orologio da 40 milioni". C'è il conflitto d'interessi di Alessandro Moggi, figlio d'arte, che con la sua società Gea smista giocatori a destra e manca con l'amorevole aiuto e consiglio di papà Luciano nella sua tripla veste di genitore, dg della Juventus e regista di una bella fetta del mercato pallonaro. C'è il controllo militare sui designatori arbitrali: da un lato Pierluigi Pairetto, che Moggi al telefono chiama "Pinochet"; dall'altro Paolo Bergamo, detto "Atalanta". Ci sono i dirigenti delle istituzioni, Figc e Uefa, piegate a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per avere arbitri amici, in campionato (sorteggio parziale con le cosiddette griglie) e in Champions League (designazione diretta). E c'è addirittura una riunione in casa di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due designatori.
C'è un po' di tutto, insomma, nelle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Torino fra il 10 agosto e il 27 settembre 2004 nell'ambito del fascicolo (poi archiviato) su Moggi, Giraudo e Pairetto per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, ora sui tavoli di Figc, Uefa e Procura di Roma. Mattatore indiscusso Luciano Moggi.
MOGGI DESIGNATORE - Il 10 agosto 2004 si gioca a Torino l'andata dei preliminari di Champions League tra la Juve e gli svedesi del Djugarden. L'arbitro tedesco Herbert Fandel annulla un gol a Miccoli, finisce 2-2. L'indomani Moggi chiama Pairetto: "Gigi, ma che cazzo di arbitro ci avete mandato?". Pairetto tenta di difenderlo: "Fandel è uno dei primi, il top". Moggi: "Ma puó andare a fare in culo, te lo dico io. Oh, mi raccomando per Stoccolma (la partita di ritorno, ndr), eh?". Pairetto: "Porco Giuda, mamma mia, questa veramente dev'essere una partita... ". Già che c'è, Lucianone dà disposizioni anche per un'amichevole a Messina: "Oh, a Messina mandami Consolo e Battaglia. Con Cassarà , eh?". Pairetto: "Già fatto". Anche per l'amichevole di Livorno, tutto a posto. Moggi: "A Livorno Rocchi, eh?". Pairetto: "A Livorno Rocchi, sì". Un pensierino anche alla partitissima d'agosto con il Milan, il Trofeo Luigi Berlusconi. Anche lì, l'arbitro lo sceglie Moggi: "E al "Berlusconi" Pieri, mi raccomando". Pairetto: "Non l'abbiamo ancora fatto". Moggi: "Lo facciamo dopo, dai". Puntualmente, il 27 agosto, l'arbitro al Meazza sarà Pieri.
"Con Gigi (Pairetto ndr) è una cannonata", si compiace Moggi con Giraudo: l'amico designatore ha appena telefonato dall'Uefa comunicando l'ottimo arbitro per il ritorno di Champions: "Mi ha detto "Pinochet" che viene Cardoso, è buono". Ma poi, a sorpresa, arriva l'inglese Graham Poll (Moggi lo chiama "Paul Green"): "Ci han cambiato l'arbitro, li mortacci loro. Che cazzo, oggi li voglio sentì". Sente Pairetto: "All'anima di Cardoso, eh?". Il designatore è imbarazzato: "E' successo qualcosa all'ultimo momento, io ho Cardoso: si vede che è andato male qualcosa". Andrà tutto bene: 4-1 in trasferta con il Djugarden, Juve qualificata.
IL PETTINE DEL CAVALIERE - Al Trofeo Berlusconi, dopo la partita, il premier Berlusconi organizza una cena con Galliani, Giraudo, l'arbitro Pieri e altri vip. L'indomani Giraudo chiama Moggi: "Berlusconi e Galliani sono andati al tavolo con Pieri e allora sono andato anch'io, li ho tallonati". Ma il meglio è accaduto negli spogliatoi dove, racconta Moggi divertito: "Berlusconi ha preso il pettine e ha pettinato "Pinochet" col pettine suo. Tanto i risultati sono relativi, eh eh". Infatti Pairetto continua a rivelarsi una cannonata. Il 1° settembre chiama Moggi: "Ho messo un grande arbitro per la partita di Amsterdam: Majer". Moggi: "Alla grande, dai!". Pairetto: "Vedi che io mi ricordo di te, anche se tu ormai ti sei scordato di me". Moggi: "Ma non rompere, vedrai quando torno, poi te lo dico se mi son scordato".
DI PADRE IN FIGLIO - Alessandro Moggi discute con papà del destino di giocatori come Cristiano Zanetti, Galante, Chiellini, Zalayeta, Salas, Jankulovski, ma anche dei procuratori Terraneo e Perinetti. Moggi jr. offre a Moggi sr. il laziale Liverani. Ma per Luciano è "troppo lento", mentre "Baiocco si potrebbe vedere". I due sono molto interessati al Napoli, a metà strada fra il presidente dell'Udinese, Pozzo, e il produttore De Laurentiis.
Il 28 agosto 2004 padre e figlio parlano della trattativa per Miccoli con la Lazio. Luciano: "Io a Lotito gli ho chiesto 10 milioni e lui mi ha detto 5, no? Tu gli devi dire: guarda che io posso convincere mio padre a farlo a 7,5. Fagli un po' di storie all'inizio". Ale, che gestisce Miccoli, prende nota. Ma Miccoli fa le bizze. Moggi sr. chiama un suo amico perchè gli dica "di fare meno lo stupido" altrimenti "non lo faccio chiamare in Nazionale, così gli metto giudizio, perchè in Nazionale ce l'ho mandato io".
UNA BIONDA A RISCHIO - Nei grandi giochi dell'Italia pallonara c'è pure tempo per questioni più prosaiche, come la sistemazione di una dirigente della Can (commissione arbitri nazionale) che segue i due designatori. E' molto legata a Bergamo, è amica di Moggi, ma invisa a Pairetto dopo avere sparlato di lui ("dopo quel che ha detto in giro di me - tuona Gigi - non la voglio più, una serpe in seno"). Bisogna paracadutarla in un altro ufficio, ma senza scontentarla, perchè è depositaria di molti segreti. Chi interviene a sistemare quel piccolo affare di Stato? Moggi, naturalmente.
Il primo settembre telefona a Franco Carraro. La prende alla lontana. Parla del destino del Napoli, ormai nelle mani di De Laurentiis (Carraro: "E' un matto totale", Moggi: "Lì son tutti matti, ma ora poi ci faccio una chiacchiera io"). Poi butta lì che il nuovo ct della Nazionale, Marcello Lippi, va "tenuto a bada, riordinato". Come? "Creandogli un ufficio con una segretaria, una che conosce arbitri internazionali". Ecco, lui ne avrebbe una che fa proprio il caso: "Quella bionda, rampante, che conosce tutto l'ambiente". Una certa G. F. Moggi ne parla con il vice di Carraro, Innocenzo Mazzini, suo fedelissimo. Che mangia la foglia: "C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?".
Moggi confessa il movente del trasferimento: "Bisogna toglierla da dov'è". Mazzini: "La bionda va dicendo in giro che han messo di mezzo gli avvocati, e se non le danno ogni cosa fa scoppiare un gran casino, un bel bubbone". Moggi, prudente: "Io non so quel che ha fatto lei lì, ma non parliamone per telefono". Mazzini: "Mi avevi detto che non hai nessun controllo". Moggi ha un presentimento: "Eh, che ne so io di quel che combinano". L'importante è tenere Carraro all'oscuro dei retroscena: "Lui - raccomanda Moggi - non deve sapere, del meccanismo non sa niente". Lippi peró fa resistenza. E Bergamo difende "la bionda". Mazzini teme ricatti: "Vuole una bella carriera, sennó canta ai giornali".
Moggi batte i pugni: se i due designatori continuano a litigare "vado da Carraro e faccio alzà di peso tutti e due. Se me fanno 'ncazzà il duo indivisibile va a casa prima del tempo". Anzi, "faccio mandare via Bergamo". Come se i designatori fossero cosa sua. Mazzini, terrorizzato: "Stai attento ai giornali, sanno tutto, lei si è premunita e se apre bocca". Alla fine G. F. è stata spostata dalla Can (commissione arbitri) a un altro ufficio della Federcalcio.
CENA A CASA DI GIRAUDO - Tutto è bene quel che finisce bene, salvo per il povero designatore Bergamo, strapazzato da Carraro davanti a tutti nel vertice del 17 settembre. Moggi se la ride con Giraudo: "Ha fatto una cazziata all'"Atalanta", che è colpevolissimo!". Poi chiama Bergamo e lo rincuora: "Martedì vieni a cena da Giraudo? Ti devo dire quel che mi ha detto Carraro, ce l'ha con te di brutto". Bergamo è ancora "incazzato nero" con il presidente per "come mi ha trattato, mi ha levato il rispetto". Cova propositi di vendetta: "Gliela faccio pagare, non so quanto resisto ancora, gli fó fare una figura sui giornali che si deve vergognà per tutta la vita". Moggi tenta di placarlo: "Stà calmo, ci ho parlato io, ormai è superato, dai, su. L'aggiusto io, non ti preoccupà , ho già messo tutto a posto io. Vediamoci martedì alle 7,30 a casa di Antonio".
La cena si tiene martedì 21 settembre, vigilia di Sampdoria-Juventus. Pare che partecipi anche Pairetto: alle 22,36 telefona al figlio (in lontananza si sente la voce di Moggi) per farsi leggere "il calendario di sabato-domenica", quarta di campionato. Evidentemente i due designatori ne stanno parlando con i due massimi dirigenti della Juve. A quale scopo, non si saprà mai: pochi giorni dopo le intercettazioni s'interrompono.
(4 maggio 2006)
http://www.repubblica.it/2006/05/sezion ... porti.html
ROMA - C'è il folklore: Luciano Moggi chiama Aldo Biscardi ("amore", "angelo"), il giornalista gli rinfaccia una scommessa vinta e mai pagata, allora il direttore generale della Juventus è costretto a ricordargli di averlo già onorato con "un orologio da 40 milioni". C'è il conflitto d'interessi di Alessandro Moggi, figlio d'arte, che con la sua società Gea smista giocatori a destra e manca con l'amorevole aiuto e consiglio di papà Luciano nella sua tripla veste di genitore, dg della Juventus e regista di una bella fetta del mercato pallonaro. C'è il controllo militare sui designatori arbitrali: da un lato Pierluigi Pairetto, che Moggi al telefono chiama "Pinochet"; dall'altro Paolo Bergamo, detto "Atalanta". Ci sono i dirigenti delle istituzioni, Figc e Uefa, piegate a interessi di parte: per sistemare gli amici e soprattutto per avere arbitri amici, in campionato (sorteggio parziale con le cosiddette griglie) e in Champions League (designazione diretta). E c'è addirittura una riunione in casa di Antonio Giraudo, amministratore delegato della Juventus, con Lucianone e i due designatori.
C'è un po' di tutto, insomma, nelle intercettazioni telefoniche disposte dalla Procura di Torino fra il 10 agosto e il 27 settembre 2004 nell'ambito del fascicolo (poi archiviato) su Moggi, Giraudo e Pairetto per associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, ora sui tavoli di Figc, Uefa e Procura di Roma. Mattatore indiscusso Luciano Moggi.
MOGGI DESIGNATORE - Il 10 agosto 2004 si gioca a Torino l'andata dei preliminari di Champions League tra la Juve e gli svedesi del Djugarden. L'arbitro tedesco Herbert Fandel annulla un gol a Miccoli, finisce 2-2. L'indomani Moggi chiama Pairetto: "Gigi, ma che cazzo di arbitro ci avete mandato?". Pairetto tenta di difenderlo: "Fandel è uno dei primi, il top". Moggi: "Ma puó andare a fare in culo, te lo dico io. Oh, mi raccomando per Stoccolma (la partita di ritorno, ndr), eh?". Pairetto: "Porco Giuda, mamma mia, questa veramente dev'essere una partita... ". Già che c'è, Lucianone dà disposizioni anche per un'amichevole a Messina: "Oh, a Messina mandami Consolo e Battaglia. Con Cassarà , eh?". Pairetto: "Già fatto". Anche per l'amichevole di Livorno, tutto a posto. Moggi: "A Livorno Rocchi, eh?". Pairetto: "A Livorno Rocchi, sì". Un pensierino anche alla partitissima d'agosto con il Milan, il Trofeo Luigi Berlusconi. Anche lì, l'arbitro lo sceglie Moggi: "E al "Berlusconi" Pieri, mi raccomando". Pairetto: "Non l'abbiamo ancora fatto". Moggi: "Lo facciamo dopo, dai". Puntualmente, il 27 agosto, l'arbitro al Meazza sarà Pieri.
"Con Gigi (Pairetto ndr) è una cannonata", si compiace Moggi con Giraudo: l'amico designatore ha appena telefonato dall'Uefa comunicando l'ottimo arbitro per il ritorno di Champions: "Mi ha detto "Pinochet" che viene Cardoso, è buono". Ma poi, a sorpresa, arriva l'inglese Graham Poll (Moggi lo chiama "Paul Green"): "Ci han cambiato l'arbitro, li mortacci loro. Che cazzo, oggi li voglio sentì". Sente Pairetto: "All'anima di Cardoso, eh?". Il designatore è imbarazzato: "E' successo qualcosa all'ultimo momento, io ho Cardoso: si vede che è andato male qualcosa". Andrà tutto bene: 4-1 in trasferta con il Djugarden, Juve qualificata.
IL PETTINE DEL CAVALIERE - Al Trofeo Berlusconi, dopo la partita, il premier Berlusconi organizza una cena con Galliani, Giraudo, l'arbitro Pieri e altri vip. L'indomani Giraudo chiama Moggi: "Berlusconi e Galliani sono andati al tavolo con Pieri e allora sono andato anch'io, li ho tallonati". Ma il meglio è accaduto negli spogliatoi dove, racconta Moggi divertito: "Berlusconi ha preso il pettine e ha pettinato "Pinochet" col pettine suo. Tanto i risultati sono relativi, eh eh". Infatti Pairetto continua a rivelarsi una cannonata. Il 1° settembre chiama Moggi: "Ho messo un grande arbitro per la partita di Amsterdam: Majer". Moggi: "Alla grande, dai!". Pairetto: "Vedi che io mi ricordo di te, anche se tu ormai ti sei scordato di me". Moggi: "Ma non rompere, vedrai quando torno, poi te lo dico se mi son scordato".
DI PADRE IN FIGLIO - Alessandro Moggi discute con papà del destino di giocatori come Cristiano Zanetti, Galante, Chiellini, Zalayeta, Salas, Jankulovski, ma anche dei procuratori Terraneo e Perinetti. Moggi jr. offre a Moggi sr. il laziale Liverani. Ma per Luciano è "troppo lento", mentre "Baiocco si potrebbe vedere". I due sono molto interessati al Napoli, a metà strada fra il presidente dell'Udinese, Pozzo, e il produttore De Laurentiis.
Il 28 agosto 2004 padre e figlio parlano della trattativa per Miccoli con la Lazio. Luciano: "Io a Lotito gli ho chiesto 10 milioni e lui mi ha detto 5, no? Tu gli devi dire: guarda che io posso convincere mio padre a farlo a 7,5. Fagli un po' di storie all'inizio". Ale, che gestisce Miccoli, prende nota. Ma Miccoli fa le bizze. Moggi sr. chiama un suo amico perchè gli dica "di fare meno lo stupido" altrimenti "non lo faccio chiamare in Nazionale, così gli metto giudizio, perchè in Nazionale ce l'ho mandato io".
UNA BIONDA A RISCHIO - Nei grandi giochi dell'Italia pallonara c'è pure tempo per questioni più prosaiche, come la sistemazione di una dirigente della Can (commissione arbitri nazionale) che segue i due designatori. E' molto legata a Bergamo, è amica di Moggi, ma invisa a Pairetto dopo avere sparlato di lui ("dopo quel che ha detto in giro di me - tuona Gigi - non la voglio più, una serpe in seno"). Bisogna paracadutarla in un altro ufficio, ma senza scontentarla, perchè è depositaria di molti segreti. Chi interviene a sistemare quel piccolo affare di Stato? Moggi, naturalmente.
Il primo settembre telefona a Franco Carraro. La prende alla lontana. Parla del destino del Napoli, ormai nelle mani di De Laurentiis (Carraro: "E' un matto totale", Moggi: "Lì son tutti matti, ma ora poi ci faccio una chiacchiera io"). Poi butta lì che il nuovo ct della Nazionale, Marcello Lippi, va "tenuto a bada, riordinato". Come? "Creandogli un ufficio con una segretaria, una che conosce arbitri internazionali". Ecco, lui ne avrebbe una che fa proprio il caso: "Quella bionda, rampante, che conosce tutto l'ambiente". Una certa G. F. Moggi ne parla con il vice di Carraro, Innocenzo Mazzini, suo fedelissimo. Che mangia la foglia: "C'hai un culo da impiantare, eh, sudicione?".
Moggi confessa il movente del trasferimento: "Bisogna toglierla da dov'è". Mazzini: "La bionda va dicendo in giro che han messo di mezzo gli avvocati, e se non le danno ogni cosa fa scoppiare un gran casino, un bel bubbone". Moggi, prudente: "Io non so quel che ha fatto lei lì, ma non parliamone per telefono". Mazzini: "Mi avevi detto che non hai nessun controllo". Moggi ha un presentimento: "Eh, che ne so io di quel che combinano". L'importante è tenere Carraro all'oscuro dei retroscena: "Lui - raccomanda Moggi - non deve sapere, del meccanismo non sa niente". Lippi peró fa resistenza. E Bergamo difende "la bionda". Mazzini teme ricatti: "Vuole una bella carriera, sennó canta ai giornali".
Moggi batte i pugni: se i due designatori continuano a litigare "vado da Carraro e faccio alzà di peso tutti e due. Se me fanno 'ncazzà il duo indivisibile va a casa prima del tempo". Anzi, "faccio mandare via Bergamo". Come se i designatori fossero cosa sua. Mazzini, terrorizzato: "Stai attento ai giornali, sanno tutto, lei si è premunita e se apre bocca". Alla fine G. F. è stata spostata dalla Can (commissione arbitri) a un altro ufficio della Federcalcio.
CENA A CASA DI GIRAUDO - Tutto è bene quel che finisce bene, salvo per il povero designatore Bergamo, strapazzato da Carraro davanti a tutti nel vertice del 17 settembre. Moggi se la ride con Giraudo: "Ha fatto una cazziata all'"Atalanta", che è colpevolissimo!". Poi chiama Bergamo e lo rincuora: "Martedì vieni a cena da Giraudo? Ti devo dire quel che mi ha detto Carraro, ce l'ha con te di brutto". Bergamo è ancora "incazzato nero" con il presidente per "come mi ha trattato, mi ha levato il rispetto". Cova propositi di vendetta: "Gliela faccio pagare, non so quanto resisto ancora, gli fó fare una figura sui giornali che si deve vergognà per tutta la vita". Moggi tenta di placarlo: "Stà calmo, ci ho parlato io, ormai è superato, dai, su. L'aggiusto io, non ti preoccupà , ho già messo tutto a posto io. Vediamoci martedì alle 7,30 a casa di Antonio".
La cena si tiene martedì 21 settembre, vigilia di Sampdoria-Juventus. Pare che partecipi anche Pairetto: alle 22,36 telefona al figlio (in lontananza si sente la voce di Moggi) per farsi leggere "il calendario di sabato-domenica", quarta di campionato. Evidentemente i due designatori ne stanno parlando con i due massimi dirigenti della Juve. A quale scopo, non si saprà mai: pochi giorni dopo le intercettazioni s'interrompono.
(4 maggio 2006)
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Le divise a strisce da galeotti già ce le hanno...
Adesso potete pure scaramellarci the wallera con il fatto che sono tutti corrotti, marci e tutte quelle scuse che tiravate fuori dopo il caso doping : resta il fatto che finalmente anche i crimini del vostra amata vecchia putt... ops, vecchia signora, stanno venendo a galla. E si dimostrano di gravità ben superiore rispetto a qualche presidentucolo lestofante o qualche giocatore venduto (e magari acquistato proprio dagli amici di Moggi)
Lo sapevamo tutti, ma essere messi davanti al fatto compiuto, in maniera così palese e incontrovertibile, è davvero inquietante.
Le divise a strisce da galeotti già ce le hanno...
Adesso potete pure scaramellarci the wallera con il fatto che sono tutti corrotti, marci e tutte quelle scuse che tiravate fuori dopo il caso doping : resta il fatto che finalmente anche i crimini del vostra amata vecchia putt... ops, vecchia signora, stanno venendo a galla. E si dimostrano di gravità ben superiore rispetto a qualche presidentucolo lestofante o qualche giocatore venduto (e magari acquistato proprio dagli amici di Moggi)
Lo sapevamo tutti, ma essere messi davanti al fatto compiuto, in maniera così palese e incontrovertibile, è davvero inquietante.
Ma scusami, Dony...
Moggi non era il DG del Torino negli anni ottanta?
Quello che portava le puttane in camera degli arbitri prima delle partite di coppa UEFA del Toro (a volte anche con un pó di sfiga, tipo quando beccó l'arbitro francese frocio...) ?
Quello che pagava le puttane venute in sede a reclamare la marchetta tirando fuori il contante dalla cassa della segreteria in sede del Torino Calcio, davanti agli altri dipendenti?
Chissà come faceva ad avere Agnolin a tutti i derby... adesso ho capito
Moggi non era il DG del Torino negli anni ottanta?
Quello che portava le puttane in camera degli arbitri prima delle partite di coppa UEFA del Toro (a volte anche con un pó di sfiga, tipo quando beccó l'arbitro francese frocio...) ?
Quello che pagava le puttane venute in sede a reclamare la marchetta tirando fuori il contante dalla cassa della segreteria in sede del Torino Calcio, davanti agli altri dipendenti?
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Quello che mi riesce incomprensibile è il perchè sta gente usi il telefono. Io credevo che dopo la vicenda Fazio nessuno usasse più il telefono. Delirio di onnipotenza? Certezza dell' impunità ?
“E' vero che in Russia i bambini mangiavano i comunisti?"
"Magari è il contrario, no?"
"Ecco, mi sembrava strano che c'avessero dei bambini così feroci.”
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Despe1 ha scritto:Ma scusami, Dony...
Moggi non era il DG del Torino negli anni ottanta?
Si era proprio quel tipo lì.
Prima della sua era, nel calcio italiano c'era ancora qualche chance affinchè il Toro potesse lottare per un posto di alta classifica. E lo stesso poteva valere per la Samp, il Verona e tantissimi altri.
Io considero Moggi come la più grande disgrazia in cui potevamo imbatterci : e la fine che abbiamo fatto negli anni successivi, lo dimostra.
Beh, dai, più disgrazia di Borsano e lo spaventapasseri venuto dopo di lui mi sembra difficile crederlo..donegal ha scritto:Despe1 ha scritto:Ma scusami, Dony...
Moggi non era il DG del Torino negli anni ottanta?
Si era proprio quel tipo lì.
Prima della sua era, nel calcio italiano c'era ancora qualche chance affinchè il Toro potesse lottare per un posto di alta classifica. E lo stesso poteva valere per la Samp, il Verona e tantissimi altri.
Io considero Moggi come la più grande disgrazia in cui potevamo imbatterci : e la fine che abbiamo fatto negli anni successivi, lo dimostra.

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